lunedì 17 novembre 2014

L'Antico Giardino a Ferrara

Per prima cosa vi devo raccontare la mia figuraccia, se non altro per farvi fare due risate. Nel giro di 10 minuti, dalla macchina con lo smartphone ho organizzato la nostra notte di passaggio a Ferrara, durante la nostra discesa dal Veneto fino a Roma. Chiamo un paio di hotel e trovo posto per dormire, poi per essere sicuri di non sbagliare, guida alla mano anche questo ristorante, l'Antico Giardino, che si trova a qualche km da Ferrara, dettagliuccio che sulla guida non avevo neanche notato prima di prenotare (meglio, se no probabilmente per non riprendere la macchina non ci saremmo andati). Già alle pendici di Ferrara ci viene il dubbio di chiedere all'hotel se ci fossero problemi con la ztl visto che era in supercentro. Chiamo l'hotel e mi dicono che no, non c'era alcun problema "Perchè noi siamo fuori Ferrara"... poi ho capito, avevo fatto l'ultimo numero pensando fosse dell'hotel e invece era il ristorante...
Vabbè, arriviamo e chiedo scusa per la mia storditaggine, quindi ci sediamo in questo posto piuttosto elegante, con un'arredamento leggermente datato benché estremamente accogliente, con tavoli enormi e ben distanziati. Andrea inizialmente dorme, ma poi ovviamente si sveglierà e noi dovremo mangiare tenendolo in braccio a turno e qualche volta in piedi per cullarlo e farlo stare zitto, mentre noi ci siamo intrattenuti molto piacevolmente con il patron, Francesco Gardinali, un vero oste di altri tempi che ti racconta per bene cosa mangi e con il quale siamo finiti a parlare di tasse ed evasione fiscale!
Abbiamo scelto di assaggiare il menù degustazione e l'oste correttamente ci ha segnalato che si trattava di piatti che giocano parecchio sull'agrodolce e che questo tipo di sapori a molti non piacciono. Non è il nostro caso, quindi via libera all'insalata di faraona caramellata, su misticanza, melograno e mele saltate: l'agrodolce in effetti era ben percepibile e si apprezzava anche un bel contrasto di sapori con l'acidità del melograno che dava quel quid in più. Quindi sono arrivati i veri protagonisti della serata, senza i quali non avremmo mai potuto lasciare Ferrara: i cappellacci di zucca! Da menù erano con burro, salvia e mandorle tostate, ma gentilmente uno di questi meravigliosi manufatti della cucina era stato condito a parte con una spolverata di tartufo, per farci assaggiare anche questo prelibato abbinamento: vera goduria! La farcia di zucca all'interno dei cappellacci era dolce ma non troppo, con una purea di zucca non addizionata con gli amaretti (si fa a Mantova, abbiamo scoperto e non a Ferrara) ma la cui dolcezza era data dall'essenza stessa della zucca lasciata in purezza, con un lungo procedimento di cottura al forno e poi di strizzamento per una notte intera per far perdere l'acqua. Insomma, un lavorone che meritava tutto il viaggio!
Poi ancora secondo e dolce, sempre buoni ma meno memorabili, a parte le patatine a sfoglia di contorno che meritano la citazione. Insomma, un detour non voluto, ma che ci è davvero piaciuto... e ho fatto pure la rima!

mercoledì 12 novembre 2014

La Bolognese: con le tagliatelle di Vignola riprendono le trasmissioni

Innanzitutto chiedo scusa ai miei - pochi - lettori per la lunga assenza. Come sa chi mi conosce oltre le mie parole sul cibo, sono diventata mamma e il mio piccolo amore assorbe energie e tempo come un asciugone su una pozzanghera.
Ma non per questo viene meno la forza di mangiare, di cucinare, di viaggiare e andare per ristoranti, trattorie e osterie in tutta Italia.
Ed eccoci, in una lunga discesa dal profondo Nord al Sud, sbarcare per puro caso alla Trattoria La Bolognese di Vignola. Innanzitutto colpisce il contesto: si arriva a Vignola e si vede per primo l'imponente castello estense, non molto differente da quello di Ferrara, da cui provenivamo. Poi si scopre che questa trattoria alla buona sta praticamente sotto al castello, aperta solo a pranzo per una clientela per lo più affezionata...
Non ha nulla di ducale, ma molto di emiliano verace, grazie alle due signore, una di una certa età, che sono in sala e che ti mandano al tavolo in un lampo ed enunciano i piatti a voce. Salvo poi non volere altro che le tagliatelle alla bolognese, perché qui siamo in uno dei templi dell'emilianità. Alle pareti un vecchio articolo raccontava come la buonanima di Gianfranco Ferrè, abituato a ben altri livelli di ristoranti, tornasse volentieri a mangiare le tagliatelle di questo locale quando passava da queste parti.
Comunque per farla breve in men che non si dica le tagliatelle erano sul nostro tavolo e sono sparite presto presto nelle nostre pance, visto che scendevano che è una bellezza con un sorso di lambruschino.