martedì 26 luglio 2011

Grottino a Roma, semplicemente pizza


Né napoletana, né romana: semplicemente pizza. Per me il Grottino è un po' il rifugio dell'ultimo momento, considerato che è praticamente sotto casa mia. Quando proprio la dispensa è vuota... Però in questa pizzeria di San Giovanni non ci andiamo solo per ripiego, ma anche per mangiare una pizza che non ci dispiace affatto.
Per prima cosa, la location: d'inverno si sta tutti un po' stipati in un locale dalle volte alte e dai tavolini un po' stretti. A causa delle volte alte tutto rimbomba un po' e si esce un po' rintronati dal locale, ma in compenso il servizio è veloce ed efficiente. Anzi, ho notato un particolare che mi ha colpito moltissimo: c'è un'enorme amicizia e complicità fra i camerieri, che quando si incontrano si scambiano pacche sulle spalle, abbracci e sorrisi. Insomma, un'atmosfera lavorativa che sembra un paradiso! D'estate ci sono un po' di tavolini fuori, peccato che la vista non sia delle migliori, incastrati come sono fra i lavori della metro C, i tavoli del vicino locale che fa pesce (con annessa puzza di fritto) e il mercato rionale dirimpetto.
Quindi il menù, composto non solo di un numero notevole di varietà di pizze (la fantasia si spreca), ma anche di fritti (da assaggiare il fiore di zucca) e pasta che però non ho mai assaggiato.
Parliamo della pizza. Come dicevo non è né napoletana né romana: un po' più alta di spessore della romana, ma più croccante e meno gommosa della napoletana. Insomma, un giusto mezzo che ha anche il pregio di essere molto digeribile. La grande varietà poi arricchisce il tutto: l'ultima che ho assaggiato era la Mediterranea, bianca con fiori di zucca, pomodori secchi e stracchino. Davvero sfiziosa.
Da segnalare anche i dolci e in particolare il tortino al cioccolato. Sì è vero, al giorno d'oggi lo fanno tutti, ma questo è davvero speciale, perché cotto nel forno a legna, che gli dà un gusto differente.
Ricercata anche la carta delle birre, fra le quali si possono trovare belle sorprese. Noi ne abbiamo assaggiato una al luppolo, dal nome marchettaro Lupulus con tanto di lupo sull'etichetta, che però non era niente male.
I prezzi non sono proprio bassissimi, ma ancora siamo su livelli più che accettabili.
Assolutamente da visitare il loro nuovo sito, forse un po' troppo sopra le righe, ma sfizioso:
www.algrottino.com

sabato 23 luglio 2011

Akropolis, ristorante greco a Roma


Nel cuore di Trastevere si trova un piccolo ristorante dal nome già abbastanza eloquente: Akropolis. Origini cretesi, a metà fra un ristorante tradizionale e un fast food in salsa tarama. Certo, non proprio fast, considerato il servizio che non è il massimo della celerità. Ma si mangia bene, si spende poco e la formula è molto easy. Protagonisti sono la pita (il pane arabo-greco, che qui viene servito caldo) e il giros, cioè lo spiedo tipo kebab. Differentemente dalla tradizione araba, qui è ammesso anche il maiale. Ma in realtà è sicuramente più saporito l'agnello. In carta ci sono tutti i must della cucina greca: moussaka, souvlaki, dolmades, salsa tsatsiki e taramosalata. Molto buona la salsa di melanzane. Avremmo voluto assaggiare anche la feta fritta, ma non hanno capito l'ordinazione e al suo posto ci hanno portato il piatto di salse... Per quanto riguarda il giros, si può mangiare sia sottoforma di paninozzo, come se fosse un kebab, che al piatto. Molto buone le polpette di agnello, una specie di shish kebab, mentre il giros di maiale sembrava un po' secco. Dimenticabili i dolci.
Il consiglio è di andare armati di tanta, tanta pazienza. D'estate i tavoli sono un po' di più, perché ce ne sono anche all'esterno, ma questo comporta solo ulteriore motivo di stress per i camerieri, che sono solo due a gestire diversi tavoli. Al proprietario Antonios rivolgetevi solo per lasciare il nome e ottenere il tavolo (non si può prenotare), perché la sua funzione non va oltre la supervisione.
E per gli amanti delle specialità greche, di fronte al ristorante c'è anche una gastronomia. La sera, quando il ristorante è aperto, il negozio è chiuso, ma se volete qualcosa basta chiedere al suddetto proprietario, che all'occorrenza apre e porta ciò che è stato richiesto.
Si mangia abbondantemente sotto i 20 euro a testa.
Per dare un'occhiata al menù basta cliccare sul sito del ristorante:

martedì 19 luglio 2011

Specialità tunisine


Sono appena tornata dalla Tunisia e chiedo scusa ai miei - pochi - lettori per la mia prolungata assenza. Purtroppo al lavoro i blog sono nella black list e non vi si può accedere su internet. Ne ho di cose da raccontarvi. Cominciamo da quella più recente e probabilmente più appassionante: il mio viaggio in Tunisia. Sono andata giù a trovare degli amici e fra luci e ombre devo dire che è un paese che merita approfondimento.
Sono stata a Tunisi, in particolare, dove l'atmosfera post-rivoluzione è un po' accesa. Carri armati e filo spinato proteggono le strade principali e i palazzi governativi. Tuttavia a me è sembrato molto di facciata. L'unico momento di tensione l'abbiamo vissuto venerdì, quando ci avevano detto che dopo la preghiera ci sarebbe stata una manifestazione. Ovviamente non ci siamo persi d'animo: abbiamo preso un taxi e ci siamo spostati nella bellissima Sidi Bou Said.
La giornata più bella è stata quella che abbiamo trascorso al mare a Kelibia, una località a Nord di fronte alla Sicilia, più o meno da dove partono i barconi dei migranti. Lì c'era una spiaggia fantastica, con la sabbia sottilissima e bianca, che scricchiolava sotto i piedi. Il mare era leggermente agitato, ma questo non gli impediva di essere caldissimo e trasparente. Ho fatto dei bagni indimenticabili. La cosa più bella è che c'eravamo solo noi e un piccolo gruppo di tunisini. Davvero, quando si dice un posto incontaminato!
Fra le specialità tunisine abbiamo assaggiato naturalmente il cous cous, ma anche i fagottini di pasta brik, l'ouja e le grigliate di agnello e di merguez. In molti casi la cucina è troppo speziata per i miei gusti, ma il cous cous non è mai piccante ed è sempre il mio paracadute. Da segnalare soprattutto il ristorante dove siamo andati a Sidi Bou Said, che si chiama Chargui. L'abbiamo trovato sulla guida, ma diffidavamo perché in piena piazzetta. Invece era molto buono e costava poco (cinque euro a testa). Lì abbiamo assaggiato il cous cous d'agnello, il fagottino di pasta brik con il formaggio e le uova all'interno e le merguez arrostite, che sono delle salsiccine locali un po' piccantine e piene di finocchietto. Dopo cena siamo andati in un bar a bere il tè alla menta con i pinoli (shai bibunduk): una cosa deliziosa e fa niente che c'erano 30 gradi e il tè era bollente!
Però devo dire una cosa, per una volta: non è importante cosa si mangia, ma è importante la compagnia... Per una volta mi sarebbe andato bene anche pane e acqua!!!

domenica 3 luglio 2011

Ristorante Quintessa a Castel Gandolfo


Un gruppo di amici che si incontra a Roma e decide di andare al lago per fare un piccolo pic-nic. No, non è mica così semplice. Ovviamente abbiamo scelto il ristorante di turno e ci siamo concessi un pranzetto con vista lago a Castel Gandolfo. Il locale in questione, che si chiama la Quintessa, si presenta molto fashion e, devo dire, carino. Il leit motiv del ristorante sono le valigie, sparse qua e là (anche in bagno) e i manichini da sarta. Non ho capito il nesso, ma facevano carino. Noi ci siamo seduti fuori, anche se purtroppo rimaneva uno spazio semi-chiuso e faceva caldo anche se fuori si stava bene perché c'era un bel venticello. A rovinare l'atmosfera, i lavori per allargare il dehors, con rumori di sottofondo non proprio invitanti.
Quindi il menù: e qui c'è la sorpresa. Non un menù da Castelli Romani, ma una prevalenza di pesce (di mare, non di lago) che pare arrivi da Anzio. Indecisi sull'antipasto, abbiamo chiesto se si poteva fare un misto e siamo stati accontentati con il cosiddetto "antipasto Quintessa", arricchito da un paio di porzioni di supplì. Erano vari assaggi, di cui:
- un tagliere di salumi e formaggi non particolarmente rimarchevole per la scelta;
- una mozzarella di bufala intervallata da prosciutto cotto (la cosa migliore);
- una millantata parmigianina di melanzane, che non era male, ma di parmigiana aveva poco;
- un rotolino di speck e taleggio caldo;
- un'insalatina di rucola, pachini, gamberi e fragole (servita con una glassa di aceto balsamico in bottiglia di plastica tipo ketchup, Modena Igp, preparata nello stabilimento tal dei tali di Afragola-Napoli!!!)
- infine i supplì di cui sopra, con una frittura asciutta, ma abbastanza insipidi.
Quindi i primi, che sulla tavola erano abbastanza variegati. Io ho assaggiato la pasta alle vongole con caviale di melanzane che era salata e piuttosto piccante, poi le tagliatelle fatte in casa con il ragù di coniglio, che non erano per niente male e il paellotto d'orzo con frutti di mare e crostacei,. peccato che di crostacei non ci fosse traccia. Quest'ultimo era un piatto simpatico, ma lontano da un'idea di paella perché molto slegato.
Quindi abbiamo saltato i secondi e siamo passati direttamente ai dolci. Io ho preso le ottime fragoline di Nemi con gelato, mentre sul tavolo c'erano anche un semifreddo al limoncello che sembrava piuttosto un sorbetto, un tiramisù alla Nutella che di Nutella aveva solo un grosso baffo spiaccicato da sopra e una torta della nonna che era stata rivisitata in forma di gelato, ma pare fosse buona.
Giudizio complessivo piuttosto deludente, al netto di un conto da 35 euro a cranio senza prendere i secondi. Nulla era cattivo, ma nulla indimenticabile. Sapori piuttosto insulsi, con qualche caduta di stile (la glassa di aceto balsamico) e qualche errore di realizzazione (la pasta alle vongole salata), prezzi sproporzionati e un menù assolutamente fuori contesto rispetto al posto in cui si trova.
Resta un bel locale, con un servizio relativamente attento e un gran bel contesto. Peccato che a nostro giudizio tutto questo non basti. Pur lasciando ai posteri l'ardua sentenza, vi linkiamo il sito del ristorante per farvi un'idea

venerdì 1 luglio 2011

Caseificio Casear Caserta a Frosinone

Non so se sia voluto o se sia un caso, ma quello che abbiamo scovato a Frosinone è un caseificio niente male che fa ottimi prodotti rigorosamente a base di latte di bufala. Credo che non sia un caso che si chiami Caserta, quanto piuttosto un marchio di qualità o almeno (visto che io preferisco di gran lunga la bufala di Battipaglia) una dichiarazione d'amore a una delle zone di produzione della mozzarella di bufala dop.
Per farla breve, si trovava a Frosinone il mio fidanzato e ha pensato bene di fare la spesa per una o più cene a venire. Bocconcini di bufala, naturalmente, ma anche primosale, ricotta, un fantastico rotolo di scamorza affumicata ripieno di prosciutto e olive e la specialità del luogo, la marzolina. Da non confondere con il formaggio marzolino, si tratta di una ricottina tosta che viene conservata nell'olio. Un po' ostica da mangiare a pezzi, la morte sua è piuttosto a scaglie sulla pasta, sulla carne oppure sull'insalata come abbiamo fatto noi (per illuderci che stavamo mangiando qualcosa di leggero...).
Insomma, non sarà la bufala di Battipaglia, ma questo caseificio è promosso a pieni voti fra i miei foodies. Provare per credere.
Giampiero, quando torni a Frosinone?

Ps. Indirizzo: via dei Monti Lepini, Frosinone