venerdì 19 ottobre 2012

Pizza ai Lazzaroni: napoletana doc

Dopo duemila inviti del patron Massimiliano, sono finalmente riuscita a tornare in questa eccezionale pizzeria di quartiere. Fra l'altro un quartiere non tanto lontano dal mio. E questo già mi piace.
Qui, in questo quarto di Roma a due passi dai fasti perduti di Cinecittà, si è stabilita una costola della Gatta Mangiona. Si chiama i Lazzaroni e i motivi sono 2, come spiega la lavagna, è davanti a Villa Lazzaroni, ma anche per la tradizione partenopea, che vuole che i primi mangiatori di pizza fossero proprio i lazzaroni napoletani.
Gli assidui (pochi) lettori del Polipo noteranno che ho già mangiato in questa pizzeria e già ne ho lodato la pizza. Napoletana, appunto, come piace a me, che non riuscirò mai ad adattarmi a quella romana. Lievitata dalle 48 alle 72 ore. Cucinata per 1 minuto, come dice sempre la lavagna. Non un secondo di più, né uno di meno. Il segreto è in quel tempismo, ma anche nell'impasto, nella miscela di farina, nell'acqua. Beh, insomma, la pizza è come il caffè: anche il migliore dei baristi non può farne uno uguale all'altro, perché le variabili in quella tazzina come in questo piatto di pizza sono infinite. Però ogni pizzaiolo può scegliere il suo standard di qualità, il numero delle ore di lievitazione, gli ingredienti che usa, la consistenza che deve avere la sua pasta.
Piaccia o non piaccia. In questo caso: piaccia!
L'impasto è a regola d'arte, la cottura pure. I condimenti sono vari e a questi si aggiungono le proposte fuori menù. Ed è proprio da lì che ho pescato la mia ottima pizza dei Castelli, bianca, con bufala, pachino e prosciutto cotto alla brace messo a crudo a coprire completamente la pizza.
Sul tavolo anche margherita, classica, con bufala o con fiordilatte a fette. E l'altra pizza del giorno, Abruzzo, con caciocavallo, funghi e guanciale. Molto buona anche questa, ma una sfida a mangiarla tutta, per quanto era di "spessore" e sapida (ovvio, con il caciocavallo...).
Prima di concederci la pizza, però, un passaggio di fritti. Il buon Bonci aveva suggerito un supplì di bucatini al sugo, davvero ben riuscito, sia di consistenza della doratura che di sapore. Poi abbiamo preso le zeppole: palline di pasta di pizza, condite con origano e minuscoli pezzettini di pomodoro, e fritte. Sono arrivate appena uscite dalla friggitrice. Causa mia ingordigia, la prima che ho mangiato era troppo calda e risultava anche troppo umida, tanto da sembrare unta. Al secondo assaggio, qualche minuto dopo, quel piccolo riposo aveva riequilibrato tutta l'umidità e la zeppolina era proprio "nu babà", come direbbero a Napoli. E anche la sensazione di unto era sparita, nonostante la carta assorbente non fosse per niente zuppa d'olio.
So che Massimiliano, che è un bravo gestore e prende le critiche con intelligenza, non si arrabbierà se gli dico che rivedrei l'offerta dei dolci. Non ho assaggiato il tiramisù, che secondo me è il pezzo migliore. Le altre creme e mousse non mi hanno fatto impazzire. I sorbetti/gelati saranno probabilmente buoni, ma è arrivato il fresco, quindi li renderei più marginali rispetto all'offerta fatta in casa.

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