martedì 31 agosto 2010

Elogio della cozza ripiena

Due cult che caratterizzano ormai da diversi anni le mie estati viestane: il pranzo al Bikini con l'immancabile cozza ripiena di Lucia. Premessa: il Bikini è un lido, giusto a una cinquantina di ombrelloni dal mio, sulla spiaggia del Castello. Lucia è una maga della cucina che da alcuni anni è stata chiusa da un incantesimo in un bugigattolo da cui escono a ripetizione prelibatezze della cucina casalinga pugliese. Ad accompagnare degnamente la maga, c'è il di lei marito mago della griglia, Matteo, nonché proprietario della baracca.

Abbandonate le aspettative di tovagliato di seta e posate d'argento e pensate a quello che può venire in mente di cucinare per il pranzo della domenica a una mamma viestana. Detto fatto: pasta col sugo, lasagne, pasta con i frutti di mare, alici marinate, tonnetto marinato, polipo in insalata, pesci al forno e alla griglia e soprattutto lei, sua maestà la cozza ripiena.

Il consiglio è di prenotare non solo il tavolo, ma anche il piatto di cozza. E' una vera e propria scultura culinaria: si presenta con le nere valve ben chiuse e ricoperta di un sughetto lento di pomodoro e sedano. Quando si scoperchia la valva, la bocca si spalanca, non solo per mangiarne il contenuto, ma anche per la sorpresa. E' un mistero come faccia Lucia a creare questa perfezione della cozza ripiena, il cui contenuto non si attacca alle valve, perché tenuto lontano dalle pareti dal frutto della cozza, spaccato a metà e riempito. Che dire del sapore? Formaggiosamente divino. Certo non leggero, ma basta rinunciare al bagnetto pomeridiano per andare un attimo nel paradiso delle cozze e tornare.

A parte questo, sono da urlo anche le classiche orecchiette al pomodoro col cacioricotta. Guai a pensare che sono un piatto da bambini, sono talmente buone che piacciono a tutte le età. Spesso si cimenta anche in lasagne, nelle ottime trofie con i frutti di mare e la rucola (a volte ci aggiunge anche fagioli o ceci), nella fricassea di zucca con uovo poché di sopra...

E sono solo i primi. Per i più fortunati, qualche volta potrebbe capitare anche la melanzana o il peperone ripieno, ma sono sempre più rari. Sono invece una sicurezza il tonnetto e le alici marinati, dal fresco sapore acetato e un po' piccantino.

Dalla griglia, starring Matteo (e qualche volta il bagnino) provengono invece i pesci, le seppie, i gamberoni, gli scampi e qualche volta perfino la carne. A me piacciono soprattutto gli scampi, che hanno la qualità di essere insaporiti dal bagnetto di olio/aglio/prezzemolo con cui Matteo irrora continuamente le pietanze che griglia.

Niente dolci, ma solo frutta o gelati confezionati. Se siete fortunati trovate i fichi della campagna di Matteo che davvero meritano.

Vi sono mancata?


Chissà se a qualcuno sono mancata... Dopo avervi lasciati con le mie riflessioni gastroeconomiche, torno dalle vacanze con una valigia piena di esperienze sensoriali. Come da tradizione, le mie vacanze in Puglia non sono solo mare e spiaggia, ma anche tavolini di bar e ristoranti. Diciamo che tra un po' diffonderanno la mia foto segnaletica sul Gargano.

Nel frattempo, per chi se lo fosse perso, faccio un po' di autopubblicità e segnalo un itinerario di viaggio (con qualche consiglio gastronomico fra le informazioni) del Gargano, che ho scritto per Viaggi24.


Poi rimando ai post successivi per le mie esperienze gastronomiche in terra di Puglia!

venerdì 6 agosto 2010

Riflessioni sul cibo e sull'economia

Che, nonostate i proclami politici, ci sia recessione è ormai noto. Solo il Tg1 non se n'è accorto. Io che oramai oserei definirmi una giornalista gastroeconomica ieri ho avuto l'occasione di confermare un paio di idee che già mi frullavano per la testa sull'estate più in recessione della storia. Perché nel primo anno di crisi qualcuno ancora ci andava in vacanza, convinto che fosse un momento passeggero. Ma oggi chi è stato colpito dalla crisi (e chi non lo è stato, direttamente o indirettamente?) e non fa parte di quell'upper class che resiste nonostante tutto le vacanze non può che sognarsele.
Te ne accorgi facendo una passeggiata al Pigneto. Molti locali sono chiusi, ma molti altri sono aperti e pieni di gente. Mancano gli studenti, che anche se non vanno in vacanza comunque tornano all'ovile da mamma e papà, ma ci sono moltissimi trentenni occupati, male occupati (cioè precari) e disoccupati. Le ferie d'agosto sono una certezza solo per chi ha la chiusura aziendale, ma sempre più spesso si spendono sulla Pontina, per arrivare nelle ridenti località del litorale laziale: Ostia, Torvajanica and so on.
In una fresca sera d'estate tutti provano ad affogare la tristezza di un'estate andata a male in una birra. Qualcuno osa anche aggiungerci qualcosa da mangiare, ma in queste circostanze, se non ci sono i soldi, chi fa affari d'oro? Il Guercio!
Ne avevo già parlato diversi post fa: http://ilpolipoaffamato.blogspot.com/2010/01/le-cofane-der-guercio.html
Il Guercio, ovvero Domenico al Pigneto, è il classico locale dello zozzone, dove si mangia bene e si paga poco. Intenzionati a mangiare in un altro posto, ci siamo ritrovati a chiamare all'ultimo momento al Guercio: in realtà volevamo solo assicurarci che fosse aperto, ma ci è stato risposto che era pieno e che dovevamo prenotare. Detto fatto. Abbiamo prenotato e siamo arrivati al cospetto del mitico Alex (il figlio del Guercio, credo) che ci ha enunciato un menù ridotto ai minimi termini. Degli gnocchi del giovedì neanche più l'ombra: "noi ne facciamo 10 chili, ma la maggior parte vanno via a pranzo...". Ho fatto due conti: calcolando che le porzioni del Guercio sono da combattimento, suppongo da 200 grammi: in una giornata sono andate via ben 50 porzioni. La fettina panata... neanche a parlarne. A quel punto il saggio Alex ci ha anche consigliato, per il futuro: "quando chiamate per prenotare e sapete che cosa prenderete, ditecelo, così ve lo rimango da parte!".
Così ci siamo "accontentati" del classico dei classici: rigatoni all'amatriciana. Ovviamente il formato era sempre quello "cofana": 200 grammi di pasta su un piatto da pizza. Abbiamo quindi diviso in due. Lo stesso dicasi per l'arrosto misto, sempre buono. Il tutto per 26 euro in due (comprese birra e patatine fritte): meno di una pizza!
Ed è con questi prezzi che il Guercio sfida la recessione e vince. Lui cavalca la crisi, come dicono i giornali economici, e non chiude in pieno agosto, ma sceglie il mese di settembre per le sue ferie. Perché lo sa che la sua platea di clienti è fatta proprio di quella classe medio-bassa che quest'anno il mare lo vede col binocolo dalla Pontina e che la sera, almeno, si concede la "cofana" del Guercio.