lunedì 31 ottobre 2011

Felice a Testaccio, a Roma naturalmente!

Approfittando dell'aria di festa, abbiamo deciso che era giunta l'ora di concederci un bel pranzetto alla romana... In realtà volevamo andare da Fernanda, ma era drammaticamente chiuso per Ponte di Ognissanti!!! Così abbiamo ripiegato, felicemente, su Felice.
Siamo sempre in zona Testaccio, che la sera è un vero e proprio inferno, invece la mattina è un posto piacevole. Anzi, il solo rammarico è di non essere andati un po' prima, per fare una bella passeggiatina nel mercato, che è uno dei più antichi e tipici della capitale.
A proposito di tipicità, Felice è noto per essere uno degli indirizzi più indicati per mangiare romano sano e saporito. No antipasti, per politica, e un menù scandito giorno per giorno dalla tradizione (lunedì brodo, martedì e venerdì pesce, giovedì gnocchi e sabato trippa, per capirci). Nel mezzo ci sono i cavalli di battaglia della cucina romana: amatriciana, carbonara, gricia, cacio e pepe, abbacchio, fettine panate...
Noi abbiamo pescato un po' qui e un po' lì da menù del giorno e piatti tipici. Abbiamo assaggiato amatriciana e gricia come primo, quindi fettina panata (che però sostituiva le polpette di bollito assenti ingiustificate) e bollito misto con salsa verde (gallina, manzo e lingua di manzo), patate arrosto e tiramisù al bicchiere.
Abbiamo visto passare anche i tonnarelli cacio e pepe, che qui sono una vera istituzione: il motivo è la coreografia offerta dai camerieri che sapientemente amalgamano la montagna di pecorino e i tonnarelli direttamente sul piatto a tavola davanti agli occhi stupiti dei commensali.
Tutto molto buono, tipico e senza pretese eccessive né di presentazione né di prezzo. Al contrario il locale è piuttosto moderno, salvo i pavimenti che sono stati intelligentemente conservati in originale (un bel granigliato di inizio secolo con decoro a greca). Più pretenziosa solo la carta dei vini, notevolmente lunga e completa, suddivisa regione per regione.
Unico neo il servizio, piuttosto lento e svogliato. Abbiamo aspettato oltre 20 minuti per sederci nonostante ci fossero ben 3 tavoli da 2 vuoti (e infatti alla fine uno dei tre ci è stato assegnato). Poi un altro quarto d'ora per ordinare. E meno male che il menù l'avevamo letto sulla porta nell'attesa, perché non ci è mai stato portato a tavola...

Ps. vedo che esiste perfino il sito di Felice. Per visitarlo basta cliccare sul link di seguito.

sabato 29 ottobre 2011

Burro e Sugo a Roma

Eravamo partiti con le migliori intenzioni, un coupon in tasca e una serie di recensioni positive nella mente, dal Gambero Rosso a vari utenti di Tripadvisor, che in 167 hanno valutato in media 4.5 questo locale.
Purtroppo non è stata una serata perfetta. Qualche mancanza e la sensazione che fosse un po' sopravvalutato.
Il gentile proprietario Christian ci ha però fatto notare che quello che mancava era proprio la sua presenza, per motivi di salute. Gli auguriamo pronta guarigione e speriamo che tutto torni presto alla normalità.

Sospendo il mio giudizio, inizialmente non positivo. Lo ringrazio per l'invito a riprovare un'esperienza da loro quando tutto sarà in ordine. Bene: è un atteggiamento che apprezziamo e che smorza la nostra momentanea delusione. Lo avverto però che il Polipo è non solo Affamato, ma anche attento ai dettagli... :-)

Ps. se volete visitare il sito di questo ristorante, basta cliccare sul link di seguito:

martedì 25 ottobre 2011

Riccio di formaggio

Questo è uno dei miei cavalli di battaglia delle feste... Anzi, ero convinta di avervi già regalato questa ricetta, rubata alla mamma di una mia amica, ma perfezionata con qualche piccolo dettaglio.
Si tratta di una cosa di una semplicità disarmante, eppure devo ammettere che c'è bisogno di un pizzico di manualità per creare l'impasto della giusta consistenza e per modellare il riccio, come vedete nella fotografia.

Ingredienti:

- una confezione di Certosa o stracchino (sui 150-200 g, a seconda della marca che scegliete);
- pari quantità di ricotta, meglio di pecora o almeno mista;
- una o due confezioni di pinoli (normalmente ne basta una, ma tenetene a portata di mano una seconda per evitare di dover scendere di corsa al supermercato);
- sale, pepe, noce moscata;
- rucola o insalata per il letto su cui adagiare il riccio (è una questione estetica, ma anche di abbinamento);
- capperi o pezzi di olive nere per fare occhi e bocca del riccio (qui è solo estetica, può andar bene anche la rondella di cetriolino...)
- eventualmente un foglio o due di colla di pesce: tenetelo solo a portata di mano in caso di necessità, ma se le cose sono fatte bene non ce n'è bisogno;
- per servirla, abbinate un cestino di crostini (meglio se di pane fresco scaldato al forno, ma vanno bene anche quelli industriali).

