mercoledì 24 agosto 2011

"Adesso potete gettarla nell'immondizia!"

Premetto che non faccio nomi solo perché non voglio beccarmi una querela, ma vi assicuro (e di testimoni ce ne sono tanti) che questa storia mi è successa davvero, pochi giorni fa a Vieste.
Eravamo in un ristorante/pizzeria proprio sopra il mare, di quei posti che per nascere non hanno dovuto pagare più che una licenza di concessione ventennale da due soldi all'anno per avere il diritto di costruire un locale sulla spiaggia.
Ogni sera, in agosto, questo locale farà almeno 100 coperti. Io e un gruppo di amici eravamo 15 di questi 100 coperti (peraltro qui il coperto si paga, nonostante una ricca mise en place di tovaglie di carta e bicchieri di vino impolverati) e abbiamo mangiato per circa 20 euro a testa. Totale 300 euro. Dividiamo, raccogliamo i soldi e paghiamo.
Un solerte cameriere ritira i soldi e fa sparire il pre-conto con tutte le voci elencate per bene e con una scritta inequivocabile: "richiedere la ricevuta fiscale alla cassa". Ce ne stavamo andando, quando ho chiesto ai miei amici se qualcuno avesse preteso la ricevuta. Nessuno l'aveva fatto, né naturalmente l'aveva portata il cameriere. Quindi? Sono tornata indietro e l'ho chiesta. Risposta del proprietario, con un ghigno che non dimenticherò:
- "L'ho appena gettata nel cestino. Se la vuoi cercatela fra i rifiuti".
Io insisto, come l'ha gettata? Avrà gettato il pre-conto, io voglio quella fiscale e lui continua con il suo ghigno:
- "Perché non me l'hai chiesta prima?".
Io esco fuori e premetto che fra i miei amici c'erano, oltre me che sono giornalista, un avvocato e una commercialista. Loro mi dicono, giustamente, che anche se fosse vero che l'ha buttata, dovrebbe farmi almeno vedere la sua cedola, con il numero di ricevuta fiscale. Quindi decidiamo di rientrare ed esigerla.
Il proprietario, che aveva ovviamente sentito che fuori noi discutevamo, sempre col ghigno di cui sopra:
- "Visto che insistete, ve l'ho ristampata!"
E mentre stavamo per uscire dice al mio amico avvocato (ed è fortunato che io non l'ho sentito se no davvero chiamavo la finanza):
- "Adesso potete gettarla nell'immondizia!"

La Buria a Peschici

"I garganici la pizza non la sanno fare, però sanno fare la focaccia..."
Devono aver pensato questo quando hanno aperto la Buria, pizzeria-ristorantino un po' sprucido a pochissimi chilometri da Peschici. Ed ecco che qui, in un ambientino da ristorante all'aperto anni '80, si mangia una pizza che è più che altro una focaccia. Quindi un po' un mattone, da digerire, però buona. La specialità è la peschiciana: pizza con pomodori, cipolle rosse, basilico e formaggio non meglio identificato. Però le varianti sono tutte quelle classiche e anche se sul menù risultano poche opzioni, si possono chiedere variazioni sul tema.
Per il resto non c'è molto altro che valga la pena di essere assaggiato. Non il pesce, tuttalpiù le grigliate di carne possono essere buone visto che in questo locale dispongono di una bella griglia a cenere. Il caciocavallo alla brace l'abbiamo mangiato: non era male, ma ne abbiamo mangiati di meglio. Poi abbiamo mangiato l'antipasto della casa, a base di sottoli locali, che non era malissimo. Per il resto non garantisco. Prezzi molto bassi, anche perché da tradizione gli amari qui si offrono e i ricarichi su birre (solo Peroni e Moretti) e vini sono molto bassi. Servizio un po' così...
Attenzione, se pensate di arrivare con calma, specialmente ad agosto, prenotate: non tanto per essere sicuri di trovare il posto, ma per le pizze (da specificare). L'anno scorso mi è capitato di arrivare alle 21,30 e non trovarne più!

sabato 20 agosto 2011

Osteria al Duomo, Vieste

A prima vista diremmo che ci manca solo il mandolino. Le scalette su cui si stendono i tavoli del Duomo sono decisamente pittoresche, mentre i tavoli all'interno sono collocati in una ex stalla riqualificata dall'aspetto un po' di grotta (il vantaggio è che c'è l'aria condizionata). In questo ristorante ci torniamo sempre volentieri e specialmente i miei genitori sono pressocché addicted. Si mangia bene, si spende non poco ma il giusto con ricarichi onestissimi anche sulla carta dei vini: ci sono ancora bottiglie bevibili sotto i dieci euro.
Qui si mangia per lo più il pesce - fresco - il più possibile elaborato in maniera fantasiosa e creativa. Certo non mancano le certezze come la frittura di pesce, ma fa piacere vedere che ci sia ancora qualcuno che non usa i calamari della busta, che offre un fritto asciutto e arricchito da pesciolini di paranza e da verdurine tagliate quasi a julienne. Già questo per me merita un bonus. Quindi le porzioni: è vero che si spende, ma è vero anche che le porzioni sono sufficienti per dividere un menù. Fanno eccezione gli antipasti, che però non superano gli 8 euro. Appunto fra gli antipasti ci piacciono tanto il carpaccio di spigola con i funghi porcini (però lo leviamo questo aceto balsamico?) e la ricotta avvolta nei fili d'angelo e fritta: entrambi piatti che abbiamo mangiato anche nella visita di ieri.
Fra i primi c'è chi si lascia attirare dai classici spaghetti ai frutti di mare oppure dalle orecchiette con sugo e cacioricotta. A noi piacciono le linguine con la cicala su purea di fave. Fra i secondi, appunto, la frittura. Abbiamo assaggiato anche il piatto di crostacei e molluschi gratinati, ma i molluschi non erano pervenuti. Si componeva di due gamberi e due scampi comunque molto buoni. I dolci non sono il massimo, però si accompagnano degnamente con uno dei vini o liquori da dessert presenti in carta.
Sul loro sito potrete scoprire qualcosa di più sulla "storia" di questo locale:

mercoledì 10 agosto 2011

Budapest, ovvero l'arte dell'all you can eat


Weekend rilassante nella capitale dell'Ungheria. Premesso che ci voleva proprio e che è una città magnifica, non potevo non raccontarvi le mie esperienze da Polipo Affamato.
Tre i locali visitati in quel di Budapest (in 3 giorni...), uno meglio dell'altro per rapporto qualità prezzo. Per prima cosa: ristorante in ungherese si dice Etterem, ma prima di scoprire questo noi abbiamo pensato bene di svolgere un approfondito studio multimediale. Guida, Tripadvisor e consigli di un'amica di Budapest.
Abbiamo cominciato dal consiglio di quest'ultima (preziosa anche per averci consigliato le bellissime terme Szechenyi e il padiglione dei bradipi allo zoo, dove abbiamo accarezzato i mansueti orsacchiotti pigroni). Il consiglio era di andare al Trofea Grill, un simpatico posticino a due passi dall'Isola Margherita dove la regola è all you can eat (& drink). Neanche a dirlo che c'era mezza Rai, ovvero l'intera troupe che seguiva il Gran Premio di Budapest. Comunque da apprezzare il vastissimo buffet con insalate e piatti freddi da un lato, zuppone e piatti caldi dall'altro (buonissimo il pollo fritto) e una vetrina da cui scegliere la carne o pesce o formaggio che veniva grigliata espressa dal simpatico arrostitore ungherese. Sottofondo di pianoforte suonato dal vivo molto piacevole e possibilità di bere illimitata per meno di 20 euro a testa...
Secondo giorno, sempre per cena, abbiamo scelto invece di affidarci alle recensioni di Tripadvisor. Tolti i primi eccessivamente costosi, abbiamo scelto il 4° in classifica, l'Hunyadi Etterem. Grazioso ristorante intimo e romantico a due passi dal castello (quindi tocca fare la salita per arrivarci). Costa un po' di più (in due abbiamo speso 75 euro che è più o meno il salario per una settimana di lavoro per un medico ungherese), ma meritava davvero. Ottimo il goulash, fantastico il fegato d'oca, davvero piacevole l'anatra. Anche i dolci meritavano e il simpatico proprietario ci ha congedati con un bicchierino di Palinka, la fortissima grappa ungherese.
Terzo e ultimo giorno. Questa volta a pranzo. Oramai avevamo visto un po' tutto, era domenica e molte cose erano chiuse, tanto più che pioveva e ci volevamo rifugiare da qualche parte. Abbiamo visto in lontananza l'insegna dell'Hotel Gellert e mi sono ricordata del leggendario brunch domenicale di questo albergo in stile liberty, molto retrò. Peccato solo che il tempo fosse brutto e non ci si potesse sedere all'aperto, altrimenti sarebbe stato più che perfetto. Solito pianita che suona in sottofondo, un milione di camerieri in pompa magna che ti servivano da bere e da mangiare illimitato, tavoli apparecchiati con tovagliato, posate e piatti elegantissimi. Insomma era tutto a 5 stelle, compreso anche il buffet, pieno di cose buonissime e anche qui illimitato. La cosa più buona in assoluto era uno stufato di manzo con i funghi porcini da leccarsi i baffi. Ma non mancavano altre piccole attenzioni come il salmone affumicato (quello buono), oppure l'anatra affumicata... Buone anche le zuppe e c'era una pasta al pomodoro, ma noi ovviamente non ci siamo arrischiati. Un intero tavolo per i dolci... Insomma, un vero paradiso, al costo di un brunch molto più scadente a Roma: 18 euro a testa. E' stata un'esperienza talmente tanto accogliente che per poco non dovevano cacciarci. Però poi si avvicinava l'ora del nostro volo...

lunedì 8 agosto 2011

A' Ciaramira, ristorante di pesce a Roma


Mangiare il pesce fresco a Roma (senza spendere un capitale) si può. E' questa la rivelazione che abbiamo avuto nella nostra cena alla Ciaramira, tranquillo ristorantino in un punto un po' appartato di Trastevere. A dir la verità noi abbiamo speso ancor meno perché avevamo il coupon di Citydeal, ma questo era solo un caso e probabilmente ci torneremo anche indipendentemente dai coupon.
Detto questo, passiamo al cibo.
Abbiamo saltato gli antipasti che, semmai, avrebbero previsto un buon piatto di crudi e siamo passati direttamente ai primi. Qualche minuto in più di attesa che è stato affrontato tranquillamente anche grazie ai buonissimi grissini home made che abbiamo trovato nel cestino del pane. Quindi i primi che abbiamo assaggiato:
- i paccheri di Gragnano con farcia di baccalà alla vicentina, con mozzarella di bufala e salsa di cipolle rosse. Si tratta di paccheri ripieni in pratica ed erano molto buoni, peccato solo che fossero quattro in croce.
- la lasagnetta di spigola ai sapori d'estate: questo era invece una bella porzione, molto colorata per tutte le verdure che sbucavano fra gli strati di sfoglia di pasta e di pesce, sfilettato e battuto in modo da sembrare anch'esso una sfoglia.
- spaghetti al nero di seppia con julienne di seppie crude: questo era davvero strepitoso. A qualcuno può non piacere il nero di seppia, ma assaggiando questo piatto potrebbe ricredersi.
Per secondi, invece, abbiamo optato per una formula "antipasto", nel senso che abbiamo messo in mezzo alcuni piatti e mangiato tutti insieme. Abbiamo assaggiato:
- il timballo di alici, che non era affatto male;
- l'insalata di polpo alla genovese che era ben cucinata, ma un po' più banale come piatto;
- la frittura di paranza: STRE-PI-TO-SA!
Per dolce abbiamo diviso una millefoglie espressa con crema Chantilly, laddove la crema ci è sembrata davvero eccezionale.
Insomma: bilancio davvero positivo. In linea di massima si spende una quarantina di euro a testa, il minimo per mangiare pesce fresco a Roma. Noi con il buono eravamo sui 20. Un vero affare!
Per dare un'occhiata al menù basta cliccare sul link del sito del locale: