lunedì 26 aprile 2010


Si direbbe il classico paese in mezzo al niente. In realtà, anche se questo è l'aspetto, Penta di Fisciano tutto è fuorché in mezzo al niente: a due passi ci sono uno svincolo autostradale a pochi chilometri da Salerno, un'università (Fisciano) e un'Ikea nuova di zecca.

Ma non ci sono solo Billy e Malm nella vita e certo c'è sempre qualcosa di meglio delle polpette spaziali dell'Ikea. Basta rimettersi in macchina e arrivare alle Cinque Porte, locale raffinato e dalla simpatica impostazione, frutto della grande esperienza dello chef. Dopo vari passaggi per hotel di lusso e cucine stellate, Ferdinando ha pensato bene di tornare alla sua terra e mettersi in proprio.

Il locale è moderno e spazioso, con soffitti altissimi e maioliche d'autore alle pareti. Tavoli comodi e ben distanziati, peccato solo per la scarsa affluenza, purtroppo anche di sabato. Bene per noi che siamo stati coccolati da una buona cucina e da un servizio attento.

Per cominciare abbiamo preso un tris di antipasti che comprendeva un carpaccio di bufala delicatissimo, servito con una cremina di ricotta; una cupola di pane e scarola ricoperta di pancetta e servita con fagioli; una strepitosa mozzarella croccante ricoperta di fili di pasta fillo e fritta.

Passando ai primi - eravamo in quattro - abbiamo preso un piatto di fusilli al ferretto fatti a mano con un ragù di cotechino che purtroppo era troppo sapido; poi un piatto di cacio e pepe (molto rivisitato) con fave fresche; infine il pezzo forte (nella foto), paccheri ripieni di alici e provola, impanati e fritti su sughetto di pomodorino fresco e finocchietto.

Già provati dalle precedenti portate, abbiamo preso solo due secondi in 4: una tagliata molto delicata e ben cotta e un ottimo piatto di capocollo di maiale nero (carne morbidissima) servito su patate novelle al pecorino.

Come dolce, tanto per assaggiare, un pasticciotto amalfitano su crema al limone e amarene, davvero delicato.

Complessivamente, anche se il tiro va aggiustato su certi piatti, quello che ne viene fuori è un bilancio davvero positivo. L'idea di rielaborare in chiave moderna i prodotti della tradizione locale è per me vincente, i prezzi sono più che onesti (ne siamo usciti con 28 euro a testa, vino incluso), la mano è buona e le presentazioni curate.

Il menù cambia a seconda delle stagioni - infatti sul sito abbiamo visto altre proposte perché si trattava della carta invernale - e anche sulla carta dei vini si vede un buon lavoro, specialmente sul territorio.

martedì 20 aprile 2010

Una buona pizza a due passi da casa


Almeno tre pizzerie concentrate in pochi metri. Via Eurialo è una strada non molto lunga, a due passi dall'Appia Nuova, più o meno all'altezza di Colli Albani. Molti la conoscono per la più rinomata pizzeria Spaccanapoli, ma noi questa volta siamo entrati in un'altra pizzeria, che a vederla da fuori non le daresti 1 euro. Si chiama Sapori di Principe: il nome non viene da Casal di Principe, come gli amici di Saviano potrebbero pensare, ma dal Principe della risata, cioè Totò. I proprietari si sono votati a questo santo, come testimoniano anche le simpatiche tovagliette con i dieci, anzi undici, comandamenti, in puro stile partenopeo (vedi foto). L'importante per me è però che anche la pizza sia in stile partenopeo e devo dire che questa volta non sono rimasta affatto delusa. La consistenza dell'impasto è morbida e croccante allo stesso tempo, alta e gonfia come vuole la tradizione. Il condimento è adeguato: nel mio caso era una bufalina doc, bianca, con una saporita mozzarella di bufala e pachini.
Prima della pizza, per non farci mancare niente, avevamo preso anche un cartoccio di fritti napoletani: molto buoni. Con mio sommo gaudio comprendevano anche gli "scagliuozzi", cioè i triangoli di polenta fritta, che i napoletani dicono essere una loro specialità, ma che io sono convinta che siano originali foggiani!
Naturalmente birra e, per chi desidera il dolce, in questa pizzeria arrivano direttamente da Napoli i dolci della ditta "Lavezzi"... Non è una boutade, ma è una ditta dolciaria diventata particolarmente famosa grazie all'omonimia col Pocho!

domenica 18 aprile 2010

Al macellaio non dire quanto è buona la salsiccia col finocchietto...

Serata infrasettimanale in quel di Foggia. Con degli amici decidiamo la trasferta a San Severo... E uno di loro ci consiglia le Cantine di Borgo Casale. La descrizione è chiara: il proprietario fa il macellaio e si mangiano solo carni e latticini di sua produzione!
E' lo stesso proprietario a riassumere così la sua vita: "non posso definirmi ristoratore, perché lo faccio solo da 6 anni. Io sono macellaio: lo faccio da 42 anni!". La nostra domanda è stata: "ma quanti hanno ha?". La risposta è stata 50, quindi affettava maiali e vacche podoliche alla tenera età di 8 anni!
A parte questo, il nostro amico non aveva torto. Qui si mangia molto bene e soprattutto è molto buono ciò che non è cotto o è poco cotto, cioè grigliato. Questo non vuol dire che non sappiano cucinare, anzi, ma che le materie prime sono così saporite al naturale che hanno bisogno solo di pochissime attenzioni: cioè gli affettati basta tagliarli e metterli sul piatto, la ricottina condirla con buon olio e metterla sul piatto, la carne passarla velocemente alla griglia e metterla sul piatto.
Come tradizione pugliese comanda, si comincia con l'antipasto "portiamo noi". Si sono susseguiti piatti su piatti di sfizi di vario genere. Su tutto, come dicevo, mi hanno colpito gli affettati (lardo, salame piccantino ma non troppo e sopressata) e la ricotta, naturalmente di produzione propria.
Ci hanno chiesto se volevamo anche un primo, ma eravamo già pienissimi e abbiamo optato per la carne, anche perché il nostro amico ce la raccomandava. Di nuovo la formula era "portiamo noi", così si sono susseguiti piatti pieni di salsiccia, carne di agnello, maiale, vacca podolica e filetto di vitello. Da segnalare la salsiccia, ottima con il suo condimento di finocchietto, e sia l'agnello che il filetto che praticamente non avevano bisogno di coltello!
Non contenti, abbiamo preso anche un dolce fatto da loro, il tortino di cioccolato con cuore coulant: davvero buono.
Conto ragionevole: 30 euro.
Digestione... beh, un po' lunga, con tutto quello che ci siamo mangiati!

martedì 13 aprile 2010

Tapas y mas


Non so se il titolo sia in spagnolo correggiuto... ma ci provo sempre a parlare spagnolo, specie dopo un magnifico weekend passato a Madrid. Nella capitale spagnola ci ho lasciato il cuore (e anche la valigia, ma questo è un'altra stori. Non sarei mai tornata.

Avrei voluto passare intere settimane nella movida spagnola, attiva a tutte le ore. Mangiare e sorseggiare un bicchiere di vino: questa la fede in cui credono i madrileni e che condivido. Ero già stata in Spagna, a Barcellona, ma non avevo avuto la stessa impressione di convivialità.

Inutile citare tutti i posti in cui ho mangiato, ma sottolineo solo qualche piatto che mi ha lasciato un ricordo particolare:
- jamon Serrano, naturalmente;
- "croquettas" di baccalà: buonissime;
- filetto di maiale condito con una salsetta di vino bianco e uvetta da urlo.
Merita un capitolo a parte il Mercado San Miguel, alle spalle di Plaza Mayor: un vero paradiso gourmet. Ci siamo capitati di domenica mattina ed era affollatissimo. Mi ricordava un po' il mercato di Borough, che sta a Londra, dietro casa di mia cugina, ma era ancora più sfizioso. Il principio è lo stesso: prodotti di qualità, sia locali che stranieri, venduti a turisti e autoctoni. Ma ovviamente l'impronta madrilena ha fatto il suo. Questo mercado è diventato un punto di riferimento modaiolo per chi vuol fare un aperitivo "itinerante": a una bancone prendi il vino, a un altro una crocchetta, all'altro il piattino di prosciutto o di formaggi, all'altro ancora la tartina di pesce, all'altro ancora l'ostrica aperta davanti ai tuoi occhi. Un euro di qua un euro di là ed esci soddisfatto e inebriato dai sapori assortiti di questo mercato. Un'esperienza da non perdere per chi va a Madrid. Un'idea che sarebbe bello copiare anche a Roma, dove ci sono decine di mercati coperti dall'aria intristita.
Sindaco Alemannooooooo: perché non prendi il mercato di via Cola di Rienzo, che sta in zona altrettanto turistica del Mercado San Miguel, e copi l'idea????