Step numero uno: mettete a scolare la ricotta per un'ora o due. Se ben asciutta non ci sarà bisogno della colla di pesce.
Step numero due: si può procedere alla preparazione dell'impasto. In una ciotola, con un cucchiaio o una spatola, amalgamate per bene tutto lo stracchino (fate attenzione a togliere l'acquetta se ce n'è), quindi salate poco, pepate abbastanza e grattugiate un bel po' di noce moscata (un quarto di noce moscata ci sta, ma dipende da quanto vi piace). Un assaggio per vedere il risultato ci sta sempre... Se mai dovesse essere troppo liquido questo impasto, aiutatevi con la colla di pesce: basta prendere uno o due fogli e farli bagnare in acqua fredda. Quando sono morbidi li passate al microonde per mezzo minuto, finché non si sciolgono. In questo modo minimizzate la quantità di acqua che andate ad aggiungere. Mescolate bene per evitare che rimangano i grumi di colla di pesce e lasciate raffreddare in frigo per una ventina di minuti il composto, che si solidificherà al punto giusto. Tuttavia, io non preferisco usare la colla di pesce: normalmente come dicevo non serve se la ricotta è ben scolata.
Step numero tre: l'impiattamento. Per prima cosa scegliete un bel piatto, se ne avete uno colorato è meglio, perché contrasterà con il colore bianchissimo del riccio e con il verde dell'insalata o rucola. Qui ne ho usato uno dorato, perfetto specialmente nel periodo di Natale.
Posizionatelo il più vicino possibile alla ciotola dell'impasto e aiutandovi con la spatola o il cucchiaio fate in modo da posizionare tutto il composto al centro del piatto, formando il più possibile una palla. Comunque aggiusterete tutto con le mani, che mi raccomando oltre ad essere ben lavate, devono essere anche inumidite: passatele velocemente sotto il rubinetto, sgrullatele per far cadere le gocce d'acqua e subito operate sul riccio. Modellatelo, quindi, per far risultare il più possibile una semisfera, solo con un lato leggermente appuntito, laddove intendete orientare il musetto del riccio.
Fase quattro: la decorazione. A questo punto la parte più difficile è finita e siamo alla fase di pazienza e di fantasia. Sistemate per prima cosa le foglie di insalata o rucola alla base, con le punte inserite sotto la pancia del riccio e le foglie verso esterno, ma anche a caso, come se il riccio fosse adagiato su un prato. Quindi formate gli occhietti e la bocca: basta utilizzare qualcosa di scuro per contrasto: normalmente io utilizzo i capperi sott'aceto, oppure le olive nere. E arriva il momento dei pinoli (la parte più pallosa, lo ammetto): uno a uno li dovete inserire sul riccio a mò di aculei, possibilmente tenendo l'occhio verso l'interno del riccio. Normalmente se ne va un'intera scatola, dipende da quanto li sistemate fittamente (io di solito ogni 2-3 cm).

A questo punto il gioco è fatto. Semplicemente, come già accennavo, preparate un cestino di crostini da tenere a portata di mano per spalmare la crema di ricotta e stracchino quando servite a tavola. Oppure, in alternativa al crostino, si può servire con vicino una torta salata come quella allo yogurt che ho preparato qualche giorno fa. Per scoprire la ricetta basta cliccare sul link di seguito:

lunedì 24 ottobre 2011

Masterchef: un Grande Fratello in cucina

Continuo con la mia analisi della produzione televisiva corrente in merito al settore food. Da piccola Aldina Grassa quale sono non poteva sfuggirmi Masterchef, in onda da qualche settimana sul canale Cielo (Sky in digitale).
Forse sono arrivata anche troppo tardi e fino ad oggi si è detto di tutto e di più. Anche il mio ispiratore Aldo Grasso (l'originale) ha detto la sua, commentando con sagacia le personalità dei 3 maestri: Cracco, Bastianich e Barbieri. Però, vorrei fare la mia analisi da casalinga di (via) Voghera, che ha sì una certa cultura cuciniera, ma anche il desiderio di vedere qualcosa di innovativo e interessante.
E' proprio su questo punto che non ci siamo! Questo programma non è né innovativo né interessante. Abbiamo copiato, male, Hell's kitchen, cioè il programma di Gordon Ramsay. Ma qui non c'è né una personalità forte come quella di Gordon, né un format geniale.
Il tutto ricorda troppo il Grande Fratello. C'è un gruppo che fa finta di solidarizzare, ma poi se le danno di santa ragione, c'è quindi la competizione e ci sono le prove per avere l'immunità ed essere il leader della settimana. Certo, le prove sono sempre in cucina (vivaddio!), ma quello che manca è la scuola. Va bene, si obietterà che la scuola è quotidiana e nel serale c'è solo la fase delle prove e delle eliminazioni... ma a me questa cosa sembra troppo piatta e troppo vista!
Oltretutto i 3 maestri chef non sono coadiuvati da alcun presentatore. Si presentano da soli, con quel tanto di cattiveria alla Gordon Ramsey che fa tanto professore acido d'altri tempi. E' tutto molto bastone e carota. "Hai fatto una cosa immangiabile, però mi hai convinto"... E così via... Beh, prima di tutto insegnate a cucinare a questa gente che partecipa a Masterchef e poi avrete il diritto di lamentarvi!
Per me non ha senso fare una gara per cucinare la faraona, senza aver prima fatto una lezione sulla cottura della faraona... E' "Amici di Maria" che ce lo insegna: prima si fanno giornate e e giornate di studio (canto, ballo ecc.) e poi si va a fare la sfida!

N.b. Non c'entra nulla come format, ma è una bella gara di cucina, che a me piace molto di più... E' Fuori Menù, per leggere la precedente recensione basta cliccare il link di seguito.

lunedì 17 ottobre 2011

Torta allo yogurt salata

Premessa. Questa è quasi una ricetta del cuore, nel senso che me l'ha data una persona che con i suoi occhi innamorati della cucina mi ha fatto amare ancora di più quest'arte. Certo, lui è un gran professionista e anzi mi farebbe piacere sapere dov'è oggi... Ma quello che ricordo con il cuore è che lui, un giorno, mi prestò il suo quaderno delle ricette di famiglia. E questo da parte di uno chef è un atto di pura generosità. Quindi grazie Pasquale.

Ingredienti:

3 uova
1 yogurt magro
3 bicchieri di yogurt di farina
1/2 bicchiere d'olio l'oliva o di semi
1 lievito salato
salumi e formaggio a cubetti a piacere (io ho messo pancetta e provola affumicata)
un pizzico di sale e di pepe a piacere

La ricetta è semplicissima e non ci vuole veramente nessun artificio per prepararla, solo mettere gli ingredienti un po' alla volta e mescolare con una frusta a mano o con un cucchiaio di legno e tanta energia. Prima è meglio mettere i liquidi nella ciotola, anche perché conviene sporcare il bicchiere di yogurt con la farina alla fine. La farina è meglio aggiungerla un po' alla volta e poi bisogna mescolare bene per sciogliere tutti i grumi.
Solo all'ultimo vanno messi i pezzetti di salumi e formaggio, che è meglio infarinare leggermente per evitare che si concentrino sul fondo della tortiera. A proposito, ovviamente la tortiera va imburrata per bene prima di mettere il composto. Io ho usato uno stampo a ciambella perché è più coreografico. In forno a 180° per una mezz'ora e il gioco è fatto.

Ps. era davvero soffice ed è andata a ruba... c'è qualcuno che si è mangiato 4 fette!!!

Pps. dalla stessa serata, un'altra ricetta, ma questa volta una mia creazione estemporanea:

domenica 16 ottobre 2011

Quiche svuotafrigo 4 con zucca e provola affumicata

Continua la serie delle quiche svuotafrigo... Perché quando hai gente a casa non c'è nulla di più veloce di una quiche (almeno utilizzando la pasta pronta).

Questa volta non ho svuotato solo il frigo, ma addirittura il freezer. Nel senso: avevo conservato dalla scorsa primavera un bel battuto di zucca cotta in padella con burro, cipolla e tanto bel timo. Certamente si può fare anche una preparazione da fresco, ma ricordatevi che quando mettete il composto sulla sfoglia deve essere già freddo.

A parte ho preparato un veloce composto con un uovo e 50 ml di panna. Come faccio spesso quando preparo le quiche, ho sistemato prima il ripieno sul fondo della tortiera, già coperta con la pasta sfoglia srotolata e rifilata ai bordi. Quindi ho aggiunto il composto di uovo e panna e infine ho messo i tondi di provola affumicata tagliata sottile. Come si può vedere dalla foto alla fine la provola affumicata crea una crosticina. Il ripieno è rimasto un po' morbido e devo dire che forse in questo caso sarebbe stato meglio utilizzare la brisè, ma alla fine ho usato la sfoglia e tanto basta... Comunque era buona e certamente è stata una preparazione velocissima.

Ah, dimenticavo, un 20-30 minuti in forno a 180 gradi come al solito.

N.B. per chi volesse tornare indietro alla quiche svuotafrigo n.3 basta cliccare sul link di seguito:

sabato 15 ottobre 2011

Uno chef in condominio: novità dal set

Come anticipato, Uno chef in condominio - Sebastiano Rovidaoggi scattava l'ora x per l'inizio delle riprese di Uno chef in condominio, nuovo programma di Discovery Channel - Real Time con lo chef Sebastiano Rovida.
E si comincia proprio sotto casa mia. Da buona reporter mi sono intrufolata sul set dove ho appreso un po' di informazioni. Il gioco è questo: scala A contro scala B si sfidano, ma uno solo risulterà vincitore di tutte le prove e vincerà una batteria di pentole e pirofile (però promettono premi per tutta la squadra).Uno chef in condominio - Sebastiano Rovida
Otto componenti per ogni squadra, ma in realtà già con la prima manche ne vengono eliminati quattro per squadra, anche perché i tavoli da cucina sono appunto otto e in seguito dovranno ospitare componenti di entrambe le squadre.
Per ora le riprese sono ferme proprio alla prima manche, che consiste in una prova d'abilità: tagliare la cipolla come vuole Sebastiano. E per chi conosce già il soggetto grazie a Fuori Menù, si può immaginare quanto sia pignolo!!!
Non svelo altro perché se no poi gli autori mi aspettano sotto casa...
Ah, no, stanno già sotto casa!!!
Uno chef in condominio - Sebastiano Rovida

venerdì 14 ottobre 2011

Uno chef in condominio... un nuovo programma nel mio condominio!

Dopo giorni e giorni passati a guardare Real Time e a fantasticare di essere concorrente di questo o quel programma... ecco che Real Time arriva sotto casa mia!!! Cioè, non proprio, sì nel mio condominio, ma per la precisione nella serie di palazzine di fronte alle mie (è una cooperativa e saranno tipo 10-15 palazzi).
Un nuovo format che si chiama, da quanto abbiamo appreso dal set "Uno chef in condominio". Da spoiler su internet abbiamo letto che si temeva facessero condurre anche questo programma al mio amatissimo Alessandro Borghese, ma per fortuna non è così. Il conduttore sarà Sebastiano Rovida, lo stesso chef-aiutante di cui parlavo nel precedente post su Fuori Menù. Uno dei due che avrebbero il compito di aiutare i concorrenti nella trasmissione (e normalmente mettono i bastoni fra le ruote).
Per ora non so molto di più di quello che si può evincere da questa fotografia: si sfidano una serie di concorrenti, piazzati ognuno sul suo piccolo tavolino. Ho visto un cestino, quindi avranno una serie di ingredienti e un piatto da preparare in tot tempo. Suppongo che si tratterà di gente della strada e già mi immagino le signore del palazzo che si sfidano ai fornelli!!!
Domani mattina alle 10 si gira. Abbiamo appreso che sarà la puntata 0 e spero proprio che vada abbastanza bene da andare in onda... Così il mio condominio diventa famoso!!!

ps. per chi volesse saperne di più su Fuori Menù ecco il mio precedente post che ne parla:

mercoledì 12 ottobre 2011

Da Andreina a Loreto: questo è il mio pellegrinaggio!

Ancora nelle Marche, per la mia seconda sosta molto food, poco slow. Purtroppo quello nelle Marche è stato solo un veloce weekend, ma dopo un'esperienza come quella da Andreina sarei ben felice di prendere la cittadinanza e fare l'abbonamento in questo ristorante (ci vorrebbero un po' di soldini però...).
Facciamo un po' di storia: in cucina c'è Errico, nipote della capostipite Andreina, che diede inizio a questa avventura. Ovviamente non ho l'età per aver conosciuto Andreina e la sua cucina, ma conosco ormai abbastanza bene Errico e sono sicura che non ha nulla da invidiare alla gloriosa nonna. Anzi. Probabilmente è merito suo se un ristorante di provincia, basato sulla cucina di territorio, sia diventato un indirizzo di tutto rispetto, premiato dalle guide con voti più che considerevoli, che crescono anno per anno.
Fanno da contorno un ambiente piuttosto raffinato (anche se ci vedrei una ristrutturazioncina per svecchiare un po' soprattutto i colori, poco moderni, ma salvate i galletti di ceramica sui tavoli che sono bellissimi!) e un servizio sempre impeccabile. Cura per il cliente che si traduce in attenzioni che non passano inosservate, con continue prelibatezze che arrivano a tavola e non solo quelle che sono state ordinate...
Parliamo quindi della tavola, intesa come ciò che a tavola ci è arrivato da mangiare.
Fuori dall'ordinazione: una piccola zucchina ripiena, un boccone delicatissimo che ci è arrivato come entrée. Quindi una pizzettina fatta in casa col pomodorino al centro, un paninetto con i ciccioli, i grissini fatti in casa, il pane anch'esso fatto in casa che comprendeva un panino nero con noci e uvetta da urlo.
Passiamo a ciò che abbiamo ordinato. Io avevo saltato l'antipasto, ma ho assaggiato gli altri due che erano sul tavolo. Uno era il fiore di zucca ripieno di verdure e fritto su finta maionese allo zafferano: buono, equilibrato anche se non proprio da wow. Quindi il raviolo di vitello tonnato che era una grandissima idea: invece che la classica presentazione di vitello tonnato spiaccicato sul piatto, la fettina di girello - sottilissima - è stata arrotolata come se fosse un raviolo, dopo esser stata riempita della crema tradizionale del vitello tonnato.
Passiamo quindi ai primi: eravamo in tre quindi c'erano altrettanti primi sul tavolo. Due scelti dalla selezione dei "primi dai nostri 50 anni": in pratica i piatti della nonna Andreina. Questi sono stati elencali a parte e comprendevano i due che abbiamo assaggiato: gli gnocchi di anatra e le pappardelle alla lepre. Entrambi molto buoni, specialmente gli gnocchi, e con pasta fatta in casa. Peccato solo per un'eccessiva nota speziata delle pappardelle (la maggiorana), che secondo me alla lunga poteva risultare stucchevole. Ma io ho fatto solo un assaggio e ho gradito molto! Il mio primo, invece, era preso dalla modernità del nipote Errico che ha creato un gran piatto con ingredienti tutto sommato poveri: paccheri con frattaglie, cipolle cotte sotto la cenere e fave.
Quindi passiamo ai secondi, dove veramente posso dire che ho assaggiato uno dei piatti migliori della mia vita: il cartoccio di quaglia e fegato grasso in salsa di visciole e calciù di formaggio. Un piatto scomposto in 3 parti, una meglio dell'altra, con una presentazione meravigliosa. Il piatto principale era quello con la salsetta di visciole, piuttosto liquida e con qualche visciola lasciata intera (noccioli inclusi), adagiati sopra questi due fagottini coperti da un piccolo pacchettino di carta da forno, che evidentemente servivano per tenere caldo il composto e sono stati elegantemente rimossi con una pinza all'arrivo del piatto. Si trattava del petto della quaglia in questione scomposto in due parti e arricchito al centro da una fetta consistente di foie gras. Il tutto, accompagnato con la salsa di visciole, risultava davvero magnifico. A parte, un piattino con le coscette della povera quaglia, lasciate con la pelle e croccantelle al punto giusto. Infine il terzo piattino conteneva il calzoncello con il formaggio: questo era molto buono e devo ammettere però che non ne ho capito il nesso, pur avendo decisamente apprezzato.
Dopo essermi dilungata su questo piatto, meritano menzione anche gli altri due secondi che sono pervenuti sul tavolo: una è la mitica frittura, asciutta e croccante, alla marchigiana, quindi tutto panato con il pane grattato. Oltre alle presenze riconoscibili come la costoletta d'agnello, conteneva anche gradite sorprese come un quarto di fico fritto, la mela o la piccola pallina di pasta col ragù. L'altro secondo era l'anatra laccata al frutto della passione: buona ma non sono una grande fan del passion fruit.
Già abbastanza provati da tutte queste emozioni per il palato, siamo passati ai dolci. Io ricordavo che, per politica, da Andreina vengono serviti i petit fours (che da soli valgono il viaggio) a conclusione del pasto, che si prenda o meno il dolce. Quindi ho deciso di saltare questa portata per assaggiare tutte queste piccole delizie. Comunque sul tavolo sono arrivati altri due dolci e non potevo non assaggiare. Uno era la sfera di tiramisù, una specie di tiramisù scomposto, molto buono anche se non mi è sembrato una grande novità (colpa di Errico, ci ha abituati troppo bene!). L'altro era invece una composizione di tre dolci in uno: crostata di ricotta, tenero di gianduia e gelato all'amaretto. Si trattava di tre distinte preparazioni, con un percorso di consistenze e temperature: la tortina era calda calda e delicata, il tenero di gianduia era una cialda croccante e molto profumata (con evidente presenza di cannella) ripiena di mousse e il gelato era la nota rinfrescante.
Quindi i tanto attesi petit fours, che purtroppo non riesco a ricordare tutti. Uno era un lecca lecca di cioccolato bianco e confettura ai lamponi: geniale! Poi ricordo con l'acquolina in bocca il piccolo maritozzino ripieno di nutella, nonché la tartelletta ripiena di gianduia con mezzo lampone e una foglia di menta: un sol boccone di delizia! Ancora un tartufino all'amaretto, un minibignè al cioccolato, una cialda leggera e croccantissima e, boh, ho perso il conto...
A proposito di conto: qui siamo almeno sulle 50 a testa, ma sono più che meritati e valgono anche la benzina del viaggio... Per un delizioso pellegrinaggio a Loreto!

