Visualizzazione post con etichetta Brunch Roma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Brunch Roma. Mostra tutti i post

martedì 7 aprile 2015

Nasce RomaBrunch.it



Per chi dei nostri lettori non l'avesse capito siamo dei grandi appassionati del genere, specialmente da quando il nostro piccolino ci costringe a uscite più a ore diurne che notturne. E' per questo che è davvero una buona notizia il lancio del sito RomaBrunch.it, il primo sito interamente dedicato ai brunch della Capitale.
Il Chi Siamo recita: "C’è chi lo preferisce a buffet, c’è chi lo ama alla carta, c’è chi vuol essere servito e chi detesta che qualcuno faccia caso a quanto ha riempito il piatto o quante volte si è alzato per un refill. C’è chi cerca il posto elegante e chi il locale alla moda, chi vuole mangiare con calma mentre qualcun altro si occupa dei bimbi e chi, mamma mia, ristoranti per famiglie “no, grazie”".
Censimento e non guida gastronomica, ci tengono a specificare, perché l'importante è dare delle indicazioni su dove andare in base alle proprie esigenze. In questo senso l'enorme mappa stradale nell'home page aiuta moltissimo.
Per ora i brunch sono una trentina, ma speriamo che il numero cresca in fretta. Magari con l'aiuto dei lettori - anche quelli del Polipo, perché no - che potrebbero apprezzare la possibilità di segnalare i propri brunch del cuore.
Fra i filtri che aiutano nella scelta, oltre all'immancabile prezzo e alla collocazione geografica ben chiara grazie alla mappa di cui sopra, ci sono le seguenti tipologie: brunch all’americana, buffet all’italiana, brunch alla carta, brunch bio, buffet dolce, brunch all’aperto (per i locali che dispongono di dehors) e family brunch (per i locali che offrono animazione per i più piccoli), vegetariano.

martedì 17 febbraio 2015

Brunch da Kilo: buffet con carne alla brace

Che cosa aspettarsi da un brunch a soli 13,90 euro? Molta folla e file interminabili, questo è sicuro... Senza contare che siamo a un passo da via Salaria, zona ultrapariola, in cui la popolazione si divide fra signore con parecchio botox in faccia e ragazzetti azzimati di sicura provenienza luissina, con doppiopetto e pochette nel taschino. Da cotanto parterre ci si aspetterebbe il classico aplomb da gentlemen, specie dal secondo caso: il ventenne in doppiopetto invece tenta di saltare la fila e si giustifica inutilmente, salvo essere poi rimandato indietro con una ringhiata. Ok, sicuramente sembrerò prevenuta, ma sono scene vissute davvero e vi assicuro non con grande contentezza da parte mia.
Detto questo, parliamo del buffet. Come ha descritto chiaramente la cameriera "c'è tutto, dall'antipasto al caffè", che non è solo la risciacquatura dei piatti all'americana, ma una versione in tanica di quello espresso. Questo è un punto a favore, come è un punto a favore anche la presenza di carne che viene grigliata espressa e a vista, fra cui salsicce, hamburger e spiedini. Tutta carne bianca, ovviamente, ma di buon sapore, peccato solo per le file interminabili per arrivare a "vincere" uno spiedino. In alternativa, la formula di questo brunch prevede la possibilità di ordinare a un prezzo favorevole una bistecca da un apposito menu scontato della domenica, tuttavia si accede a questa "offerta" solo se si sta comunque pagando il buffet. Per il resto l'offerta generale è molto ampia, ma non altrettanto valida. Buone le patatine fritte, peccato che anche queste ultime siano vittime di un classico assalto ai forni. Meno memorabili le paste, che purtroppo sono conservate in appositi scaldavivande con il coperchio che il suddetto cliente "tipo" tende a lasciare aperto, col risultato che la pasta oltre ad appapparsi si fredda pure. Le insalate non mancano, qualche esempio di affettati e formaggi, assenti completamente le classiche uova da brunch domenicale simil-americano, ma non ci sono mancate affatto. Nel reparto dolci qualche crostata e un profiterole molto cremoso, ma poco delicato. Come si diceva c'è poi il caffè, in un angolino da scoprire in cui si può comporre, volendo, con panna e nutella, tanto per aggiungere qualche caloria che mancava al conto!

giovedì 5 febbraio 2015

Ketumbar: brunch bio per famiglie e bambini

Cercavamo un posto family friendly per un brunch della domenica con i bimbi. Così mi sono armata di tutte le mie conoscenze bruncharole e ho tirato fuori dal cappello questa proposta: andiamo al Ketumbar. Gli autoctoni o quelli che hanno studiato a Roma nei primi anni Duemila si ricordano questo posto più perché ci si andava a ballare. Non so se è stata colpa della giornata un po' uggiosa, ma in generale è rimasta l'atmosfera dark da night club, ma adesso la riconversione del locale ha spostato l'accento più sulle famiglie e sul mangiare buono e sano.
Attitudine biologica, quindi, per un brunch abbastanza vario, anche se non enciclopedico, specie nel reparto salato, mentre il dolce è molto meglio rappresentato. I sapori in genere non sono male, anche se qualche portata ci è sembrata un po' "mappazzone", come direbbe Cracco.
I dolci, invece, oltre ad essere ben rappresentati sono stati anche una vera sorpresa, con una caprese che non mi sarei mai stancata di mangiare. Le bevande non sono incluse, mentre invece per i piccoli non troppo piccoli come i nostri c'è un bellissimo laboratorio creativo.
Insomma, per circa 20 euro (poco meno, ma considerato che bisogna pagare le bevande ci si arriva) un brunch buono soprattutto per l'attenzione ai più piccini. Quanto al mangiare a nostro avviso nella stessa fascia di prezzo c'è di meglio.

