Eccoci finalmente alla nostra prima visita da Eataly. Dopo averne scritto variamente, anticipato informazioni e aspettato l'inaugurazione... Finalmente prendiamo la nostra auto e arriviamo baldanzosi al terminal Ostiense. Peccato che fosse un sabato sera, poco prima dell'ora di cena e che avessero avuto un'idea analoga centinaia e centinaia di altri romani. Peraltro molti di loro erano vestiti in tiro come se dovessero andare a una serata di gala... Non vi dico i tacchi dodici!
Dopo aver faticosamente trovato parcheggio - fino a ieri era gratis - ci avviciniamo all'entrata e veniamo subito investiti da una ondata di odoroso fritto di pesce. Sapevo che al primo piano ci fosse la friggitoria del Convento di Cetara, ma non pensavo avessero sparato i bocchettoni per il ricambio dell'aria sulla facciata!
Ma andiamo alla visita: il piano terra è stato il più deludente. Sapevo di trovarci il mercato dell'ortofrutta, ma speravo in una scelta più che altro di primizie e sfizi gastronomici. Invece questo mercato non differiva granché (a parte la tracciabilità, che pure non è poco) dal "reparto banane" di un qualsiasi ipermercato. Al piano terra poi c'è il resto della rivendita dell'oggettistica e della sezione dolce, ma devo dire che qualche prezzo (almeno per quei pochi prodotti che si trovano anche ai vari Auchan, Coop, Conad e Despar) mi è sembrato superiore alla grande distribuzione. Sempre al piano terra le piadine, che avevano un aspetto decisamente invitante, salvo poi dover fare una fila capace di dissuadere anche i più convinti amanti della piada!
Poco distanti, dolci e gelati. Meno fila, ma con l'odore di fritto che si spandeva sinceramente il nostro naso ci chiedeva di metter sotto i denti più qualcosa di salato...
A questo punto abbiamo deciso di seguire l'odore e arrivare al primo piano, dove sapevamo che ci attendeva la friggitoria. Qui con grande sorpresa abbiamo visto Pasquale Torrente in persona friggere pesci vari, ma ancora la fila ci ha dissuasi dall'impresa. Poco distante, la gradevole Osteria Romana: credevamo ci avremmo trovato il nostro amico Oste della Bon'Ora, ma c'era Anna Dente. Sicuramente all'altezza, ma non ci siamo fermati sempre per via della confusione.
Sempre al primo piano c'è il reparto che più ci ha colpiti favorevolmente: salumi e formaggi. Su quest'ultimo capitolo però avrei da ridire sulla prevalenza eccessiva dei prodotti piemontesi (vabbé che Farinetti è di Torino, però l'Italia è grande). Inoltre si segnala una notevole selezione di birre e la possibilità di sedersi alla birreria che fungerà anche da aula didattica.
Passiamo al secondo piano: qui si gioca la partita pesce vs carne. Uno contro l'altro, divisi da una scala mobile. In entrambi i casi si compra o si mangia sul posto. Però, in una situazione di fair play assoluto fra i contendenti, chi si siede dal lato carne può ordinare anche pesce e viceversa. Sempre al secondo piano c'è l'enoteca.
Terzo e ultimo piano. Qui c'è ben poco, se non il ristorante Italia, che è il vero spazio gourmet di Eataly. Peccato solo per i prezzi: per quanto possano aver creato un'eccellenza, sinceramente pagare 100 euro per mangiare in una specie di ipermercato mi sembra un attimo eccessivo. Prezzi come: parmigiana di melanzane, 20 euro. Non stiamo un po' esagerando?
Conclusione: qualche punta di delusione, mista a voglia di tornarci. La delusione è principalmente per l'atmosfera ed è sicuramente inasprita dall'eccessiva "caciara" che abbiamo trovato in questo sabato di fine giugno (tutti a pensare che c'era l'aria condizionata, eh?). La voglia di tornarci - ovviamente in una giornata infrasettimanale - è per fermarsi con calma a studiare meglio ciò che c'è sugli scaffali, scoprire cosa offrono i vari menù, scegliere con che cosa far cena, ordinarlo e mangiarlo seduti ai tavoli, ma senza orde di carrelli e carrozzini che ti investono la sedia... Insomma, l'appello Eataly se lo merita...
Dopo aver faticosamente trovato parcheggio - fino a ieri era gratis - ci avviciniamo all'entrata e veniamo subito investiti da una ondata di odoroso fritto di pesce. Sapevo che al primo piano ci fosse la friggitoria del Convento di Cetara, ma non pensavo avessero sparato i bocchettoni per il ricambio dell'aria sulla facciata!
Ma andiamo alla visita: il piano terra è stato il più deludente. Sapevo di trovarci il mercato dell'ortofrutta, ma speravo in una scelta più che altro di primizie e sfizi gastronomici. Invece questo mercato non differiva granché (a parte la tracciabilità, che pure non è poco) dal "reparto banane" di un qualsiasi ipermercato. Al piano terra poi c'è il resto della rivendita dell'oggettistica e della sezione dolce, ma devo dire che qualche prezzo (almeno per quei pochi prodotti che si trovano anche ai vari Auchan, Coop, Conad e Despar) mi è sembrato superiore alla grande distribuzione. Sempre al piano terra le piadine, che avevano un aspetto decisamente invitante, salvo poi dover fare una fila capace di dissuadere anche i più convinti amanti della piada!
Poco distanti, dolci e gelati. Meno fila, ma con l'odore di fritto che si spandeva sinceramente il nostro naso ci chiedeva di metter sotto i denti più qualcosa di salato...
A questo punto abbiamo deciso di seguire l'odore e arrivare al primo piano, dove sapevamo che ci attendeva la friggitoria. Qui con grande sorpresa abbiamo visto Pasquale Torrente in persona friggere pesci vari, ma ancora la fila ci ha dissuasi dall'impresa. Poco distante, la gradevole Osteria Romana: credevamo ci avremmo trovato il nostro amico Oste della Bon'Ora, ma c'era Anna Dente. Sicuramente all'altezza, ma non ci siamo fermati sempre per via della confusione.
Sempre al primo piano c'è il reparto che più ci ha colpiti favorevolmente: salumi e formaggi. Su quest'ultimo capitolo però avrei da ridire sulla prevalenza eccessiva dei prodotti piemontesi (vabbé che Farinetti è di Torino, però l'Italia è grande). Inoltre si segnala una notevole selezione di birre e la possibilità di sedersi alla birreria che fungerà anche da aula didattica.
Passiamo al secondo piano: qui si gioca la partita pesce vs carne. Uno contro l'altro, divisi da una scala mobile. In entrambi i casi si compra o si mangia sul posto. Però, in una situazione di fair play assoluto fra i contendenti, chi si siede dal lato carne può ordinare anche pesce e viceversa. Sempre al secondo piano c'è l'enoteca.
Terzo e ultimo piano. Qui c'è ben poco, se non il ristorante Italia, che è il vero spazio gourmet di Eataly. Peccato solo per i prezzi: per quanto possano aver creato un'eccellenza, sinceramente pagare 100 euro per mangiare in una specie di ipermercato mi sembra un attimo eccessivo. Prezzi come: parmigiana di melanzane, 20 euro. Non stiamo un po' esagerando?
Conclusione: qualche punta di delusione, mista a voglia di tornarci. La delusione è principalmente per l'atmosfera ed è sicuramente inasprita dall'eccessiva "caciara" che abbiamo trovato in questo sabato di fine giugno (tutti a pensare che c'era l'aria condizionata, eh?). La voglia di tornarci - ovviamente in una giornata infrasettimanale - è per fermarsi con calma a studiare meglio ciò che c'è sugli scaffali, scoprire cosa offrono i vari menù, scegliere con che cosa far cena, ordinarlo e mangiarlo seduti ai tavoli, ma senza orde di carrelli e carrozzini che ti investono la sedia... Insomma, l'appello Eataly se lo merita...
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