mercoledì 9 novembre 2011

Green T. ristorante cinese a Roma - lunch menù

Eccomi finalmente a varcare la soglia di questo ristorante cinese di alto livello, che alcuni pensano possa essere lo "special one" di Roma. Peccato che la cosa non si possa evincere dallo scarno menù del lunch e quindi per questo tipo di valutazione non posso che rimandare alla prossima visita.
Intanto il menù del pranzo e le prime impressioni sul locale e sulla gestione.
Per prima cosa, finalmente, un ambiente raffinato e non posticcio. Perfino il bagno è moderno e pulito, lineare e perfino un po' minimal. I tavoli purtroppo sono un po' piccoletti, ma bastano per ospitare le "bento box" del pranzo.
Certo, le "bento box" sarebbero più una cosa giapponese che cinese, ma qui sono avanti...
Passiamo a ciò che abbiamo mangiato. Le opzioni per pranzo sono o un riso bianco con spiedini di pollo e contornino di verdure cotte a vapore. Oppure la "bento box" appunto con riso condito con anatra (alla pechinese, dicono, ma non è che si sentisse "Pechino" così distintamente in pochi cubetti di anatra), la stessa verdura e gli stessi spiedini (uno in più), inoltre c'era una zuppetta di verdurine tagliate a minicubettini piccoli piccoli. La zuppa era davvero buona; il riso sembrava una versione un po' più aromatica del classico riso cantonese, ma aveva l'anatra al posto dei cubetti di prosciutto e una qualità di riso un po' più collosa; gli spiedini sembravano un po' un pollo yakitori (a ridalle con i giapponesi) ed erano molto buoni anche se purtroppo freddi; la verdura - spinaci credo - essendo cotta al vapore risultava più al dente di come siamo abituati noi, ma per questo sapeva più di "verde".
Infine, la sensazione generale: da questo cinese non si esce appesantiti e desiderosi di un letto dove aspettare che si concluda la lunga e perigliosa digestione. Anzi i condimenti lievi lo rendono un pasto perfino dietetico per affrontare un pomeriggio di lavoro a cuor leggero. Si sarebbe mai detto da un cinese?
Ah, dimenticavo, ci sono altre due opzioni di menù, una vegetariana e una, più costosa anche con pesce. Inoltre abbiamo fatto un tentativo di mediazione per scambiare una portata con un banale involtino primavera: no way! L'elasticità non è di casa da queste parti... Ma in effetti a vedere il menù bello e composto sulle sue bento box abbiamo capito che qui è tutto incasellato.
I menù pranzo vanno da un minimo di 9,50 euro a un massimo di 17,50. Occhio che l'acqua costa 3 euro. Infine si apprezza il fatto che, senza neanche doverla chiedere in ginocchio, arriva una bella ricevuta fiscale al tavolo... cosa non così scontata, purtroppo!

1 commento:

  1. caro polipetto, per caso capito su questa tua recensione e, da studiosa dell'estremo oriente, permettimi un paio di precisazioni. le "bento box" nascono in cina molto prima che in giappone: per esempio c'è un bellissimo dipinto su seta di epoca tang (618-907 d.c.)con dame che fanno un pic nic sul prato con "bento boxes" a forma di nuvola.d'altronde il giappone non ha mai inventato niente, casomai ha estremizzato forme e ... sostanze in arrivo dalla cina, dalla lingua, ai bonsai, al ... pollo. però, è vero, della cina sappiamo ancora troppo poco. approfondire, studiare, questa per me è una sfida bellissima, anche in cucina!
    p.s. adoro il green t.!

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