domenica 8 aprile 2012

Gaetano Costa a via Veneto, Roma

Metti un coupon per una sera gourmet. Metti una difficile trattativa per convincere chi so io a indossare la giacca. Metti le migliori intenzioni per una romantica cenetta... Ok, gli ingredienti ci sono, ma forse è qualche altro dettaglio che è mancato e, con calma, arriverò a spiegarvi!
Ma andiamo con ordine. Ingresso in un locale minimal moderno chic. Ineccepibile, tranne che sinceramente l'abbandono totale del tovagliato non è che mi trovi completamente d'accordo (ma sono mie fisime!). Servizio di quelli superattenti, con non un solo cameriere a nostra disposizione, ma almeno 4 che si alternavano a spiegare piatti, portare stuzzichini, versare acqua e vino ecc. ecc. Anche il cestino del pane merita una citazione: carino e assortito fra paninetti fatti in casa di noci, olive e chi più ne ha più ne metta.
Ma l'inghippo si è presentato insieme alla carta... Quello che non ci ha convinti (ecco ve lo sparo subito) è stato il rapporto nomi-piatti! Nel senso che ai piatti non corrispondeva l'aspettativa generata dai nomi altisonanti, lunghi e qualche volta non del tutto coerenti.
Come antipasto abbiamo assaggiato le capesante al gratin di fegato grasso d'oca con soppressata di robiola: meno tempo a finirlo che a pronunciare il nome! Quindi il gulash di tonno, che di gulash non aveva nulla (dov'era la zuppetta?): si trattava di un ottimo filetto appena scottato, ma il nome era completamente sballato! Ah dimenticavo, i piatti nell'attesa: un cucchiaio di non mi ricordo cosa (gradevole, ma evidentemente non indimenticabile); una cocottina di "fagioli e cozze", ma l'uso del plurale era del tutto improprio, quella cozza era single (!); subito dopo i primi un raviolo di burrata con tartufo da bis (ci piacerebbe che fosse inserito in carta).
A proposito di primi, sono questi i piatti che ci hanno convinti di meno. Per i cavatelli con porcini e bottarga di muggine una cottura un po' troppo al dente della pasta, oltre all'uso della polvere di bottarga piuttosto che della stessa grattugiata fresca; per i fiocchi di patate in tegamino con astice, dragoncello e provolone, un equilibrio dei sapori che non ci convinceva granché.
Ancora mare in uno dei due secondi assaggiati, i medaglioni di pescatrice alla mozzarella di bufala campana, che però ci sembrava un po' minimal nelle quantità e un po' spento nei sapori. Molto meglio, abbandonando il mare, il filetto di Fassona in crosta di pane carasau: simpatica la panatura e sapiente la cottura.
Al posto di uno dei dolci abbiamo scelto di assaggiare i formaggi, che però non ci sono stati descritti. Ad occhio erano dei buoni "esemplari" italiani, ma non ci è sembrato che ci fosse stata una ricerca così estrosa. Infine una cheesecake, buona, ma ci sembrava più che altro una tartelletta di pasta frolla! Ancora i petit fours offerti dalla casa, tutti a base di meringa, ma molto delicati.
E un conto che non è stato salatissimo grazie al coupon con cui abbiamo pre-acquistato la cena (50%, quindi 99 euro per mangiarne 200, con scelta libera dalla carta, e si apprezza questa scelta nonché l'attenzione assolutamente equivalente riservata a noi "clienti deal"). In più, altri 50 euro di bevande, fra cui sono stati conteggiati anche i bicchieri di "bollicine" che a inizio serata ci erano stati offerti: pensavamo fosse un omaggio della casa, invece ci sono costati 16 euro!
Conclusioni finali, per fare un bilancio: il locale è bello, il servizio ben rodato. A nostro parere ci manca solo un po' di attenzione in più nel menù, sia nella scelta dei piatti in carta, che in quella dei nomi. Ah, un'altra piccola notazione: lo chef Gaetano Costa era in sala, peraltro a farsi intervistare da una collega. In cucina non ci pare sia mai stato, né in sala ha mai "coccolato" i clienti, come un buon patron dovrebbe fare...

P.s. per dare un'occhiata al sito del ristorante e farvi un'idea, cliccate sul link di seguito:
http://www.gaetanocostarestaurant.com/

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