giovedì 31 dicembre 2009

A Lucera, Utz: ma che vor dì?


Serata con due coppie di amici in un posticino carino nel centro storico di Lucera. Uno dei due ragazzi era brasiliano e il suo commento è stato: "Lucera è più bella di Foggia". Meno male che noi foggiani siamo nati rassegnati...
L'altro ragazzo, il mio fido commercialista Cristian, ha scelto questo locale dal nome improbabile: "Utz". "Utz" significhi... non lo so!
Ad accoglierci una bella signora dall'aria un po' teutonica. E in effetti del tedesco c'aveva pure gli atteggiamenti.
Ci porta i menù e notiamo subito un interessante Antipasto delle donne: una specie di "vi porto tutto quello che c'è in cucina" a 15 euri. Ci sembra abbondante e ne chiediamo 2-3 tanto per assaggiare. La risposta è categorica: NO. O si prende tutti o niente. Insomma, la fraulein ci costringe a magnare tutti la stessa cosa e si perde quelle due ordinazioni extra di maialino al ribes che avrebbero preso i miei amici. (Oltretutto il maialino aveva prezzo X, dal momento che era inserito nei piatti del giorno che non avevano prezzo, con Mastercard).
Altra cattiva abitudine riguarda i vini: è un wine bar, quindi si suppone che ci sia una lista fornita. Peccato che non è dato consultarla. La fraulein enuncia i vini che ha in cantina e non esplicita i prezzi. Su suo consiglio scegliamo un ottimo Cacc'e Mitt, noto vino che si produce proprio a Lucera. Alla fine scopriamo che costava ben 18 euro a bottiglia: non pochissimo per un vino locale.
In ogni caso, l'Antipasto delle donne non ci ha delusi, ma è stato un lungo susseguirsi di vassoietti pieni di cibo, per lo più improntato sulla ricerca dei prodotti locali (bonus). Vado a memoria, ma posso sbagliarmi e soprattutto omettere qualcosa.
- melenzane sott'olio della casa: buone
- tocchetti di prosciutto alla carrettiera (in altre parole col peperoncino - inutile - sopra)
- salame e formaggio con fichi secchi: formaggio buono, salame piccantino per i miei gusti
- grano cotto nel boccaccio: papposo e piccantino, ma a Mary piaceva
- sponzali grigliati: io non ho tolto lo strato esterno e risultava bruciatino
- melenzane e zucchine grigliate: normali
- patate cotte sulla cenere: particolari
- patate con la cipolla: buone
- cipolle cotte nel latte col pepe rosa: il mio preferito, peccato che l'ho digerite due giorni dopo
- rondelle di mais grigliato: non male
- fagioli di Faeto con foglie ammischiate: ottimo
- finocchio crudo: riempitivo
E mi pare che non ci sia altro, ma mi posso sbagliare.
A quel punto eravamo kaputt, come la fraulein ci aveva già preannunciato. Così ho preso solo un vino dolce per finire (portato nel bicchiere senza mostrare la bottiglia - malus) e Cristian una grappa. Ci ha gentilmente portato dei dolcini per i vini e dei cioccolatini per addolcire il conto, che comunque era ragionevole: 25 euri a cranio.

martedì 29 dicembre 2009

Torta rustica pere, noci e gorgonzola di Anna Moroni

Plumcake salato pere noci e gorgonzola

Era giusto un anno fa, quando Anna Moroni per la festa di Capodanno propose alla Prova del Cuoco un invitante Cake al gorgonzola, con noci e pere. Peccato che mi sia segnata la ricetta su un foglio volante e l'avevo data per dispersa. Per fortuna, con i potenti mezzi di internet, ho trovato una brava internauta che l'ha scritta nel suo blog e, a giudicare dal risultato, mi sembra che non abbia sbagliato nulla!!!

3 uova,
180 gr di farina,
100 gr di olio di semi,
100 gr di latte,
Muffin salati pere noci e gorgonzola
150 gr gorgonzola tagliato a cubetti
1 pera tagliata a cubetti
150 gr di emmental svizzero grattugiato
170 gr di gherigli di noci
una bustina di lievito per torte salate (quello giallo della Pane degli Angeli)

In poche parole, si deve mescolare tutto mettendo per ultimo il lievito. Si sistema su uno stampo a forma di plumcake (anche a ciambella può andar bene, ma deve essere piccoletto, e nella foto potete ammirare anche la versione muffin) precedentemente imburrato (a meno che lo stampo non sia di silicone, in questo caso il burro è superfluo) e si inforna in forno preriscaldato a 180 gradi. Mezz'ora e il gioco è fatto!

I francesi la chiamano Quiche, io la chiamo svuotafrigo...


Quando ho qualcosa da consumare, siano verdure o salumi/formaggi, la soluzione è sempre una: pizza rustica.

