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giovedì 4 ottobre 2012

Osterie d'Italia: la Guida 2013

Nelle sue peregrinazioni, il Polipo ci ha messo anche un salto alla presentazione della Guida Osterie d'Italia 2013, che quest'anno risultava particolarmente interessante, perché si è svolta da Eataly. Niente da dire sulla location, che senza dubbio è il posto più adeguato per eventi di questo genere.
Ne approfitterei, però, per tirare qualche somma sulla guida 2013, che mi è finalmente capitata fra le mani. Si tratta, come molti sanno, della guida di Slow Food, per capirci quella che assegna le Chiocciole.
Beh, quel che ci piace è proprio questa impronta slow, la scelta di promuovere soprattutto Osti e Osterie e ci è piaciuto molto quello che ha detto Marco Bolasco, curatore della guida: "l'accoglienza non è solo un sorriso all'entrata, significa anche saper trasmettere valori e contenuti".
Allora, sì a tutti i ristoratori che fanno buona cucina tradizionale, che rispettano il territorio in cui si trovano e che rispettano anche il portafogli. Un po' come una guida low cost, la guida Osterie d'Italia si ferma lì, sui 30-35 euro, consigliando solo a margine qualche altro indirizzo più costoso. Certo, c'è da dire che molti dei locali che ho scorto supera di almeno 5-10 euro questa stima, ma solo se si prende tutto, dall'antipasto al dolce, cui poi si aggiungono le bevande. Quindi si scusa anche qualche piccola cifra sottostimata, se alla fine il posto in cui si viene mandati comunque offre buona cucina a prezzi popolari.
Ho analizzato le zone che maggiormente conosco. Qualche perplessità sulla chiocciolina all'Enoteca Palatium di Roma serpeggiava anche in sala, per il resto cito volentieri l'Oste della Bon'Ora di Grottaferrata (che alla presentazione ha fatto una caciara unica!!!), gli amici di Taverna Mari sempre a Grottaferrata e mi sono ripromessa di fare un salto da Iotto a Campagnano Romano e Sora Maria e Arcangelo a Olevano Romano.
Per quanto riguarda la mia provincia, quella di Foggia, le uniche - meritatissime - chiocciole sono quelle di Beppe Zullo (Orsara) e Fossa del Grano di San Severo. E anche i ristoranti citati quasi si contano sulla punta delle dita in tutta la provincia. Sicuramente quando ci allontaniamo dalle grandi città diminuiscono i referenti ed è più difficile selezionare. Mi permetto, come ho già fatto in passato con altre guide, di proporre qualche new entry, che per chi abita da quelle parti non è affatto new.
- Quel gran personaggio di Donna Cecilia (sempre a Orsara) macellaio/ristoratore che alleva e cucina solo le sue bestie;
- quell'altro soggettone di Angelo di Trilussa/Salustri, non tanto per la pizzeria, quanto per l'ambasciata orsarese;
- last but not least come dimenticare l'appassionato oste di Chacaito, che si siede al tavolo e facilmente ti fa compagnia.
Insomma, le proposte non mancherebbero per Foggia e provincia e ce ne sarebbero anche... le rimando a Marco Bolasco, se mai vorrà mi leggerà...

sabato 3 settembre 2011

Agriturismo Pane e Vino a Peschici

Come ci ha detto una signora napoletana nell'illustrarci le caratteristiche di questo posto: "è un agriturismo". In altre parole rustico, parecchio rustico. Soprattutto nel servizio, di cui abbiamo avuto un saggio non appena abbiamo messo piede nel locale. L'assegnazione dei tavoli è affidata al proprietario che, per chi non conosce, si sforza di trovare i tavoli peggiori. Bisogna insistere per avere un trattamento più adeguato e in pratica trovarsi il tavolo da soli come abbiamo fatto noi, dimostrandogli che quelli che credeva fossero tavoli prenotati in realtà non lo erano affatto.
Quindi l'ordinazione. Per gli antipasti ci pensano loro, portando un po' di sfizi in salsa garganica. Verdure grigliate, frittatina, melanzane e cipolle gratinate, una specie di tortillas fritte, formaggi, salumi e così via.
Noi abbiamo scelto di saltare il primo piatto (solo due opzioni: o pasta al sugo o con i ceci), per passare direttamente alla carne. Anche in questo caso le opzioni sono due: o la grigliata mista o una bella bistecca di manzo. Noi l'abbiamo ribattezzata bistecca di brontosauro, date le dimensioni. In questo secondo caso, che consiglio vivamente, viene mostrato prima il taglio dell'animale che verrà poi portato in tavola ben cotto, secondo il parametro da noi scelto "cottura media".
Si conclude con dolce della casa e limoncello/nocino di produzione propria. Il prezzo, comprensivo di vino della casa è stato di 20 euro a testa. Niente male, specialmente considerando che la carne era davvero buona. Complessivamente però, sia per servizio, simpatia e varietà dei piatti preferisco la Masseria di Vieste (si veda precedente post sull'argomento:

venerdì 2 settembre 2011

Il Capriccio a Vieste


Mangiare sul molo in mezzo alle barche. Non un sogno degno di un marinaio come Popeye, ma una solida realtà come direbbe una nota pubblicità. Si chiama "Il Capriccio" ed ha aperto a Vieste da alcuni anni. Il suo patron è Leonardo Vescera, giovane e promettente cuoco garganico doc, professionalmente nato all'alberghiero di Vieste per poi andare in giro a cucinare in tutto il mondo (si veda la sua autobiografia sul sito).
Detto questo, fantasia, creatività e buon gusto non mancano al buon Leonardo, che se la cava soprattutto con la preparazione del pesce. E se non mancano in carta dei must pugliesi come il crudo di mare o la frittura di pesce, qui la musica è completamente diversa dalla maggior parte degli indirizzi della zona. Raffinate presentazioni, arditi accostamenti, cura per le materie prime. Insomma, un vero indirizzo gourmet.
Ovviamente l'eleganza, la location romantica sul molo (mentre il locale all'interno sembra la coperta di una barca a vela) e piccole attenzioni come la carta dei rum o quella delle birre artigianali si pagano. Qualche piccola pecca solo nel servizio, fra ritardi e dimenticanze, ma niente che non possa essere rimesso a regime.
Nella nostra esperienza abbiamo assaggiato la zuppetta di burrata con i molluschi che non era niente male, gli gnocchetti con i ricci molto saporiti anche se un po' troppo cotti, il tonno ricoperto di sesamo e scottato alla piastra servito con fave e cicoria (geniale!).
ps. il Capriccio è anche bar, sushi bar, wine bar, cocktail bar... In altre parole, non bisogna per forza sedersi a tavola e mangiare per godere di questo pied-a-terre sul porto di Vieste...
pps. sul sito si trova un menù, che mi pare sia quello invernale, comunque per farsi un'idea di quello che sa fare Leonardo Vescera, date un'occhiata:

mercoledì 24 agosto 2011

La Buria a Peschici

"I garganici la pizza non la sanno fare, però sanno fare la focaccia..."
Devono aver pensato questo quando hanno aperto la Buria, pizzeria-ristorantino un po' sprucido a pochissimi chilometri da Peschici. Ed ecco che qui, in un ambientino da ristorante all'aperto anni '80, si mangia una pizza che è più che altro una focaccia. Quindi un po' un mattone, da digerire, però buona. La specialità è la peschiciana: pizza con pomodori, cipolle rosse, basilico e formaggio non meglio identificato. Però le varianti sono tutte quelle classiche e anche se sul menù risultano poche opzioni, si possono chiedere variazioni sul tema.
Per il resto non c'è molto altro che valga la pena di essere assaggiato. Non il pesce, tuttalpiù le grigliate di carne possono essere buone visto che in questo locale dispongono di una bella griglia a cenere. Il caciocavallo alla brace l'abbiamo mangiato: non era male, ma ne abbiamo mangiati di meglio. Poi abbiamo mangiato l'antipasto della casa, a base di sottoli locali, che non era malissimo. Per il resto non garantisco. Prezzi molto bassi, anche perché da tradizione gli amari qui si offrono e i ricarichi su birre (solo Peroni e Moretti) e vini sono molto bassi. Servizio un po' così...
Attenzione, se pensate di arrivare con calma, specialmente ad agosto, prenotate: non tanto per essere sicuri di trovare il posto, ma per le pizze (da specificare). L'anno scorso mi è capitato di arrivare alle 21,30 e non trovarne più!