N.B. nella recensione precedente un altro indirizzo della zona meno raffinato, ma comunque interessante. Si tratta dell'Osteria del vicolo a Potenza Picena. Allego link di seguito:

lunedì 10 ottobre 2011

Osteria del vicolo a Potenza Picena: una conferma!

Grande ritorno nelle Marche dopo un po' di tempo di assenza. Per far cosa? Ovviamente mangiare! E giacché ci siamo anche un po' di shopping: come resistere alla chiamata degli outlet di Tod's e di Prada?
Torniamo però al topic che interessa al Polipo Affamato: il mangiare! Due sere e due esperienze una meglio dell'altra. In entrambi i casi per noi si è trattato di ritorni sul luogo del delitto, con piacevolissime conferme.
Cominciamo con la prima serata e la prima gustosissima cena: l'Osteria del Vicolo. Qui si mangia a menù fisso, 25 o 30 euro. Nel primo caso sono esclusi i secondi, ma secondo noi valeva la pena spendere questi 5 euro in più per avere la panoramica completa (e uscire quasi rotolando). Con il menù a 30 euro si mangiano 4 antipastini, 2 assaggi di primo, 2 secondi e 1 dolce. Il vino è escluso, ma si apprezza la carta con ricarichi onesti e ovviamente una prevalenza di vini marchigiani. Noi abbiamo assaggiato un gradevole Rosso Piceno.
Iniziamo con la cena. Si comincia con il piatto di salumi e formaggi locali: ovviamente il ciauscolo, un salame più stagionato e fettine di coppa, quindi un formaggio bagnato nel vino molto saporito e accompagnato da una confettura di pomodori verdi fatta in casa. Pensavamo fosse finita qui, ma ci ricordavamo male. Ci sono arrivati ancora una frittatina ai porcini (più che altro un uovo strapazzato), delicatissima e servita in piccoli padellini di rame bellissimi; una ricottina cotta al vapore con mele e tartufo, servita in una piccola vaporiera di bambù (come quella dei ravioli cinesi); infine una griglietta monoporzione che conteneva una fetta di tonno ricoperta di lardo e grigliata, quindi aromatizzata con un buon aceto balsamico. E con gli antipasti si finisce qui, in attesa dei primi, che sono arrivati a stretto giro.
Prima un risottino con radicchio e gorgonzola, poi degli strangozzi con fagioli e guanciale (questi non mi hanno fatto impazzire, ma c'è da dire che non sono una grande fan dei fagioli).
Già molto provati abbiamo atteso i secondi che consistevano in un girello di maiale porchettato, piacevole, e una tagliata di manzo accompagnata da una cicoria ripassata, buona anche questa, rosata la carne ma non cruda.
Infine il dolce: una mousse di castagne con salsa di cachi e una cucchiaiata di crema inglese.
La conclusione è che stavamo pressocché rotolando per quanto avevamo mangiato, ma ne vale veramente la pena di fare questo sforzo gastronomico. Qui si mangia bene, si paga poco e si esce felici!!!

N.B. Si paga un po' di più ma si esce ancora più felici se si va da Andreina a Loreto. La mia esperienza personale nel link di seguito:

giovedì 6 ottobre 2011

Quiche svuotafrigo 3 con zucchine e guanciale

A volte ritornano... diciamo che in casa mia la quiche è un piatto quasi settimanale, perché il frigo va pur sempre svuotato e perché da quando esistono le paste sfoglie da frigo è diventato un piatto velocissimo e di sicuro successo.
Questa volta con la pasta sfoglia, starring la zucchina e il guanciale. Me ne hanno regalato un pezzo al supermercato e dovevo pur sempre usarlo...

Ingredienti:
- un foglio di pasta sfoglia (io preferisco quella Buitoni, piuttosto burrosa ma il risultato è croccantissimo)
- una zucchina
- circa 80 g di Galbanino (o altro formaggio insipido)
- un pezzo di guanciale da circa 100 g (ma andrebbe bene anche pancetta o speck)
- circa 100 ml di panna liquida (quella da montare, ma non montata)
- 1 uovo

Per prima cosa disporre la pasta sfoglia sulla teglia. Conservando la stessa carta da forno della confezione si risparmia sia altra carta forno che tempo e grassi per imburrare la teglia! Io ho utilizzato una tortiera quadrata perché entra giusta giusta nel fornetto più piccolo. La pasta sfoglia era tonda e più grande, quindi debordava, ma non si butta via niente e ho usato la pasta in eccesso per la decorazione (le strisce e le roselline di pasta). Attenzione: è consigliabile di tagliar via la pasta in eccesso con la rondella solo dopo il posizionamento del ripieno, in modo da vedere quanto è alto e regolarsi di conseguenza per il taglio.

Quindi procedere a tagliare tutto il tagliabile e sistemare gli ingredienti sul fondo della torta. Per prima cosa ho tagliato a cubetti non molto grandi (circa mezzo cm di lato) e sbollentato la zucchina con l'aiuto del microonde (3 minuti al massimo in una ciotola di pirex con acqua a coprire le zucchine). Le mie erano ben cotte con questa tempistica, ma se fossero ancora leggermente crude (dipende dalle dimensioni dei cubetti e dalla qualità della zucchina) non è un problema perché continueranno a cuocere nel forno. Comunque le ho tolte dal microonde, scolate, aggiunto altra acqua fredda per bloccare la cottura e raffreddarle subito, quindi scolate di nuovo e messe sul fondo della tortiera.

Quindi bisogna cubettare anche il formaggio e il guanciale che ho ben ripulito dalla parte esterna più dura e troppo piena di pepe. Ho messo anche questi altri due ingredienti sul fondo della tortiera.

Una volta disposti tutti gli ingredienti sul fondo della tortiera vanno coperti con un composto di panna e uovo leggermente sbattuto (deve diventare un po' color salmone chiaro). Normalmente è in questa salsa che si aggiungono i condimenti come sale, pepe e noce moscata. Io però in questo caso non ho messo nulla perché comunque il guanciale porta con sé parte del condimento che aveva sul lato e insaporisce tutto il composto.

Una volta completato il ripieno si può sia infornare così com'è che decorarlo con le strisce avanzate come ho fatto io. Infatti ho rifilato con la rotella la pasta in eccesso, tagliato le strisce, disposte sulla superficie del composto e decorato con delle roselline fatte a mano (ci vuole un minimo di manualità, ma sono facilissime, basta prendere una strisciolina di pasta avanzata e arrotolarla con i polpastrelli aggiungendo altre striscioline a contrasto per creare l'effetto petali).

Infine in forno (meglio se preriscaldato) a 180 gradi per 30-40 minuti. Come dico sempre la tempistica di cottura dipende sempre da vari fattori, fra cui la capacità del forno e il proprio gusto personale: a me la pasta sfoglia piace molto croccante, sull'orlo della bruciatura, quindi la faccio cuocere sempre 5 minuti in più per farla ben dorare.

Per scoprire la ricetta della precedente quiche svuotafrigo ecco il link: http://ilpolipoaffamato.blogspot.com/2011/09/quiche-svuotafrigo-2-la-vendetta-con.html

mercoledì 5 ottobre 2011

Margarì, pizzeria napoletana al Pigneto

Rieccoci in pista a fare nuovi assaggi. Questa volta ho scelto di seguire un consiglio di una collega di Via dei Gourmet che parlava tanto bene della pizza di Margarì. Così, alla prima occasione di riunione conviviale davanti a una bella pizza ho convinto tutta la truppa dei miei amici ad andare in questo angolo recondito del Pigneto, a due passi dal set dei Cesaroni (per chi pensasse che è ambientato alla Garbatella, si sbaglia!).
Detto questo, il locale è squallidino, con un bruttissimo murales alla parete della sala interna in cui ci trovavamo e, devo dire, un bel po' di spazio fuori che quando fa caldo è sicuramente una bella valvola di sfogo. Anche il servizio non è il massimo: in più occasioni ci siamo sentiti un po' abbandonati, ma è bastato fare un fischio per richiamare l'attenzione e ottenere quello che volevamo.
Passiamo al cibo: in questo la mia collega Daniela Traverso non sbagliava! La pizza è fondamentalmente buona, leggera, soffice e anche se non ci pareva proprio una napoletana doc aveva un buon impasto e ci ha decisamente appagati. Buoni anche i fritti che erano distinti fra: prodotto fresco, produzione propria e surgelato (di busta), che però in pratica sono solo le patatine e le olive ascolane. Home made invece i supplì (buono specialmente quello in bianco), la crocché di patate, il fiore di zucca e il baccalà: tutto comunque molto sfizioso.
I dolci non li abbiamo assaggiati e da bere naturalmente birra, che poi con la pizza fermenta opportunamente nello stomaco per tutta la notte.
Conclusione: a fronte di una buona pizza, di una collocazione piuttosto vicina a casa e di abbastanza spazio per trovare facilmente posto diciamo che probabilmente ci torneremo. Quello che ci lascia un po' perplessi, anche se si sottolinea l'uso della mozzarella di bufala, sono i prezzi: una margherita 7,50 euro. A voi i conti!
N.b. per vedere la recensione della buona Daniela clicca qui: http://www.viadeigourmet.it/roma-gourmet/ristoranti-di-roma/pizza/margari.html
N.b.b. come rapporto qualità prezzo però continuiamo a preferire O Sole e' Napule:

