domenica 17 gennaio 2010

Pizza di design, no grazie!



Sabato sera. Ci facciamo convincere ad andare a mangiare una pizza in un posto dalle parti di Porta Pinciana, alla fine di via Veneto: Pizzeria San Marco. Proprio la posizione ci convince poco, però. Un locale in via Veneto sa di turistico e sicuramente per turisti sono i prezzi.

La mia amica che l'ha proposto lo descriveva come un bel locale, tutto di design... Mah, per la pizza non è che ci voglia il design, ma l'impasto buono. Però la regola è provare prima di criticare.

Proprio perché è sabato sera si palesano le solite difficoltà a trovare posto (prenotato). Dopo una decina abbondante di minuti veniamo accompagnati in un gazebo di fortuna, che però rifiutiamo perché fa freddo ed è praticamente in mezzo alla strada (non c'era alcun design lì!). Non solo, le pietanze venivano portate in questo gazebo dai camerieri (poverini, a maniche corte) via marciapiede. Non credo che questa prassi sia molto igienica e tollerata da un qualsiasi controllo sanitario. Oltretutto il passaggio di una pizza o di un piatto di pasta a 5 gradi, benché per pochi secondi, sicuramente abbassa la temperatura della pietanza.

Così, aspettiamo ben tre quarti d'ora per accedere alla sala principale. Quindi arrivano i menu: decine di pizze, antipasti, primi e secondi... La domanda viene spontanea: come fanno a preparare ogni giorno tutte queste pietanze?

Comunque ci limitiamo alla pizza, in due versioni, bassa o alta. Io prendo la pizza Vesuvio: provola e scarola. In teoria la scarola doveva essere ripassata con capperi e acciughe, ma questi due ingredienti non si palesano affatto, mentre la scarola era comunque latitante. In compenso c'era un letto di mozzarella che creava uno strato alto oltre un centimetro. Il sapore complessivo non era malissimo, ma l'impasto non era ben cresciuto e certamente di napoletano doc non aveva un cavolo!

Non parliamo della margherita Doc, che ci dicono fosse con pomodorini invece che con la salsa di pomodori. Mah!

Ordiniamo anche vino, dolci e passiti/amari. Risultato: conto di 23 euro a cranio. A pesare sul conto prezzi delle pizze intorno ai 10 euro, ma soprattutto dei tocchi di classe come il "flute di passito" a 7,50 euro. Quindici euro due! Ma con quindici euro mi compro 3 bottiglie di Passito Pellegrino, che non è affatto male! Oltretutto i "flute" (che non erano flute) ci sono stati serviti senza vedere la bottiglia, quindi non c'era certo il modo di apprezzare il prestigio del vino.

Infine, il conto. Come spesso accade ci viene portato il pre-conto, quello non fiscale. Paghiamo e nessuno si perita di portare la ricevuta. Chiediamo al cameriere e ci dice: "dovete chiedere in cassa". Lì ovviamente ci viene fatta senza problemi, ma mi chiedo: quanti si accorgono che quello che hanno avuto al tavolo non è una ricevuta fiscale?

2 commenti:

  1. Cara ma tramite Twitter devo scoprire del tuo interessantissimo blog?!
    Di diritto tra i preferiti ;)
    A presto,
    your cousin

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  2. A qualcosa serve Twitter allora... Mi fa piacere che ti piaccia! Tra poco sarà doppiato anche su Roma Today.
    Bacio.
    Cugina

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