sabato 20 agosto 2011

Osteria al Duomo, Vieste

A prima vista diremmo che ci manca solo il mandolino. Le scalette su cui si stendono i tavoli del Duomo sono decisamente pittoresche, mentre i tavoli all'interno sono collocati in una ex stalla riqualificata dall'aspetto un po' di grotta (il vantaggio è che c'è l'aria condizionata). In questo ristorante ci torniamo sempre volentieri e specialmente i miei genitori sono pressocché addicted. Si mangia bene, si spende non poco ma il giusto con ricarichi onestissimi anche sulla carta dei vini: ci sono ancora bottiglie bevibili sotto i dieci euro.
Qui si mangia per lo più il pesce - fresco - il più possibile elaborato in maniera fantasiosa e creativa. Certo non mancano le certezze come la frittura di pesce, ma fa piacere vedere che ci sia ancora qualcuno che non usa i calamari della busta, che offre un fritto asciutto e arricchito da pesciolini di paranza e da verdurine tagliate quasi a julienne. Già questo per me merita un bonus. Quindi le porzioni: è vero che si spende, ma è vero anche che le porzioni sono sufficienti per dividere un menù. Fanno eccezione gli antipasti, che però non superano gli 8 euro. Appunto fra gli antipasti ci piacciono tanto il carpaccio di spigola con i funghi porcini (però lo leviamo questo aceto balsamico?) e la ricotta avvolta nei fili d'angelo e fritta: entrambi piatti che abbiamo mangiato anche nella visita di ieri.
Fra i primi c'è chi si lascia attirare dai classici spaghetti ai frutti di mare oppure dalle orecchiette con sugo e cacioricotta. A noi piacciono le linguine con la cicala su purea di fave. Fra i secondi, appunto, la frittura. Abbiamo assaggiato anche il piatto di crostacei e molluschi gratinati, ma i molluschi non erano pervenuti. Si componeva di due gamberi e due scampi comunque molto buoni. I dolci non sono il massimo, però si accompagnano degnamente con uno dei vini o liquori da dessert presenti in carta.
Sul loro sito potrete scoprire qualcosa di più sulla "storia" di questo locale:

venerdì 22 aprile 2011

Cairoli Wine Bar a Foggia


Più si allarga più non si trova posto. La felice esperienza del Wine Bar Cairoli continua anno dopo anno, fra sale in più e qualche piccola novità anche sul menù. La prima la si trova proprio all'ingresso, dove fa bella mostra di sé un nuovo frigorifero pieno di prelibatezze, dal prosciutto di Sauris al carpaccio di polpo.
Per il resto, la formula rimane invariata. Una lunga lista di vini o adesso anche un po' di birre artigianali dai ricarichi più che onesti (quasi al prezzo di enoteca e non di mescita) e un menù non lunghissimo ma caratterizzato da sfizioserie che ben si accompagnano al vino. I piatti di salumi e formaggi sono sempre abbondanti e ben assortiti, con qualche scelta felice come la ricottina che sa di panna e si scioglie in bocca. Piccola novità nell'introduzione, nel pacchetto del piatto di salumi e formaggi, di un piatto caldo di provola affumicata sciolta e prosciutto cotto.
Qualche altra proposta non si trova sul menù, ma sulle lavagne appese al muro. Fra queste la mortadella d'oca grigliata è una vera chicca.
Altra grande sorpresa fra i dolci, che rispecchiano l'origine di questo locale, figlio del vicino bar Cairoli. In alcuni casi, come la panna cotta, sono un po' troppo affogati da creme molto buone, ma sbilanciate per eccesso. Buonissima la caprese e per chi apprezza i dolci davvero molto dolci c'è la crostata di ricotta e pere. Un classico è la sfracanata: briciole di millefoglie mescolate con le creme di cui sopra (chantilly e nutella), ma in questo caso sono proprio le creme il quid in più.

mercoledì 7 aprile 2010

Da Panniello a Foggia


Eravamo quattro amici al..all'Enoteca! Precisamente all'enotaca Panniello, a Foggia, per festeggiare il mio compleanno fra amici. Perché, l'avrete capito, sono fermamente convinta che non ci sia modo migliore per festeggiare (e per passare una serata piacevole) che andare insieme a bere e mangiare!

Ho scelto Panniello perché il locale è piccolo e carino, non affollato, e gestito da una coppia davvero simpatica (nella foto, rubata da facebook). Lui, Francesco, in cucina, lei in sala a occuparsi con competenza di tavoli e vini. Purtroppo non sono riuscita a prenotare prima, a causa della Pasqua di mezzo, altrimenti anche il dolce me lo potevo far preparare da loro. Ho ripiegato, quindi, sulla Peccati di gola di Moffa, e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto perché ero capitata in pasticceria e me ne era venuta voglia.

Torniamo a Panniello. Per prima cosa il vino: abbiamo ordinato il Tuccanese di Alberto Longo (ottima cantina di Lucera, mi sembra), che contava "solo" 15 gradi...

Per accompagnare un antipasto misto da incrociare le posate subito dopo, per quanta roba c'era. Salumi e formaggi in particolare, ma scelti con molta cura, cercando sul territorio le eccellenze. Non ricordo tutto, ma mi sono rimasti impressi una salsiccia di fegato di maiale, un salamino di cavallo, un altro salame di Torremaggiore che sembrava piccante perché rosso acceso ma in realtà era delicato, poi fra i formaggi il caciocavallo Podolico, la ricottina condita, il formaggio affinato nelle foglie di vite... Ah, per accompagnare naturalmente il pane casereccio e degli squisiti taralli fatti da loro (belli bruciacchiati come piacciono a me!).
Non contenti, abbiamo continuato con Parmigiana, entrecote di manzo e il mitico "bauletto di maiale". E' il loro cavallo di battaglia, una specie di polpettone saporitissimo, ricoperto con fette di pancetta e decorato con un'abbondante spruzzata di marmellata di peperoncino (io però l'ho chiesta meno abbondante la spruzzata). Non capirò mai che c'è dentro, ma devo dire che è ottimo!
Poi la torta, che carinamente ci hanno servito con una pallina di gelato alla gianduia fatto da loro. E grappa/vino dolce per accompagnare.
Insomma, una serata piacevole, sia per la compagnia che per il bere e mangiare. Da ripetere sicuramente. Solo una controindicazione: dopo questo pasto a base di ingredienti salati come i salumi e i formaggi, per affrontare la notte si consiglia una tanica d'acqua.

Diventate amici dello chef Francesco Panniello su Facebook per essere aggiornati sulle sue creazioni:

mercoledì 10 febbraio 2010

Ricordi adolescenziali

Un forte odore di fritto che si diffonde dai bocchettoni degli areatori appena sopra all'entrata. E' così che il London Pub di Foggia ti accoglie. Così mi sono tornati in mente i sabati sera della mia adolescenza foggiana. Tutti uguali, poche variazioni sul tema: gli amici della 3a C (Fabio, Alessandro, Valerio, Emiliano...) e un pub per passare la serata. Birra&paninozzo per la cena. Il London è sempre stato il mio preferito, per il suo inossidabile aspetto da pub irlandese e per l'abbondante scelta di junk food, dai fritti ai panini superconditi. Niente è cambiato. L'aspetto è solo un po' più antico, il menù è sempre pieno di pietanze, fra frittoni e panini, piadine e bruschette... E poi naturalmente la birra... Guinness prima di tutto, tanto per non smentire le velleità irlandesi.