domenica 6 maggio 2012

Ristorante All'oro a Roma

Erano anni che mi ripromettevo di assaggiare questo ristorante e soprattutto la cucina di Riccardo Di Giacinto, giovanissimo chef molto amato nell'ambiente - a ragione - in quanto giovane promessa (già mantenuta) nonché grande professionista dalla ottima tecnica.
Cominciamo dal locale, in piena zona Parioli, piccolo sia nell'ingresso che nella sala. Si e no saranno 30 coperti e devo dire, purtroppo, che non erano del tutto pieni (buon per noi che però siamo riusciti a prenotare, pur telefonando solo poche ore prima). La sala è ben arredata, in stile minimal chic, con prevalenza di toni chiari. Un po' di bottiglie qua e là, che fanno parte della notevole lista dei vini che presenta questo ristorante. Fra l'altro si apprezza la scelta dei cosiddetti "vini singoli": ultime bottiglie in "offerta", che consentono di bere prelibatezze a prezzi non mostruosi.
Quindi il servizio, molto ben curato e affidato a tre persone, di cui la moglie dello chef, Ramona, un simpatico quanto furbo cameriere e un sommelier dall'aria molto affidabile.
Finalmente arriviamo al cibo. Abbiamo accettato la proposta del cameriere furbetto: un menù degustazione praticamente a scelta dello chef, solo con qualche paletto posto da noi, che abbiamo escluso alcuni piatti.
Così ci sono arrivati in tavola praticamente tutti i cavalli di battaglia di Di Giacinto, a cominciare dal tiramisù di baccalà e lardo di cinta senese, che è una specie di zuppetta interessantissima con un baccalà sbriciolato sotto la bianca crema. Questo era un buon piatto, gradevolissimo, ma fin qui non si evinceva a un primo assaggio la grande tecnica dello chef. E' nei primi, infatti, che si capisce chi si ha davanti: i raviolini di mascarpone con ragout d'anatra e riduzione di vino rosso sono da urlo. Con la pasta ripiena qui la raccomandazione è sempre "non apriteli, mettete tutto in bocca", perché è proprio sul palato che si scatena la sorpresa. In questo caso la sorpresa della crema di mascarpone, che non è fuori, ma dentro il raviolo. Ancora più sorprendente il vero piatto forte di Di Giacinto: i cappelletti in brodo, ma il brodo non è fuori, bensì dentro i cappelletti. La regola anche qui è "tutto in bocca", quindi si addenta ed esplode il sapore e la consistenza del brodo.
Per secondo abbiamo assaggiato il maialino con purea di patate e acciughe: delicatissimo. Mi è venuta in mente la pubblicità anni Ottanta del tonno che si tagliava con un grissino!
A proposito di grissino, avevo dimenticato di dire che a inizio pasto ci è stato servito un piatto di prosciutto e dell'ottimo olio da pucciare con il buon pane, grissini e crostini, tutti fatti in casa. E poi un antipastino di benvenuto che era una magnifica parmigianina.
Torniamo alla progressione naturale, dopo il secondo è venuto il dolce. In questo caso lo chef ci ha fatto assaggiare due tipi: la crostatina di ricotta e pere servita con il semifreddo alla cannella oppure la variazione di cioccolato, dal bianco al nero fondente. E ancora per concludere dei petit fours, fra cui un macarons al lime, un microbignè al melone, una tartelletta ai frutti di bosco e un tartufino al cioccolato.
Il conto non è certamente lieve (il menù degustazione è a 68 euro a testa), ma basta essere un po' avvezzi alla buona cucina per ammettere come sia del tutto motivato il prezzo: la tecnica di cui dicevo prima equivale a professionalità, quindi merita di essere pagata.

Ps. se volete dare un'occhiata al sito del ristorante, basta cliccare sul link di seguito:
http://www.ristorantealloro.it/fisso/index_home.html

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