mercoledì 7 aprile 2010

Da Panniello a Foggia


Eravamo quattro amici al..all'Enoteca! Precisamente all'enotaca Panniello, a Foggia, per festeggiare il mio compleanno fra amici. Perché, l'avrete capito, sono fermamente convinta che non ci sia modo migliore per festeggiare (e per passare una serata piacevole) che andare insieme a bere e mangiare!

Ho scelto Panniello perché il locale è piccolo e carino, non affollato, e gestito da una coppia davvero simpatica (nella foto, rubata da facebook). Lui, Francesco, in cucina, lei in sala a occuparsi con competenza di tavoli e vini. Purtroppo non sono riuscita a prenotare prima, a causa della Pasqua di mezzo, altrimenti anche il dolce me lo potevo far preparare da loro. Ho ripiegato, quindi, sulla Peccati di gola di Moffa, e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto perché ero capitata in pasticceria e me ne era venuta voglia.

Torniamo a Panniello. Per prima cosa il vino: abbiamo ordinato il Tuccanese di Alberto Longo (ottima cantina di Lucera, mi sembra), che contava "solo" 15 gradi...

Per accompagnare un antipasto misto da incrociare le posate subito dopo, per quanta roba c'era. Salumi e formaggi in particolare, ma scelti con molta cura, cercando sul territorio le eccellenze. Non ricordo tutto, ma mi sono rimasti impressi una salsiccia di fegato di maiale, un salamino di cavallo, un altro salame di Torremaggiore che sembrava piccante perché rosso acceso ma in realtà era delicato, poi fra i formaggi il caciocavallo Podolico, la ricottina condita, il formaggio affinato nelle foglie di vite... Ah, per accompagnare naturalmente il pane casereccio e degli squisiti taralli fatti da loro (belli bruciacchiati come piacciono a me!).
Non contenti, abbiamo continuato con Parmigiana, entrecote di manzo e il mitico "bauletto di maiale". E' il loro cavallo di battaglia, una specie di polpettone saporitissimo, ricoperto con fette di pancetta e decorato con un'abbondante spruzzata di marmellata di peperoncino (io però l'ho chiesta meno abbondante la spruzzata). Non capirò mai che c'è dentro, ma devo dire che è ottimo!
Poi la torta, che carinamente ci hanno servito con una pallina di gelato alla gianduia fatto da loro. E grappa/vino dolce per accompagnare.
Insomma, una serata piacevole, sia per la compagnia che per il bere e mangiare. Da ripetere sicuramente. Solo una controindicazione: dopo questo pasto a base di ingredienti salati come i salumi e i formaggi, per affrontare la notte si consiglia una tanica d'acqua.

Diventate amici dello chef Francesco Panniello su Facebook per essere aggiornati sulle sue creazioni:

lunedì 5 aprile 2010

Tour del Gargano... naturalmente a tavola!

Natale con i tuoi, Pasqua pure. Come sempre, le mie feste comandate si passano in famiglia e come sempre la destinazione è Vieste, per andare dalla mia nonnina. Come i lettori avranno forse già letto, lei è sempre stata una grande cuoca, ma adesso ha un po' abbandonato i fornelli, perché le forze di cucinare per più di dieci persone a una certa età cominciano a mancare.
Ovviamente noi non ci perdiamo d'animo e, lungi dall'idea di metterci a cucinare anche in vacanza, ne approfittiamo per scoprire le meraviglie del luogo!
Il tour, quindi, si è così configurato: partenza da Foggia il venerdì santo con prenotazione per il ristorante "Antiche Sere" di Lesina (tanto per allungare un po'), sosta per la notte a Vieste. Gita del sabato santo a Peschici, non solo per ammirare le bellezze del luogo, ma anche per mangiare, naturalmente, nel miglior ristorante in circolazione: "Porta di basso". Infine, la Pasqua, con riunione familiare che si è tenuta, tanto per cambiare, a tavola, alla corte di Leonardo Vescera e del suo "Capriccio". Per concludere, la Pasquetta l'abbiamo fatta dalla nonna, che non si può dire che si sia superata, ma che comunque è sempre una certezza!

Andiamo con ordine. LESINA: ANTICHE SERE
E' un ristorante con vista lago a conduzione familiare. Fanno anche la pizza, ma chiedete di mangiare il pesce. Per la precisione il lago si vede solo di giorno (noi siamo andati di notte) e d'estate quando ci sono i tavoli all'aperto. Noi siamo stati dentro e il lago l'abbiamo visto solo nel piatto. E sì, perché i piatti "di mare" sono preparati col pescato del lago, dall'immancabile anguilla, che fa un sughetto per gli spaghetti da scarpetta, al cefalotto e alla spigoletta. Buonissimi anche i maltagliati verdi conditi in bianco, con cefalo, funghi cardoncelli e cime di rapa. Da dieci la fritturina di paranza, che a me non fa impazzire con tutte quelle spine, ma era davvero freschissima. Simpatica la spigoletta in crosta di pane casereccio, bella croccantina. Per dolce una buona crostata di ricotta.

PESCHICI: PORTA DI BASSO
E chi se lo aspettava un ristorantino così raffinatino nel centro storico di Peschici? Innanzitutto un rarissimo, sul Gargano, servizio impeccabile, officiato da un capocameriere del posto molto simpatico, che ci ha raccontato anche un po' di fatti suoi, tanto per passare il tempo. Poi un localino ben piazzato, in un appartamento a picco sul mare, e ben arredato, senza fronzoli e con gusto. E poi si mangia bene. E poco. Beh, non è che sia una pecca, nel senso che le porzioni che una mia cara amica definirebbe "pediatriche" hanno un senso se si mangia l'intero menù degustazione. Certo, chi volesse rinunciare a qualche portata, forse dovrebbe ricorrere alla merenda (dopo pranzo) o allo spuntino di mezzanotte (dopo cena). Comunque, il menù degustazione costa 40 euro, dolce escluso, e direi che per mangiare pesce ben cucinato si può fare. Pane fatto in casa, pasta fatta in casa e pesce direttamente dalle barche che solcano il mare Adriatico antistante... Inutile descrivere quello che ho mangiato, tanto è difficile che vi ricapita: da quanto ho capito lo chef cambia tutti i giorni piatti!

VIESTE: IL CAPRICCIO
E' da quando abbiamo cominciato a frequentare questo locale che abbiamo capito che è una certezza. Qualche defaillance può sempre capitare, ma in linea di massima il cuoco Leonardo Vescera è uno dei migliori della provincia di Foggia. Mio zio aveva concordato un menù fisso, con varie portate. Le porzioni anche qui non sono enormi, quindi il pasto simil-matrimonio che abbiamo fatto (finito alle 4) non era di quelli debilitanti, che quando ti alzi vuoi il bicarbonato. Sono rimasta particolarmente colpita da uno degli antipasti: tortino di alici ripieno di cime di rape. Non credo sia impossibile da riprodurre, quindi ci proverò e se mi esce bene poi ve lo mostro! Poi il secondo, che era una bistecca di pesce spada su letto di fave passate e cicorie saltate. Ottima idea l'abbinamento, ma soprattutto da urlo la qualità e la cottura del pesce: non avevo mai mangiato un pesce spada così morbido, anzi mai pensato potesse essere di tale consistenza.

NONNA
Il giorno di Pasqua, temendo che dopo il pranzo non saremmo stati ancora sazi, la nonna aveva preparato quello che ha definito uno "snack" per cena: carne alla genovese! Nella sua mente, la sera di Pasqua avremmo dovuto anche preparare la pasta per condirla con la genovese... Il tutto, ovviamente, non è stato toccato e ci è arrivato a tavola a Pasquetta. Tagliatelle con: opzione 1 genovese; opzione 2 sugo di carne. Io ho optato per il secondo. Poi capretto con (poche) patate, carne rossa (quella del sugo), carne bianca (quella della genovese), piselli. La nonna, che non ha mai saputo fare i dolci, si è perfino inventata un dessert. Aveva una metà di torta preparata da una signora del palazzo, che però si era un po' indurita. Ha pensato bene di ammorbidirla (e alleggerirla) con caffè e crema pasticcera. Un genio!