mercoledì 4 febbraio 2015

Panificio Nazzareno: un brunch domenicale inaspettato

Quando ho proposto alla mia amica di incontrarci a Ponte Milvio per il brunch domenicale ero abbastanza scettica. Data la frequentazione media della zona pensavo che il posto dove avremmo mangiato sarebbe stato il classico "tutto fumo e niente arrosto della zona". Invece mi sono felicemente sbagliata: il Panificio Nazzareno di arrosto ne ha da vendere eccome. All'ingresso si direbbe di entrare in un angusto panificio, mi sembrava di affogare fra pizzette e chiacchiere di carnevale, eppure basta girare l'angolo di un corridoio per accedere a un dedalo di stanze e stanzette in cui si avvicendano tavoli e tavolini. In pratica, non ho contato i coperti ma alla fine c'è molto spazio e il risultato è estremamente intimo perché in ogni stanza alla fine ci sono pochi tavoli e molti, come il nostro, sistemati in strategiche rientranze. Solo un piccolo inconveniente con il seggiolone: la mia amica aveva detto ci sarebbe stato un bimbo e dava per scontato ci riservassero il seggiolone, invece è bastato arrivare verso l'una e mezza per non trovarne più disponibili. Il fasciatoio, inoltre, è collocato in cima a una scala e non è proprio una scelta geniale, ma tant'è.
Passiamo finalmente al cibo. Il brunch è collocato in un'ampia stanza che culmina nella cucina a vista. Ci sono tre isole, fra cui una centrale in cui si trovano i classici americani come le Eggs Benedict, un po' di elementi freddi come formaggi e salumi e i dolci, fra cui gli immancabili pancake, dei buonissimi cookies e varie torte. In un altro angolo invece un avvicendarsi di primi piatti e la zuppa. Ho apprezzato che i primi fossero rimpiazzati frequentemente. Infine l'isola dei secondi piatti, fra cui arrosti, coda alla vaccinara e una buona rappresentanza di verdure di contorno. Il risultato generale è un brunch molto ben rappresentato, con ottimo rapporto qualità/prezzo (20 euro inclusa acqua e succhi al buffet) e una discreta qualità dei piatti. Certo, qualcosa piace di più, qualcosa meno, ma come dicevo la frequenza nel rimpiazzare i piatti, il ricambio anche dei tipi di piatti espressi e alcuni elementi freschissimi come i latticini davano un atout in più. In altre parole, il mio iniziale scetticismo è stato messo a tacere! Da segnalare che il brunch è aperto fino alle 15,30, ma che per chi arriva più tardi, come il maritozzo che ci ha raggiunte dopo la partita, c'è sempre la possibilità di prendere piuttosto un po' di pizza in tranci.

giovedì 13 marzo 2014

Kilo: braceria e hamburgeria in zona Parioli

Siamo capitati in questo locale della zona Parioli/Pinciano praticamente per errore. E all'inizio ci stavamo anche pentendo di questo. Il motivo è stata l'attesa: annunciata come "meno di 20 minuti" è stata di oltre 40. Intanto ci intimoriva il pubblico medio di questo locale: da un lato signore della Roma bene con più botox che sangue nelle vene, dall'altro "pischelli" pariolini e/o luissini, accorsi per lo più al richiamo dell'hamburger con le patatine.
Detto questo, ci hanno fatto accomodare in un tavolino abbastanza piccolo e scomodo, facendosi anche perdonare decisamente poco per l'attesa. In compenso, il servizio è abbastanza veloce e solerte, nonostante il locale pieno.
Detto questo, ci siamo concentrati sul menù, composto per lo più dei vari tagli di carne, nazionali e non, i cui prezzi sono all'etto (ma correttamente dalla cameriera viene chiesto al cliente che pezzatura desidera). Ci sarebbero gli hamburger (con il simpatico formato mega per 3-4 persone), ma non c'era granché scelta sui condimenti di accompagnamento alla carne: il classico hamburger senza pretese.
Comunque, il nostro obiettivo era la carne e, per puro caso, abbiamo fatto gli esterofili, provando una danese con osso e una tagliata di manzo Kobe. In questo secondo caso, una necessità: mi serviva una carne che potesse essere cotta senza diventare una suola. Ed effettivamente il consiglio della cameriera di scegliere la Kobe perché un po' più grassa è stata centrata. La danese, invece, era cotta ben al sangue come richiesto ed era stata onestamente rifilata, quindi non aveva un osso preponderante che fa solo massa (e peso sul conto!).
In accompagnamento patatine fritte a gogò: quelle normali, belle croccantine, erano le classiche surgelate. Quelle "old style" simpatiche, sabbiosine e croccanti ma con il cuore morbido.
Per concludere un brownie con gelato alla vaniglia, scelto nella snella carta dei dolci tutta molto americanofila. Per essere un dolce "all'americana" non era male e l'abbinamento con il gelato risultava sensato.
Con acqua e birra il conto è stato sulle 70 euro in due. Considerando che avevamo scelto le carni più costose della carta un prezzo tutto sommato onesto. Si segnala la presenza del brunch praticamente tutti i giorni, eccetto il sabato a pranzo. Forse potremmo pensare di farci un salto una domenica...

domenica 23 febbraio 2014

Brunch al Porto Fluviale

Eccoci alla fine di un'altra domenica. Questa volta graziata da un sole magnifico, pur a febbraio inoltrato. Proprio questo sole non poteva non spingerci fuori di casa e, tanto per cambiare, la priorità era pranzare, così abbiamo scelto di trascorrere la nostra domenica al Porto Fluviale. Di giorno e con una giornata come quella di oggi, devo dire che l'architettura a vetrate piene di questo locale si fa apprezzare per la luminosità. Peccato solo che non ci sia una gran vista, ma non si può volere tutto dalla vita.
Comunque, arriviamo poco prima delle 2 e chiediamo un tavolo per due. La solerte stangona all'entrata ci dice "c'è da aspettare mezz'ora". Poi in realtà l'attesa è di meno di un quarto d'ora. Non abbiamo capito se è stata pietà verso il mio pancione da settimo mese o se sia policy aziendale di sovrastimare le attese tanto per non fare cattive figure e anzi essere apprezzati per il dimezzamento delle suddette stime. Una buona strategia, salvo che una stima eccessiva potrebbe deviare il cliente verso il nuovo dirimpettaio che si chiama La Dogana (ci avevamo fatto un mezzo pensierino anche noi!).
Certo, il tavolo per molti sarebbe stato un po' sacrificato, in quanto contiguo al tavolino del servizio dove si avvicendavano le cameriere (tutte donne o quasi!) per sparecchiare, segnare i conti sul pc, prendere posate e bicchieri e mescere l'acqua dalle fontane. Tuttavia, noi siamo appassionati di dinamiche risto-aziendali e ci è piaciuto avere una posizione così privilegiata per poter studiare un locale così grande e complesso.
Ci ha accolti una bravissima cameriera, che ci ha spiegato bene come funziona il brunch: 18 euri, con una bevanda a scelta inclusa a cranio (ma in più nel buffet c'erano i succhi) e possibilità illimitata di refill del cibo. Quando ha visto che ci alzavamo a turno ci ha rassicurati "ci siamo noi, al vostro tavolo non si avvicina nessuno: potete andare insieme".
Quindi ci siamo approcciati al buffet, piuttosto ricco, considerando anche il prezzo. Un tavolo con insalate e condimenti vari a parte, un altro con i succhi (arancia o Ace) e un altro ancora con i dolci. Al centro un'isola in cui si avvicendavano caldi e freddi. Fra i caldi, un paio di zuppe (cipolla o fagioli nel nostro caso), una gustosa lasagna di zucca e provola affumicata, meno piaciuti i tortellini al pomodoro. Poi una discreta scelta di latticini, i cui piatti venivano rimpiazzati con solerzia: abbiamo assaggiato burrata, provola affumicata fresca, ricotta, feta greca. Quindi una bella teoria di verdure, con prevalenza di zucchine, melanzane e patate. Deliziosa la spadellata di cavolo nero: da provare a rifare a casa! Quindi i vari secondi, fra cui un paio di carpacci, un'insalata di totani, dell'ottimo salmone, semplicemente cotto e da abbinare alle salse presenti, alici marinate (peccato non poterle neanche guardare!). Qualche etnicità con un cous cous molto curry-oso e degli spaghetti di soia con verdure e così via. Fra i dolci cannoncini ripieni vari (chantilly o crema al cioccolato), muffin, cannolini alla ricotta, babà molto bagnato e pannoso, tiramisù, barchette con nutella, ciambellone con gocce di cioccolato.
Ho sicuramente dimenticato qualcosa, ma comunque credo che la buona varietà sia ben chiara. Come dicevo, si apprezza la quantità di cibo a fronte di un prezzo contenuto. E quando dico quantità non mi riferisco solo a un furbo riempimento di carboidrati dei tavoli come fanno molti, che se la cavano con pizze e insalate di pasta. Qui c'è davvero tutto, dall'antipasto al dolce, passando soprattutto per i secondi di carne e di pesce, che fanno capire che un minimo di investimento da parte di chi propone il brunch c'è. Certo, non parliamo di ostriche e champagne, né di piatti super-gourmet, eppure la nostra esperienza è stata complessivamente molto positiva e questo brunch scala la nostra classifica di gradimento, specialmente in una giornata di sole come quella di oggi!

