lunedì 11 ottobre 2010

Un valido motivo per andare a Grosseto


Cronaca di una breve toccata e fuga in Toscana, precisamente in Maremma (qualche weekend fa, ma solo ora riesco a scriverne).
Quando Giampiero ha da fare fuori Roma, io di solito "mi accollo", come dicono a Roma. Questa volta, doppia accollata: io e Paola, fidanzata di Sergio, collega di Giampiero. In pratica, weekend a quattro.
Camminando quatti quatti sull'Aurelia, scorrevano le Terme di Saturnia, le necropoli di Cerveteri, Vulci e Tarquinia, il porto di Civitavecchia dove le navi da crociera ci facevano l'occhiolino, i vari posti di mare da Capalbio all'Argentario...

Infine siamo arrivati a Grosseto, dove non potevamo chiedere subito quale fosse l'indirizzo gastronomico più interessante dei dintorni. Detto fatto: dopo 10 minuti avevamo prenotato un pranzo dagli "Attortellati". La storia racconta che questo locale sia nato dall'intraprendenza del suo corpulento proprietario, da sempre appassionato di cucina. Ed è proprio nella cucina di casa sua che l'attività ha mosso i primi passi. La leggenda vuole che anticamente ricevessero in casa con tanto di stendino con i panni a vista. E' da un po' di anni, però, che gli "Attortellati" gestiscono un locale vero e proprio, rustico ma ben messo. Non erano poche le tavolate di gente del posto che aveva scelto questo posto per festeggiare qualche ricorrenza.

Unico piccolo difetto (probabilmente anche perché faceva caldo ed era tutto aperto), la puzza dei maiali, che dimorano proprio alle spalle del ristorante.

Qui la regola vuole che si mangi a menù fisso: quello che offre la casa, il tutto a 24 euro cad.

Come garanzia di variazione, il menù è esposto all'esterno, scritto a mano su una lavagna.

Per cominciare, salumi e formaggi del luogo... che già bastavano per concludere il pasto! Sull'enorme tagliere, un ottimo prosciutto toscano, un incrocio fra lardo e pancetta, salamino e capocollo, poi un paio di tipi di pecorini serviti con una confettura di fichi da urlo (talmente buona che me la sono anche comprata!). Poi c'erano anche i crostini alla toscana, che essendo di fegato come al solito ce li mangiamo solo noi...

Ancora una serie di antipasti da sventolare subito la bandiera bianca. Si comincia con le cosiddette verdure appetitose, che erano delle melanzane un po' troppo speziate per i miei gusti (ma per gli intenditori di peperoncino erano ottime). Ancora una trippetta buonissima dal gusto delicatissimo. Le polpettine al limone che erano curiose anche solo per il fatto di essere servite appallottolate attorno a un rametto di alloro. E la polenta con i peperoni che è un'idea semplice da riciclare.

E non è mica finita qui... Arriva quindi la zuppetta con fagioli, farro e funghi: un vero classico della cucina toscana. A me il genere non fa impazzire, però era sfiziosa.

Qui purtroppo devo dire che c'è stata una lunghissima interruzione, perché si doveva attendere la cottura dei mitici tortelli, che in un posto che si chiama gli Attortellati non potevano certo mancare! Oltre 20 minuti che hanno avviato irrimediabilmente la digestione facendo salire la sensazione di sazietà. Un errore di strategia.

Finalmente i tortelli, che erano una cosa fenomenale: ripieni di ricotta e spinaci e conditi con un ragù di maiale di cinta senese da fare il bis. Ogni tortello, poi era qualcosa come 10 cm x 10.

Mostruosamente buoni!

A questo punto, però, la bandiera bianca era definitivamente issata. Il coniglio e le patate al latte sono stati pressocché ignorati e il dolce ce lo siamo fatti incartare per non attendere oltre e poter ripartire. Il viaggio per tornare a Roma, poi, è stato quasi epico, con questo senso di pesantezza sullo stomaco... Diciamo che dopo una mangiata del genere ci vogliono almeno 3 ore di sonno (o di camminata).

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