mercoledì 27 marzo 2013

Vallefredda resort Labico: una domenica in campagna

"Voglio andare a vivere in campagna, ah-ah-ah-ah"! Viene in mente la storica canzone di Toto Cutugno quando si arriva, ma soprattutto quando si sosta per più di qualche ora al Vallefredda Resort, il nuovo paradiso bucolico di Antonello Colonna. Lo chef della Roma godona è tornato nella sua Labico, che come ho letto e condivido, nel mondo è conosciuta solo grazie all'esistenza di Colonna medesimo...
All'arrivo, la costruzione lascia un po' interdetti perché è un parallelepipedone di cemento in mezzo al verde. E ti chiedi: che ci fa? Sembra un po' un capannone di una fabbrica, ma poi entri, vedi gli arredi di design, vieni inondato dalla luce che entra dalle pareti-finestre saggiamente collocate a Est e a Ovest, finisci il pomeriggio in poltrona a chiacchierare con Colonna e pensi che il tuo lavoro è bello.
Il tutto, naturalmente, dopo aver sistemato per benino lo stomaco, grazie a Colonna stesso che mi ha raccomandata al suo chef Adriano Baldassarri, posizionandomi in un tavolo a un passo dalla cucina, con l'autorizzazione a sostare nella cucina stessa nel corso del servizio.
E' lì che vedi scene degne dal manuale di Gordon Ramsey. Colonna arriva e ti chiede: "Lo sai che in cucina si urla?". Ma io vedo tutti i programmi di food che passa la tv e certo che lo so! Baldassarri urla, cazziea i camerieri che si presentano con richieste del tipo il piatto di salumi o la pasta burro e parmigiano per il bambino ("Ste stronzate non le dovete chiedere a me!), ha cento occhi e mille mani, con le quali prepara vari piatti contemporaneamente. Suggerisce una bella glassata con il burro per rendere più gustose le costolette d'agnello (non ve lo dico quanto burro ci hanno messo...), seda un principio di incendio scaturito da un flambé troppo spinto (basta un semplice principio di fisica, togli l'aria!), ma soprattutto tira fuori tipo 10 piatti ogni 10 minuti, tutti con attenzione ai particolari, alla pulizia del piatto, alla giusta scansione dei piatti sullo stesso tavolo (non puoi mandare le portate solo a qualcuno e gli altri restano digiuni: devono uscire tutti i piatti insieme...).
Dopo averne osservato la preparazione, ho assaggiato alcuni di questi piatti, naturalmente, e posso dire che si tratta di una cucina non particolarmente elaborata (apparentemente), ma onesta e non priva di tecnica. Niente grandi orpelli, più che agli arredi di design sparsi qui e lì, la cucina si adatta alla campagna circostante, da cui vengono gran parte delle materie prime. Verdure misconosciute, come quelle presenti nella misticanza, oppure il cavolaccio della zuppa che mi hanno fatto assaggiare per prima. Indimenticabili i cappelletti in brodo, che per la verità era una specie di minestroncino di broccolo romano in cimette mignon e cubetti di carota, con un tocco finale di cubetti di pecorino che nel brodo caldo si scioglievano.
Purtroppo mi sono persa il secondo che lo chef mi aveva fatto uscire. Ero impegnata in un'intervista.
Nel frattempo un cenno sul resort: tocca tornarci. Diciamo che non stiamo parlando di un'esperienza economicissima, ma neanche di chissà quale grande esborso. Con circa 300 euro alla fine si porta a casa una notte in hotel 5 stelle lusso, con cena inclusa e accesso alla Spa. Last but not least, una serie di piccole amenities di tutto rispetto, dalla carta dei cuscini al frigobar a disposizione gratuitamente, passando per i biscottini e pasticcini home made.
Vabbè, non proprio alla portata di tutte le tasche, ma un piccolo lusso che per un'occasione importante ci si potrebbe anche concedere...

sabato 23 marzo 2013

Baccano Bistrot a Roma

Ambientazione molto alla francese, posizione ancora più radical chic, davanti al teatro Quirinetta (e giustappunto si servono pasti anche dopo-teatro): siamo da Baccano, uno dei nuovi locali aperti nel cosiddetto Rinascimento romano. Premetto che se da un lato la posizione davanti al teatro mi piace, dall'altro l'ingresso sulla stessa via del McDonald's, con relativa puzza di patatine sparata a palla dai bocchettoni, mi sembra un autogol. E' vero che siamo su piani completamente diversi con il Mc, ma personalmente avrei privilegiato l'ingresso lato teatro.
Analizzata la posizione, passiamo al menù. Piuttosto ampio, ma sicuramente non inaccessibile per lo chef, dal momento che la maggior parte dei piatti non sono cucinati, ma sono plateau di pesce crudo, di affumicati ovvero di mozzarelle, burrate, formaggi e salumi. Insomma, poco impegnativi. Poi c'è una discreta selezione di paste di ispirazione prevalentemente romana (carbonara e gricia su tutte), qualche tagliata e bistecca e soprattutto in bella vista al centro del menù, gli hamburger (e qui la concorrenza con il vicino Mc ci sta quantomeno sul prodotto, anche se certamente non nell'esecuzione).
In un pranzetto veloce noi abbiamo assaggiato una carbonara e appunto un hamburger di Fassona. Nel caso della pasta, a base di mezzi paccheri Verrigni, parliamo di una buona esecuzione, se non fosse che la pasta era piuttosto al dente. A me piace pure così, ma c'è chi rimarrebbe deluso. L'uovo però era delicatamente cremoso, pepato al punto giusto e impreziosito da guanciale di Amatrice croccante. Approvata la carbonara passiamo all'hamburger, sul cui panino c'è poco da dire: la carne è buona, dicono che sia Fassona tagliata al coltello e apprezziamo lo sforzo. Giustamente vengono portate sufficienti salse in accompagnamento (maionese, ketchup e mostarda, il tutto a marchio Heinz, ok che è un must, ma ci saremmo aspettati una ricerca un po' più fantasiosa in questo campo), meno convincenti però i contorni in accompagnamento. La cicoria ripassata non era particolarmente saporita, mentre le french fries in dotazione non erano nulla di particolare.
Rimpiangere il vicino Mc? No di certo, anzi. Baccano è un posto carino e sicuramente la zona, minata di locali troppo turistici, ci ha guadagnato enormemente con la sua presenza. Tuttavia spendere circa 20 euro per mangiare una sola portata forse è un attimino troppo. A far lievitare il prezzo, peraltro, sono gli elementi irrinunciabili, come il servizio/pane (coperto mascherato a 1,50 a cranio) e l'acqua (Nepi, in bottiglia di vetro da 0.50 a 2,50 euro cad.). Ergo 8 euro non di cibo: al Mc con gli stessi soldi ci prendevamo un set menu a cranio...

mercoledì 20 marzo 2013

La Botte Piena a Montefollonico

La botte è piena e la pancia pure dopo un'incursione in questo ristorante a due passi da Montepulciano. Sapori antichi, toscani, di salute. Si comincia con una selezione di salumi di cinta senese (e ci siamo risparmiati i formaggi...), accompagnati da una fonduta di pecorino di Pienza con funghi porcini e dal piatto forte: fegatini di pollo al vinsanto! Davvero meravigliosi!
Per continuare siamo passati ai primi, facendoci attrarre dall'offerta di assaggiare il tartufo marzolino appena arrivato (per poi scoprire che probabilmente è stato pescato dal papà di un nostro amico di quelle parti che per diletto va appunto a tartufo rivendendone i frutti ai ristoranti della zona). Questo l'abbiamo mangiato con le tagliatelle all'uovo fatte in casa, buono ma essendo marzolino il suddetto tartufo il gusto non era proprio di quelli avvolgenti. Al contrario i pici con il ragù bianco di anatra erano qualcosa di indimenticabile: la pasta, rigorosamente home made, aveva mantecato a meraviglia il condimento, saporito quanto ben equilibrato.
Per proseguire, ça va sans dire, potevamo resistere all'offerta di una fiorentina in terra di Toscana? Beh, una bella bistecca di brontosauro ci è stata opportunamente presentata prima di essere giustiziata, per essere poi servita decisamente al sangue. Ma la cosa eccezionale è che il sangue non colava affatto: la frollatura era talmente perfetta che neanche una goccia riusciva a fuoriuscire. Roba da essere praticamente halal!
Per concludere in bellezza, non ci siamo fatti mancare neanche il dolce, una crema bruciata giallissima d'uovo vero, davvero buona: rendeva giustizia alle sovrautilizzate creme brulee di cattiva fattura. Poi una zuppa inglese fatta con una specie di dolce di Pasqua, con tanto tanto alchermes. Anche quest'ultima meritava, ma preferivo la prima!

giovedì 14 marzo 2013

Fuori menu nuova edizione: Ruspoli che c'azzecca?

La domanda sorge spontanea: Roberto Ruspoli che c'azzecca a Fuori menu? La risposta sorge altrettanto spontanea: assolutamente niente! E dire che mai mi sarei sognata di rimpiangere Alessandro Borghese... In generale il format del programma di Real Time non è cambiato affatto. Sempre due coppie di concorrenti che si sfidano, uno dei due sta in cucina e prepara un pasto luculliano e l'altro sta in sala e mette in scena il pranzo o cena speciale messo in cantiere dal duo.
Entrambi hanno a che fare con i loro aguzzini, anche se di solito quello che ci va peggio è quello che sgobba di più, che deve avere a che fare con la simpaticissima faccia di Sebastiano Rovida che gli chiede di spiegare cose del tutto stupide oppure che gli dice che non ce la farà mai o gli comunica che ha finito la farina (un classico!).
Quello che sta in sala, invece, è quello che deve avere a che fare di più con Ruspoli, che fin dai tempi di Cortesie per gli ospiti commentava simpaticamente le tavole. Anche qui non si esime, con la sua nobile albagia. L'unica cosa divertente sono i siparietti Sebastiano-Ruspoli quando lui entra in cucina e gli vengono propinati i peggio intrugli.
Insisto, a parte queste piccole carognate al principe, che viene minimamente martirizzato per il solo fatto di essere lì, la tragedia è che ci viene da rimpiangere Borghese. Nobile anche lui, ma molto più terra terra e quantomeno vagamente interessato di cucina.
La prossima volta, però, prendete un vero chef. Il pubblico secondo me ringrazierebbe!

mercoledì 6 marzo 2013

Carne di cavallo e mistificazioni

Sono stata fuori per qualche settimana. Torno in Italia e che succede? Di tutto! Papa dimesso, conclave in agguato, elezioni finite come sono finite (stendiamo un velo pietoso!), ma soprattutto allarmanti presenze equine nelle polpette, nelle lasagne, nel ragù...
Ovviamente fra tutti questi argomenti quello che più sta a cuore al Polipo è l'ultimo, quello relativo al cibo. Che però, lungi dal discettare sulla validità o meno dei test compiuti dalle autorità preposte, mi fa sorgere un sorrisetto godurioso! Gli sta bene: è questo che penso!
Questo tsunami non politico sta bene a tutti i produttori di fast food, inteso non solo come le catene di hamburger di turno, ma anche a chi crea, pensa e realizza semilavorati da 4 minuti in forno.
E, ancor di più, sta bene ai consumatori che spendono fior di quattrini per queste schifezze. Ancora di piuissimo, sta bene alle madri (o ai padri, in questo siamo democratici per natura) che non hanno insegnato ai figli a farsi un uovo al tegamino prima di andare da soli all'università e che non gli hanno tolto la carta prepagata dalle mani al primo "4 salti in padella" buttato nel carrello del fuorisede.
Questa storia della carne equina a me sa di mezza bufala, ma forse ci sta bene! Forse è arrivata la volta buona che uno se proprio ci tiene a mangiare la lasagna vada a trovare la nonna, la mamma, la zia che gliela sa preparare come si deve e magari che gli/le insegna a farla (in questo caso, ammetto, parlo al femminile perché andando qualche generazione più indietro è più facile che ai fornelli ci sia una donna).
Oppure andate al ristorante (uno buono, però, non un fast food!) e fate girare l'economia...
Lo sapete quanto costa una lasagna precotta? Beh, molto di più di quanto spendereste facendola da soli. E sapendo, però, che ci sta dentro. 10 lasagne precotte in meno, sostituite da un più salutare spaghetto al sugo semplice semplice (non in vasetto, cribbio!) o sano un petto di pollo alla piastra e vi fate un budget per andare a mangiare al ristorante. O quantomeno in pizzeria!
Che poi io un buon ragù con dentro carne di cavallo o di asino, come anche in Puglia si fa, lo pagherei di più... Però questa è un'altra storia!