martedì 7 giugno 2011

Trabucco da Mimì a Peschici


Cibo a parte, il Trabucco di Mimì è sicuramente uno dei posti più suggestivi del Gargano. Non a caso è qui che si finisce a mangiare ogni volta che viene la tv a fare i reportage dal Gargano. Prima una serie di consigli, poi il mangiare.
Consiglio n. 1: andate prestissimo, anche prima delle 19. Non per mangiare con le galline come i tedeschi, ma perché uno degli appuntamenti più importanti del Trabucco è l'ora del tramonto. Come indica il nome, questo ristorante si trova su una struttura di pietra e legno perfettamente integrata con la punta di roccia sulla quale si trova abbarbicata. Vedere il tramonto fra rocce, mare e le lunghe chele di legno di questa aragostona che anticamente serviva per pescare è un'esperienza da non perdere per chi visita il Gargano.
Consiglio n. 2: prenotate e andate prestissimo. Non mi sto ripetendo per un caso, ma solo per avvertire che qui le file sono lunghe e già verso le 21 scatta lo stop al televoto. Scendendo sulla stradina scoscesa che porta al Trabucco incontrerete molte macchine che tornano indietro: sono quelli che non avevano prudentemente prenotato (anche qualche giorno prima).
Consiglio n. 3: portatevi una boccia di Autan che qui le zanzare sono armate e raccolte in battaglioni.
Consiglio n. 4: partite con una macchina che non sia proprio la Porsche fiammante appena uscita dalla concessionaria. La strada è nettamente migliorata, ma l'ultimo miglio è comunque sterrato e si parcheggia sulla roccia fra "chianche e freccioni" (che in slang foggiano vuol dire pietre).
Consiglio n. 5: per arrivare, occhi puntati sull'insegna Villaggio San Nicola e poi sulle più piccole insegne del Trabucco. Si trova proprio poche curve dopo Peschici sulla litoranea per Vieste. C'è un altro trabucco che fa da ristorante che è quello di Monte Pucci. Probabilmente il panorama è ancora più bello perché questo è con vista sul bel borgo bianco di Peschici, ma il ristorante è meno alla buona e con più pretese, mentre questo di Mimì ci pare molto più simpatico e genuino.
Consiglio n. 6: armatevi di pazienza e non vi sconvolgete. Dopo lunga fila, l'ordinazione si effettua alla cassa. Vi daranno il coperto (tovaglietta e tovaglioli di carta, posate e bicchieri) e le bevande da portarvi al tavolo da soli. Tutto il resto lo servono loro al tavolo.

Finiti i consigli, direi di passare al cibo. In linea di massima la regola è che si cucina in base al pescato del giorno. Il menù si può vedere sulla lavagnetta nera e sull'ingegnoso sistema a barrette di legno che vengono girate quando i piatti finiscono. Ciò che è scritto sulla lavagna è effettivamente ciò che è disponibile in giornata. Il resto sono i cavalli di battaglia che vengono giornalmente preparati in quantità limitate (altro motivo per arrivare presto: accaparrarsi la melanzana ripiena!).
Fra i piatti "certi", salvo non trovarli perché già finiti, ci sono la cozza, la melanzana o il peperone ripieni alla viestana: sono stre-pi-to-si! Già è un piatto buonissimo, in più la versione del Trabucco è particolarmente felice. Sono ripieni di un impasto di mollica di pane e uovo aromatizzato con capperi, alici, prezzemolo e altre spezie.
Trascurabile invece la frittura di calamari, che quando c'è troppa folla sembra quella surgelata. Se c'è invece la paranza fresca non ve la perdete perché è buonissima.
Fra i primi, l'altro giorno, abbiamo assaggiato le orecchiette con gli scampi. Questi ultimi erano tre freschissimi esemplari. Peccato che la pasta risultasse un po' slegata. C'è la classicissima pasta al pomodoro, però, che si lascia mangiare volentieri.
Quindi il pescato del giorno, che si trova in esposizione su un bancone davanti alla cassa alla quale si ordina. Se siete fortunati troverete il rombo che cotto con le patate diventa una delizia. Noi abbiamo mangiato un'ottima coda di rospo all'acqua pazza... Mmm, acquolina in bocca...
Come contorno abbiamo assaggiato anche le cipolle gratinate. Io ero diffidente, perché non è propriamente un piatto tipico pugliese... Ma erano fantastiche: probabilmente la cosa più buona che abbiamo mangiato, con una panatura saporitissima aromatizzata con i capperi.
Per concludere, abbiamo mangiato anche le "ostie chiene", cioè ripiene, che sono una tipicità garganica: due sfoglie di vere ostie come quelle che danno in chiesa con al centro un croccante di zucchero e mandorle tostate. Infine ci hanno offerto l'allorino: profumatissimo, ma notevolmente alcolico (attenzione a chi guida).
Il tutto per una settantina d'euro, compreso un buon vino che da solo ne costava 16.
N.b. è fondamentale prenotare, per assicurarsi un posto a sedere. Per scoprire come basta cliccare sul link del sito:

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