martedì 4 ottobre 2011

Fuori Menù: un format carino di Real Time

Lo so che nella foto c'è proprio Alessandro Borghese e chi mi conosce sa bene che io lo detesto, ma quanto a fotografie non ho trovato di meglio: è lui il volto di Fuori Menù, il programma Discovery mutuato dalla Bbc. E sarà proprio perché viene dalla GB che il programma merita, almeno quanto a format.
La gestione italiana, però, qualche pecca ce l'ha. Una è Borghese, ma grazie al cielo in questo programma la sua funzione è solo di presentare brevemente i concorrenti, annunciare i vincitori e raccordare le varie fasi. Insomma, si vede si e no 5-10 minuti e tanto basta...
Per il resto sarebbero da prendere a randellate anche i cuochi incaricati di aiutare i concorrenti, che spesso più che aiutare sembra che remino contro, ma questo fa parte del gioco. A proposito di gioco: spiego in cosa consiste. Due coppie si sfidano proponendo un menù cucinato e servito in un vero ristorante (è un bell'agriturismo realmente funzionante, non solo un set). In ognuna delle due coppie i componenti hanno compiti ben precisi: uno sta esclusivamente in cucina e non può uscire in sala, viceversa l'altro si occupa della sala (mise en place e servizio) e non può metter mano in cucina se non per ritirare i piatti da portar fuori. Due ore per cucinare 1 antipasto, 2 primi, 1 secondo e 1 dolce, quindi un'ora e mezzo per servire tutto: fanno fede gli ultimi piatti (se va bene è il dolce) che vengono posizionati sul carrello per il servizio. Sembra tanto tempo ma gli chef arrivano sempre alla fine con l'acqua alla gola!!!
Di mezzo c'è un menù che non si capisce mai chi l'abbia elaborato perché spesso i concorrenti si trovano a seguire ricette alla lettera anche se in teoria dovrebbero padroneggiare i piatti che propongono.
Alla fine del "servizio" i commensali che avranno mangiato in questo ristorante televisivo dovranno dare i voti a ciò che hanno mangiato e a come è stato servito: 0 euro, 10 euro o 30 euro. Ovviamente chi se la sa cavare per capacità in cucina o simpatia di chi sta fuori raccoglie più soldi, ma il massimo che ho visto assegnare è 550 euro.
Come dicevo ci sono due coppie: una fa il servizio per pranzo e una per cena e alla fine chi avrà guadagnato di più vince la puntata e si cucca il suo guadagno più quello dei rivali. Peccato che abbia visto spesso coppie che se la cavavano sul filo delle 200 euro che raddoppiate facevano 400 o poco più... per una giornata intera a spignattare!!!
Conclusioni: il format mi piace molto, peccato solo che sia imboscato su Discovery (satellite) e quindi Real Time (digitale terrestre)... Ma i format della Bbc un tempo non li compravano le reti nazionali???
Per trovare qualche video e vedere di che si tratta... http://www.realtimetv.it/blog/2011/01/17/fuori-menu-3/

lunedì 3 ottobre 2011

La Prova del Cuoco 2011/2012

E' ricominciata da poche settimane la trasmissione giornaliera della Prova del Cuoco. C'è ancora la Clerici (protagonista qualche giorno fa di una serie di punzecchiate con la rivale Elisa Isoardi, spedita a condurre Unomattina), Anna Moroni e molti cuochi della vecchia guardia come Renatone Salvatori, Natale Giunta, Cristian Bertol, Mauro Improta.
Qualche novità fra le maestre di cucina, come la simpatica Maria Guerrini, animatrice del Cacciatore di Muccia: quanti ricordi, ci andavamo quand'ero piccola ogni volta che facevamo viaggi in macchina in giro per l'Italia. Muccia sta giusto al centro ed era facile passarci anche solo per caso. Indimenticabili i tagliolini al tartufo: eh, sì, già da piccola mi trattavo bene!
Assolutamente da dimenticare invece, ma ahimè ce li dobbiamo tenere almeno per un anno (fin quando qualcuno non spiegherà agli autori che sono improponibili) i cantanti-cani del complessino e la canzone scritta in esclusiva per la Prova del cuoco da Memo Remigi: la pastasciuttaaaaa... Fa rimpiangere perfino le Tagliatelle di nonna Pina (che ogni tanto vengono comunque riproposte!).
Quindi la formula: dall'anno scorso la gara è settimanale, dal lunedì al venerdì ad esclusione del sabato che si affrontano personaggi famosi. Gli stessi due concorrenti gareggiano quindi per cinque giorni a settimana e almeno se ne vanno con qualche soldino in più di prima.
Si segnala infine il sito della Prova del cuoco che contiene tutte le ricette del programma e che è stato decisamente implementato: http://www.laprovadelcuoco.rai.it

Besciamella al Microonde: piccoli trucchi in cucina

Normalmente non sono una grande fan del microonde e se non mi fosse piombato in casa d'ufficio non ne avrei mai acquistato uno. Però lui c'è e per rendere la sensata la sua presenza ho comprato dei libri di ricette che potessero dirmi che cosa farne. Pochissimi i piatti che cucino esclusivamente al microonde, più che altro lo utilizzo per le preparazioni intermedie.

Un esempio: la besciamella!!!

Ingredienti:

50 g di burro
40 g di farina
4 dl di latte
noce moscata
sale
pepe

Premetto che io di solito dimezzo le dosi perché non amo la besciamella e ne uso sempre metà nelle mie preparazioni. Utilizzo una mug (un tazzone) in Pirex che può andare tranquillamente nel microonde e che è perfetto per 100 ml di latte (1 dl). In alternativa va bene qualsiasi ciotola che sia adatta al microonde e abbastanza capiente per 200 ml per i quantitativi sopra consigliati. Altri strumenti fondamentali sono la bilancia (meglio se elettrica e con la possibilità di escludere la tara) e la frusta: io ne ho una piccolina che entra perfettamente nella tazza di cui sopra e amalgama che è una bellezza.

Quindi, il procedimento: bisogna far sciogliere il burro per 1 minuti a 650 watt. Io non ho i 650, ma i 750 e come dicevo di solito metto la metà delle dosi che ho scritto sopra: queste due cose significano che è meglio diminuire i tempi di cottura nel microonde. Per esempio, per sciogliere completamente 25 g di burro a 750 w bastano 30-40 secondi.
Una volta sciolto il burro, unite la farina fuori dal microonde: è fondamentale frustare bene il composto per eliminare i grumi e impedire che se ne facciano in seguito. Quindi una volta amalgamato, rimetterlo in microonde per 1-2 minuti a 500 w.
Togliere di nuovo dal microonde e cominciare ad aggiungere il latte: è questo il vero vantaggio dell'uso del microonde, non bisogna bollire il latte rischiando che faccia la patina, ma si usa freddo. Il latte va aggiunto a poco a poco, prima solo un goccio per far sciogliere il composto di burro e farina ed eliminare qualsiasi rischio grumo, poi pian piano tutto il resto.
Quindi sale, pepe, noce moscata, ma l'uso e la quantità di tutti questi insaporitori dipendono dall'uso che si farà della besciamella.
Ultimo passaggio: una volta incorporato il latte bisogna rimettere il composto nel microonde per 2-3 minuti. Il tempo in questo caso dipende da quanto si vuole solida la besciamella: più tempo si fa bollire più diventerà solido il composto.
Attenzione: è importante ogni 30-40 secondi togliere la ciotola dal microonde e fare una girata con le fruste per movimentare il composto. Questo è necessario perché il microonde scalda prima il centro e la base del composto, quindi è meglio rigirare il tutto per rendere la cottura uniforme.

Vi renderete conto quando la besciamella è pronta in base alla consistenza... E vi stupirete di come è facile e veloce!!!

Di seguito, un'idea per utilizzare la besciamella di cui sopra... proprio ieri ho visto di nuovo i broccoli al mercato: sta tornando la stagione delle crucifere!

sabato 1 ottobre 2011

Aperitivo da Gusto a Roma


Sono tornata da Gusto dopo tanto tempo per un aperitivo. Ho notato una leggera flessione non tanto nella qualità, ma nella quantità dell'offerta. C'è da dire, però, che eravamo in una serata infrasettimanale e a far l'aperitivo c'erano pochissimi tavoli. Logicamente, avranno pensato che non aveva senso assortire decine di stuzzichini diversi (come è di solito di sabato) a fronte di un numero limitato di clienti.
Cominciamo dal prezzo: 10 euro, comprensivo di buffet libero e cocktail o bicchiere di vino.
Al buffet ci si serve da soli e io detesto soprattutto i micropiattini che vengono messi a disposizione dei clienti. Capisco che vogliano evitare i piatti enormi e con l'ascensore al centro, però almeno un normalissimo piattino da antipasto sarebbe gradito. Durante la settimana non ci sono tanti problemi a rialzarsi e a riempire un nuovo piattino, ma il micropiatto nel weekend comporta file infinite, causate anche dal fatto che non fanno a tempo a lavarli i suddetti micropiatti che subito finiscono.
Detto questo: analizziamo l'offerta di cibo di questo aperitivo. In genere sono due i piatti forti: fritti e farinacei. Nel capitolo fritti si possono annoverare le patatine sfogliate che purtroppo l'altra sera non c'erano, le mozzarelline panate, le olive ascolane, i supplì e varie ed eventuali... Quindi per quanto riguarda i farinacei bisogna tenere presente che Gusto è anche pizzeria. In altri tempi si trovavano anche tranci di pizza calda appena usciti dal forno, adesso non è più così, ma l'altra sera c'erano delle ottime focacce, una con le melanzane e l'altra con le zucchine.
Poi di solito si trovano piadine ripiene e arrotolate, crostini, pizze rustiche a pezzi, ecc.ecc.
L'altra sera ho trovato anche una pasta al forno porzionata e servita in piccoli contenitori di carta. Era buona, peccato fosse gelida...
Per quanto riguarda l'offerta di bevande, alla mescita ci sono sempre molti vini, anche non banali, mentre i cocktail sono ridotti a pochi capisaldi.