mercoledì 10 agosto 2011

Budapest, ovvero l'arte dell'all you can eat


Weekend rilassante nella capitale dell'Ungheria. Premesso che ci voleva proprio e che è una città magnifica, non potevo non raccontarvi le mie esperienze da Polipo Affamato.
Tre i locali visitati in quel di Budapest (in 3 giorni...), uno meglio dell'altro per rapporto qualità prezzo. Per prima cosa: ristorante in ungherese si dice Etterem, ma prima di scoprire questo noi abbiamo pensato bene di svolgere un approfondito studio multimediale. Guida, Tripadvisor e consigli di un'amica di Budapest.
Abbiamo cominciato dal consiglio di quest'ultima (preziosa anche per averci consigliato le bellissime terme Szechenyi e il padiglione dei bradipi allo zoo, dove abbiamo accarezzato i mansueti orsacchiotti pigroni). Il consiglio era di andare al Trofea Grill, un simpatico posticino a due passi dall'Isola Margherita dove la regola è all you can eat (& drink). Neanche a dirlo che c'era mezza Rai, ovvero l'intera troupe che seguiva il Gran Premio di Budapest. Comunque da apprezzare il vastissimo buffet con insalate e piatti freddi da un lato, zuppone e piatti caldi dall'altro (buonissimo il pollo fritto) e una vetrina da cui scegliere la carne o pesce o formaggio che veniva grigliata espressa dal simpatico arrostitore ungherese. Sottofondo di pianoforte suonato dal vivo molto piacevole e possibilità di bere illimitata per meno di 20 euro a testa...
Secondo giorno, sempre per cena, abbiamo scelto invece di affidarci alle recensioni di Tripadvisor. Tolti i primi eccessivamente costosi, abbiamo scelto il 4° in classifica, l'Hunyadi Etterem. Grazioso ristorante intimo e romantico a due passi dal castello (quindi tocca fare la salita per arrivarci). Costa un po' di più (in due abbiamo speso 75 euro che è più o meno il salario per una settimana di lavoro per un medico ungherese), ma meritava davvero. Ottimo il goulash, fantastico il fegato d'oca, davvero piacevole l'anatra. Anche i dolci meritavano e il simpatico proprietario ci ha congedati con un bicchierino di Palinka, la fortissima grappa ungherese.
Terzo e ultimo giorno. Questa volta a pranzo. Oramai avevamo visto un po' tutto, era domenica e molte cose erano chiuse, tanto più che pioveva e ci volevamo rifugiare da qualche parte. Abbiamo visto in lontananza l'insegna dell'Hotel Gellert e mi sono ricordata del leggendario brunch domenicale di questo albergo in stile liberty, molto retrò. Peccato solo che il tempo fosse brutto e non ci si potesse sedere all'aperto, altrimenti sarebbe stato più che perfetto. Solito pianita che suona in sottofondo, un milione di camerieri in pompa magna che ti servivano da bere e da mangiare illimitato, tavoli apparecchiati con tovagliato, posate e piatti elegantissimi. Insomma era tutto a 5 stelle, compreso anche il buffet, pieno di cose buonissime e anche qui illimitato. La cosa più buona in assoluto era uno stufato di manzo con i funghi porcini da leccarsi i baffi. Ma non mancavano altre piccole attenzioni come il salmone affumicato (quello buono), oppure l'anatra affumicata... Buone anche le zuppe e c'era una pasta al pomodoro, ma noi ovviamente non ci siamo arrischiati. Un intero tavolo per i dolci... Insomma, un vero paradiso, al costo di un brunch molto più scadente a Roma: 18 euro a testa. E' stata un'esperienza talmente tanto accogliente che per poco non dovevano cacciarci. Però poi si avvicinava l'ora del nostro volo...

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