domenica 9 febbraio 2014

La Zanzara a Prati: apertura il 12 febbraio


Neanche è aperto (12 febbraio il D-Day), ma La Zanzara fa già parlare di sé. In realtà il primo motivo di cotanto interesse, almeno a livello locale, è stata la protesta dei vicini residenti, che lamentano un ingresso interdetto. Non sappiamo come si concluderà il contenzioso fra vicini (speriamo non come a Erba), ma siamo sicuri che anche questa, in fondo, sia pubblicità. Come diceva Oscar Wilde, "l'importante non è come se ne parli, l'importante è che se ne parli".
Detto questo, ne parliamo anche noi, dall'alto dell'assaggio avuto all'inaugurazione-stampa dello scorso giovedì. Per prima cosa contestualizziamo: siamo "in Prati", precisamente a via Crescenzio. Zona turistica, a due passi da papa Francesco, ma anche molto romana. Diciamo una via di mezzo, dove peraltro si sta formando una discreta pattuglia di locali da frequentare. A due passi, a parte Romeo che resta il nostro preferito, ci sono Splendor Parthenopes, Frizzo (proprietà Gusto), il Sorpasso di cui ci hanno parlato bene.
La Zanzara, la cui proprietà è la stessa di Baccano, il ristorante davanti al Quirino, è però un vero e proprio gigante in mezzo a tutti questi altri. Oltre 100 coperti, con estensione all'esterno prevista per le giornate di sole. L'arredamento è vintage, stile bistrot anni '30-'40: una tendenza che si è diffusa a Roma (a nostro parere un po' troppo) ormai da una decina d'anni, con l'apertura di Gusto, che per primo ha recuperato le vecchie mattonelle a scacchi della nonna e le piastrelline rettangolari bianche lucide. Qui le mattonelle sono esagonali e formano decori geometrico-floreali, intervallando i colori, mentre alle pareti c'è la suddetta piastrella. Il risultato complessivo è carino e pulito, oltre che funzionale, con tavoli sufficientemente distanziati nonostante il numero. Unico grosso difetto, riscontrato a maggior ragione visto che la sala era a pieno carico, è il rumore: bisognerà intervenire con pannelli fonoassorbenti, perché sullo stesso tavolo non ci si sente, nonostante non ci sia musica di sottofondo.
Per quanto riguarda il mangiare, facciamo riferimento solo alla cena dell'inaugurazione, con i pregi e i difetti che una situazione del genere può avere. C'è da dire che, nonostante i numeri, lo chef Alessandro Cecere e la sua brigata se la sono cavata piuttosto bene. Solo un leggero rallentamento, fisiologico, fra gli antipasti e il primo piatto.
Abbiamo assaggiato dei crostini con burrata e cicoria, conditi con colatura di alici: molto saporiti, forse troppo. Non nel senso che fosse salato, ma che per un'amante della burrata quale io sono (tanto più che era fresca) il resto del condimento copriva un po' troppo il sapore del latticino. Nello gnocchetto di ricotta affumicata al contrario era molto presente il sentore di affumicato e questo piaceva. Gradito che lo gnocchetto fosse visibilmente home made, anche se la scelta di questo tipo di pasta è stata decisamente un azzardo, viste le difficoltà di cottura su larghi numeri. Leggermente morbidi, ma assolutamente non spappolati e per questo ci sentiamo di premiarli. L'unico dettaglio che non abbiamo capito era una quenelle di ricotta che più che altro ci sembrava avesse funzione decorativa perché non era affumicata.
Ancora una buona prova anche per il secondo piatto: una costoletta di agnello panata con i cereali e fritta. Leggermente rosa, il che a noi andava bene, ma qualcuno ha storto il naso. Croccante la doratura, molto morbida la carne. Saporita anche la scarola in abbinamento.
Per concludere una "doppietta" di tiramisù. Due bicchierini, di cui uno classico e l'altro con una variazione alla sambuca (in carta parla di tripletta, ci chiediamo come sia il terzo). L'abbinamento ci sembrava più che logico, ma il classico ci ha colpiti decisamente di più. Comunque conosco qualcuno che si è sparato ben 5 bicchierini!
Ultima nota sul menù, che ci è stato consegnato all'uscita, tanto per riflettere a casa. Un po' lunghino, ma un buon numero di piatti non prevedono grande processo, quindi è uno sforzo affrontabile per la cucina e speriamo anche per il servizio. Economicamente siamo su prezzi medi, anche se chi è particolarmente affamato potrebbe uscire con un conto un po' impegnativo... ma parliamo di antipasto-primo-secondo-contorno-dolce!
Per quanto ci sia una discreta ricerca fra i prodotti italiani e stranieri d'eccellenza, si nota una forte strizzatina d'occhio ai tanti turisti, specie americani e anglosassoni, che girano dalle parti del Vaticano e che sicuramente non disdegneranno un posto dove mangiare una bella grigliatona o una Caesar Salad. Ma è soprattutto la colazione ad essere intesa in questo senso: uova e bacon o eggs benedict solo gli anglofoni le possono buttare giù al mattino!
Una curiosità particolare mi rimane per il brunch - da non chiamare così, perché viene esplicitamente presentato come pranzo della domenica - a 25 euri. Appena troverò l'occasione di andarci ve lo farò sapere!

martedì 10 dicembre 2013

Brunch a San Lorenzo da 00100

Nell'indecisione di una domenica molto slow siamo arrivati all'una e mezzo con il frigo/forno/fornello vuoti e la pancia pure. L'unica era uscire, ma non potevamo andare molto lontano data l'ora. Breve ricerca e alla fine ci siamo fatti attirare dal brunch economico di 00100, a sole 15 euro.
Arriviamo a San Lorenzo ed entriamo per la prima volta in questa pizzeria molto grande. Sembra quasi un capannone, eppure siamo praticamente in centro. Nonostante l'aspetto da capannone della location, l'arredamento è piuttosto curato, con punte archi-fashion nelle salette private e nei bagni.
Ma passiamo alla formula brunch, che come dicevo è a 15 euri compresa una bevanda (birra piccola, bicchiere di vino, bicchiere di coca cola, acqua ecc.) e si articola in due diverse isole, una di caldi gestita dal personale che ti compongono i piatti e una di farinacei a ridosso del forno e comprensiva di pizze.
Soprattutto la presenza di questa seconda isola ci è piaciuta molto, anche perché uscivano lievitati caldi con una certa frequenza (non eccessiva trattandosi di fine brunch, ma comunque sufficiente a trovare un po' di pizze calde e delle sfiziose pizzette solo pomodoro). Sia detto peraltro che la pizza è una napoletana bassa o romana cresciuta (più la seconda opzione), quindi riempie parecchio.
Ancora all'angolo dei caldi abbiamo assaggiato i bombolotti all'amatriciana (buoni e ben conditi), i saltimbocca alla romana (leggermente sapidi, ma ugualmente sfiziosi), il wurstel con i crauti, vari contornini fra cui delle buone zucchine grigliate (probabilmente fatte con il forno a legna), delle melanzane con il pomodoro meno gustose, del cimone mal gratinato e purtroppo freddo. Qualche insalata di pasta/farro/riso completava l'offerta, ma noi non le abbiamo assaggiate.
Poi c'erano i pancake, che venivano serviti con sciroppo d'acero o nutella e fra i lievitati qualche dolcino da forno, come biscottini, ciambelle e crostate.
Conclusione: i sapori in generale non erano male, il prezzo sicuramente vantaggioso e tale da far perdonare qualche netiquette, come i caldi che se non erano appena arrivati dalla cucina non erano affatto caldi. Oppure la presenza di pochissimi secondi e moltissimi farinacei/carboidrati. Al contrario si apprezza la ricorrenza dei piatti, che venivano rimpiazzati non appena finiti, anche a fine turno. E la generosità del servizio al banco, che come dicevo veniva servito dalle cameriere, che però non smettevano di dire "ancora? solo? un altro po'?", il tutto con altrettanto generosi sorrisi.
Da specificare infine che suggerirei di evitare questo brunch ai celiaci, essendo un festival del glutine, ma credo che in generale la vita per i celiaci sia difficile nelle pizzerie, e alla peggio si può ordinare alla carta (ho visto in un altro tavolo una magnifica entrecote con patate fritte)!

venerdì 23 novembre 2012

Made Bakery, cupcake a via dei Coronari a Roma

Qualche giorno fa giravo per le vie del centro e mi sono imbattuta in questo localino piccolo piccolo. Ad attirarci, i colorati cupcakes che occhieggiavano fin dalla vetrina. Appena dentro, un odore misto burro/vaniglia ci assale e non possiamo far altro che concederci un piccolo assaggio. La coscienza ci ha portate verso i mini-cupcake (red velvet e crema al formaggio) e una porzioncina di cheese-cake. Sul bancone, però, molte altre offerte, dal cupcake al tiramisù a quello supercioccolatoso.
Insomma, parliamo di quel che abbiamo assaggiato. La minicupcake aveva il difetto di tutta la pasticceria americana: era burrosa, ma secca, benché compensata dalla crema formaggiosa. Certo, mi si dirà, come fai a confrontare un muffin o un cupcake con una diplomatica per esempio? La seconda è bagnata di liquore e ovviamente è più morbida e umida. Quanto alla cheesecake, servita su un pirottino da muffin, devo sottolineare che il fondo di biscotti (rigorosamente Digestive, si sentiva chiaramente!) era troppo freddo e difficilmente si rompeva con la forchettina di plastica. Ovviamente una problematica  naturalmente legata alla conservazione: per farlo mantenere si deve tener ben freddo. Quanto alla crema al formaggio non era male, ma ne ho assaggiate di più buone.
Conclusione, uscendo dalla Bakery romano-americana, rivolgendomi all'amica filo-anglosassone cui piacciono questi dolci burrosi tutta estetica... "Ma vuoi mettere un'aragosta? Un cannolo? Un babà?".
Questione di italianità!!!

venerdì 12 ottobre 2012

Aperitivo da Pompi: basso costo...

Un veloce giro di telefonate e si indice una riunione plenaria di amici. Passare una serata insieme durante la settimana non è la norma. Per questo, e ricordando che qualcuno il giorno dopo si dovrà alzare per andare al lavoro, ci siamo dati appuntamento per l'aperitivo. E qual è l'aperitivo di quartiere? Senza arrivare al Pigneto o a San Lorenzo, il convento passa Pompi e decidiamo per quello.
Un po' di tran tran per recuperare un tavolo fuori (la regola è: lanciati sopra al tavolo e sarà tuo!), ci facciamo portare dei cocktail di qualità medio-bassa e successivamente veniamo invitati a servirci dal buffet. L'aperitivo è libero e a basso prezzo (8 euro è uno dei prezzi più bassi di Roma), tuttavia si paga quel che si mangia. Cioè una serie di paste che dovrebbero essere calde, ma sono fredde, trancetti di pizza, spicchietti di piadina, uova sode, qualche fritto ogni tanto, qualche insalata tipo di farro o di cous cous... Vabbè, non posso lamentarmi perché come al solito ho mangiato. Però la sensazione è di sciatteria. Con gli stessi ingredienti, senza spendere di più, si potrebbe offrire un buffet molto più dignitoso. Faccio un esempio: il cous cous era freddo con i ceci, ci vuole così tanto a mettere un po' di erbette per insaporirlo? La pasta, per lo più al pomodoro, servita fredda non ha senso: fate piuttosto delle insalate di pasta, bianche o con pomodorini. Saranno sicuramente più apprezzabili!
A parte questo, un cenno al tiramisù, che ha fatto la fortuna imperitura di Pompi. Non so se è cambiato il contenuto, ma sicuramente sono cambiati i contenitori. Nuovo packaging per i tiramisù, non più serviti appena tagliati nelle vaschettine di plastica, ma direttamente in confezioni chiuse di cartone, con fondo di plastica (I suppose) e colori diversi per ogni tipo di tiramisù (adesso c'è anche quello alla nocciola). Anche le confezioni più grandi sono state cambiate: sembrano quelle delle lasagne pronte da cuocere!
Da un lato si apprezza questo cambiamento, perché c'è un evidente guadagno in pulizia e in estetica. Dall'altro, però, la sensazione è sempre più di prodotto confezionato. Come dicevo, come le lasagne surgelate...
Altra novità sbandierata da Pompi è il brunch all'americana. Le foto parlano di pancake, uova, bacon ecc. ecc. Speriamo che l'offerta sia più attenta ed espressa di quella dell'aperitivo.

domenica 23 settembre 2012

Rosti al Pigneto: giardino con cucina

Un po' giardinetto di quartiere con annessi bambini festanti, un po' spazio radical-chic, un po' ristorante-griglieria-pizzeria. Soprattutto l'ultima cosa, nei progetti di chi ha creato questo spazio, ma anche nuovo punto di riferimento per il quartiere Pigneto. Dalle mamme che vogliono portare i bambini all'aria aperta mentre fanno colazione, agli autoctoni un po' di sinistra che vogliono sorseggiare un caffè leggendo il giornale (L'Unità o Il Fatto quotidiano?), passando per commensali di ogni genere che sceglieranno questo locale per le loro cene semplici, a base di hamburger, fritti, pizze e così via.
Gli spazi lo consentono, con 300 mq coperti e 600 all'esterno, suddivisi in patio coperto, zona giochi con altalena e pista per le bocce, piccolo orto cittadino e megagriglia all'aperto. Immagino la felicità degli inquilini del palazzo di fronte, con la musica alta benché gradevole e i bambini festanti di cui sopra... Comunque ci piace e ci sembra finalmente una versione un po' più adulta del Circolo degli Artisti. Obiettivo non più fare quattro salti con band emergenti, ma star seduti a mangiare con un occhio ai bambini. Diciamo che nel primo caso ci si va dai 20 ai 30, nel secondo dai 30 in su...
Poi chi ha fatto qualche soldino in più, indipendentemente dall'età, si evolve e va da Primo al Pigneto, della stessa famiglia di Rosti. Diciamo che Primo è il fratello maggiore, con più personalità e con maggiore serietà, a partire dalla carta e continuando con il servizio. Rosti è il fratello minore, con la freschezza della gioventù, che preferisce hamburger e pizza a un tortello di carciofo o una faraona arrosto.
Per ora la nostra esperienza gastronomica si ferma all'inaugurazione, con una megafesta dalle 10,00 alle 23,00, a base di panini erba e salsiccia, fritti vari, dolcetti di ogni genere. Succhi, vino e birra a volontà. Insomma, una piccola pacchia.
Ci rivedremo presto, per una cena, anche all'interno, nelle sale disegnate dallo stesso architetto, Liorni, che ha arredato Primo. Si segnalano, infatti, prezzi tutto sommato bassi, per una qualità non da poco, peraltro ci incuriosisce il format del brunch domenicale. Anche solo per questo il Polipo approva e promuove.

giovedì 19 luglio 2012

Friggitoria Pasquale Torrente a Eataly

Torniamo al cospetto di Eataly dopo una decina di giorni e, purtroppo, nonostante sia una giornata infrasettimanale non vediamo particolarmente scemata la folla delle grandi occasioni. O per fortuna: sicuramente questo nuovo tempio del cibo italiano a Roma si sta dimostrando un grande affare. Complici il caldo e l'ampio parcheggio: i romani non resistono al binomio aria condizionata / posto auto.
In ogni caso: la missione di questa seconda incursione in quel di Eataly era assaggiare i fritti di Pasquale Torrente. Memori dell'eccezionale esperienza del Convento di Cetara, speravamo di ritrovare qualche sentore di Costiera anche a Roma. Più che sentore, però, qui parliamo di puzza di fritto, che pervade l'intero centro commerciale, a partire dall'esterno dell'ingresso.
Per prima cosa la prassi: qui è un po' come l'autogrill. Vi ricordate il Paolantoni pizzaiolo casertano che diceva "prima lo scontraino e poi la paizza". Beh, anche qui è un po' così: prima si punta il proprio tavolo (ma preparatevi il piano B perché se qualcuno in fila prima di voi aveva puntato lo stesso posto poi rimanete a piedi) e si prende il numeretto; quindi si fa la fila e per prima cosa si indica il numeretto del tavolo, quindi si sceglie cosa mangiare e bere. Preparatevi su cosa volete mangiare, cercando anche di capire dalle lavagne quali sono i piatti del giorno: la cassiera che è capitata a noi, ha prima sottolineato questo un po' stizzita, ma poi ci ha decantato tutto il menù. Abbiamo scelto di assaggiare le polpette di melanzane (piatto del giorno) e il misto di fritti: 3 piani di fritti assortiti da far capitolare un lottatore di sumo!
A dir la verità ci siamo un po' pentiti: prendere in due tutto questo fritto non è stato geniale, dal momento che dopo un po' stufa e, inevitabilmente, si fredda. In questo, secondo noi, c'è il limite del format Eataly, che si propone come slow food, ma poi in realtà ti costringe a mangiare con un po' di fiato sul collo solo a vedere la fila che c'è dietro, nonché senza la possibilità di cominciare a ordinare un paio di cosette e poi magari richiamare il cameriere e chiedere altro. Qui bisogna essere veloci, decisi e risoluti. Non è ammesso alcun cambio di idea, salvo poi dover rifare la fila... noi avremmo voluto una birra, ma ci abbiamo rinunciato per questo motivo!
Non parliamo poi di prendere da mangiare un po' qui e un po' lì: significherebbe di far la fila per ogni singolo piatto che si sceglie (ad esclusione di ciò che si trova sullo stesso piano, che può essere ordinato tutto nella stessa cassa, ad esempio i fritti vanno a braccetto con le birre e con salumi e formaggi).
Sapori. Nel nostro misto abbiamo trovato i classici gamberi e calamari, quindi le alici che non erano alici  ma sarde, tranci di spatola e i latterini, cioè i pescetti da mangiare tutti in un boccone, testa inclusa. Poi, al "piano terra" dell'alzatina c'era tutto ciò che non era pesce, cioè gli gnocchetti fritti, i ravioletti e due cubotti di pasta al forno panata e fritta. Quest'ultima soprattutto era davvero magnifica, peccato solo fosse un po' fredda al centro. I ravioli erano buoni di consistenza, ma non ci faceva impazzire il ripieno. Il pesce era fresco e c'è poco altro da dire! Ah, poi avevamo le polpette di melanzane: abbiamo apprezzato che fossero davvero melanzanose!!!
Alla fine eravamo talmente pieni che - haimè - non abbiamo avuto neanche la forza di concederci un gelatino da Lait... Al prossimo assaggio!

N.B. se volete ritrovare davvero i sapori di Cetara, basta dare un'occhiata al racconto della nostra visita al Convento, nel link di seguito...
http://ilpolipoaffamato.blogspot.it/2011/12/tre-gamberi-sono-tre-gamberi.html

martedì 13 marzo 2012

Brunch da Margutta Ristorarte

Mi sono accorta di aver dimenticato di "fare rapporto" su questo simpatico brunch che ho provato poche settimane fa. Il ristorante, va detto, è vegetariano, eppure anche io che sono una convinta carnivora sono una sostenitrice di questa formula. Perché vegetariano non vuol dire per forza che sia insipido e insapore, visto che anche un ottimo fungo fritto (ne ho mangiati a pacchi), una lasagna verde, delle focaccine, una zuppona di cavolo (...) possono essere squisiti!!! Certo, un roast beef a metà pranzo ci poteva star bene, ma vi assicuro che non ci è mancato affatto. E anche i dolci erano molto ben rappresentati (ottima la torta di carote!).
Il locale è davvero bello, luminoso e spazioso, impreziosito dalle installazioni artistiche che cambiano a rotazione. Il servizio cortese e cordiale, ma c'è da dire che con il brunch non è che ti debbano servire così tante cose... Le bevande come succhi, caffé americano e acqua sono incluse, fanno eccezione gli alcolici e le bibite gassate. Il tutto a 25 euro...

Ps. proprio di fronte ci sono i diretti competitor, che fanno un brunch a 28 euro. Parliamo di Babette, di cui potete leggere in un altro post, che vi linko di seguito.
http://ilpolipoaffamato.blogspot.com/2012/03/brunch-da-babette-via-margutta.html 

lunedì 12 marzo 2012

Brunch da Babette a via Margutta

Il posto è elegante, il brunch non eccessivo ma con cose buone e la particolarità del dolce al bicchiere. Tutto questo è Babette, locale francese per passione, dove per la verità non amiamo tanto andare a mangiare "a la carte" quanto al buffet. Insomma, mangiare senza limiti e assaggiare qua e là. La prenotazione la domenica è d'obbligo (anzi, è consigliata qualche giorno prima), a maggior ragione con l'arrivo della bella stagione quando si mangia nel piacevolissimo dehors, che altro non è che la corte interna di un palazzotto del centro. Ah, sì perché siamo in pieno centro, precisamente a via Margutta, a suo tempo strada degli artisti, nonché via di casa di Fellini.
Ma passiamo a ciò che abbiamo mangiato in questo brunch domenicale... Il piccolo ma buon buffet presenta un discreto assortimento di verdure sia bollite che in insalata, qualche fritto (c'erano dei simpatici cubi di polenta), una buona focaccia fatta in casa, almeno un paio di primi che sono in continua rotazione (quindi se ne puntate uno, non pensate che lo rimetteranno quando finisce, perché ne arriverà un altro), una zuppona, almeno 2-3 secondi fra i quali campeggiava un buon roastbeef tagliato sottilissimo con una cremina di erbe molto saporita. Insomma, non male, anche se non ci è molto piaciuto che abbiano aumentato il prezzo da 25 a 28 euro in poco tempo. Però il prezzo include le bevande (anche vino o birra) e soprattutto il dolce "a la carte". Infatti a fine pasto si sceglie direttamente dal menu il proprio dessert. Due tipi di tortini caldi fondenti (bianco o nero), la tarte tatin e la mia preferita: la torta al pistacchio.
La mia collega assaggiandolo ha detto "ma è piena di burro". Io le ho risposto: "non diciamolo, teniamola come amara consapevolezza".

N.b. proprio di fronte a Babette c'è il Brunch del Margutta Ristorarte, un vegetariano che ci sta molto simpatico (ancora a 25 euro). Di seguito il link della precedente recensione.
http://ilpolipoaffamato.blogspot.com/2012/03/brunch-da-margutta-ristorarte.html 

domenica 26 febbraio 2012

Brunch da La Mantia... 50 euro, ma ogni tanto ci vuole!

Arriva la domenica e che si fa? Si va al brunch!!! Stavolta abbiamo seguito un istinto primordiale che ci diceva che dovevamo rischiare e spendere ben 50 euro a cranio per godere delle goloserie siciliane di Filippo La Mantia. Certamente un azzardo, visto che non ci eravamo mai stati (neanche quando ne costava "solo" 40), però un azzardo molto studiato, fra guide che ne parlano bene, amici entusiasti e grandi commenti soprattutto sul capopasticcere Andrea De Bellis (attenzione a questo ragazzo, ha già aperto un catering tutto suo e secondo me presto farà il passo di mettersi in proprio). Quindi, siccome il brunch ha anche una notevole sezione riservata ai dolci, era una buona occasione per capire di che stavamo a parlare...
Dopo questo lungo preambolo, passiamo al contesto: l'hotel Majestic. Siamo in piena Via Veneto, fra Dolce Vita che fu e camerieri in livrea che ci sono ancora. E' un grande 5 stelle romano, dove non mancano le frotte di russi con le mazzette di soldi, e dove però c'è un leggero retrogusto di decadente, un po' come una nota barricata in un vino rosso un po' invecchiato. Non necessariamente una cosa negativa.
Colpisce all'ingresso del 1° piano, dove sta il ristorante, la targa con l'indicazione che porta al: RISTORANTE FILIPPO LA MANTIA CUOCO E OSTE. Ma "cuoco e oste" ce l'ha scritto sulla carta d'identità alla voce "segni particolari"?
Lui, Filippo, fra l'anticamera e la sala (non in cucina, lì ce lo trovi la sera), "in borghese", che faceva funzioni di manager e front man. Salutava tutti, elargiva sorrisi, consigliava le cotolette di manzo ("mi deve credere, signora, un burro") e si fermava a qualche tavolo a raccontare le sue avventure di chef ormai lanciatissimo: "una coppia di russi che aveva mangiato da me mi ha chiamato per andare a cucinare a Montecarlo per la festa di lei: in 14 persone hanno speso 330mila euro solo di lista dei vini". Ecc. ecc.
Ma passiamo al momento che tutti aspettavate: il cibo! Beh, prima di tutto faccio un bilancio: lo so che 50 euro sono tanti, però la verità è che, come diceva il saggio, "semel in anno licet insanire" e concedersi una pausa gourmet di questo livello vale più di 2-3 cene in posti mediocri. Mi vien da dire che i soldi sono spesi bene per una serie di motivi:
- l'abbondanza;
- la varietà;
- la qualità e il costo delle materie prime utilizzate (non insalate e paste riempitive, ma carne e pesce senza lesinare);
- la presenza di un ampio e magnifico buffet di dolci;
- un calice di vino incluso;
- il contesto 5 stars;
- per i mesi caldi aggiungerei anche la bella terrazza assolata, peccato che non abbia una gran vista.

Detto questo, andiamo nel dettaglio di ciò che ho mangiato, anche se temo che questo post verrà una specie di lenzuolo... Ho cominciato con un po' di sfizioserie fra cui il delicatissimo carpaccio di polpo, un meno saporito carpaccio di manzo e soprattutto la supercelebrata e fenomenale caponata di La Mantia. La particolarità, come molti sanno, è che come tutti i piatti di La Mantia, è priva di aglio o cipolla.
Quindi un passaggio ai primi, fra cui il sicilianissimo timballo di anelletti ben realizzato come l'altrettanto siciliana Norma. Ancora di ispirazione della Trinacria la pasta con un pesto verde pistacchio (conteneva appunto pistacchi, ma non abbiamo individuato cos'altro). A riempire anche qualche verdura gratinata con la besciamella (calvolfiori, asparagi, finocchi).
Ancora i secondi, per non farci mancare niente. Abbiamo assaggiato l'ottima frittura di anelli di calamaro, freschissima, poi un baccalà al sugo e le cotolette morbide come il burro di cui sopra.
Ed ecco il momento clou: i dolci!!! Se mi chiedessero quale è stata la cosa più buona che ho mangiato direi la terrina di pistacchio: FA-VO-LO-SA! Molto buona anche la cheese-cake, notevole il tiramisù, naturalmente di grande impatto la cassata siciliana...
Beh, a questo punto alzo la bandiera bianca e passo al bicarbonato... Dopo una mangiata del genere!

Ps. qualche info in più e perfino qualche ricetta si trova sul sito di Filippo La Mantia:
http://www.filippolamantia.com/

domenica 4 dicembre 2011

Brunch al CO2: american style

Davvero molto americana la formula di questo brunch a due passi da piazza Navona. Molte uova, patate e soprattutto l'arrosto! Insomma un sunday roast in piena regola... Complessivamente è buono: ci sono piaciuti soprattutto l'arrostone di cui sopra, le crocchette di pollo, il gateau di patate. Senza contare i dolci, che qui sono a regola d'arte: pancakes in quantità, french toast, una torta di cioccolato, una di mandorle, la red velvet e, dulcis in fundo, una cheesecake da paura! Ah, e c'è anche l'omino che confeziona le omelette espresse con i condimenti che si preferiscono (formula molto da resort di lusso), peccato per la fila lunga chilometri che fa rinunciare i meno motivati.
Insomma, questo brunch ci è sembrato simpatico nella formula, meno nel trattamento generale. Avevamo prenotato, specificando di volere un tavolo e invece, nonostante varie insistenze, non siamo state accontentate e ci hanno dato 3 posti uno in fila all'altro sul tavolone centrale (alle 2 passate mica a mezzogiorno!).
Quindi la questione "succo d'arancia", che ha fatto dispiacere la mia amica che ne ha ordinati due. Dany, non ce l'ho con te, ma per 5 euro a bicchiere almeno ti avrebbero dovuto portare un bicchiere di spremuta d'arancia espressa!
Il costo complessivo è di 25 euro, che ci sembrano adeguati al fatto che non vengono offerti solo farinacei, ma anche carne e per di più ci sono due buffet con servizio (l'arrosto e le omelette), insomma quantomeno devono pagare l'omino che affetta e quello che gira la frittata! Meno adeguati, come già accennavo, i prezzi delle bevande che, a parte il caffè americano, non sono inclusi.

Ps. se volete sapere qual è il mio brunch preferito a Roma cliccate sul link di seguito:

lunedì 21 novembre 2011

Urbana 47 a Roma: una bella scoperta!

Sia lodato Via dei Gourmet!!! E' grazie a questo utilissimo sito di recensioni che soprattutto noi gastroaddicted romani possiamo mangiare in ottimi ristoranti, spesso ignorati colpevolmente anche dalle guide come il Gambero. Perché devo dire che mi ha stupito moltissimo non trovare Urbana47 nel novero dei posti da visitare a Roma (nella guida nazionale 2012).
A parte la critica alla fenomenologia delle guide ai ristoranti, parliamo di questo locale un po' radical-chic, che mescola moderno e modernariato, tradizione e innovazione, km0 e ricerca del meglio (perché non si deve andare lontano per trovare le buone, anzi ottime, materie prime).
Ci è piaciuto molto il menù a forma di taccuino, dove si trova il prezzo di tutto: cibo, vini e arredi. Ci è piaciuta anche la formula menù: l'importante è che tutto il tavolo sia d'accordo a spararsi 3-4 portate, poi ognuno può scegliere ciò che preferisce. Ci sono piaciuti meno solo i prezzi: un po' cari per una trattoria, per quanto gastro-chic (ma ci salvano i menù). E forse ci è sembrato un po' troppo risicato il menù, che contiene si e no 15 piatti, per tutte le portate. Però va detto che si tratta per lo più di piatti talmente universali da non scontentare nessuno.
Passiamo al cibo e premetto che vi risparmio un "buono" o un "ottimo" per ciascun piatto: datelo per assodato!!!
Eravamo in 4 e abbiamo preso il menù da 3 portate + dolce (42 euri a cranio). Come dicevo ognuno ordina per sè, però giustamente il solerte cameriere ci ha pregati di non ordinare 4 cose diverse per ogni portata (e, antipasti a parte, l'abbiamo accontentato).
Antipasti: abbiamo assaggiato il Maccarello affumicato al ciliegio (che era un carpaccino fenomenale, accompagnato da cimette di cavolo cimone croccanti); il primosale di bufala alla piastra con verdura croccante e salsa di pomodori verdi piccanti (molto apprezzato, ma si avverte che non solo i pomodori sono piccanti, anche se non troppo); la parmigiana di broccoletti con filetto di spatola che era da urlo e devo provare a riprodurre!!!
Primi: qui abbiamo scelto i due cavalli di battaglia della cucina romana (amatriciana e cacio e pepe) per scambiarli e confrontarli, nonché votarli. Alla fine il tavolo propendeva più per l'amatriciana (da ola), anche se ha destato molto stupore anche lo spaghetto ai 2 caci e 2 pepi, con una sapiente scelta di caci un po' meno sapidi del solito.
Secondi: anche qui due opzioni sul tavolo. Il famoso Cheeseburger di Urbana47 (servito con chips di patate, confettura di cipolla e maionese home made) e il rosti di patate con puntarelle. Devo dire che il secondo era forse il piatto meno indovinato perché il rosti era un po' troppo morbido, però era compensato da un'insalata di puntarelle delicatissima.
Infine i dolci e qui devo dire che ho rosicato per la scelta, non infelice, ma nulla al confronto... Una delle opzioni, quella che ho scelto io, era il classico maritozzo con la panna servito con un po' di granita di caffè. Buono, niente da dire, ma appena assaggiato il Mont Blanc (rivisitato al bicchiere) mi sono pentita della scelta. Se non altro perché anche solo un cucchiaio prelevato dal bicchiere portava in paradiso...
Insomma: questo locale ci è piaciuto davvero tanto e condividiamo la fama che si è conquistato in poco tempo. Ci ripromettiamo di tornare per il brunch, per assaggiare anche questa formula.