Volendo dirla alla francese... Quiche!

In realtà, io la ricetta della quiche la stravolgo per ridurre l'impatto grasso: no, non sono impazzita... Non parlo di impatto grasso inteso come calorie (figuriamoci!), ma di quel sapore di burro e panna che è sì buono, ma anche stucchevole.

Se posso scegliere, invece della pasta brisee uso una specie di pasta frolla salata. In pratica non solo burro, farina e acqua: tolgo l'acqua e aggiungo le uova.

Ho trovato delle proporzioni sul Cucchiaio d'argento che mi hanno soddisfatta: 125 g di burro ammorbidito (il panetto piccolo), 2 uova e 250 g di farina. Più l'immancabile pizzico di sale. Si può fare anche al mixer, ma io sono per la soluzione fatto-a-mano. Se dovesse risultare troppo farinoso, aggiungere un goccio d'acqua.

Far riposare in frigo per stabilizzare il burro, giusto il tempo di preparare il composto interno.

Come dice sempre Anna Moroni, mentre la pasticceria è precisione, i salati sono fantasia. Nella fattispecie, mi ritrovavo mezza padella di zucchine tagliate a dadini e cotte con olio, cipolla e qualche cubetto di pancetta. Inoltre, in casa c'era un'ottima mozzarella di bufala affumicata, che essendo anch'essa di ieri era più compatta e meno acquosa. Ho quindi sbattuto 2 uova, aggiunto un po' di latte (sarà stato mezzo bicchiere), sale, pepe, pecorino canestrato pugliese grattugiato (a occhio, comunque sarà stato un 50-70 g) e quindi le zucchine, ancora un po' di pancetta a dadini e la mozzarella di bufala affumicata a tocchetti.

Pronta la farcia, ho ripreso la pasta dal frigo. Ho pensato bene di utilizzare un sistema veloce veloce che ho visto alla Prova del Cuoco e che è ideale per gli impasti con burro come le frolle e la brisee. Ho preso un foglio di carta da forno e ho adagiato la pasta appiattendola un po' con le mani, quindi ho messo un altro foglio da sopra e ho cominciato a smattarellare... Così il mattarello non si attacca e la pasta esce bella liscia e uniforme. La forma tonda si dà girando spesso il foglio, così come si farebbe con la pasta sulla spianatoia.

In questo caso la pasta era parecchia rispetto alla dimensione della teglia, quindi ne ho tenuta un po' da parte per fare la guarnizione a crostata.

Una volta raggiunto lo spessore giusto, un paio di millimetri, si adagia con tutta la carta da forno sulla teglia e si toglie il foglio superiore. Quindi si mette la farcia precedentemente preparata.

A questo punto la guarnizione: con la rotella si fanno le classiche listarelle e con l'impasto avanzato ho fatto qualche rosellina.

Come vedete il risultato è molto scenico!!! Grazie alla carta da forno, inoltre, è molto facile sformare la torta senza romperla per metterla in un bel piatto da portata.

Ah, dimenticavo: la cottura. Va in forno per almeno una mezz'ora a 180°. Controllate la cottura spesso e verificate se il forno sta cuocendo più un lato rispetto all'altro. Io ho dovuto girarla una volta proprio per questo motivo.

Il livello di "bruciatura" della pasta lo decidete voi. A me non piace anemica, ma piuttosto un po' colorita ai bordi, in modo che il cornicione risulti croccante e faccia un bel contrasto con il ripieno che invece è morbido.

mercoledì 23 dicembre 2009

AUGURI DI BUON NATALE - MERRY XMAS


Un dolce BUON NATALE a tutti i miei lettori, quelli vecchi e quelli nuovi.

A tutti auguro di trascorrere feste serene e di godersi delle magnifiche esperienze enogastronomiche nelle loro case. Mi raccomando, però: che la parola d'ordine sia TRADIZIONE!
Non voglio sentir parlare di prelibatezze esotiche...

Tanto per anticipare: domani, Vigilia, ci sarà la preparazione delle mitiche PIZZE FRITTE della nonna. Da un'antica ricetta napoletana (nonna è nata e cresciuta a Napoli), queste frittelle di pasta da pane condite con un buon sughetto di pomodoro e abbondante formaggio. Talmente buone che aspetto con ansia la Vigilia per un anno intero.

sabato 19 dicembre 2009

La cucina di Filippo La Mantia al Majestic


Sono stata invitata a una festa di Natale e la location era davvero d'eccezione. Hotel Majestic: splendido 5 stelle di via Veneto. Mi sentivo un po' Carrie Bradshaw, con il mio tubino nero e la collana di Ferragamo appena comprata (degna di ricevere complimenti a gogò).


A cucinare per il buffet in piedi il mitico Filippo La Mantia: oste siciliano in terra laziale.


Ovviamente, trattandosi di buffet, non manca qualche appunto da fare, ma la sensazione generale era davvero ottima, con l'aggiunta di un servizio impeccabile.


Sulla tavola imbandita leccornie siciliane in bell'ordine (e guai a toccare i cucchiai: il piatto lo creavano rigorosamente i camerieri).
- ARANCINI: versione piccola della classica arancina siciliana, gustosissimi e leggeri.
- PANELLE: purtroppo vanno mangiate bollenti, io le ho assaggiate già fredde e di sapore erano buone, ma di consistenza avevano perso la loro verve.
- CAPONATA: da 10! Delicatissima, di sole melenzane con pomodori, dalla consistenza di una mousse e con i pinoli croccanti a fare da contrasto al palato.
- INSALATA DI POLPO: a dire la verità il polpo era un po' duro, però l'insalata era saporita.
- COUS COUS: o meglio Taboulè, perché era freddo. Anche questo da 10, delicatissimo e ben condito, nonostante o grazie al fatto che La Mantia per presa di posizione non usi né aglio né cipolla.
- PASTA ALLA NORMA: ottima, dal sugo saporitissimo, con le melenzane ben riconoscibili e la ricotta dura abbondante e salata al punto giusto. Peccato solo la cottura della pasta, ma quello succede sempre nei buffet: questa mi è capitata scotta, l'altra dura, ma dipende se la si prende appena arrivata al tavolo o dopo un po' che continua a cuocersi nella ciotola.
- PASTA AL PESTO DI AGRUMI: in questo caso la pasta era decisamente dura, ma il condimento era fantastico, mi duole solo non aver capito come si faccia! L'arancio era ben riconoscibile, il sugo aveva la consistenza di una crema (forse di melenzane?) di colore grigio, e il tutto contrastava con il croccante di mandorle tostate. Magnifico.
Pensate che sia abbastanza? No, affatto, c'erano pure i dolci. Li elenco tutti, ma ne ho assaggiati solo 2 e solo di quelli commenterò. Degli altri c'è da dire solo che si presentavano invitantissimi e solo la coscienza non me li ha fatti assaggiare tutti.
- CASSATINE: naturalmente!
- CANNOLI: ne ho mangiato uno, che non era affatto male. Croccante al punto giusto, peccato solo che la ricotta non fosse proprio abbondante.
- TORTINE DI LIMONE
- TORTINE DI CIOCCOLATO: fondentissime come piace a me, una vera goduria.
- MINI CREME BRULE'
- CREMA DI NOCCIOLE
- GELO AI FRUTTI DI BOSCO (un bicchierino)
Insomma, a parte qualche piccolo appunto, da Filippo La Mantia tocca tornare. Magari di domenica al brunch: 37 euri (bevande incluse) e la paura passa... ma la ciccia resta!


Metti una sera Accasadì


Pizza e cinema, anzi cinema e pizza. Sulla Tuscolana si può, con un ottimo binomio Atlantic+Accasadì. Per la cronaca, abbiamo visto "A Christmas Carol", nella versione disneyana con Jim Carrey: bellissimi effetti speciali, 3D che dà soddisfazione e una ricostruzione davvero molto fedele al libro.

Poi il cibo. Degli amici ci propongono di provare Accasadì e devo dire che non è male, specialmente per una serata senza grossi impegni.

L'ambiente è ben curato: moderno/finto rustico. Il difetto è che i tavoli sono un po' ammassati e quelli da 2 piuttosto piccoli (i classici 70x70). Dicono che sia sempre pieno, infatti anche noi per sederci abbiamo aspettato qualche minuto, nonostante fossero le dieci passate. Abbiamo notato che quando erano completamente pieni il servizio era un po' lento, ma noi non ne abbiamo risentito perché molti erano già andati via.

Da bonus la scelta di avere la Menabrea alla spina: ottima birra!

Una lavagna per scegliere i primi del giorno, che però non abbiamo assaggiato.

Fra gli antipasti le patatine sfogliate con il pecorino abbondantemente grattugiato sopra: non potevamo non assaggiarle ed erano deliziose.

Le pizze le abbiamo viste passare: per essere di stile romano si presentano molto bene, croccanti e molto ben condite. Noi però diffidiamo e abbiamo scelto una variazione sul tema: i quadrotti.
Si tratta di una specie di calzoni ripieni (ma chiusi a fazzoletto, quadrato appunto) che vengono serviti in diversi gusti. Io ho scelto prosciutto di praga, mozzarella affumicata e funghi, mentre Giampiero ha preso salsiccia e broccoli. Ovviamente il difetto di questo tipo di preparazione è che il condimento è tutto al centro, ma sta alla bravura di chi va di coltello e forchetta ridistribuire il condimento. Comunque nel complesso erano buoni e diversi dal solito.

Infine un dolcino invitante per andare a letto felici: un tortino alla gianduia... Davvero coulant!

martedì 15 dicembre 2009

Baci di dama (ricetta di Sonia di Giallo Zafferano)

Ho provato a fare questa ricetta e devo dire che sono stata molto soddisfatta. Inutile riscrivere tutto da capo a piedi: vi copincollo il link.


Tuttavia, ho da aggiungere, tanto per cambiare, la mia variante. Ovviamente, ho pensato bene che era meglio far prima... Così ho sostituito il ripieno di cioccolato home made con una più pratica crema di gianduia. Io avevo una bella crema originale torinese... ma chi ha in casa la Nutella direi che non si può lamentare!

venerdì 11 dicembre 2009

Torta rustica Danubio (ricetta Anna Moroni)















Anna Moroni lo chiama così e dice che è un rustico di origini napoletane, il che è credibile perché le brioche sono moooolto partenopee.

Ingredienti:
250 g. farina 00
250 g. farina Manitoba (io l'ho trovata al supermercato)
4 rossi
1 uovo intero
1 cubetto di lievito di birra
120 g burro morbidissimo
100 g di zucchero
1 cucchiaino di sale
100g di latte
prosciutto di praga
Provola
semi di papavero o di sesamo per decorare


Procedimento.
Per prima cosa si prepara il cosiddetto lievitino. Sciogliere il lievito con 1 cucchiaino di zucchero e il latte, aggiungere un po' di farina fino ad ottenere un impasto liscio e morbido (quando diventa appiccicoso). Lasciare lievitare per 45 minuti/1 ora. (pto 1).






Nel frattempo far sciogliere il burro con le uova mescolando con una forchetta, quindi mettere il lievitino precedentemente preparato, lo zucchero ed il sale. Impastare prima nella ciotola poi nella spianatoia (P.s. l’impasto si può fare anche nel robot).
La consistenza deve risultare solida e prima di metterlo a lievitare, bisogna sbatterlo alcune volte sulla spianatoia per attivare il glutine. Rimettere la pasta nella ciotola e lasciare lievitare di nuovo per circa un’ora e mezza, in inverno anche un paio d’ore. (pto .2).

Prendere la pasta a palline, mozzandola come se fosse una mozzarella, stenderle sul palmo della mano e metterci dentro il prosciutto cotto e il formaggio morbido, chiudere il ripieno dentro la pasta e fare una pallina. N.b. caricarle di ripieno più di quanto sembri sufficiente, perché poi il loro volume raddoppia.




Porre le palline sulla teglia (di 26 cm di diametro) imburrata e con un cerchietto di carta da forno sul fondo (ma anche solo burro, specialmente se si ha una teglia a cerniera). Le palline devono essere un po' distanziate perché cresceranno. Procedere nella stessa maniera con tutta la pasta in modo da ottenere un torta che riempie tutta la teglia.
Lasciare ancora crescere per un quarto d'ora/20 minuti e nel frattempo scaldare il forno a 200 gradi. Spennellare la torta con parte del bianco d'uovo avanzato e, a piacere, mettere i semi di papavero o di sesamo o di finocchietto sopra la torta. Infornare per 30 minuti circa.
Vi siete chiesti perché questa può essere una ricetta natalizia?? Perché invece che in uno stampo tondo si può mettere su una placca rettangolare, posizionando le palline a triangolo: e diventa un albero di Natale!!!

martedì 8 dicembre 2009

Glass Hostaria, una donna ai fornelli: Cristina Bowerman

6 dicembre: anniversario di matrimonio dei miei.


Mio padre mi chiede di trovare un ristorante un po' esclusivo per la cena, visto che è una serata particolare. Dopo averne scartati (purtroppo) altri due, che erano chiusi di domenica (All'oro e Filippo La Mantia), ho scelto di entrare nel tempio di Cristina Bowerman: GLASS HOSTARIA.


L'avevo visto mille volte passando a Trastevere. D'altra parte è collocato in una posizione incredibile: esattamente all'angolo fra la stradina che inizia da Piazza Trilussa (vicolo del Cinque) e che si congiunge con il vicolo che porta a Piazza di Santa Maria in Trastevere.

Per prima cosa colpisce il locale: un vero e proprio esercizio di design. Minimal ma ricercato. Voluta anche la disposizione comoda dei tavoli: tutti a debita distanza l'uno dall'altro (ma sono comunque 60 coperti). Non solo. Abbiamo notato anche che non manca la buona abitudine di far sedere i clienti su tavoli più grandi, per esempio due persone in uno da quattro, senza preoccuparsi di lasciarli liberi a eventuali avventori dell'ultima ora.


Arriviamo al menù. E' il tipico ristorante i cui piatti sono un lungo elenco d'ingredienti, ma d'altra parte la chef Cristina Bowerman è famosa proprio per la sua ricerca sugli accostamenti arditi. I prezzi non sono certo abbordabili, tuttavia vengono proposti due menù degustazione che possono sicuramente essere la soluzione ideale per assaggiare molto e pagare il giusto: 55 e 70 euro.

Il cameriere/maitre era tutto un programma. Mille sorrisi e consigli suadenti. Comunque è stato gentile e ci ha permesso di prendere il menù degustazione scambiando una portata. Quello che non ci convinceva era la "Tartare di filetto di manzo, arancia, capperi, microverdure, tobiko e salsa al wasabi": i miei non mangiano il crudo. Così abbiamo chiesto e ottenuto cappesante per tutti.



Questo il menù da 55:

Amuse bouche

Crema di nocciole e ceci, zucca, cipollotti arrostiti, chips di patate blue e tartufo nero uncinato

Cappasanta in crosta di pistacchi, pancetta fresca, salsa al lemongrass

Mezzelune ripiene di amatriciana, guanciale croccante

Costoletta di agnello, prugne al karkadé, funghi e salsa alla rucola

Dessert a scelta

Petits fours

Per i profani come me: "amuse bouche" è un assaggino di antipasto. Nel nostro caso era un piccolo roast-beef molto delicato. Petits fours invece sono i dolcini piccini picciò che portano oltre al dessert. Delle piccole delizie.

Deliziosi anche i tanti tipi di pane che erano serviti in questo piatto allungato (nella foto accanto). Quello tondo con il bacon era fenomenale. Poi c'era quello col mais che sembrava una piccola torta. Quello col sesamo. Quello piccantino con la 'nduja. Quello scuro e dolce con canditi e nero di seppia.


Per il resto meritano una spiegazione a parte le mezzelune (qui sotto nella foto). Per chi non l'avesse capito: il sugo all'amatriciana era il ripieno dei ravioli!!! Un'idea fantastica!!!





Ah, dimenticavo i dessert. Quelli erano a scelta e abbiamo deciso di assaggiare:


Torta di pane, banane e cioccolato bianoc, gelato al rum, polvere di caffé e arancia (papà)

Zuppetta di Caffé, gelato al Bayleys e mandorle pralinate (io e mamma)



La seconda era divina!

Bilancio della serata: il locale è bellissimo e davvero elegante, anche se ha il pregio di non farti sentire ingessato come se fossi in un cinque stelle. Il servizio è gentile e premuroso, peccato che sia lento, nonostante il locale non fosse del tutto pieno. Il cibo è davvero buono e soprattutto nuovo. Accostamenti particolari che si uniscono senza litigare e restano tuttavia riconoscibili. Le porzioni sono alquanto pediatriche, ulteriore motivo per cui val la pena di prendere il menù degustazione, che permette di andare dall'antipasto al dolce senza spendere un capitale.

N.b. comodissimo il sistema di prenotazione via mail, dal sito del ristorante. E' provato: rispondono immediatamente.

sabato 5 dicembre 2009

La Capagira, un pugliese a Roma

Beh, sì, direi che a fine pasto la Capagira davvero in questo ristorante proprio sotto casa mia... Ormai Tonio, il capo sala, è diventato un mio grande amico e gli faccio quasi da ufficio stampa, ma in fondo trovare un angolo di Puglia sotto casa è davvero come trovare un tesoro per me.
In cucina c'è uno dei soci, ovviamente barese, che sforna tegami di Riso-patate&cozze, così come tortini di polpo&patate e altre leccornie prevalentemente a base di pesce.
Per prima cosa, Tonio vi proporrà: "vi porto qualche antipasto?". Ovviamente sì! Arrivano quindi gli immancabili latticini (ricottina, nodini e burratina) sempre freschissimi; poi il suddetto tortino di polpo&patate... e per il resto in base alla fortuna. Mi sono capitate meravigliose capesante gratinate, come un ottimo fagottino di pasta phillo con cime di rape (ieri), ma anche alici impanate e fritte, supplì di cime di rape... e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto non pensate di prendere sia primo che secondo: impossibile uscirne vivi!
Fra i primi c'è l'immancabile fave&cicoria (ottime, peccato solo per il pane che non è quello pugliese), ma anche il must: orecchiette con le cime di rape, che arrivano direttamente dalla Puglia. Per il resto dipende dalla giornata. Si può trovare la tiella barese, come paste con fagioli e cozze ecc. ecc.
Come secondo ho assaggiato la frittura di pesce, asciutta e croccante: perfetta!
Poi Tonio propone sempre pesci al forno con patate... ma bisogna avere ancora un po' di posto nella pancia per un intero pesce al forno.
Anche le porzioni dei dolci sono "scostumate", nonché servite con un cabaret di frutta. Porzioni almeno per due di dolci fatti da loro... ma qui la Puglia non ci aiuta più e si va sull'internazionale tiramisù o il soufflè di cioccolato...

lunedì 30 novembre 2009

Castroni a Roma, una bimba nella fabbrica di cioccolato

Un'intervista come un'altra. Un'idea per l'ennesimo, pallosissimo caso aziendale. Eppure, come al solito ci metto il mio zampino e cerco qualcosa che, in fondo, mi diverta. Così fra domande sul fatturato e sul numero dei dipendenti a uno degli eredi della premiata ditta Castroni... Io mi sentivo come una bambina nella fabbrica di cioccolato di Willie Wonka.

Gli elfi stavano confezionando i cesti di Natale (quale momento dell'anno migliore per visitare il piano di sopra di Castroni, solo per addetti ai lavori). Panettoni, enormi pezzi di gianduia che venivano tagliati e incellofanati, spumanti, vasconi di cioccolatini con i loro incarti colorati...

Mi giravano gli occhi e avrei voluto rimanere lì per sempre!
Ma purtroppo i sogni finiscono e le scene da film hanno breve durata...

giovedì 26 novembre 2009

Ma di chi è la colpa? Del mio frigo?



Qualche giorno fa, mi accingevo ad aprire un pacco di orecchiette pugliesi della Divella che avevo da qualche settimana nel frigo.

Sorpresa!

Come si vede dalle foto, dalla plastichina si evince che le orecchiette sono diventate nere... e non sono mica di grano arso!

Ma come si sarà sviluppata questa simpatica muffa?

Non a causa della scadenza: manca più di una settimana!
Alla fine decido di chiamare il call center di Divella, per chiedere se si può avere un risarcimento... Una signorina dall'accento milanese (ma come, Divella non è pugliese?) mi dice che devo chiedere al rivenditore... come se mi ricordassi dove l'ho comprata sta pasta!
Motivazioni possibili: un foro che non c'è, conservazione e trasporto erronei da parte del rivenditore o mia, temperatura sbagliata del mio frigo...
Insomma, la colpa può essere di tutti fuorchè di Divella!

Ravioli alle verdure con ricotta e pomodorini


Se uno compra al supermercato una confezione di ravioli alle verdure (Buitoni) e qualche etto di buona ricotta di capra che fa? Aggiunge i pomodorini che sono già nel frigo e crea un ottimo primo piatto. In cinque minuti.
In una pentola mettere a bollire l'acqua per la pasta. Allo stesso tempo cominciare a preparare il "sughetto" mettendo un filo d'olio e dei pomodorini tagliati a metà o a quarti a seconda della grandezza. Lasciare appassire sul fuoco vivace fino al momento in cui l'acqua bolle e si possono calare i ravioli.
A questo punto, aggiungere ai pomodorini la ricotta di capra e qualche cucchiaiata di acqua di cottura per creare una cremina (se è estate si può mettere anche qualche foglia di basilico). Lasciar mantecare e nel frattempo sarà pronta anche la pasta. Scolarla e mescolarla con il "sughetto"... E il gioco è fatto!


martedì 24 novembre 2009

Fave e cicorie: dalla Puglia con amore...

Fave e cicoria (the original)

Fave secche (meglio se spezzate)
Cicoria
Aglio
Olio extravergine di oliva
Perché non ci sono le quantità? Perché sono a discrezione di chi sta cucinando, a seconda della fame dei commensali e della "funzione" del piatto. Può essere considerato infatti un piatto unico o, con crostini, un bell'antipasto.
Se si considera come un piatto unico, per le fave ci si può regolare come per la pasta: si riempie un piatto per ogni commensale, tenendo conto che le fave non si gonfiano moltissimo. Solitamente si dovrebbe lasciare ammollare le fave diverse ore, ma ci sono alcune qualità particolarmente piccole e delicate (specialmente se sono spezzate) che non necessitano di ammollo.
Lasciare quindi cuocere per almeno 20-30 minuti dal bollore (si comincia con acqua fredda) e salare all'ultimo momento. Se le fave dovessero cominciare ad asciugarsi aggiungere acqua calda. Quando iniziano a sfaldarsi sono pronte per essere frullate con un frullatore a immersione. Se fosse rimasto troppo liquido di cottura, è meglio scolarle e poi riservarsi di regolare la consistenza in seguito aggiungendo acqua. Bisogna tenere conto che la purea di fave tende ad asciugarsi mentre raffredda. Se si prepara molto tempo prima di servire è normale dover aggiungere dell'acqua.
Da parte, bisogna far bollire le cicorie (più o meno bisogna considerare 3-4 etti a persona). Il tempo di cottura, partendo da acqua fredda, sarà di circa 10-15 minuti. Comunque controllate la consistenza, anche in base alle vostre preferenze, ma tenete conto che dovranno essere ripassate in padella. Appena sono pronte, lasciarle raffreddare con la loro acqua di cottura, in modo da far perdere l'amaro.
Poco prima di servire, fare un soffritto di olio e aglio e ripassare le cicorie.
Quindi montare il piatto adagiando la crema di fave sul fondo e le cicorie in superficie. Quindi aggiungere altro olio crudo a piacere.
Servire con crostini di pane (possibilmente pugliese) bruscati.

Cena dei 3 gamberi

Serata diversa alla Città del Gusto: la mia prima cena dei 3 gamberi. Un'occasione riservata a collaboratori e sponsor...
Il pasto è stato "leggero", ma gradevole. Diciamo che ai buffet si mangia molto di più, ma qui siamo andati di qualità.

Antipasto: INVOLTINI DI VERZA (dell'Osteria della Villetta di Palazzolo sull'Oglio in provincia di Brescia)
Primo: TORTELLI IN SALSA DI ANATRA (della Locanda al Gambero Rosso di Bagno di Romagna, provincia di Forlì e Cesena)
Secondo: FAGIANO ARROSTO (del ristorante La Ragnatela di Mirana in provincia di Venezia)
Dolce: STRUDEL (del ristorante Pretzhof di Val di Vizza in provincia di Bolzano)

Gli involtini erano buoni e delicati, molto morbido il ripieno.
I tortelli sono stati il piatto migliore della serata: piccoli e delicati, talmente rossi da essere visibilmente fatti in casa con uova buone e conditi con un battuto di anatra davvero interessante.
Il fagiano era buono, ma a me è capitato il petto, quindi era leggermente secco. Era però servito con un battuto di carne che compensava. Di accompagnamento, un ottimo radicchio trevigiano e una inutile quanto insipida polentina.
Lo strudel non è il mio dolce preferito, quindi sono di "anti-parte", comunque per i miei gusti era troppo dolce e, oggettivamente, non del tutto cotto esternamente.

In ogni caso, su queste quantità di gente (200 persone credo) e in cucine non proprie, si scusano gli errorini dei cuochi!

Vini in abbondanza, con una varietà da almeno 15 etichette fra bianchi e rossi. Da segnalare il Negramaro del Salento Maru '08 della cantina Castello Monaci: l'ho bevuto come se fosse acqua. Unica pecca: neanche un vino dolce o uno spumante per accompagnare il dolce e chiudere in bellezza.

lunedì 23 novembre 2009

Cornetti allo yogurt di Anna Moroni rivisitati da me

Cornetti allo yogurt di Anna Moroni


Per l'impasto:
250 g farina 00
125 g burro
1 vasetto yogurt (125)
½ bustina lievito
Pizzichino di sale

Mettere tutti gli ingredienti nel mixer (chi non ce l'ha va di olio di gomito). Quando comincia a farsi la palla, bisogna impastare a mano per qualche minuto e lasciare riposare l'impasto per una mezz'ora in frigo. Quindi si pone su una spianatoia infarinata e si comincia a stendere formando un grosso cerchio. Per chi vuol sbrigarsi, quando si è raggiunto un mezzo centimetro di altezza dell'impasto steso, si fanno 8 spicchi con la rotella dentellata, che corrispondono ad altrettanti cornetti, ovviamente grossi. Chi, come me, preferisce farsi del male, stende un po' di più la pasta (ma non sottilissima) e fa tanti piccoli triangolini (diciamo di 5-6 cm di lato) sempre con la rotella.
Quindi si deve mettere al centro il ripieno e arrotolare partendo da uno degli angoli.
OPZIONE A: si fanno dolci con un ripieno di marmellata o nutella e, dopo averli cotti, si spolverizzano con zucchero a velo.
OPZIONE B: si prepara un ripieno salato, magari per presentarli in un buffet. Nella foto vedete che il ripieno è scuro: trattasi di un impasto di broccolo siciliano (lessato e frullato) e ricotta. Si può mettere anche prosciutto e ricotta ecc.ecc. Purchè non sia un impasto nè troppo liquido nè troppo secco tutto va bene. Per la presentazione, si possono spennellare esternamente con un po' di uovo battuto e cospargerli di semini di sesamo o di papavero.
In forno a 180 gradi 20 minuti e il gioco è fatto!

Insalata da Riccioli Caffè a Roma

Pranzo in centro e che si fa? Con un gruppo di amiche scegliamo di mangiare un'insalata.
Io sono scettica, perché non amo l'insalata, ma il Riccioli Caffè accontenta anche le mie esigenze... con il fai-da-te!
Perché io dell'insalata non amo proprio le foglie di insalata. Ma se ho davanti un tavolo da cui posso scegliere fra mais, pomodoro, tonno, fagioli, ceci, funghi, carciofini, cavolina, ricotta, patate e chi più ne ha più ne metta... Beh, così non è difficile creare un'insalata senza insalata.
C'era anche un buon cous cous freddo.
Unica pecca, il prezzo (9 euro a cranio + bevande), perché francamente non mi sembra proprio a buon mercato un'insalata che non richiede neanche l'olio di gomito dello chef, visto che è fai-da-te.

Hang Zhou, ovvero il miglior cinese a Roma, o no?

Usciamo dal cinema e, alle 10 passate, ci chiediamo chi ci accoglierà e ci darà un pasto caldo...
Ma Sonia, naturalmente!
Ci rechiamo quindi in quel di via di San Martino ai Monti e... orrore: la fila!!!
La nostra speranza di vedere la fila diradata era vana, c'era più gente del solito. A quel punto però era troppo tardi per cambiare idea e abbiamo atteso pazientemente (almeno 3 quarti d'ora).
Eppure l'attesa questa volta si è rivelata un po' vana...
Sarà stato l'orario, ma questa volta il mitico Hang Zhou, che riteniamo essere il miglior cinese di Roma, non ci ha convinti molto.
INVOLTINO PRIMAVERA: freddo!
RISO CANTONESE: buono, ma insomma...
ANATRA AL PROFUMO PECHINESE: che delusione!
Noi che amiamo prendere l'anatra e che non ci spaventiamo di fronte alla leggerissima salsa alle cipolle, ci eravamo fatti ammaliare da questo piatto della domenica... Ci siamo trovati un frittone di anatra ricoperto di una salsa indefinita con pezzi di cipolla galleggianti: Never ever!
Torneremo alla nostra più classica anatra alle cipolle!

E prima di bocciare Sonia, le concediamo l'appello...

domenica 22 novembre 2009

Se questa è un'insalata...












Insalata di surimi, rucola e mais


  • 1 confezione di surimi surgelati
  • 1 barattolo di mais
  • 1 mazzetto di rucola
  • 1 Limone
  • Olio extravergine d’oliva
  • Una grattugiata di pepe
  • Sale

Lasciate scongelare i surimi a temperatura ambiente. Intanto lavate e mondate la rucola e cominciate a disporla in un’insalatiera. Una volta scongelati, tagliate i surimi a rondelle di circa mezzo centimetro. Scolate la confezione di mais in modo da togliere tutta l’acqua di conservazione. Unite tutti gli ingredienti nell’insalatiera e condite con l’olio (quantità a piacere), il succo di mezzo limone, la grattugiata di pepe e il sale. Conservatela in frigorifero fino al momento di servirla. Il risultato è un’insalata facile e colorata, di sicuro impatto.

Antipasti: girandoline di tonno

Un blog per amanti del cibo come me...
RICETTE, RISTORANTI, SFIZI, ESPERIENZE GOURMET!
Per cominciare: uno dei classici del mio repertorio!
Girandoline di tonno

Pane per tramezzini
Tre cucchiai di maionese
Un cucchiaio di ketchup
Una scatoletta di tonno
Pomodori secchi
Capperi

Per prima cosa fate sgocciolare la scatoletta di tonno, poi aggiungete i tre cucchiai di maionese e il cucchiaio di ketchup, una manciata di capperi e qualche pomodoro secco. Se non vi piacciono i capperi o i pomodori secchi potete utilizzare anche le verdure sottaceto o sottolio dei cosiddetti “condiriso” oppure non mettere nulla. Frullate il tutto con il minipilmer finché non diventa un composto omogeneo (se dovesse risultare troppo denso aggiungete ancora maionese).
Quindi appiattite con il matterello le singole fette di pane per tramezzini e su ognuna spalmate il composto e arrotolate (partendo dal lato corto). In questo modo avrete tanti rotolini quante erano le fette di pane. Coprite singolarmente ogni rotolino con la pellicola trasparente o l'alluminio e metteteli a riposare in frigo. Potete prepararli anche un giorno prima. Poco prima di servirli tagliate i rotolini in piccole fette spesse circa mezzo centimetro e disponeteli sul piatto.
Se volete, potete fare anche delle decorazioni aggiungendo insalata o pomodorini.
Buoni e belli da vedere.
P.s. ho provato anche diverse variazioni sul tema. Al posto del tonno ho messo uno strato di formaggio spalmabile (o il Philadelphia light o quelli del discount che sono più morbidi) e salmone, oppure robiola e prosciutto cotto. Ma la combinazione migliore è quella di tonno. Oppure provate a frullare mortadella a tocchetti e formaggio spalmabile, poi procedete come la salsa di tonno: ottimo!