venerdì 6 agosto 2010

Riflessioni sul cibo e sull'economia

Che, nonostate i proclami politici, ci sia recessione è ormai noto. Solo il Tg1 non se n'è accorto. Io che oramai oserei definirmi una giornalista gastroeconomica ieri ho avuto l'occasione di confermare un paio di idee che già mi frullavano per la testa sull'estate più in recessione della storia. Perché nel primo anno di crisi qualcuno ancora ci andava in vacanza, convinto che fosse un momento passeggero. Ma oggi chi è stato colpito dalla crisi (e chi non lo è stato, direttamente o indirettamente?) e non fa parte di quell'upper class che resiste nonostante tutto le vacanze non può che sognarsele.
Te ne accorgi facendo una passeggiata al Pigneto. Molti locali sono chiusi, ma molti altri sono aperti e pieni di gente. Mancano gli studenti, che anche se non vanno in vacanza comunque tornano all'ovile da mamma e papà, ma ci sono moltissimi trentenni occupati, male occupati (cioè precari) e disoccupati. Le ferie d'agosto sono una certezza solo per chi ha la chiusura aziendale, ma sempre più spesso si spendono sulla Pontina, per arrivare nelle ridenti località del litorale laziale: Ostia, Torvajanica and so on.
In una fresca sera d'estate tutti provano ad affogare la tristezza di un'estate andata a male in una birra. Qualcuno osa anche aggiungerci qualcosa da mangiare, ma in queste circostanze, se non ci sono i soldi, chi fa affari d'oro? Il Guercio!
Ne avevo già parlato diversi post fa: http://ilpolipoaffamato.blogspot.com/2010/01/le-cofane-der-guercio.html
Il Guercio, ovvero Domenico al Pigneto, è il classico locale dello zozzone, dove si mangia bene e si paga poco. Intenzionati a mangiare in un altro posto, ci siamo ritrovati a chiamare all'ultimo momento al Guercio: in realtà volevamo solo assicurarci che fosse aperto, ma ci è stato risposto che era pieno e che dovevamo prenotare. Detto fatto. Abbiamo prenotato e siamo arrivati al cospetto del mitico Alex (il figlio del Guercio, credo) che ci ha enunciato un menù ridotto ai minimi termini. Degli gnocchi del giovedì neanche più l'ombra: "noi ne facciamo 10 chili, ma la maggior parte vanno via a pranzo...". Ho fatto due conti: calcolando che le porzioni del Guercio sono da combattimento, suppongo da 200 grammi: in una giornata sono andate via ben 50 porzioni. La fettina panata... neanche a parlarne. A quel punto il saggio Alex ci ha anche consigliato, per il futuro: "quando chiamate per prenotare e sapete che cosa prenderete, ditecelo, così ve lo rimango da parte!".
Così ci siamo "accontentati" del classico dei classici: rigatoni all'amatriciana. Ovviamente il formato era sempre quello "cofana": 200 grammi di pasta su un piatto da pizza. Abbiamo quindi diviso in due. Lo stesso dicasi per l'arrosto misto, sempre buono. Il tutto per 26 euro in due (comprese birra e patatine fritte): meno di una pizza!
Ed è con questi prezzi che il Guercio sfida la recessione e vince. Lui cavalca la crisi, come dicono i giornali economici, e non chiude in pieno agosto, ma sceglie il mese di settembre per le sue ferie. Perché lo sa che la sua platea di clienti è fatta proprio di quella classe medio-bassa che quest'anno il mare lo vede col binocolo dalla Pontina e che la sera, almeno, si concede la "cofana" del Guercio.

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