N.b. vi copincollo di seguito il link del post di Luciana Squadrilli (che sottoscrivo in pieno) su Via dei Gourmet:

N.b.b. Per chi vuol dare una sbirciata al menù e ai prezzi, seguite il link di seguito:

martedì 15 novembre 2011

Brunch da Open Colonna a Roma

Non posso dire di averli provati tutti (non ancora!), ma posso dire che da sempre il mio preferito è e rimane questo. E' il brunch di Antonello Colonna, all'Open Colonna, che altro non è che il ristorante del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale. Qui ha traslocato un po' di anni orsono il buon Antonello Colonna, prima in quel di Labico.
Si paga un po' di più (28 euro a cranio), ma vale la pena perché questo più che un brunch è un vero e proprio pranzo della domenica. Cocottine con parmigiane e lasagne, insalate di pasta, riso e cous cous varie, mega-taglieri di formaggi, ricotta e mozzarella fresche, polpette al sugo, involtini di pollo, salsiccia e patate, broccoli, verza e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare dei dolci: cassata, Mont Blanc, panettoncini home made, cheese cake, crostata, bicchierini di tiramisù...
Insomma qui la quantità e la varietà è infinita. Gli unici che potrebbero trovarsi male sono i vegetariani (ho visto una mamma veg aggirarsi sperduta con il figlio neanche decenne alla ricerca di qualcosa non "contaminato").
Unica nota dolente: il conto. Non tanto per quel che si è mangiato che, come ho detto, costa un po' di più della media ma merita la spesa. Quello che non ci aspettavamo e che ci ha lasciati francamente di stucco è stato il costo del vino: 35 euro una bottiglia di Muller Thurgau Alois Lageder che, abbiamo visto in seguito, si vende in enoteca a circa 12-13 euro: quindi ricarico di 3 volte... un po' troppo! Per non parlare dell'acqua (del sindaco) venduta a 2.50 euro a bottiglia. Ci saremmo aspettati da Colonna che almeno quella fosse offerta.

N.b. per visualizzare il sito internet dell'Open Colonna basta cliccare nel link di seguito:

lunedì 19 settembre 2011

Un brunch da Sweetie Rome... a Roma


C'è qualcuno che la domenica va a messa, noi andiamo rigorosamente a fare il brunch (specialmente se il Napoli gioca la sera, se no non ci si può muovere di casa!). Cercavamo una soluzione non eccessivamente costosa e abbiamo quindi scelto di provare questo locale un po' "tu vuò fa l'americano" a due passi da via Nazionale. Diciamolo, facendo 10 passi in più e spendendo 5 euro in più, c'era il brunch di Colonna che sicuramente era 100 volte meglio. Però anche questo ci è sembrato carino nella formula e tutto ciò che era offerto era buono e sfizioso. Anche se, a nostro parere, mancava un po' di sostanza.
Formula: 22 euro che comprendono 1 mezza bottiglia d'acqua, un succo o un americano o un espresso a scelta, 1 dolcetto della casa a fine pasto da mangiare lì o portare a casa (valore 3 euro solo quello) e il buffet all-you-can-eat. E' consigliabile prenotare perché i tavoli sono pochini e tenete presente che i turni sono tassativamente 2: 12,30 e 14,00. Per quanto possa sembrare una costrizione, questa ci è sembrata una scelta vincente perché fra un turno e l'altro la sala è stata completamente rassettata e il buffet riassortito in tutti i suoi piatti.
Veniamo finalmente al cosa si mangia: vado a memoria naturalmente.

Crostini con varie salsette: tonno/ basilico/ salmone/ pomodorini/ zucchine...
Una quiche lorainne spettacolare che valeva il viaggio solo quella!
Sartù di riso pure ben fatto
Un paio di insalate
Pollo alla senape molto delicato
Una specie di insalata di riso con Basmati, salmone, pistacchio
Rosti di patate in monoporzioni, un po' moscino
Gattò di patate in monoporzioni molto buono
Frittata di zucchine troppo salata
Pasta con pomodori e asparagi un po' sciapa
Coppettine di anguria fresca per sciacquare la bocca

Credo di non aver dimenticato nulla. Salvo che, dopo essersi abbuffati al buffet, arriva il pancake con cioccolato o sciroppo d'acero. Di scuola americana, naturalmente, come cerca di essere tutto il locale, è di quelli alti un centimetro che sembrano degli spugnoni. Buono comunque. Infine si può scegliere ognuno la sua tortina. Chi ce la fa la può mangiare sul posto, ma di solito si arriva abbastanza saturi e si porta a casa. A me non fanno impazzire, perché sono troppo dolci (specialmente la glassa che c'è sopra), comunque sono morbidissimi e ben fatti.

In esposizione varie torte, decorate e glassate all'americana. Oltre naturalmente al catalogo per farsi un'idea. Ne abbiamo viste di meglio, a dir la verità (io oramai sono fan del Boss delle Torte, il programma che fanno su Real Time), però ci è sembrata un'idea simpatica e finalmente qualcosa che a Roma non fosse già vista. Ideale per chi cerca torte decorate, anche se costano un'eresia.

ps. preghiera per i cari amici di Sweetie Rome: togliete o spolverate quelle torte in esposizione???

pps. Sweetie Rome ha anche altri appuntamenti oltre il brunch, per verificare basta fare click sul link di seguito alla home page del sito del locale: