tag:blogger.com,1999:blog-32603331758140890962024-03-05T19:45:10.844-08:00Il Polipo AffamatoAlessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.comBlogger310125tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-65906545726497392242015-04-07T02:22:00.000-07:002015-04-07T02:22:34.804-07:00Nasce RomaBrunch.it<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="http://www.romabrunch.it/" target="_blank"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIyXUQtF1MeQljV0wueEscsFfQn7GrFuscDNr-U5YV4fR00YH3570ZYOQqiaQgh8Hk_TJygO5nVfa3-XXDznvDygT7C4szPZcExDS_bvIDI4rJho8iP4umb3b1yy-vUTYye21VWkL_d5Q/s1600/Romabrunch-logo.gif" height="260" width="320" /></a></div>
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Per chi dei nostri lettori non l'avesse capito siamo dei grandi appassionati del genere, specialmente da quando il nostro piccolino ci costringe a uscite più a ore diurne che notturne. E' per questo che è davvero una buona notizia il lancio del sito <a href="http://romabrunch.it/">RomaBrunch.it</a>, il primo sito interamente dedicato ai brunch della Capitale.<br />
Il Chi Siamo recita: "C’è chi lo preferisce a buffet, c’è chi lo ama alla carta, c’è chi vuol essere servito e chi detesta che qualcuno faccia caso a quanto ha riempito il piatto o quante volte si è alzato per un refill. C’è chi cerca il posto elegante e chi il locale alla moda, chi vuole mangiare con calma mentre qualcun altro si occupa dei bimbi e chi, mamma mia, ristoranti per famiglie “no, grazie”".<br />
Censimento e non guida gastronomica, ci tengono a specificare, perché l'importante è dare delle indicazioni su dove andare in base alle proprie esigenze. In questo senso l'enorme mappa stradale nell'home page aiuta moltissimo.<br />
Per ora i brunch sono una trentina, ma speriamo che il numero cresca in fretta. Magari con l'aiuto dei lettori - anche quelli del Polipo, perché no - che potrebbero apprezzare la possibilità di <a href="http://www.romabrunch.it/segnala-un-brunch/" target="_blank">segnalare</a> i propri brunch del cuore.<br />
Fra i filtri che aiutano nella scelta, oltre all'immancabile prezzo e alla collocazione geografica ben chiara grazie alla mappa di cui sopra, ci sono le seguenti tipologie: brunch all’americana, buffet all’italiana, brunch alla carta, brunch bio, buffet dolce, brunch all’aperto (per i locali che dispongono di dehors) e family brunch (per i locali che offrono animazione per i più piccoli), vegetariano.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-85816697450886459892015-02-17T07:24:00.002-08:002015-02-17T07:24:33.049-08:00Brunch da Kilo: buffet con carne alla brace<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Che cosa aspettarsi da un brunch a soli 13,90 euro? Molta folla e file interminabili, questo è sicuro... Senza contare che siamo a un passo da via Salaria, zona ultrapariola, in cui la popolazione si divide fra signore con parecchio botox in faccia e ragazzetti azzimati di sicura provenienza luissina, con doppiopetto e pochette nel taschino. Da cotanto parterre ci si aspetterebbe il classico aplomb da gentlemen, specie dal secondo caso: il ventenne in doppiopetto invece tenta di saltare la fila e si giustifica inutilmente, salvo essere poi rimandato indietro con una ringhiata. Ok, sicuramente sembrerò prevenuta, ma sono scene vissute davvero e vi assicuro non con grande contentezza da parte mia.<br />
Detto questo, parliamo del buffet. Come ha descritto chiaramente la cameriera "c'è tutto, dall'antipasto al caffè", che non è solo la risciacquatura dei piatti all'americana, ma una versione in tanica di quello espresso. Questo è un punto a favore, come è un punto a favore anche la presenza di carne che viene grigliata espressa e a vista, fra cui salsicce, hamburger e spiedini. Tutta carne bianca, ovviamente, ma di buon sapore, peccato solo per le file interminabili per arrivare a "vincere" uno spiedino. In alternativa, la formula di questo brunch prevede la possibilità di ordinare a un prezzo favorevole una bistecca da un apposito menu scontato della domenica, tuttavia si accede a questa "offerta" solo se si sta comunque pagando il buffet. Per il resto l'offerta generale è molto ampia, ma non altrettanto valida. Buone le patatine fritte, peccato che anche queste ultime siano vittime di un classico assalto ai forni. Meno memorabili le paste, che purtroppo sono conservate in appositi scaldavivande con il coperchio che il suddetto cliente "tipo" tende a lasciare aperto, col risultato che la pasta oltre ad appapparsi si fredda pure. Le insalate non mancano, qualche esempio di affettati e formaggi, assenti completamente le classiche uova da brunch domenicale simil-americano, ma non ci sono mancate affatto. Nel reparto dolci qualche crostata e un profiterole molto cremoso, ma poco delicato. Come si diceva c'è poi il caffè, in un angolino da scoprire in cui si può comporre, volendo, con panna e nutella, tanto per aggiungere qualche caloria che mancava al conto!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-4528574698310001962015-02-05T05:35:00.000-08:002015-02-05T05:35:03.911-08:00Ketumbar: brunch bio per famiglie e bambini<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Cercavamo un posto family friendly per un brunch della domenica con i bimbi. Così mi sono armata di tutte le mie conoscenze bruncharole e ho tirato fuori dal cappello questa proposta: andiamo al Ketumbar. Gli autoctoni o quelli che hanno studiato a Roma nei primi anni Duemila si ricordano questo posto più perché ci si andava a ballare. Non so se è stata colpa della giornata un po' uggiosa, ma in generale è rimasta l'atmosfera dark da night club, ma adesso la riconversione del locale ha spostato l'accento più sulle famiglie e sul mangiare buono e sano.<br />
Attitudine biologica, quindi, per un brunch abbastanza vario, anche se non enciclopedico, specie nel reparto salato, mentre il dolce è molto meglio rappresentato. I sapori in genere non sono male, anche se qualche portata ci è sembrata un po' "mappazzone", come direbbe Cracco.<br />
I dolci, invece, oltre ad essere ben rappresentati sono stati anche una vera sorpresa, con una caprese che non mi sarei mai stancata di mangiare. Le bevande non sono incluse, mentre invece per i piccoli non troppo piccoli come i nostri c'è un bellissimo laboratorio creativo.<br />
Insomma, per circa 20 euro (poco meno, ma considerato che bisogna pagare le bevande ci si arriva) un brunch buono soprattutto per l'attenzione ai più piccini. Quanto al mangiare a nostro avviso nella stessa fascia di prezzo c'è di meglio.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-35449584010694383902015-02-04T08:23:00.002-08:002015-02-04T08:23:22.352-08:00Panificio Nazzareno: un brunch domenicale inaspettato<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Quando ho proposto alla mia amica di incontrarci a Ponte Milvio per il brunch domenicale ero abbastanza scettica. Data la frequentazione media della zona pensavo che il posto dove avremmo mangiato sarebbe stato il classico "tutto fumo e niente arrosto della zona". Invece mi sono felicemente sbagliata: il Panificio Nazzareno di arrosto ne ha da vendere eccome. All'ingresso si direbbe di entrare in un angusto panificio, mi sembrava di affogare fra pizzette e chiacchiere di carnevale, eppure basta girare l'angolo di un corridoio per accedere a un dedalo di stanze e stanzette in cui si avvicendano tavoli e tavolini. In pratica, non ho contato i coperti ma alla fine c'è molto spazio e il risultato è estremamente intimo perché in ogni stanza alla fine ci sono pochi tavoli e molti, come il nostro, sistemati in strategiche rientranze. Solo un piccolo inconveniente con il seggiolone: la mia amica aveva detto ci sarebbe stato un bimbo e dava per scontato ci riservassero il seggiolone, invece è bastato arrivare verso l'una e mezza per non trovarne più disponibili. Il fasciatoio, inoltre, è collocato in cima a una scala e non è proprio una scelta geniale, ma tant'è.<br />
Passiamo finalmente al cibo. Il brunch è collocato in un'ampia stanza che culmina nella cucina a vista. Ci sono tre isole, fra cui una centrale in cui si trovano i classici americani come le Eggs Benedict, un po' di elementi freddi come formaggi e salumi e i dolci, fra cui gli immancabili pancake, dei buonissimi cookies e varie torte. In un altro angolo invece un avvicendarsi di primi piatti e la zuppa. Ho apprezzato che i primi fossero rimpiazzati frequentemente. Infine l'isola dei secondi piatti, fra cui arrosti, coda alla vaccinara e una buona rappresentanza di verdure di contorno. Il risultato generale è un brunch molto ben rappresentato, con ottimo rapporto qualità/prezzo (20 euro inclusa acqua e succhi al buffet) e una discreta qualità dei piatti. Certo, qualcosa piace di più, qualcosa meno, ma come dicevo la frequenza nel rimpiazzare i piatti, il ricambio anche dei tipi di piatti espressi e alcuni elementi freschissimi come i latticini davano un atout in più. In altre parole, il mio iniziale scetticismo è stato messo a tacere! Da segnalare che il brunch è aperto fino alle 15,30, ma che per chi arriva più tardi, come il maritozzo che ci ha raggiunte dopo la partita, c'è sempre la possibilità di prendere piuttosto un po' di pizza in tranci.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-85152488241916928642014-12-09T10:06:00.003-08:002014-12-09T10:06:43.743-08:00Marzapane dopo il restyling<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXTV4dre6wwrV5-q3DkVX7BftI7qQadpmTKvWebSohHBxeevTgY2g4QrqFBlBQXfv_KzAKMk__JiSvv9EKjRQDYBXiJlb_y09MWNFyTCPc8GSpyDQT4ut2EdBWg5utnGBNYZ0jOyUrwMs/s1600/Marzapane+(4).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXTV4dre6wwrV5-q3DkVX7BftI7qQadpmTKvWebSohHBxeevTgY2g4QrqFBlBQXfv_KzAKMk__JiSvv9EKjRQDYBXiJlb_y09MWNFyTCPc8GSpyDQT4ut2EdBWg5utnGBNYZ0jOyUrwMs/s1600/Marzapane+(4).jpg" height="320" width="180" /></a><br />
C'ero stata un po' di settimane fa per un'intervista e avevo avuto modo di conoscere la giovanissima chef Alba Esteve Ruiz (classe 1989) e ammirarne la calma fermezza, che l'ha portata ad essere uno dei migliori emergenti della capitale già da qualche anno. Purtroppo l'intervista l'avevo fatta "a digiuno" delle sue creazioni perché varie volte avevo provato a prenotare ma senza successo. Questa volta ho provato con 48h di anticipo e puntando sulla domenica invece del sabato e ci sono riuscita.<br />
Sul locale, velocemente, già avevo avuto modo di apprezzare il nuovo arredamento: via l'effetto bistrot parigino troppo abusato nei locali della capitale e sì a una ristrutturazione intelligente che ha recuperato spazio (sul soppalco la cantina, un guardaroba e uno spazio per i dipendenti) e ha aggiunto calore grazie al sapiente uso di legno e di giochi di luce.<br />
Unico appunto la scelta stilistica di far mangiare sul nudo legno... Diciamo che io apprezzo sempre che ci siano le tovaglie, anche all'americana. In questo caso, trattandosi di tavoli rotondi, sarebbero belli dei runner magari?<br />
Questo l'unico appunto, perché per quanto riguarda la cucina la cena è stata una conferma della buona opinione comune, ma anche una scoperta di un talento ancora più concreto di quanto pensassi. Piedi per terra e una sapiente mescolanza di piatti dall'anima italiana, ma cucinati da un cuore spagnolo, che si ritrova soprattutto nella scelta di alcune materie prime (l'agnello o il maialino iberici per esempio).<br />
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Noi per questo primo accostamento alla cucina di Alba abbiamo scelto di affidarci al menu degustazione Marzapane. Per cominciare come amuse bouche un gaspacho molto delicato e ben presentato. Cipolla e peperone facevano sentire bene la loro presenza ma non stufavano. Poi il vero antipasto: quaglie in escabeche (alla scapece diremmo noi) con un vellutata di patate e verdure. La presenza dell'aceto era molto delicata, la quaglia dalla cottura perfetta, in abbinamento anche un formaggio Machego per non smentire la provenienza della chef.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5IFyOxQb5bbsGgfrw_NMn0jZBXqudpJ3RQqynYNn2dKSFpenDGm-0WZER2Y0ytynuDOJ9ot5e8CZad_djreHnZUc5iWWuGnsywnS9Iy9i42NH0tMCkqtPvD5VMuelS4JUwnofMJk8snQ/s1600/Marzapane+(3).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5IFyOxQb5bbsGgfrw_NMn0jZBXqudpJ3RQqynYNn2dKSFpenDGm-0WZER2Y0ytynuDOJ9ot5e8CZad_djreHnZUc5iWWuGnsywnS9Iy9i42NH0tMCkqtPvD5VMuelS4JUwnofMJk8snQ/s1600/Marzapane+(3).jpg" height="180" width="320" /></a>Quindi i due primi previsti: un risotto burro e alici del Cantabrico molto saporito, forse troppo, nel senso che la presenza dell'alice dava un picco di sapidità, che però veniva bilanciato dai cubetti di zenzero candito, con un risultato di equilibrio complessivo. I cannelloncini di cime di rape con maiale su salsa di legumi erano simpatici, ma forse il piatto meno da ricordare. La sfoglia leggermente grezza, la presenza di cime di rape secondo noi un po' troppo defilata, rispetto ai legumi.<br />
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Il dolce, infine, raggiungeva l'apice della felicità del melting pot italo-spagnolo: Torrija con gelato al torrone de Jijona. In pratica sotto c'era questa specie di french-toast alla spagnola (così è descritto in inglese) fritto e servito caldo, a contrasto con il freddo del gelato. Una degna conclusione di un pasto davvero felice. Il tutto a 35 euro, prezzo del menù, più vino, acqua (3 a bottiglia) e pane (3 a piatto).</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-61192837658853336782014-12-09T07:53:00.001-08:002014-12-09T10:08:17.028-08:00Spazio a Eataly Roma: provato per voi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiByLrBSk8Z0O_bk2kkl3SXC3-wYMznLtA12o4N5208NoN58OqdSHHgtM4WYNSFmMUtpMRfjlB3gL2MB7U-DHk21avrFkkw7IGcLgQWIJBP5kviX1mGFMOv0PqV2Wv-yp0Kjx55BRwCduA/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(4).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiByLrBSk8Z0O_bk2kkl3SXC3-wYMznLtA12o4N5208NoN58OqdSHHgtM4WYNSFmMUtpMRfjlB3gL2MB7U-DHk21avrFkkw7IGcLgQWIJBP5kviX1mGFMOv0PqV2Wv-yp0Kjx55BRwCduA/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(4).jpg" height="180" width="320" /></a>"Li ha formati Niko Romito, saranno bravi!", con questo mantra nel cervello abbiamo scelto di dar credito alla nuova creatura di Niko Romito, che con la complicità di Farinetti ha deciso di aprire il suo Spazio nella cornice dell'ex ristorante Italia di Eataly Roma. Eravamo stati all'inaugurazione, ma la folla eccessiva ci aveva fatto apprezzare a stento la sala e capire nulla di ciò che si sarebbe mangiato. Quindi siamo andati con le migliori intenzioni ad assaggiare. La premessa è che il locale è carino ma non strepitoso (siamo pur sempre in un centro commerciale!), che si mangia su tovagliette di carta, ma con posateria e bicchieri di pregio, il che stride.<br />
Poi il servizio, che sembra solerte e preparato e poi si perde sul "vi facciamo mangiare se no si freddano i piatti, poi verranno a spiegarveli" e mai nessuno è comparso fino al dolce ed alcuni piatti non li abbiamo capiti affatto.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT9FO4-MX9I6sBTdd73XYrgJMzNp92a6gFW4BAcVJVfuvplbrOIluNztmbWJUS1Gx59AMRxB4MqlRMPV0C-LvHurCXS0C77mM41V0knD2shpqXTeRLr2MZyAhKar9N-06P1hpo0EIyi1Q/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT9FO4-MX9I6sBTdd73XYrgJMzNp92a6gFW4BAcVJVfuvplbrOIluNztmbWJUS1Gx59AMRxB4MqlRMPV0C-LvHurCXS0C77mM41V0knD2shpqXTeRLr2MZyAhKar9N-06P1hpo0EIyi1Q/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(1).jpg" height="180" width="320" /></a>Già dall'inizio, cioè dal benvenuto dello chef, qualcosa ci è parso non quadrare: bene la sarda fritta, ma quella cremina di lenticchie senza grassi, solo lenticchie frullate e neanche un giro d'olio buono a crudo proprio non c'è scesa giù. Perché quella contro i grassi è la crociata di Niko Romito, che cerca di insegnare il buon mangiare senza esagerare ai suoi, ma se hai una grandissima tecnica come lui va bene, se stai ancora studiando allora a mio parere è meglio che una cucchiaiata in più d'olio te la concedi che aggiusta tutto!<br />
Continuando con gli antipasti, una polpetta di bollito se la batteva con il cubotto di coniglio, laddove il secondo vinceva a mani basse. Se il coniglio infatti era ben riconoscibile all'interno di una buona pastella ben fritta e dorata, la polpetta di bollito impallidiva per la sua consistenza molliccia con la panatura non unta ma neanche croccante. Il ripieno, poi, non aveva il buon equilibrio della tradizione romana, che la vuole un po' lavorata e condita, bensì sembrava una palla di carne bollita. Punto.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJX7cv5zMtA3eMCHgMpe3NTu-WCqM-LgnUN-ocOvmHXhHcojBnyQwlV7jJ0tQPyzDEgLjO-yVUP6iAjCMcpbw7QiwpAtywfjTEd6Y4bHLthd0X72sD7k1E-TYut5kDU8LKaAlN2y92K8w/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(5).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJX7cv5zMtA3eMCHgMpe3NTu-WCqM-LgnUN-ocOvmHXhHcojBnyQwlV7jJ0tQPyzDEgLjO-yVUP6iAjCMcpbw7QiwpAtywfjTEd6Y4bHLthd0X72sD7k1E-TYut5kDU8LKaAlN2y92K8w/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(5).jpg" height="180" width="320" /></a>Una risalita netta sui primi, laddove sul tavolo c'erano dei tortelli alla crema di porri dalla sfoglia perfetta: l'unico piatto per cui mi sentirei di dire che tornerei. Poco rappresentati, ma deliziosi anche i cappelletti in brodo, piccole palline di neanche un centimetro di diametro che galleggiavano in un buon brodo chiarissimo (diciamo che qualcuno in più se lo potevano risparmiare). Scolastiche invece le fettuccine con le cime di rape, non un cattivo piatto ma neanche questa grande innovazione.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnDgWoj82ivxgDhVYbjADM-jBibD_m5hvxF3Y5MXIhlhMXCjNbNsWFlJBj7ldAlSFzZ7j2IrMRnhxAd_wgLdS4pyelQRX0gAzioFQV45d8nT90B05zPKLVNnkjWo-otBn-sHjdydrkFFQ/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(2).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnDgWoj82ivxgDhVYbjADM-jBibD_m5hvxF3Y5MXIhlhMXCjNbNsWFlJBj7ldAlSFzZ7j2IrMRnhxAd_wgLdS4pyelQRX0gAzioFQV45d8nT90B05zPKLVNnkjWo-otBn-sHjdydrkFFQ/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(2).jpg" height="180" width="320" /></a></div>
Ai secondi il maialino ha fatto il giro del tavolo: chi non lo voleva perché troppo crudo, chi non ha gradito il condimento, chi alla fine gli ha dato il colpo di grazia ma più per pietà che per gusto. Buona la cottura invece dell'agnello, peccato che sia stato adagiato su una crema di ceci che seguiva la stessa regola di quella di lenticchie dell'entrèe: scondita! Più che accompagnare il piatto lo ammazzava. Forse il migliore era il pollo, su cui era stato fatto un lavoro interessante sulla pelle, resa croccante in maniera perfetta.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgX1iDc3jYstGt-NaTIzUFi2YeWGDJPx-XhY7ESYopEhupqqcsNSHNa6nrVxSvXsRRY2UlDAWjZ_xgXE_Y-paiEBKouSbGE4YWZzKW0yR7umx4wPtMN763gJpHcJmsB_wktO-CdzmnunNk/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(3).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgX1iDc3jYstGt-NaTIzUFi2YeWGDJPx-XhY7ESYopEhupqqcsNSHNa6nrVxSvXsRRY2UlDAWjZ_xgXE_Y-paiEBKouSbGE4YWZzKW0yR7umx4wPtMN763gJpHcJmsB_wktO-CdzmnunNk/s1600/Spazio+Eataly+Roma+(3).jpg" height="320" width="180" /></a>Ma veniamo ai dolci, che sono stati gli unici che hanno avuto la spiegazione che abbiamo atteso per un'intera serata, salvo poi avere delle facce mentre ce li spiegavano che sembravamo Alberto Sordi e consorte alla Biennale di Venezia. Una tartelletta deliziosa ma dalle dimensioni pediatriche, diametro si e no di 5 centimetri: va bene mantenersi con le calorie, ma vorrei essere io a scegliere come morire, cari Niko Romito and friends. Quindi il tanto decantato pane e cioccolato, di cui si era detto anche in presentazione. Citando il buon Fantozzi, come la corazzata Potemkin, anche questo dolce "è una cagata pazzesca".<br />
Conclusioni. L'andamento della serata è stato altalenante. Il servizio va ancora registrato ma se vogliamo è quello che funziona meglio di tutti, salvo attendere ancora le spiegazioni dei piatti. Quanto a questi ultimi sembra di stare sulle montagne russe: picchi di piacere come i tortelli si alternano a discese fulminee come il pane e cioccolato. Il tutto a prezzi non alti, ma neanche bassi, specie se si pensa che in cucina è come se ci fosse uno staff di stagisti: di questo si dovrebbe tener presente, visto che i commensali sono in pratica il loro banco di prova. Ai posteri l'ardua sentenza, per il momento la mia è di parziale bocciatura. Sono disposta a ricredermi, specialmente se verranno corrette delle défaillance, ma per ora mi metto all'angolo e attendo le critiche dei miei colleghi più esperti.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-87317142149190022062014-11-17T07:03:00.001-08:002014-11-17T07:03:42.247-08:00L'Antico Giardino a Ferrara<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvzSZT-hdDKEu7Y-WsZ2BEIjyg7A4CABEyiwT7M9F46C1iMp7pVBU0mI934NpFHMj5W5iXBsbkQKn1lQpU7EAnmxi0VyBLRJNovZ63XbRAhVGe-v2mAEqiSxerZrb7u1bpKOVl6_G3Ndw/s1600/ristorante+antico+giardino+ferrara.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvzSZT-hdDKEu7Y-WsZ2BEIjyg7A4CABEyiwT7M9F46C1iMp7pVBU0mI934NpFHMj5W5iXBsbkQKn1lQpU7EAnmxi0VyBLRJNovZ63XbRAhVGe-v2mAEqiSxerZrb7u1bpKOVl6_G3Ndw/s1600/ristorante+antico+giardino+ferrara.png" height="166" width="320" /></a></div>
Per prima cosa vi devo raccontare la mia figuraccia, se non altro per farvi fare due risate. Nel giro di 10 minuti, dalla macchina con lo smartphone ho organizzato la nostra notte di passaggio a Ferrara, durante la nostra discesa dal Veneto fino a Roma. Chiamo un paio di hotel e trovo posto per dormire, poi per essere sicuri di non sbagliare, guida alla mano anche questo ristorante, l'Antico Giardino, che si trova a qualche km da Ferrara, dettagliuccio che sulla guida non avevo neanche notato prima di prenotare (meglio, se no probabilmente per non riprendere la macchina non ci saremmo andati). Già alle pendici di Ferrara ci viene il dubbio di chiedere all'hotel se ci fossero problemi con la ztl visto che era in supercentro. Chiamo l'hotel e mi dicono che no, non c'era alcun problema "Perchè noi siamo fuori Ferrara"... poi ho capito, avevo fatto l'ultimo numero pensando fosse dell'hotel e invece era il ristorante...<br />
Vabbè, arriviamo e chiedo scusa per la mia storditaggine, quindi ci sediamo in questo posto piuttosto elegante, con un'arredamento leggermente datato benché estremamente accogliente, con tavoli enormi e ben distanziati. Andrea inizialmente dorme, ma poi ovviamente si sveglierà e noi dovremo mangiare tenendolo in braccio a turno e qualche volta in piedi per cullarlo e farlo stare zitto, mentre noi ci siamo intrattenuti molto piacevolmente con il patron, Francesco Gardinali, un vero oste di altri tempi che ti racconta per bene cosa mangi e con il quale siamo finiti a parlare di tasse ed evasione fiscale!<br />
Abbiamo scelto di assaggiare il menù degustazione e l'oste correttamente ci ha segnalato che si trattava di piatti che giocano parecchio sull'agrodolce e che questo tipo di sapori a molti non piacciono. Non è il nostro caso, quindi via libera all'insalata di faraona caramellata, su misticanza, melograno e mele saltate: l'agrodolce in effetti era ben percepibile e si apprezzava anche un bel contrasto di sapori con l'acidità del melograno che dava quel quid in più. Quindi sono arrivati i veri protagonisti della serata, senza i quali non avremmo mai potuto lasciare Ferrara: i cappellacci di zucca! Da menù erano con burro, salvia e mandorle tostate, ma gentilmente uno di questi meravigliosi manufatti della cucina era stato condito a parte con una spolverata di tartufo, per farci assaggiare anche questo prelibato abbinamento: vera goduria! La farcia di zucca all'interno dei cappellacci era dolce ma non troppo, con una purea di zucca non addizionata con gli amaretti (si fa a Mantova, abbiamo scoperto e non a Ferrara) ma la cui dolcezza era data dall'essenza stessa della zucca lasciata in purezza, con un lungo procedimento di cottura al forno e poi di strizzamento per una notte intera per far perdere l'acqua. Insomma, un lavorone che meritava tutto il viaggio!<br />
Poi ancora secondo e dolce, sempre buoni ma meno memorabili, a parte le patatine a sfoglia di contorno che meritano la citazione. Insomma, un detour non voluto, ma che ci è davvero piaciuto... e ho fatto pure la rima!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-53463442782218391862014-11-12T07:33:00.001-08:002014-11-12T07:33:21.657-08:00La Bolognese: con le tagliatelle di Vignola riprendono le trasmissioni<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihoC_2gI6dzVre6rztIOwagOFWCrBHS25E0Wn60tZKf7tpjR9kMKGTdxTvWVl2DEvpy5eZx53y3ix5zLyyO4FC0hTO0dHMJwP18uAc1-owlIAaK1YgCFP0l1Xj8cQD-iU9OALiVn8jREk/s1600/tagliatelle.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihoC_2gI6dzVre6rztIOwagOFWCrBHS25E0Wn60tZKf7tpjR9kMKGTdxTvWVl2DEvpy5eZx53y3ix5zLyyO4FC0hTO0dHMJwP18uAc1-owlIAaK1YgCFP0l1Xj8cQD-iU9OALiVn8jREk/s320/tagliatelle.jpg" width="239" /></a></div>
Innanzitutto chiedo scusa ai miei - pochi - lettori per la lunga assenza. Come sa chi mi conosce oltre le mie parole sul cibo, sono diventata mamma e il mio piccolo amore assorbe energie e tempo come un asciugone su una pozzanghera.<br />
Ma non per questo viene meno la forza di mangiare, di cucinare, di viaggiare e andare per ristoranti, trattorie e osterie in tutta Italia.<br />
Ed eccoci, in una lunga discesa dal profondo Nord al Sud, sbarcare per puro caso alla Trattoria La Bolognese di Vignola. Innanzitutto colpisce il contesto: si arriva a Vignola e si vede per primo l'imponente castello estense, non molto differente da quello di Ferrara, da cui provenivamo. Poi si scopre che questa trattoria alla buona sta praticamente sotto al castello, aperta solo a pranzo per una clientela per lo più affezionata...<br />
Non ha nulla di ducale, ma molto di emiliano verace, grazie alle due signore, una di una certa età, che sono in sala e che ti mandano al tavolo in un lampo ed enunciano i piatti a voce. Salvo poi non volere altro che le tagliatelle alla bolognese, perché qui siamo in uno dei templi dell'emilianità. Alle pareti un vecchio articolo raccontava come la buonanima di Gianfranco Ferrè, abituato a ben altri livelli di ristoranti, tornasse volentieri a mangiare le tagliatelle di questo locale quando passava da queste parti.<br />
Comunque per farla breve in men che non si dica le tagliatelle erano sul nostro tavolo e sono sparite presto presto nelle nostre pance, visto che scendevano che è una bellezza con un sorso di lambruschino.<br />
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Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-45367461620513914212014-04-03T04:00:00.000-07:002014-04-03T04:00:00.747-07:00Trattoria Epiro a Roma: piccolo è meglio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJY6uXKS4vjRG0o2cRmNebIlDgohgHb8p2QcgCdN1pTsTLCaXULigT7Jz8xupBc9_-h8eAWtHJBz4K7VDI679-Ci3tlUGhM76jWfE2ajd_LUY13PDXTeOm8upmRjXGiffz60UTwfJiaKY/s1600/trattoria+epiro+roma.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJY6uXKS4vjRG0o2cRmNebIlDgohgHb8p2QcgCdN1pTsTLCaXULigT7Jz8xupBc9_-h8eAWtHJBz4K7VDI679-Ci3tlUGhM76jWfE2ajd_LUY13PDXTeOm8upmRjXGiffz60UTwfJiaKY/s1600/trattoria+epiro+roma.jpg" height="143" width="320" /></a></div>
Siamo sempre stati convinti che piccolo sia meglio. Questo locale è una conferma della nostra convinzione, insieme ad altre chicche come Mazzo a Centocelle. Qui siamo proprio davanti al mercato rionale di piazza Epiro, da cui questa trattoria moderna prende il nome. Arredo semplice semplice e servizio curato con garbo dai proprietari. Peccato che ci fosse un po' di vento che si incanalava giusto giusto nel cortiletto, perché essendoci più di 20 gradi ci avrebbe fatto piacere star fuori.<br />
Nella carta un po' di proposte che spaziano dai lievitati home made alle paste e ai secondi. Non abbiamo assaggiato questi ultimi, ma ci siamo concessi un assaggio degli sfiziosi antipasti, come le crocchettine di pollo davvero ben fritte e saporite. Simpatici i lievitati di cui parlavo (fra cui anche il pane servito nel cestino, di cui apprezziamo l'artigianalità), che sono una specie di focaccioni in forma di rombotti e farciti abbondantemente. Noi ne abbiamo assaggiati due tipi, uno di carne e uno di pesce. Nel primo caso, parliamo di maiale, dolcemente glassato e molto azzeccato nell'abbinamento con la focaccia. Nel secondo di un pesce bandiera abbinato a cime di rape. Più buono il primo, se non altro perché la salsa agrodolce rendeva più umido il pane e meno asciutto il tutto.<br />
Quindi abbiamo assaggiato la pasta, pescando dai classici romani. Parliamo di amatriciana, non proprio ortodossa a nostro avviso, anche perché si avvertiva un retrogusto di una qualche spezia o aroma che non abbiamo identificato, ma che lo rendeva diverso dalle amatriciane un po' più grevi a cui siamo abituati. Comunque un buon sugo, con guanciale croccante e saporito, solo avremmo aspettato altri 2 minuti prima scolare la pasta.<br />
A questo punto ci siamo fermati, perché il focaccione è già sufficiente per sfamarsi, se ci aggiungiamo il resto eravamo già pienissimi... I prezzi non sono propriamente popolari, ma come dicevo le porzioni sono più che abbondanti, quindi un buon compromesso può essere ordinare piatti diversi per i commensali e assaggiare dividendoli (noi abbiamo fatto così). 8-10 di euro per antipasti, focacce comprese, e primi piatti, saliamo fino a una ventina per i secondi (ma come dicevo bisogna arrivarci!!!). Acqua a 3 euri, ma trattasi di Fiuggi, che effettivamente costa di più...</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-58711746968986106542014-03-13T11:05:00.000-07:002014-03-13T11:05:31.251-07:00Kilo: braceria e hamburgeria in zona Parioli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglcCVG-QGHm15ELhZBT9zGrlSJSMwq_pxsWBdY1_BHyOe0LDOMYSFMZuN_m__Yplm8QPuJz4OoJTxw8u6Y2TMUy3HeWlHqa0RJA0VGRKR7QLnLbz6ZIgv2jzHFHgZXwj0WZQ9u19bCTng/s1600/ristorante+Kilo+via+tirso.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglcCVG-QGHm15ELhZBT9zGrlSJSMwq_pxsWBdY1_BHyOe0LDOMYSFMZuN_m__Yplm8QPuJz4OoJTxw8u6Y2TMUy3HeWlHqa0RJA0VGRKR7QLnLbz6ZIgv2jzHFHgZXwj0WZQ9u19bCTng/s1600/ristorante+Kilo+via+tirso.jpg" height="238" width="320" /></a></div>
Siamo capitati in questo locale della zona Parioli/Pinciano praticamente per errore. E all'inizio ci stavamo anche pentendo di questo. Il motivo è stata l'attesa: annunciata come "meno di 20 minuti" è stata di oltre 40. Intanto ci intimoriva il pubblico medio di questo locale: da un lato signore della Roma bene con più botox che sangue nelle vene, dall'altro "pischelli" pariolini e/o luissini, accorsi per lo più al richiamo dell'hamburger con le patatine.<br />
Detto questo, ci hanno fatto accomodare in un tavolino abbastanza piccolo e scomodo, facendosi anche perdonare decisamente poco per l'attesa. In compenso, il servizio è abbastanza veloce e solerte, nonostante il locale pieno.<br />
Detto questo, ci siamo concentrati sul menù, composto per lo più dei vari tagli di carne, nazionali e non, i cui prezzi sono all'etto (ma correttamente dalla cameriera viene chiesto al cliente che pezzatura desidera). Ci sarebbero gli hamburger (con il simpatico formato mega per 3-4 persone), ma non c'era granché scelta sui condimenti di accompagnamento alla carne: il classico hamburger senza pretese.<br />
Comunque, il nostro obiettivo era la carne e, per puro caso, abbiamo fatto gli esterofili, provando una danese con osso e una tagliata di manzo Kobe. In questo secondo caso, una necessità: mi serviva una carne che potesse essere cotta senza diventare una suola. Ed effettivamente il consiglio della cameriera di scegliere la Kobe perché un po' più grassa è stata centrata. La danese, invece, era cotta ben al sangue come richiesto ed era stata onestamente rifilata, quindi non aveva un osso preponderante che fa solo massa (e peso sul conto!).<br />
In accompagnamento patatine fritte a gogò: quelle normali, belle croccantine, erano le classiche surgelate. Quelle "old style" simpatiche, sabbiosine e croccanti ma con il cuore morbido.<br />
Per concludere un brownie con gelato alla vaniglia, scelto nella snella carta dei dolci tutta molto americanofila. Per essere un dolce "all'americana" non era male e l'abbinamento con il gelato risultava sensato.<br />
Con acqua e birra il conto è stato sulle 70 euro in due. Considerando che avevamo scelto le carni più costose della carta un prezzo tutto sommato onesto. Si segnala la presenza del brunch praticamente tutti i giorni, eccetto il sabato a pranzo. Forse potremmo pensare di farci un salto una domenica...</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-60844023160721624692014-03-02T10:10:00.000-08:002014-03-02T10:10:04.621-08:00Ferrovecchio: Hamburger a San Lorenzo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2bnDh4KjH5Mi5W_H2PFfV-TqjKok59Bxm9gfzGPJITkCCe0O2LCJmdkwgOF1n04jLy6fWtLmycweHF7hllybC6N5H7yOmYLSBNp9TnTPOnSl5TaJG-nuvLxd846kkOMR4so2VC8kdang/s1600/ferrovecchio+hamburger+san+lorenzo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2bnDh4KjH5Mi5W_H2PFfV-TqjKok59Bxm9gfzGPJITkCCe0O2LCJmdkwgOF1n04jLy6fWtLmycweHF7hllybC6N5H7yOmYLSBNp9TnTPOnSl5TaJG-nuvLxd846kkOMR4so2VC8kdang/s1600/ferrovecchio+hamburger+san+lorenzo.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Partiti per mangiare un hamburger all'Hamburgeseria, ci siamo fatti dissuadere dalla sala piena con fila all'ingresso e abbiamo deciso di dare una chance a questo nuovo locale di San Lorenzo. Costola dell'attigua Mucca Bischera, Ferrovecchio è il nuovo fast food, con una strizzata d'occhio agli americani (nel menù) e una ai bistrot (nell'arredamento). Come la maggior parte dei locali aperti recentemente anche qui siamo di fronte a un arredamento di recupero vintage anni '40. Io promuoverei la fine di questa moda, iniziata dieci anni fa da Gusto.<br />
Detto questo, siamo convinti che anche se l'occhio vuole la sua parte, non si mangia il design, quindi passiamo al cibo, che ci interessa di più. Tre sostanzialmente i capitoli del menù: i fritti, le pizze e gli hamburger. Noi abbiamo volontariamente saltato il capitolo pizza, anche perché, abbiamo notato dopo vedendolo dalla finestrona affacciata sulla cucina, non è cotta a legna: sinceramente con il forno elettrico la posso fare anche a casa mia!<br />
Il nostro vero obiettivo era l'hamburger, quindi a quello abbiamo puntato, declinato in 12 varianti, anche se alla fine ci siamo mantenuti sul classico con bacon e cheddar. In più qualche sfizio fritto, nonostante il solerte cameriere abbia obiettato che l'hamburger fosse pesante... In pratica, ci ha dato dei mangioni! Comunque, non ci siamo fatti dissuadere e abbiamo ordinato come antipasto delle frittelline con gli asparagi e un supplì. In entrambi i casi un leggero eccesso d'olio, però soprattutto del supplì devo ammettere che la panatura era molto ben croccante, il riso bello al dente e la mozzarella giustamente filante. Insomma, nonostante l'olio mi è piaciuto molto.<br />
Passiamo quindi all'atteso hamburger, servito con delle patatine a sfoglia ottimamente fritte, croccanti e asciutte in questo caso, peccato che fossero inondate di sale e non fosse sufficiente neanche "scotolarle" prima di metterle in bocca. Altra netiquette rilevata è relativa alle salse: sì e no saranno 30 tavoli, e i 4 tipi di salse disponibili (maionese, ketchup, bbq e senape) devono essere in quantità sufficiente per essere servite a tutti indistintamente. Il povero cameriere non deve fare la caccia al tesoro fra i tavoli che hanno finito di mangiare, con il risultato che a noi per esempio ha portato solo maionese e ketchup.<br />
Passiamo finalmente però all'assaggio dell'hamburger: una bestiola alta tipo 10 cm di cui almeno 3 di carne, visti i 200g di Chianina promessi. Ora, non è che ci siamo messi lì con il bilancino, però a giudicare dall'affanno con cui siamo arrivati alla fine si può dire che la "ciccia" non mancasse. Ottimo il rispetto delle cotture richieste per la carne, ben morbido il panino di copertura (anch'esso pare fatto in casa) anche se leggermente strabordante rispetto alla carne. La logica americana pretenderebbe il contrario, cioè un panino di circonferenza pari o più stretta di quella della carne. Però in realtà, data l'altezza dell'hamburger, si spiega bene questo leggero squilibrio. Buone le cipolle caramellate del panino Ferrovecchio, la pancetta pure saporita, lasciata un po' morbida per meglio incontrare il gusto italiano (in America invece si serve croccantissima). L'uso del cheddar è invece filologicamente corretto. Insomma, fra ammiccamenti al gusto italiano e a quello americano, il panino non ci è affatto dispiaciuto. Effettivamente non aveva poi tutti i torti il cameriere a dirci che fosse impegnativo, tuttavia il suo commento ci è sembrato anti-commerciale e leggermente offensivo.<br />
Tanto che non ci siamo fatti mancare un dolce. Per concludere, abbiamo preso un tiramisù alla Nutella, che però non abbiamo capito perché sapesse più che altro di arancia.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-81747384958389637782014-02-23T15:31:00.003-08:002014-02-23T15:31:50.497-08:00Brunch al Porto Fluviale<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK9nDvOgZib3il0fhbvZ3Hphm4HcFXiZqG-QjX-XQiYLqw3ZX8Rd7Gw2gLTyB7t3ljbeWrHqICpIPRVqNtjG2Rl8AVoICaQjPqS_M22jSZFfuB1zZTLythoV8XRNB0gvBY-lGldNnhUy0/s1600/Porto+Fluviale+brunch.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK9nDvOgZib3il0fhbvZ3Hphm4HcFXiZqG-QjX-XQiYLqw3ZX8Rd7Gw2gLTyB7t3ljbeWrHqICpIPRVqNtjG2Rl8AVoICaQjPqS_M22jSZFfuB1zZTLythoV8XRNB0gvBY-lGldNnhUy0/s1600/Porto+Fluviale+brunch.png" height="135" width="320" /></a></div>
Eccoci alla fine di un'altra domenica. Questa volta graziata da un sole magnifico, pur a febbraio inoltrato. Proprio questo sole non poteva non spingerci fuori di casa e, tanto per cambiare, la priorità era pranzare, così abbiamo scelto di trascorrere la nostra domenica al Porto Fluviale. Di giorno e con una giornata come quella di oggi, devo dire che l'architettura a vetrate piene di questo locale si fa apprezzare per la luminosità. Peccato solo che non ci sia una gran vista, ma non si può volere tutto dalla vita.<br />
Comunque, arriviamo poco prima delle 2 e chiediamo un tavolo per due. La solerte stangona all'entrata ci dice "c'è da aspettare mezz'ora". Poi in realtà l'attesa è di meno di un quarto d'ora. Non abbiamo capito se è stata pietà verso il mio pancione da settimo mese o se sia policy aziendale di sovrastimare le attese tanto per non fare cattive figure e anzi essere apprezzati per il dimezzamento delle suddette stime. Una buona strategia, salvo che una stima eccessiva potrebbe deviare il cliente verso il nuovo dirimpettaio che si chiama La Dogana (ci avevamo fatto un mezzo pensierino anche noi!).<br />
Certo, il tavolo per molti sarebbe stato un po' sacrificato, in quanto contiguo al tavolino del servizio dove si avvicendavano le cameriere (tutte donne o quasi!) per sparecchiare, segnare i conti sul pc, prendere posate e bicchieri e mescere l'acqua dalle fontane. Tuttavia, noi siamo appassionati di dinamiche risto-aziendali e ci è piaciuto avere una posizione così privilegiata per poter studiare un locale così grande e complesso.<br />
Ci ha accolti una bravissima cameriera, che ci ha spiegato bene come funziona il brunch: 18 euri, con una bevanda a scelta inclusa a cranio (ma in più nel buffet c'erano i succhi) e possibilità illimitata di refill del cibo. Quando ha visto che ci alzavamo a turno ci ha rassicurati "ci siamo noi, al vostro tavolo non si avvicina nessuno: potete andare insieme".<br />
Quindi ci siamo approcciati al buffet, piuttosto ricco, considerando anche il prezzo. Un tavolo con insalate e condimenti vari a parte, un altro con i succhi (arancia o Ace) e un altro ancora con i dolci. Al centro un'isola in cui si avvicendavano caldi e freddi. Fra i caldi, un paio di zuppe (cipolla o fagioli nel nostro caso), una gustosa lasagna di zucca e provola affumicata, meno piaciuti i tortellini al pomodoro. Poi una discreta scelta di latticini, i cui piatti venivano rimpiazzati con solerzia: abbiamo assaggiato burrata, provola affumicata fresca, ricotta, feta greca. Quindi una bella teoria di verdure, con prevalenza di zucchine, melanzane e patate. Deliziosa la spadellata di cavolo nero: da provare a rifare a casa! Quindi i vari secondi, fra cui un paio di carpacci, un'insalata di totani, dell'ottimo salmone, semplicemente cotto e da abbinare alle salse presenti, alici marinate (peccato non poterle neanche guardare!). Qualche etnicità con un cous cous molto curry-oso e degli spaghetti di soia con verdure e così via. Fra i dolci cannoncini ripieni vari (chantilly o crema al cioccolato), muffin, cannolini alla ricotta, babà molto bagnato e pannoso, tiramisù, barchette con nutella, ciambellone con gocce di cioccolato.<br />
Ho sicuramente dimenticato qualcosa, ma comunque credo che la buona varietà sia ben chiara. Come dicevo, si apprezza la quantità di cibo a fronte di un prezzo contenuto. E quando dico quantità non mi riferisco solo a un furbo riempimento di carboidrati dei tavoli come fanno molti, che se la cavano con pizze e insalate di pasta. Qui c'è davvero tutto, dall'antipasto al dolce, passando soprattutto per i secondi di carne e di pesce, che fanno capire che un minimo di investimento da parte di chi propone il brunch c'è. Certo, non parliamo di ostriche e champagne, né di piatti super-gourmet, eppure la nostra esperienza è stata complessivamente molto positiva e questo brunch scala la nostra classifica di gradimento, specialmente in una giornata di sole come quella di oggi!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-21648958255637391342014-02-09T16:13:00.001-08:002014-02-09T16:13:27.750-08:00La Zanzara a Prati: apertura il 12 febbraio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXKmOO8eci1IlIHW6fMInxPH0FUM0IgPGn6eIO6sOxU37TLdWbuNkwLBDnfM2VFBmYBWddGuekt1U-VPk30yZjynvmK8FSl1VOFmjJ6cZ1EXB5c51Qa8m4o4EJvcNxsSWr_u0mf-8IaBs/s1600/La+Zanzara+Ristorante+Prati.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXKmOO8eci1IlIHW6fMInxPH0FUM0IgPGn6eIO6sOxU37TLdWbuNkwLBDnfM2VFBmYBWddGuekt1U-VPk30yZjynvmK8FSl1VOFmjJ6cZ1EXB5c51Qa8m4o4EJvcNxsSWr_u0mf-8IaBs/s1600/La+Zanzara+Ristorante+Prati.jpg" height="213" width="320" /></a><br />
Neanche è aperto (12 febbraio il D-Day), ma La Zanzara fa già parlare di sé. In realtà il primo motivo di cotanto interesse, almeno a livello locale, è stata la protesta dei vicini residenti, che lamentano un ingresso interdetto. Non sappiamo come si concluderà il contenzioso fra vicini (speriamo non come a Erba), ma siamo sicuri che anche questa, in fondo, sia pubblicità. Come diceva Oscar Wilde, "l'importante non è come se ne parli, l'importante è che se ne parli".<br />
Detto questo, ne parliamo anche noi, dall'alto dell'assaggio avuto all'inaugurazione-stampa dello scorso giovedì. Per prima cosa contestualizziamo: siamo "in Prati", precisamente a via Crescenzio. Zona turistica, a due passi da papa Francesco, ma anche molto romana. Diciamo una via di mezzo, dove peraltro si sta formando una discreta pattuglia di locali da frequentare. A due passi, a parte Romeo che resta il nostro preferito, ci sono Splendor Parthenopes, Frizzo (proprietà Gusto), il Sorpasso di cui ci hanno parlato bene.<br />
La Zanzara, la cui proprietà è la stessa di Baccano, il ristorante davanti al Quirino, è però un vero e proprio gigante in mezzo a tutti questi altri. Oltre 100 coperti, con estensione all'esterno prevista per le giornate di sole. L'arredamento è vintage, stile bistrot anni '30-'40: una tendenza che si è diffusa a Roma (a nostro parere un po' troppo) ormai da una decina d'anni, con l'apertura di Gusto, che per primo ha recuperato le vecchie mattonelle a scacchi della nonna e le piastrelline rettangolari bianche lucide. Qui le mattonelle sono esagonali e formano decori geometrico-floreali, intervallando i colori, mentre alle pareti c'è la suddetta piastrella. Il risultato complessivo è carino e pulito, oltre che funzionale, con tavoli sufficientemente distanziati nonostante il numero. Unico grosso difetto, riscontrato a maggior ragione visto che la sala era a pieno carico, è il rumore: bisognerà intervenire con pannelli fonoassorbenti, perché sullo stesso tavolo non ci si sente, nonostante non ci sia musica di sottofondo.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgorR6YtP1kX0bb41fiRi3idpeusHRdxjQSFObguQmrQ74qyQYWv-Wxj-mixdk9xhJ2RvSwzIimBBGjBkGWLIL7T3PMnH9PUzliQ1bYtBqTvOdq0drm_-AOARv59jnEU5nZ5mQTDDZT2hU/s1600/Costoletta+di+agnello+La+Zanzara+Prati.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgorR6YtP1kX0bb41fiRi3idpeusHRdxjQSFObguQmrQ74qyQYWv-Wxj-mixdk9xhJ2RvSwzIimBBGjBkGWLIL7T3PMnH9PUzliQ1bYtBqTvOdq0drm_-AOARv59jnEU5nZ5mQTDDZT2hU/s1600/Costoletta+di+agnello+La+Zanzara+Prati.jpg" height="213" width="320" /></a>Per quanto riguarda il mangiare, facciamo riferimento solo alla cena dell'inaugurazione, con i pregi e i difetti che una situazione del genere può avere. C'è da dire che, nonostante i numeri, lo chef Alessandro Cecere e la sua brigata se la sono cavata piuttosto bene. Solo un leggero rallentamento, fisiologico, fra gli antipasti e il primo piatto.<br />
Abbiamo assaggiato dei crostini con burrata e cicoria, conditi con colatura di alici: molto saporiti, forse troppo. Non nel senso che fosse salato, ma che per un'amante della burrata quale io sono (tanto più che era fresca) il resto del condimento copriva un po' troppo il sapore del latticino. Nello gnocchetto di ricotta affumicata al contrario era molto presente il sentore di affumicato e questo piaceva. Gradito che lo gnocchetto fosse visibilmente home made, anche se la scelta di questo tipo di pasta è stata decisamente un azzardo, viste le difficoltà di cottura su larghi numeri. Leggermente morbidi, ma assolutamente non spappolati e per questo ci sentiamo di premiarli. L'unico dettaglio che non abbiamo capito era una quenelle di ricotta che più che altro ci sembrava avesse funzione decorativa perché non era affumicata.<br />
Ancora una buona prova anche per il secondo piatto: una costoletta di agnello panata con i cereali e fritta. Leggermente rosa, il che a noi andava bene, ma qualcuno ha storto il naso. Croccante la doratura, molto morbida la carne. Saporita anche la scarola in abbinamento.<br />
Per concludere una "doppietta" di tiramisù. Due bicchierini, di cui uno classico e l'altro con una variazione alla sambuca (in carta parla di tripletta, ci chiediamo come sia il terzo). L'abbinamento ci sembrava più che logico, ma il classico ci ha colpiti decisamente di più. Comunque conosco qualcuno che si è sparato ben 5 bicchierini!<br />
Ultima nota sul menù, che ci è stato consegnato all'uscita, tanto per riflettere a casa. Un po' lunghino, ma un buon numero di piatti non prevedono grande processo, quindi è uno sforzo affrontabile per la cucina e speriamo anche per il servizio. Economicamente siamo su prezzi medi, anche se chi è particolarmente affamato potrebbe uscire con un conto un po' impegnativo... ma parliamo di antipasto-primo-secondo-contorno-dolce!<br />
Per quanto ci sia una discreta ricerca fra i prodotti italiani e stranieri d'eccellenza, si nota una forte strizzatina d'occhio ai tanti turisti, specie americani e anglosassoni, che girano dalle parti del Vaticano e che sicuramente non disdegneranno un posto dove mangiare una bella grigliatona o una Caesar Salad. Ma è soprattutto la colazione ad essere intesa in questo senso: uova e bacon o eggs benedict solo gli anglofoni le possono buttare giù al mattino!<br />
Una curiosità particolare mi rimane per il brunch - da non chiamare così, perché viene esplicitamente presentato come pranzo della domenica - a 25 euri. Appena troverò l'occasione di andarci ve lo farò sapere!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-63698118558147474362014-01-10T04:33:00.001-08:002014-01-10T04:33:46.784-08:00Dol Ristorante: una buona cena laziale a Roma Centocelle<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6n7wkf6bIKJsdqdBpDC9shyphenhyphenZBdqvKruNFrOZWf11MFPT5lvmA5lFiolWWzvbXmAChwRAc26ASb_aEtlDTRkkCBTm29T22rq_xJxw3-DbzQC-5IjRSBXU3lu14w-lMgVHCCwc8JJpsOBU/s1600/Dol+ristorante+bancone+formaggi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6n7wkf6bIKJsdqdBpDC9shyphenhyphenZBdqvKruNFrOZWf11MFPT5lvmA5lFiolWWzvbXmAChwRAc26ASb_aEtlDTRkkCBTm29T22rq_xJxw3-DbzQC-5IjRSBXU3lu14w-lMgVHCCwc8JJpsOBU/s1600/Dol+ristorante+bancone+formaggi.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
Dopo Mazzo, eccoci alla seconda bella scoperta in zona Centocelle, Dol Ristorante, il bistrot dell'omonima gastronomia specializzata in salumi&formaggi, il cui acronimo vuol dire nient'altro che Denominazione di Origine Laziale.<br />
E pensare che un tempo mio marito lì vicino ci abitava... E adesso è diventato un polo di attrazione gastronomica per chi sceglie un posto lontano dal centro (e dove per inciso si possa parcheggiare senza troppi problemi!).<br />
Ma passiamo alla nostra esperienza gastronomica. Per prima cosa il locale. Mega-bancone all'entrata, pieno di mille delizie, quindi una sala con un po' di tavoli di quelli piccoletti a base quadra che si compongono come si vuole, accompagnati da sedie di legno retrò, per un totale di una quarantina di coperti. Qui e là arredi vintage specialmente anni Settanta e su una parete la mega-lavagna su cui è scritto integralmente il menù, non presente in versione cartacea, che però viene pazientemente riproposto anche a voce dai responsabili di sala.<br />
Immancabili i taglieri di salumi e formaggi, che figurano come unici antipasti, mentre la maggiore varietà si esprime sulle pizze alla teglia, buone per due persone. Bianche o rosse, si possono combinare due gusti, purché siano entrambi bianchi o rossi. Altra direttrice, piuttosto ridotta a poche opzioni di stagione e di tradizione, è quella della cucina "cucinata". Un solo primo, una zuppa, una polenta, un paio di secondi fra cui lo stufato e le Dolpette, polpette che ci ripromettiamo di assaggiare alla prossima visita. Un paio di opzioni anche per i dolci, ma di quello parliamo dopo.<br />
Della selezione poco da dire. Il nostro formaggio preferito è stato il conciato di Bufala, una novità proveniente da Sezze (Latina) recentemente entrata in catalogo e da noi prontamente apprezzato (ne abbiamo comprato anche un pezzo da portare a casa!).<br />
Poi abbiamo scelto la teglia bianca, con due opzioni: una selezione di formaggi Dol con una riduzione di vino e la c.d. Capra e cavoli! Nel primo caso una specie di quattro formaggi, addolcita dalla riduzione, mentre nel secondo caso una spadellata di cavolo nero, con olive all'arancia e una bella spolverata di formaggio di capra saporitissimo. Un po' sciapi cavolo e olive, tuttavia venivano opportunamente bilanciati dalla sapidità del caprino.<br />
A questo punto, speravamo di avere un posticino per una Dolpetta, ma così non è stato, anche perché abbiamo scelto di farci tentare dal dolce. Ufficialmente era denominato "millefoglie di panettone con salsa alla zucca", ufficiosamente era un simpatico boccaccetto di quelli con la chiusura ermetica con questo ottimo panettone artigianale messo a strati con la crema che di zucca poco sapeva (per fortuna). L'alternativa sarebbe stata la crostata, sempre di zucca. Unica pecca, in questo senso, è strategica: proporre due dessert a base di zucca taglia fuori chi non ne vuole neanche sentire l'odore...<br />
Al contrario, l'ampia selezione di birre artigianali, tutte in spina e a soli 4 euro a bicchiere, è molto apprezzabile.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-6238987592198009082013-12-12T08:32:00.002-08:002013-12-12T08:32:46.912-08:00Spasso food: un critico gastronomico in cucina<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS5nd7jsb6Gu5xxl96lVNhfm2TA5cfOEHPIA3aF_LAA32jrIyGcqNG3LPCbOAqvJkJ0ghAZyGcGOxKR78FZjVxdhAOlZRP-WZZohhRGJcrG8dmNw63hTw4jUo2lWz8dgwv19cGYdiqUGU/s1600/Foto+di+Gruppo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS5nd7jsb6Gu5xxl96lVNhfm2TA5cfOEHPIA3aF_LAA32jrIyGcqNG3LPCbOAqvJkJ0ghAZyGcGOxKR78FZjVxdhAOlZRP-WZZohhRGJcrG8dmNw63hTw4jUo2lWz8dgwv19cGYdiqUGU/s320/Foto+di+Gruppo.jpg" width="213" /></a></div>
Quello che ha fatto Federico Iavicoli è forse quello che da anni mi suggeriscono gli amici più cari, quantomeno quelli che sono passati per il mio desco: molla la scrittura che non dà pane e mettiti a cucinare! Beh, il buon Iavicoli secondo me il pane lo guadagnava anche prima, ma evidentemente è cucinando che ha avuto l'illuminazione.<br />
Sperando che questa lampadina non si spenga mai, vi raccontiamo la nostra prima esperienza da Spasso food, che peraltro ci si è andato a collocare a 700 mt. da casa... un vero attentato al girovita in costante aumento!<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUc7xrF77OHsDvmsbJnX5XGuYFbV-wkZlF5Cc28goXjaghcqp-Znm3mswxfCdT6Qva_grbxpyu57kXp4cuQIIVkWDo9FSCaHkOlPE71KOB_2djOrkaa-_4W6e_0Qt_gjaqe0Jj0nV1tCc/s1600/Locale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUc7xrF77OHsDvmsbJnX5XGuYFbV-wkZlF5Cc28goXjaghcqp-Znm3mswxfCdT6Qva_grbxpyu57kXp4cuQIIVkWDo9FSCaHkOlPE71KOB_2djOrkaa-_4W6e_0Qt_gjaqe0Jj0nV1tCc/s320/Locale.jpg" width="320" /></a>Per prima cosa il format: un take away, grande praticamente quanto una pizzetteria di quartiere, anche se alle spalle si vede una cucina di dimensioni decisamente più importanti. Un po' in questo si mostra l'attitudine di Federico: schivo, più interessato al buon mangiare che al contatto con gli altri. Non ci sono posti a sedere, se si escludono le tante panchine della vicinissima Re di Roma, dove molti vanno a consumare i propri pasti e i propri peccati di gola procurati nei tanti locali che contornano la piazza. Qui siamo a un passo dalla Casa del Supplì, ci sono vari kebabbari, 4-5 gelaterie, senza contare il tiramisù di Pompi.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyh-QHzN3SZtmD5toSZemV5jnUKzAx8SjhIb2HEjAJj56nNdAclZE_3LW12ctNFPRzCu8hMPsuxaXdULABnhwAKTDxBX-EMTyJOOa6ejWrqKzutStYn2SXXESz_tV6WxkyReVJ38dRDfE/s1600/'matriciana.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyh-QHzN3SZtmD5toSZemV5jnUKzAx8SjhIb2HEjAJj56nNdAclZE_3LW12ctNFPRzCu8hMPsuxaXdULABnhwAKTDxBX-EMTyJOOa6ejWrqKzutStYn2SXXESz_tV6WxkyReVJ38dRDfE/s320/'matriciana.jpg" width="320" /></a>In questa specie di girone dei golosi, si colloca Spasso food, con la sua offerta a base di polli arrosto che girano, di insalate da passeggio, di zuppe e vellutate in coppetta, di vaschette di pasta espressa, di mini-sfizi come il "gattino" di patate in monoporzione (eletto il nostro preferito) o la polpetta di saltimbocca alla romana.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDbMV0O5fQHRJSA3XC_r9VNrlWjigDt8iV7AwaOg9doama8IqhdkcnfFguoW8k3x_T6Ode5YCvtbeLSk0rJoQqNO3ZULadt5mdYPrQ2v-kN4KXgCOc1h4epGoCNTl6V4DqIlMutmUJDZo/s1600/Vellutata+di+Zucca+con+Cavolo+Nero.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDbMV0O5fQHRJSA3XC_r9VNrlWjigDt8iV7AwaOg9doama8IqhdkcnfFguoW8k3x_T6Ode5YCvtbeLSk0rJoQqNO3ZULadt5mdYPrQ2v-kN4KXgCOc1h4epGoCNTl6V4DqIlMutmUJDZo/s320/Vellutata+di+Zucca+con+Cavolo+Nero.jpg" width="320" /></a>Da non sottovalutare i prezzi, più che popolari a fronte di una sicura qualità degli ingredienti, oltre che ben esposti e chiari: a eccezione delle patate al forno, qui non si va al peso, ma al pezzo, in cui le unità di misura sono le vaschette modello cinese-newyorkese o le coppette, una versione cresciuta di quelle del gelato. E a proposito del packaging, per rassicurare gli avventori che soprattutto in pausa pranzo confidiamo che daranno ragione alla visione di Iavicoli, possiamo dire che è vero che non ci si sporca: sono fatte apposta!<br />
Il pollo ancora non l'abbiamo assaggiato, ma presto colmeremo questa mancanza, intanto possiamo dire che il goulash era di rara tenerezza nella carne, che la pasta era ottima (tanto che una vaschetta lasciatami in mano per reggerla è stata spazzolata in un batter d'occhio!), che la Caesar's salad ha una salsina segreta fantastica e così via.<br />
Insomma, dalla prima impressione direi che è tutto già più che in ordine, ma conoscendo la vena ipercritica e perfezionista dello Iavicoli (adesso applicata a se stesso), sappiamo che probabilmente quello che ci è sembrato buono oggi con il tempo sarà ancora più buono.<br />
Inoltre segnaliamo la presenza di birre intelligenti in bottiglia, fra cui la Perugia (artigianale recuperata comprando il marchio dalla Peroni), qualche buona belga, la Menabrea ecc. ecc.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-5611341766429732462013-12-10T02:44:00.001-08:002013-12-10T02:44:51.818-08:00Brunch a San Lorenzo da 00100<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Nell'indecisione di una domenica molto slow siamo arrivati all'una e mezzo con il frigo/forno/fornello vuoti e la pancia pure. L'unica era uscire, ma non potevamo andare molto lontano data l'ora. Breve ricerca e alla fine ci siamo fatti attirare dal brunch economico di 00100, a sole 15 euro.<br />
Arriviamo a San Lorenzo ed entriamo per la prima volta in questa pizzeria molto grande. Sembra quasi un capannone, eppure siamo praticamente in centro. Nonostante l'aspetto da capannone della location, l'arredamento è piuttosto curato, con punte archi-fashion nelle salette private e nei bagni.<br />
Ma passiamo alla formula brunch, che come dicevo è a 15 euri compresa una bevanda (birra piccola, bicchiere di vino, bicchiere di coca cola, acqua ecc.) e si articola in due diverse isole, una di caldi gestita dal personale che ti compongono i piatti e una di farinacei a ridosso del forno e comprensiva di pizze.<br />
Soprattutto la presenza di questa seconda isola ci è piaciuta molto, anche perché uscivano lievitati caldi con una certa frequenza (non eccessiva trattandosi di fine brunch, ma comunque sufficiente a trovare un po' di pizze calde e delle sfiziose pizzette solo pomodoro). Sia detto peraltro che la pizza è una napoletana bassa o romana cresciuta (più la seconda opzione), quindi riempie parecchio.<br />
Ancora all'angolo dei caldi abbiamo assaggiato i bombolotti all'amatriciana (buoni e ben conditi), i saltimbocca alla romana (leggermente sapidi, ma ugualmente sfiziosi), il wurstel con i crauti, vari contornini fra cui delle buone zucchine grigliate (probabilmente fatte con il forno a legna), delle melanzane con il pomodoro meno gustose, del cimone mal gratinato e purtroppo freddo. Qualche insalata di pasta/farro/riso completava l'offerta, ma noi non le abbiamo assaggiate.<br />
Poi c'erano i pancake, che venivano serviti con sciroppo d'acero o nutella e fra i lievitati qualche dolcino da forno, come biscottini, ciambelle e crostate.<br />
Conclusione: i sapori in generale non erano male, il prezzo sicuramente vantaggioso e tale da far perdonare qualche netiquette, come i caldi che se non erano appena arrivati dalla cucina non erano affatto caldi. Oppure la presenza di pochissimi secondi e moltissimi farinacei/carboidrati. Al contrario si apprezza la ricorrenza dei piatti, che venivano rimpiazzati non appena finiti, anche a fine turno. E la generosità del servizio al banco, che come dicevo veniva servito dalle cameriere, che però non smettevano di dire "ancora? solo? un altro po'?", il tutto con altrettanto generosi sorrisi.<br />
Da specificare infine che suggerirei di evitare questo brunch ai celiaci, essendo un festival del glutine, ma credo che in generale la vita per i celiaci sia difficile nelle pizzerie, e alla peggio si può ordinare alla carta (ho visto in un altro tavolo una magnifica entrecote con patate fritte)!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-41853922989758610852013-12-04T09:07:00.000-08:002013-12-04T09:07:48.212-08:00Vienna: mangiare per strada nei mercatini di Natale<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrqEIyH49DN2nVqzDO3C2mX43AXmD9p8MaNy8KWHMTNDHWFVnQJ_csXP2qr9QSP7N61fBvp2ddoVVARzT_FgaLGCCR_V3F8fIRegu-tGjvP-Y4tBvbOjlcFC27V19soR0hlRgfwYjSbF4/s1600/Figlmuller+schnitzel+mangiare+a+Vienna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrqEIyH49DN2nVqzDO3C2mX43AXmD9p8MaNy8KWHMTNDHWFVnQJ_csXP2qr9QSP7N61fBvp2ddoVVARzT_FgaLGCCR_V3F8fIRegu-tGjvP-Y4tBvbOjlcFC27V19soR0hlRgfwYjSbF4/s320/Figlmuller+schnitzel+mangiare+a+Vienna.jpg" width="240" /></a>Metti un weekend di inizio dicembre a Vienna e condiscilo degli immancabili mercatini di Natale, abbondantemente irrorati di litrate di Punch pieno di cannella. Fra una palla di Natale che sa un po' di cinese e uno stand di prodotti tirolesi (ah lo speck!), non possono mancare tutti gli street food della tradizione nordica. Roba per lo più fritta, sia chiaro, quindi chiudere qui la lettura se si è a dieta ipocalorica o se si hanno problemi di fegato!<br />
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Ci voleva ugualmente coraggio, però, a mangiare gli gnocchetti con il formaggio fuso. Si tratta di spatzle conditi con una quantità imbarazzante di formaggio che fa il filo e tenuti in caldo su pentole che ti vengono raschiate nel piattino di carta... Probabilmente era per dare sapore!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5Z3-S2SbXJYW5mJmhUCMbghEedaCco0hK2lrLEC2er6XFlvzJKgTTB4CDeYBEz8M1Aw9Z1qorYSmfVGSo8CeeoUaV7XaE-Re_3hMHXgaQU1bJqIpb1Xt3gBnOiDFMGorh6sbFYYdPT54/s1600/wiener+schnitzel+mangiare+a+Vienna.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5Z3-S2SbXJYW5mJmhUCMbghEedaCco0hK2lrLEC2er6XFlvzJKgTTB4CDeYBEz8M1Aw9Z1qorYSmfVGSo8CeeoUaV7XaE-Re_3hMHXgaQU1bJqIpb1Xt3gBnOiDFMGorh6sbFYYdPT54/s320/wiener+schnitzel+mangiare+a+Vienna.JPG" width="237" /></a>Altro must immancabile è lo zuppone di gulash opportunamente impiattato nella pagnottella di pane tenuta anch'essa in caldo e servita bella croccante. Devo dire che a questo piatto non gli davo due lire e invece è stata una bella rivelazione, anche se come si dice a casa mia la carne era fujuta!<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMFL3ET4cl-VmoaUll1SjGlycVdD6Tkq2qT12EPuYqznOdgFXzoTQm0FI3fCjbugHSFQafJ1KF9FJ9WCE4R4VwqDZ7PHwd6Qdl6FwU56bDtIft6KocvBW9Sctqx2dpamj5LrIQeeR6io/s1600/Tafelspitz+mangiare+a+Vienna.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMFL3ET4cl-VmoaUll1SjGlycVdD6Tkq2qT12EPuYqznOdgFXzoTQm0FI3fCjbugHSFQafJ1KF9FJ9WCE4R4VwqDZ7PHwd6Qdl6FwU56bDtIft6KocvBW9Sctqx2dpamj5LrIQeeR6io/s320/Tafelspitz+mangiare+a+Vienna.JPG" width="237" /></a>Sorvoliamo sulla quantità imbarazzante di wurstel in circolazione (abbiamo glissato anche noi, troppo banale!) e passiamo alla sezione dolce. Qui possiamo raccontare di aver mangiato una sorta di krapfen con una crema alla nocciola modello Nutella molto esplosiva. Altro simpaticissimo dolcino che abbiamo assaggiato è il rotolone ungherese di cui ho formattato il nome. Stranamente non parliamo di fritto, ma di una specie di pagnottella tipo cannolone che viene adagiata su spiedi che ruotano in modo da cuocere uniformemente. Non senza una spolverata di zucchero prima e dopo. Anzi, dopo si può scegliere anche la versione aromatizzata dello zucchero, dalla cannella al cioccolato, passando per il cocco e la vaniglia.<br />
Da segnalare quindi la cioccolata calda, che qui non è come vi aspettereste, ma molto più liquida. Come tutte le bevande calde compresi i punch e il vin brulè, viene servita nei tazzoni da mercatino, che costano 2 euro, i quali vengono restituiti se si riporta indietro la tazza: un'idea carina, coreografica e zero emission!<br />
Detto questo un piccolo cenno anche a quello che abbiamo mangiato nelle nostre serate viennesi, a parte i mercatini. Come obiettivo numero uno ci siamo prefissati il Salm Brau, birreria viennese attaccata al palazzo del Belvedere. Le cotte sono a vista e il servizio è molto frettoloso, vista la fila che c'è. Nonostante sia un posto abbastanza turistico non è stata una cattiva esperienza, anzi. Piacevole il misto di carne (in foto), così come le ribs (foto con tagliere), che pare siano la specialità del posto, a parte la birra. La seconda sera è stata la più interessante, al pub Purstner, scelto quasi per caso visto che essendo domenica era uno dei pochi aperti. Devo dire che alla fine è quello che ci è piaciuto più di tutti! L'ambiente è tirol-kitch, con ricostruzione di ambientazione nordica e uccelli impagliati qua e là. Eppure la cucina non ha nulla di posticcio o di imbalsamato: qui abbiamo mangiato la migliore cotoletta (wiener schnitzel, quello della foto con vicino le immancabili kartoffen) e un buon Tafelspitz (bollito con tanto di brodo e verdure in quantità). La fettina panata di Purstner non aveva nulla da invidiare, anzi a mio parere era meglio, di quella di Figlmuller (foto di inizio articolo con me inclusa nel prezzo), vera istituzione locale in fatto di cotolette. Anche qui tocca fare la fila, ma vale la pena per uno schnitzel che riempie il piatto e decisamente anche lo stomaco: arrivare alla fine del cimento è stato impossibile perfino per me. Molto buona anche la zuppetta vegetariana viennese con i boletus. Nell'attesa del tavolo fra l'altro abbiamo anche avuto modo di sfogliare il loro libro di ricette, interamente fotografico con istruzioni nelle didascalie e ricette passo per passo, che è esattamente quello che io cerco in un libro di ricette: da prendere a esempio, cari colleghi curatori!<br />
Last but not least, merita citazione l'originale sacher dell'omonimo hotel, che vanta l'essere detentore della ricetta a marchio registrato. La ricetta è sotto chiave, le sacher che vende meriterebbero ugualmente di essere messe in cassaforte, visti i prezzi. Un dolce teutonico, la sacher è un po' così, comunque buono nel suo equilibrio cioccolato/marmellata.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-56946573980006726502013-11-28T09:43:00.000-08:002013-11-28T09:43:22.284-08:00Hamburgeria di Eataly a via Veneto<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ecco il nostro amico Farinetti che ne fa una delle sue. Non contento di quella mega-cattedrale del cibo che ha inaugurato alle spalle della stazione Ostiense, eccolo di nuovo nella capitale a dar vita a un nuovo progetto. Dimensioni molto più contenute, certamente, ma non meno furbo il concept e soprattutto la posizione in cui questo si colloca.<br />
Siamo a via Veneto, nel regno del turista straniero e in particolare dell'americano che non smette di fare il sillogismo Italia=Vacanze Romane=Dolce Vita=Via Veneto. Senza però dimenticare che il suddetto americano, da buon caprone alimentare qual è, non rinuncerà almeno per una sera a concedersi un saggio italiano del suo piatto nazionale, l'hamburger. Ed ecco il nostro Farinetti sbarcare appunto a via Veneto per andare a competere proprio con uno dei templi mondiali dell'hamburger: l'Hard Rock Cafè.<br />
Ok, fatta questa lunga premessa di marketing del panino, passiamo al locale in sé, dopo aver dato un primo assaggio alla nuova creatura.<br />
La formula è un incrocio fra quella già collaudata all'Eataly e un fast food vero e proprio. Ovvero, ti siedi, studi il menù, vai alla cassa e paghi. Quindi ti viene dato un giocattolino che vibra non appena il tuo panino è pronto. E te lo vai a prendere in un sacchetto di cartone. No tovagliette, no posate, insomma, no servizio o quasi.<br />
Le opzioni del menù sono alla fine abbastanza ridotte: o l'hamburger coniugato in 4-5 varianti (con la possibilità di aggiungere ulteriori ingredienti), o l'hot dog ugualmente variato, o una specie di kebab arrotolato nella piadina, o l'hamburger di pesce ideato da Moreno Cedroni ma non meglio esplicitato dal menù (non si capisce né di che pesce si tratti, né di quali siano gli eventuali condimenti). Si aggiungano alcuni fritti, fra cui crocchette di pollo, olive ascolane home made e patatine e si condisca il tutto con una bella selezione di salse.<br />
Tutti i panini si possono prendere assoluti (al costo di 7-8 euro cad) o in formato menù con patatine e bibita (compresa l'opzione birra Baladin) per qualche euro in più.<br />
Che dire, per una serie di motivi io ho assaggiato l'hot dog, saporito, ma mi si è riproposto per varie ore. Sul tavolo anche l'hamburger che però aveva un po' lo spessore di una soletta, e il similkebab che a quanto pare è stato il più apprezzato. Le patatine erano abbastanza dimenticabili, le olive ascolane erano buone di sapore, ma ci sarebbero piaciute più croccanti di frittura, i bocconcini di pollo erano altrettanto moscettini (dubbio: problemi con la temperatura dell'olio?). In compenso i fritti erano abbastanza asciutti.<br />
Per concludere i dolci di Montersino, quelli in monoporzione più facilmente trasportabili ovviamente. Siamo quasi sul piano dell'industriale, nel senso che vengono fatti dagli squadroni che lavorano a Eataly formati da Montersino, che però ovviamente è sparito da mesi. Comunque parliamo di 5 euro i "pezzi grossi" e della metà per i piccoli bicchierini.<br />
Complessivamente: un posto da tenere presente se ci si trova in centro e si vuol fare uno spuntino più o meno veloce (è proprio alla fermata della metro, dove prima era Tuna). Onestamente però di hamburger a Roma ce ne sono di gran lunga di migliori a mio parere, a cominciare dall'hamburgeseria di San Lorenzo di cui vi ho già parlato, dove peraltro è rimasta indimenticata la cheesecake.<br />
<a href="http://ilpolipoaffamato.blogspot.it/2013/11/hamburgeseria-atmosfera-usa-san-lorenzo.html">http://ilpolipoaffamato.blogspot.it/2013/11/hamburgeseria-atmosfera-usa-san-lorenzo.html</a></div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-90314466346817406592013-11-18T08:01:00.001-08:002013-11-18T08:01:12.922-08:00La Barrique: vino e cucina a Monti<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil_AtfKeHz0XQ424atYVOYd2VNy1kzfzH_c8BnxWfYW_jtvrokbGx0dcr5a5C1LmcRWYiEtlu_wYfn3fC3GJHMC0MJIiNlBQ31bUseRPYDpxAqDm7XsNQD1Qcqk5cMrnHdxSt6cCRohVw/s1600/20130910_105147.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil_AtfKeHz0XQ424atYVOYd2VNy1kzfzH_c8BnxWfYW_jtvrokbGx0dcr5a5C1LmcRWYiEtlu_wYfn3fC3GJHMC0MJIiNlBQ31bUseRPYDpxAqDm7XsNQD1Qcqk5cMrnHdxSt6cCRohVw/s320/20130910_105147.jpg" width="320" /></a></div>
Siamo in via del Boschetto. A un passo da via Nazionale, ma ancora nell'atmosfera magica del rione Monti. Una piccola enoteca dove tutto parla di vino, a eccezione della cucina, che invece si inserisce in maniera creativa nel territorio.<br />
Prima di leggere il menù mi sono incantata nel leggere la sconfinata lista dei vini... e ho letto solo i rossi! Pregio o difetto di questa lista è che i vini sono ordinati per vitigno. Il pregio è che si tratta di una scelta di alta cultura enologica. Il difetto è che molti si troveranno spiazzati, specialmente i meno esperti di vino, che categorizzano pochi vini abbinati a qualche regione. La regione più presente il Piemonte, d'altra parte parliamo di una delle eccellenze dell'Italia enologica. Scarsissima, se non nulla, invece la presenza del Lazio. Ma qui siamo sull'eccesso opposto dell'eccellenza enologica!<br />
Scelto il nostro frappato siciliano, che però ci ha leggermente delusi, ci lanciamo sul cibo. E meno male che non avevamo molta fame... Ci barcameniamo fra crostini con patè di animelle, insalata di bollito, crostoni con bufala e cicoria (presi dai primi in verità). I crostini con le animelle ci sembrano un po' grassi, ma sono molto saporiti e, se non sapesse di che si tratta, li mangerebbe anche un bambino. Sull'insalata di bollito non mi posso esprimere, perché non l'ho assaggiata, mentre sugli altri crostoni non posso che dire che si tratta di un'idea tanto semplice quanto buona, in una porzione decisamente abbondante.<br />
Molto abbondante anche la porzione di primo, l'unica sul tavolo. Si trattava di una pappardella con ragù bianco "di cortile", che per gli amici non era nient'altro che pollo. Pur non essendo certamente un raffinato ragù di cacciagione, era tuttavia molto saporito. Peccato solo che la pasta fosse leggermente troppo cotta.<br />
Per quanto riguarda i secondi, invece, un turbinio di baccalà (leggermente salato, ma è un rischio che si corre e comunque era bilanciato dalla salsa in agrodolce, giustamente sbilanciata verso il dolce), polpette (4 veri e propri palloni!) e il piatto più interessante, l'agnello con l'uovo. Ci aspettavamo una fricassea, invece è arrivato un simpatico quanto ben presentato piatto con agnello cotto probabilmente al forno, quindi sfilacciato e servito come un piccolo tortino, su una cremina di uovo e formaggio (peccato che questa fosse fredda, l'avrei scaldata) e dei fantastici topinambur di contorno (troppo pochi per quanto erano buoni!).<br />
Non ci siamo lasciati scappare neanche un assaggio di dolce, fra cui i biscottini secchi che vengono simpaticamente serviti in un barattolo di latta vintage, e una torta di mele. Quest'ultima era stata scaldata, ma a dir la verità credo sarebbe stata altrettanto buona fredda.<br />
Chiariamo: nessun piatto gourmet, nessun eccesso di tecnica, nessuna grande idea o accostamento ardito. Solo un sano incrocio di tradizione, cucina casalinga, qualche presentazione un po' più evoluta. Ma non deve essere per forza gourmet, l'importante è che sia tutto buono e che tutti siamo usciti contenti e soddisfatti, con la sensazione che torneremo!<br />
Ps. i prezzi non sono bassissimi, ma neanche alti. Bisogna tenere conto anche che le porzioni sono molto generose, quindi con un 25-30 euro a testa si mangia e si beve bene. Con qualche euro in più ci si può concedere una bottiglia di miglior livello e, perché no, anche uno champagne! </div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-85396489913923307192013-11-14T04:46:00.002-08:002013-11-15T02:25:29.607-08:00Ciambelline al vino rosso di Anna Moroni<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSfOgXncw0p8X81X-PvUfjOod7KE_aXoqCJu8qrP8e38HDMtGyQvIN4VCLu0aBz2HehPCKRkhD3sRu81k7QJ9DISTlbMtLH1hUECV9Hgcc0V3QcwDNoisLNxtZnszlFf1oL26mYLtpg2Q/s1600/Ciambelline+al+vino+Anna+Moroni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSfOgXncw0p8X81X-PvUfjOod7KE_aXoqCJu8qrP8e38HDMtGyQvIN4VCLu0aBz2HehPCKRkhD3sRu81k7QJ9DISTlbMtLH1hUECV9Hgcc0V3QcwDNoisLNxtZnszlFf1oL26mYLtpg2Q/s320/Ciambelline+al+vino+Anna+Moroni.jpg" width="240" /></a></div>
Grande successo per queste ciambelline al vino, realizzate con una ricetta che ho visto fare pochi giorni fa da Anna Moroni alla Prova del Cuoco.<br />
Recuperata rocambolescamente sulla rete la ricetta (non sono brava a prendere appunti in diretta), ho prontamente realizzato queste ciambelline approfittando di un residuo di bottiglia di vino rosso che avevo in casa.<br />
Ammetto che trattasi di vino di relativa qualità, tuttavia sono sicura che utilizzandone uno di migliore livello sicuramente il risultato sarà ancor più spettacolare... ma le bocche da sfamare a casa mia si sono decisamente accontentate, prendendo queste belle ciambelline come ciliegie: una tira l'altra!<br />
Ma andiamo alla ricetta, semplicissima, perché peraltro si fa a tazze come le più sceme delle torte allo yogurt, con la differenza che lo yogurt non c'è, né il burro o le uova. Insomma, non volendo ho anche fatto una ricetta vegana!!!<br />
Ingredienti:<br />
1 tazza di vino rosso<br />
1 tazza di olio di semi (meglio mais, ma io avevo girasole e ha funzionato ugualmente, si sconsiglia realmente solo quell'oliva perché dal sapore troppo invadente)<br />
1 tazza di zucchero semolato bianco, più altro zucchero per la doratura, ma in questo caso io ho preferito usare lo zucchero di canna, perché è meno dolce e risulta più croccante<br />
1 cucchiaino di lievito per dolci<br />
1 pizzico di sale<br />
Farina 00 quanto basta, calcolate che io ne ho utilizzata circa 700g.<br />
Detto questo il consiglio è di non partire neanche se non si ha un robot in casa. Certo, tutto si può fare a mano, ma in questo caso il supporto di un robot da cucina è fondamentale per non farsi i muscoli, a meno che non si voglia saltare una lezione di body building. Sarebbe magnifica una planetaria, ma io ho usato (e anche Anna Moroni per motivi di pubblicità) un semplicissimo food processor con le lame, che basta e avanza.<br />
Si versano quindi tutti gli ingredienti nel mixer e si aggiunge la farina mano a mano. Come dice la Moroni, il composto è giusto quando "fa la palla". Comunque, considerate che dovrete modellare le ciambelline, quindi deve essere sufficientemente lavorabile. Se può aiutare diciamo con la consistenza (benché più elastica) di un impasto per gnocchi. Io ho finito il tutto con il robot, ho dato solo l'ultima bottarella a mano aggiungendo ancora un minimissimo di farina, solo per non fare attaccare il composto al piano.<br />
Quando cominciate a formare le ciambelline, accendete anche il forno a 180 gradi, che come tutti i dolci deve essere preriscaldato.<br />
Quindi sistemate le teglie con la carta da forno. Io ho utilizzato i due piani, uno con la placca e l'altro con la griglia coperta da un tappetino di silicone e la carta da forno per ulteriore scrupolo. Tenete conto che però quando si usa la placca a metà cottura si devono invertire i piani, perché il calore non passa uniformemente.<br />
Per fare le ciambelline dovete modellare un piccolo tubicino di circa 1/1,5 cm di diametro e di circa 5 cm di lunghezza e incrociarne i due lembi. Vi sto dando delle dimensioni per dare un'idea, ma non credete che io sia stata lì con il righello!!!<br />
Scegliete voi la vostra tecnica, formazione ciambellina seguita da panatura nello zucchero oppure, forse è più comodo, preparazione prima di un numero congruo di ciambelline e poi panatura una dopo l'altra. In questo secondo caso vi dovrete lavare le mani meno frequentemente!<br />
In conclusione, ponete tutte le ciambelline sulla carta da forno, distanziandole di qualche cm l'una dall'altra perché un minimo crescono visto che abbiamo messo il lievito. Sulla lunghezza di cottura io ho visto che passavano circa mezz'ora/40 minuti, ma ovviamente dipende dai forni, se mettete la placca o solo la griglia ecc. Comunque sono pronte quando sono biscottate, cioè belle croccantine, e sono meravigliose se servite con vino dolce... Vinsanto, muffato o passito che sia è la morte sua!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-2734718465631275782013-11-11T09:10:00.001-08:002013-11-11T09:10:42.472-08:00Mazzo a Centocelle: pochi ma buoni!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQsWZlaY1nHMbuydKbKC4NbCRiQv4YFtP-h5NadfBTBxdcr0R-GSPkqOf-JUhnqWa1u6jCBYchhgYwtHJjo86ePFIqqSm-4yWfKQQbc2tT33NHVPwP28RnXPcohw8Kv8oNWEWCZqtQabo/s1600/Patatine+Mazzo+a+Centocelle.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQsWZlaY1nHMbuydKbKC4NbCRiQv4YFtP-h5NadfBTBxdcr0R-GSPkqOf-JUhnqWa1u6jCBYchhgYwtHJjo86ePFIqqSm-4yWfKQQbc2tT33NHVPwP28RnXPcohw8Kv8oNWEWCZqtQabo/s320/Patatine+Mazzo+a+Centocelle.jpg" width="320" /></a></div>
Decidiamo che è giunta l'ora di cambiare, di dare una svolta al panorama dei ristoranti che frequentiamo. Pur senza dimenticare l'occhio al portafogli, perché soprattutto quando si va in giro con gli amici non è che si possa proporre di andare ai ristoranti stellati!<br />
Una piccola ricerca e mi sono fatta intrigare dalle buone recensioni sul piccolo ristorante Mazzo trovate su Via dei Gourmet e su Puntarella Rossa. I piatti raccontati e la formula ci intrigavano parecchio. Un posto abbastanza radical, in fondo, però in un quartiere tutt'altro che radical, quanto piuttosto popolare.<br />
I posti, va detto, sono poco più di 10, quasi tutti sul tavolo sociale, tranne un paio su un bancone con la faccia al muro. Qualcuno in più d'estate quando riescono a mettere un paio di tavolini fuori.<br />
Ma oramai l'inverno è arrivato e quindi la prenotazione è d'obbligo, anche se devo dire che in un giorno infrasettimanale non ho avuto problemi a trovare posto il giorno stesso. Salvo poi notare che non è che chi sta seduto va via prima o poi... Tutti lì a chiedere l'ennesimo cartoccio di patate fritte, così da arrivare a fine serata nella stessa formazione.<br />
Il menù cambia praticamente tutti i giorni, anche se pare di capire che ci sono dei cavalli di battaglia ricorrenti e qualcuno irrinunciabile come le patatine. Fra gli antipasti, la nota carina è la possibilità di pescare fra le tapas, che nascono più che altro per un aperitivo, ma che in tris diventano la base per un antipasto ad assaggi. Convinta dalle recensioni che avevo letto, io ho scelto di assaggiare il rosti di patate, in questo caso servito con una spadellata di friggitelli. Quindi le tapas, che in questo caso erano il simpatico e gradevolissimo Pork Belly, cioè delle fettine di maiale marinate dal sapore molto orientale, marinate probabilmente nella salsa dell'anatra alla pechinese; la cremosissima zuppetta di zucca al forno, dal giusto equilibrio di dolcezza e sapidità data dal formaggio croccante; poi l'arrabbiata, che era in pratica il sughetto con cui si condisce la pasta, servito nella coppetta con dei crostini tostati. Sul tavolo anche il misto di formaggi, salumi e olive, molto ricco e ben assortito.<br />
Quindi siamo passati alla pasta, scegliendo di assaggiare i bombolotti con la gricia. Qui l'unico appunto della serata: la scelta di un pecorino più nobile, il cenerino, non è stata premiata dalla riuscita della mantecatura, dal momento che questo tipo di formaggio tende a raggrumarsi piuttosto che fare la cremina, lasciando la pasta un po' secca. Al contrario il guanciale bello croccantino era perfetto.<br />
Come secondo prima un assaggio di trippa alla romana, che sorprendentemente era di solo esfolio, il cosiddetto centopelle, che a me piace decisamente di più. La romanissima nota di menta era ben presente ed equilibrata con il sughetto fresco.<br />
Quindi le regine della serata: le patatine! Il nostro entusiasmo ha contagiato l'intero tavolo, ma noi abbiamo sicuramente vinto la gara della fame ordinandone 4 porzioni in 3! Contrariamente alle ormai onnipresenti chips, qui siamo di fronte a patate belle ciccione, con tanto di buccia: di solito non il mio formato preferito, perché sono amante della croccantezza, ma una sapiente doppia frittura - con abbattitura nel mezzo - le rende morbide dentro e croccantissime fuori.<br />
Infine un assaggio di torta di carote, giusta conclusione in creatività di una cena un po' tradizionale, un po' appunto creativa!<br />
Ultima nota: simpatici e giovanissimi i ragazzi, sia in sala che in cucina, che a fine turno escono a salutare e sentire i commenti del pubblico. Proporzionati alla mini-sala, qui siamo di fronte a una mini-brigata, con uno in sala e tre in cucina. Su richiesta, anche la possibilità di portare a casa la cena con una pre-ordinazione.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-70019189912083127582013-11-07T09:53:00.002-08:002013-11-28T09:43:42.902-08:00Hamburgeseria: atmosfera Usa a San Lorenzo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFy66CkU3ve8U998x0N4jjrodSkAl0g2Xv470JvmkDBI2a62ZW0RyEZVRK7iNqFGoceZeRuAPo8W20cYYeaqN_jVWDUEhwVbYw5Z8lFwAr0lRqK_zkx2aJb3SR8FEAfLz6SPvfNRlC5U/s1600/Hamburgeseria+San+Lorenzo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFy66CkU3ve8U998x0N4jjrodSkAl0g2Xv470JvmkDBI2a62ZW0RyEZVRK7iNqFGoceZeRuAPo8W20cYYeaqN_jVWDUEhwVbYw5Z8lFwAr0lRqK_zkx2aJb3SR8FEAfLz6SPvfNRlC5U/s320/Hamburgeseria+San+Lorenzo.jpg" width="320" /></a></div>
Quando entri in un locale e trovi una lavagna con su scritto Fresh Lemonade capisci subito che l'ispirazione a stelle e strisce è più che un'ispirazione. Qui è tutto in formato Usa, dalle colazioni all'americana al menù a base di hamburger e hot dog. Il tutto con un tocco italiano, perché la carne non l'andiamo mica a prendere dall'altra parte del mondo...<br />
Detto questo, sono andata con un amico - per inciso, piacevolissima serata!- per una cenetta intimo-amicale. Temevo di non trovare posto, visto lo scarso numero di coperti, però di domenica non è così drammatico e anzi un tavolo vuoto c'era sempre. Motivo per cui non ci hanno minimamente stressati nonostante siamo stati inchiodati alle sedie dalle 20 alle 24!<br />
In qualche caso si tratta di tavoli da 2-4 persone. In altri di piccoli tavoli sociali da 8, in cui sedersi tutti insieme se si è un gruppo, ma più probabilmente in cui sedersi insieme a sconosciuti se si è in pochi. Anzi, a dir la verità se c'è un "difetto" è proprio questo: la conformazione della sala non rende facile la convivialità per gruppi. Ma tanto meglio così perché si limitano anche gli schiamazzi.<br />
Quanto al mangiare il menù - non leggibilissimo a dir la verità, bisogna farci un po' l'occhio - sembra ampio ma in realtà si tratta più che altro di un'ampia gamma di condimenti per pochi semplici piatti. Hamburger e hot dog in primis. Come condimento le buone patatine fritte a sfoglia (non sottilissime), servite plain o con un condimento di ham&cheese.<br />
Noi abbiamo preso l'hamburgerazzo, che non era niente male. C'è sia l'opzione basic, su cui puoi aggiungere condimenti a tuo gusto, che 2-3 proposte loro, come quella con le verdure grigliate che ho scelto io. La carne buona, la disponibilità a grigliarla un po' di più su richiesta non mancava, e questo si apprezza, perché va bene essere puristi ma non tutti possono o vogliono mangiare la carne rosso sangue. Non male anche le patatine, alcune più morbide altre belle croccantine come piacciono a me.<br />
Solo un suggerimento che mi sentirei di dare: in carta ci sono anche condimenti home made come la maionese. Sarebbe bello se sui tavoli fossero offerti alcuni di questi condimenti, invece che la senape o il ketchup Calvè.<br />
Il mio amico ha preso anche l'hot dog, sembrava buono ma non l'ho assaggiato.<br />
Detto questo siamo passati al dolce, assaggiando entrambi la cheesecake, che viene tenuta neutra e condita solo all'ultimo momento con un topping. Noi abbiamo scelto cioccolato, ma devo segnalare che non mi sembrava il solito topping di plastica dei bottiglioni. Ovvero, non ho chiesto se fosse fatto in casa, ma se era industriale era di quelli buoni. Molto saporita la cheesecake, che aveva un gusto più italiano che americano, con una presenza di yogurt a renderla più "leggera" e meno stucchevole.<br />
Abbiamo apprezzato anche l'offerta dell'amaro a fine pasto, a fronte di un pasto che non superava i 15 euro a cranio. Un'esperienza da ripetere!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-16487263587504217682013-10-28T08:40:00.003-07:002013-10-28T08:40:26.028-07:00La Briciola da Adriana a Grottaferrata<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWuSkRwrCQMGsaq9GbS1tGdmnNQADpTplfV4cRdKgYyvh2fqAeeiD3tkZq0BPmdi2rYTs4yjEo01JqEWKVNIZv0oQLWK_v3LpHVMtagzH6Tf20773lPWnfOb-Vibr3uQr_qcA_ZAOSRWU/s1600/La+Briciola+di+Adriana+Grottaferrata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWuSkRwrCQMGsaq9GbS1tGdmnNQADpTplfV4cRdKgYyvh2fqAeeiD3tkZq0BPmdi2rYTs4yjEo01JqEWKVNIZv0oQLWK_v3LpHVMtagzH6Tf20773lPWnfOb-Vibr3uQr_qcA_ZAOSRWU/s320/La+Briciola+di+Adriana+Grottaferrata.jpg" width="320" /></a></div>
Lunga vita alla signora Adriana, vera colonna portante di questo locale. Lei la regina della cucina, lei l'anima della sala, lei la vera ragione di vita di questo locale di Grottaferrata. Siamo in zona San Nilo, qui intorno i ristoranti non mancano, però questo è sicuramente uno dei capostipiti, con le sue foto vintage alle pareti, con Modugno, Battisti, un Renzo Arbore giovanissimo...<br />
L'atmosfera è altrettanto vintage, da osteria che ne ha vista di acqua sotto i ponti. Ma lo smalto nei piatti, di salda tradizione romana, non sembra essere sbiadito. Il menù è in buona parte legato alle stagioni, poi comunque arriva la signora Adriana a elencare i piatti, senza dimenticare nulla. Qualcosa c'è, qualcosa no, qualcosa è stato sostituito da quello che è arrivato dal mercato. E' tutto un "ho fatto", "ho preparato", "ho cucinato". E lì ti immagini la signora che dalla mattina avvia la cucina, trifola i funghi porcini, tira la pasta a mano, prepara la zuppa e il ragù dalla lunga cottura. Diciamolo, mi ha ricordato molto mia nonna, e per questo le ho voluto bene, con l'unica differenza che mia nonna non avrebbe mai aperto un ristorante!<br />
Seguendo un po' i nostri gusti, un po' i suoi consigli, abbiamo scelto di assaggiare il suo sformatino di zucchine e il cestino di funghi porcini di antipasto. Il primo a dir la verità non ci ha fatto impazzire, mentre il secondo era gradevole, sia nella pasta brisè fatta in casa, sia nella trifola di porcini, adagiata solo all'ultimo momento per non rischiare di bagnare la pasta. L'acme però l'abbiamo raggiunto con i primi piatti, o meglio con le zuppe che abbiamo scelto. Una, molto passata e aromatica, di fagioli e cavolo nero, che Giampiero ha letteralmente divorato. L'altra era la classicissima minestra di broccoli in brodo di arzilla, un piatto romano doc difficile da trovare, per di più con maltagliati fatti in casa.<br />
Quindi di secondo abbiamo assaggiato lo spezzatino con i peperoni, che pare sia uno dei cavalli di battaglia della signora e che era di una delicatezza infinita, visto che era fatto con il filetto di manzo. Infine, per concludere una gradevole crema chantilly con pasta sfoglia sbriciolata sopra: era servita in una cocottina a forma di conchiglia, direttamente dagli anni Ottanta. Divina!<br />
Da segnalare anche gli amari gentilmente offerti, anch'essi home made, fra cui una specie di cherry meravigliosamente dolce e un nocino bello aromatico.<br />
Unica piccola pecca sono i prezzi. Chiariamoci, vista la bontà degli ingredienti siamo anche in linea, ma trattandosi di osteria ci saremmo aspettati qualche euro in meno. In ogni caso, bisogna tornarci al più presto in questo locale...<br />
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Ps. sempre da Grottaferrata segnaliamo con dolore la chiusura dell'Hostaria Pistelli. Avevamo notato che non fosse più in guida e ci siamo domandati il motivo, quindi ci siamo passati davanti ed era chiuso, con le vetrine impolverate e dimenticate da tempo. Un vero peccato!</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-59929764095025910352013-10-25T04:09:00.001-07:002013-10-25T04:09:07.388-07:00Osteria Numero Uno ad Ariccia: non la prima, ma la seconda...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjltsQJ-hYEekheXosYWYJr0W2T-1Q1YUCThSyOJ1vr2bBTrSD2umdqvaKxLMgqghzJQUwjJEr6yiBwX722MfvKfJkkoWiUp8rk-OSeaPXq8q3tUOBRszNkz2rFfsdNAr_8Wd2OunZLMu0/s1600/antipasti-Osteria-Numero-Uno-Ariccia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjltsQJ-hYEekheXosYWYJr0W2T-1Q1YUCThSyOJ1vr2bBTrSD2umdqvaKxLMgqghzJQUwjJEr6yiBwX722MfvKfJkkoWiUp8rk-OSeaPXq8q3tUOBRszNkz2rFfsdNAr_8Wd2OunZLMu0/s320/antipasti-Osteria-Numero-Uno-Ariccia.jpg" width="320" /></a></div>
Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova. E' questo il proverbio che mi è venuto in mente alla fine della cena all'Osteria Numero Uno di Ariccia. La premessa è che per anni siamo andati all'Aricciarola, con poche, piccole divagazioni non degne di citazione. Per una volta, abbiamo scelto di cambiare scientemente, anche perché all'Aricciarola come al solito non c'era posto per prenotare, ma non abbiamo avuto la pazienza di metterci in fila come facciamo normalmente. Quindi eccoci belli che prenotati in questa Osteria, con le migliori intenzioni, visto che peraltro questa è l'unica fraschetta che viene citata dalla guida del Gambero Rosso. Ok, sapete che alle guide mi affido spesso, ma so che vanno prese con le pinze tanto quanto Tripadvisor. E lo dice chi ci lavora!<div>
Detto questo, arriviamo al ristorante e apprezziamo che con enorme pazienza non ci abbiano fatto pesare gli oltre 40 minuti di ritardo che avevamo accumulato.</div>
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Quindi ci sediamo, su una tavola molto rustica, apparecchiata con tovaglia rossa e piatti neri di plastica dura. Abbastanza basic come mise en place, ma va bene che si risparmi su questo piuttosto che sul cibo, offerto a prezzi più che contenuti. Il menù è piuttosto ampio, ma alla fine si concretizza nelle tre opzioni di menu fisso, che generalmente i clienti preferiscono all'andare alla carta per ovvi motivi di prezzo. Tanto più che ci siamo accorti del divertente rapporto per cui più mangi meno spendi. Ovvero si parte da 16 euro per un menu solo antipasti, si passa per i 18 aggiungendo la pasta (però rinunciando a qualche antipastino), si arriva al massimo a 20 con il secondo. Naturalmente, noi che non ci spaventiamo del cibo abbiamo scelto la proposta più completa!</div>
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In pochi minuti sono arrivati una teoria di antipasti, fra cui salumi abbondanti, buone le ricottine servite col miele e le mozzarelle di bufala, molto scarso il formaggio tipo caciotta, eccellente la porchetta (il minimo, però, ad Ariccia). Particolarmente apprezzato il pane, che era praticamente un quarto di pagnotta di Genzano dop (e noi l'abbiamo chiesto 2 volte, quindi in 6 ci siamo sparati mezza pagnotta!). A parte avevamo ordinato anche la trippa alla romana, ben eseguita. C'era qualche altra cosetta, ma al momento mi sfugge.</div>
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Detto questo, sono arrivati i primi. Sul tavolo due opzioni (siamo stati umani a ordinare, sia sui primi che i secondi, ci siamo limitati a due tipi): amatriciana vs rigatoni con il sugo di cinghiale. Opinioni discordanti su entrambi i piatti. Io l'amatriciana l'ho apprezzata molto, cremosa, molto condita, saporita ma non salata né piccante (io odio quando mettono il piccante!) e non troppo oleosa come capita spesso: un piatto da scarpetta a pedali... ecco come ho fatto fuori mezza pagnotta di Genzano! Al contrario non ho amato particolarmente il piatto di cinghiale, che eccedeva in una nota dolciastra, voluta probabilmente per bilanciare il selvatico, ma troppo incombente. </div>
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Una certa delusione poi con i secondi: arrosticini vs salsiccia. La salsiccia non l'ho assaggiata, era un po' rosata, ma questo può banalmente dipendere dalla qualità della carne. Gli arrosticini che sono arrivati a me erano a dir poco carbonizzati e non sono riuscita a finirli.</div>
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Già provati dalle precedenti portate abbiamo passato alla proposta del dolce, concludendo solo con qualche amaro per favorire la digestione. Alla fine, compresi gli extra, bevande (nel menù è inclusa una bottiglia di vino ogni 4 persone) ecc. siamo usciti con una 25 euro a persona. </div>
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Bilancio: continuiamo a preferire l'Aricciarola. Una leggera delusione su qualche piatto, specialmente i secondi, anche se confidiamo che se la prossima volta prendiamo solo gli antipasti e semmai qualche assaggio di pasta extra menu la nostra opinione potrebbe variare. </div>
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Dell'Aricciarola, però, continua a piacerci la formula, che consente, sempre a prezzi molto contenuti, di scegliere i vari componenti dell'antipasto. Ci piacciono meno, in questo caso, i primi piatti, ma difficilmente siamo riusciti ad arrivarci!!!</div>
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Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3260333175814089096.post-80546320408959127512013-09-29T11:48:00.000-07:002013-09-29T11:56:43.344-07:00Taste of Rome edizione n.2: cosa ci è piaciuto e cosa no<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrO5jp3yJTGq1pd_jg73mElz0TMWNYc31bH7QXD-l17t8oBX558tlT5n2WlVnwWQ6xY4lBQt33eXzy7wu6ei4h8yVVjOLvgS_sn_tMUMwzIlQlL7Yt92z2dafjhCuPyqGhYL438snus-M/s1600/Taste-of-Roma-2013.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrO5jp3yJTGq1pd_jg73mElz0TMWNYc31bH7QXD-l17t8oBX558tlT5n2WlVnwWQ6xY4lBQt33eXzy7wu6ei4h8yVVjOLvgS_sn_tMUMwzIlQlL7Yt92z2dafjhCuPyqGhYL438snus-M/s320/Taste-of-Roma-2013.jpg" width="320" /></a></div>
Quello che di questo Taste of Rome non dimenticherò mai è il visetto sorridente di Heinz Beck che con le sue manine dorate mi serviva il suo meraviglioso dolcino a base di fave di tonka. Una cosa fenomenale, che ve lo dico a fare: tutto ciò che usciva dalle cucine in trasferta della Pergola era di un livello e una qualità nettamente superiore a tutti gli altri. La tecnica, la fantasia e il coraggio degli abbinamenti di un genio qual è Heinz Beck non possono essere uguagliati da - quasi - nessuno al mondo. Perfino una banalità come una cacio e pepe, in mano a lui diventa una cosa completamente nuova, in abbinamento con i gamberi (crudi e marinati nel lime) e mantecata con il fumetto dei carapaci dei suddetti gamberi. Ma la cosa più stupefacente è stata il tonno tonnato, in cui il giovane tonno solo leggermente scottato ai bordi, veniva adagiato su una favolosa gelatina, ma soprattutto abbinato con quello che sembrava un crumble e invece, magia, era una specie di gelato sbriciolato di brodo. Il dolce, infine, era un gioco di abbinamenti complesso fra fava di tonka, passion fruit, mele verdi poste al centro a sgrassare il tutto e dare la nota acida. Un equilibrio complesso quanto sorprendente. Il gioco di scoprire queste sorprese era la cosa più divertente di questi indimenticabili piatti: non vedo l'ora di prendere coraggio e concedermi, una volta nella vita, una cena alla Pergola.<br />
Detto questo, assolutamente da citare anche le gioie offerte da Angelo Troiani del Convivio Troiani: da un lato i fiori di zucca dorati con mozzarella di bufala e alici di Cetara con un sorbetto di peperone in abbinamento; dall'altro la quaglia arrostita con una salsa alla cacciatora. I primi in pratica erano un fiore di zucca destrutturato, in cui la bufala e l'alice non venivano cotte, ma lasciate in abbinamento in purezza. Nel secondo caso, si segnala la cottura perfetta della quaglia, con questo abbinamento di verdurine molto saporite. Anche nel caso del Convivio Troiani, da anni mi riprometto visita e non vedo l'ora di trovare i fondi per concedermela.<br />
Dall'hotel Spendid Royal ci siamo concessi l'intera degustazione, anche se in un paio di casi (il raviolo e il dolce) non ci sono sembrati piatti così esaltanti. Il baccalà era molto gradevole, un piacevole finger food servito in un bicchiere in cui il baccalà si sposava con una leggerissima mousse sicuramente fatta con il sifone. Questo per contrasto di sapore e consistenze ci ha convinti abbastanza, mentre le caramelle allo zafferano ci sono sembrate più scolastiche, benché si apprezzi una pasta sottilissima. Il dolce, però, è stato un crollo verticale, con questa burrata incastrata in una calotta di cioccolato al latte a mò di mini-magnum e servita con un gelato di fichi settembrini alla vaniglia, che invece era molto fresco e gradevole.<br />
Ci sono sembrati simpatici, ma meno fantasiosi, i fusilli all'amatriciana con le trippette di baccalà del Giuda Ballerino: un'amatriciana molto saporita, in cui l'abbinamento con queste trippette era sicuramente il quid in più e devo dire che ci stava molto ma molto bene.<br />
Sempre amatriciana anche per i ravioli della mia amica Cristina Bowerman, che il sugo lo mette nel ripieno della pasta: un'esplosione di sapore senza precedenti. Simpatica anche la wrap con il piccione, specialmente come idea, anche se devo dire che mi ha deluso vedere che non fosse wrap in quanto arrotolata, ma solo come tipo di contenitore. Parlo di delusione solamente per una questione scenica, anche perché proprio da lei avevo mangiato un meraviglioso "burrito" di tonno che era appunto servito in una wrap arrotolata.<br />
Grande tecnica anche da Roy Caceres, altro amico simpaticissimo, che ha proposto un fico di foie gras, mosto cotto e brioche al grano arso. Unico difetto del piatto era una tendenza dolce un po' troppo spiccata, ma il caso ha voluto che sia stato l'ultimo piatto che abbiamo mangiato prima di lanciarci sui dolci, quindi un ottimo "traghettatore" fra salati e dessert.<br />
Dulcis in fundo, la mousse di malvasia puntinata e fichi di Daniele Usai (ristorante il Tino), probabilmente meno tecnica e complessa di molti altri piatti che abbiamo assaggiato, ma devo dire che alla fine è il dolce che ci ha convinto di più per la sua semplicità.</div>
Alessandrahttp://www.blogger.com/profile/15666913386481663274noreply@blogger.com0