domenica 6 novembre 2011

Mekong a Roma, il ristorante, non il fiume!

Voglia di mangiare orientale. Indecisione. Thai? Cinese? Giappo? Ma sì, vietnamita!
Questa volta ci siamo affidati a Tripadvisor e una serie di clienti che avevano avuto una piacevole esperienza da Mekong. Nella scelta, ovviamente, ha pesato anche il fatto che fosse abbastanza vicino a casa e che avessero perfino un parcheggio convenzionato e gratuito (a Roma fa la differenza!).
Zona Furio Camillo, ambiente moderno e simpatico. Poche concessioni allo stile architettonico orientale, per lo più rappresentate dai bei quadri con cornici dorati realizzati con veri batik orientali (non credo siano vietnamiti, mi sembrano più indonesiani). In sala pochi occhi a mandorla, ma più che altro una simpatica accoglienza da parte del patron, che racconta il suo innamoramento per la cucina e la cultura vietnamita.
Nel piatto sapori molto diversi da quelli a cui siamo abituati anche quando mangiamo orientale. Il chinese style oramai ha foderato le nostre papille gustative, per cui è difficile non fare paragoni...
Abbiamo assaggiato per prima cosa il misto di antipasti Mekong: un saggio per ogni antipasto. Sicuramente fra quelli che ci hanno convinto di più ci sono i vari tipi di involtini e il cosiddetto "manzo scosso" (non mi chiedete perché, si chiama così!).
Abbiamo quindi proseguito con il Pho di Hanoi, che come ci è stato spiegato segue più pedissequamente possibile la ricetta del Vietnam del Nord, che prevede anche l'avocado, oltre al manzo e alle fettuccine vietnamite. Mai assaggiato niente del genere, con un retrogusto in bilico fra lo speziato e il piccante. Ma in realtà non era piccante affatto. Il piccante, infatti, si deve aggiungere dopo, a piacere, dalla bottiglietta che sembra un piccolo biberon di chilly che si trova su ogni tavolo di questo ristorante.
Io ho quindi preso un riso fritto ai frutti di mare, che ricordava vagamente il riso alla cantonese, soprattutto per l'abbinamento con l'uovo sfilacciato. La differenza è che la qualità del riso risultava un po' più appiccicaticcia e mi ha ricordato un po' il riso colloso che ho mangiato nel nord della Thailandia.
Quindi abbiamo preso un solo secondo, molto saporito: l'anatra in salsa di ostriche (l'oyster sauce). Era davvero deliziosa, delicata e molto meno secca di come di solito si mangia nei ristoranti cinesi. Oltretutto la quantità di anatra era preminente e non in netto svantaggio nel confronto con la quantità di verdure e altri condimenti...
Per concludere, ci siamo fatti consigliare un dolce "fresco" e veloce come ci ha detto il patron. Io ero un po' scettica, ma alla fine non era male: crema di riso al mango con topping fruit e mandorle a scaglie. Solo avrei preferito se le scaglie di mandorle fossero state tostate: il contrasto di morbido/croccante avrebbe funzionato di più.
Un po' alti i prezzi delle bevande (si arriva a 6 euro per una birra thailandese neanche troppo pregiata e 3 euro per una bottiglia di acqua Nepi), ma nel complesso non si spende troppo. Al massimo con una trentina di euro a testa si esce belli satolli (noi ne abbiamo spesi 46 in due).

PS. per consultare il menù completo basta cliccare sul link al sito del ristorante qui di seguito:

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