giovedì 18 febbraio 2010

La fatica di voler essere una giornalista gastronomica

Nella mia faticosa scalata per entrare nell'Olimpo dei giornalisti gastronomici, mi sono imbattuta in una simpatica collega napoletana che, già arrivata molto più in alto di me, si occupa della Città del Gusto di Napoli. La sua agenzia di comunicazione mi ha quindi invitato a un evento a sfondo campano organizzato alla Città del Gusto di Roma.
Ormai ho collezionato diversi inviti in questo tempio del buon mangiare, ma devo dire che questa volta si sono davvero superati. L'evento si chiamava Campania Terra Felix: e come dimostrare quanto è felice questa terra, se non facendo mangiare i prodotti del territorio?
Il sillogismo è presto fatto e i tavoli sono stati imbanditi a volontà di tutto il ben di Dio che campani e non possono ben immaginare. Già il buffet dell'aperitivo era più che sufficiente per dichiararsi sconfitti e abbandonare le armi (cioè le forchette).

- mozzarelle di bufala (bocconcini, bocconcini affumicati, treccia affumicata);
- caciocavallo podolico;
- salumi confezionati con il pregiato maiale nero;
- ricottine di bufala;
- babà rustici;
- scagliozzi (ma non erano foggiani?);
- panzerottini ripieni;
- un bicchierino di crema di ricotta che era una delizia;
- scarola che non era scarola, ma ho dimenticato che altro tipo di verdura fosse;
- una cremina di fagioli...
(e questo è solo quello che ricordo)

Insomma, già qui eravamo più che soddisfatti. Poi però è venuta anche la cena, che è stata una piacevole occasione per conoscere dei colleghi molto più gastronomi di me con cui è sempre interessante confrontarsi.

"Al piatto" è stato servito uno sformatino di paccheri con il finto ragù, che si presentava molto carino, ma peccato fosse leggermente sciapo. Poi un gradevolissimo sformatino di friarielli, che in Campania non possono mai mancare...


Poi i dolci. Il vero protagonista era il babà, a cui è stata dedicata perfino una lectio magistralis, che ci ha raccontato come questo dolce venga dalla Lorena, sia passato per la Francia e solo alla fine sia approdato a Napoli. E i napoletani, si sa, il marketing ce l'hanno nel sangue, quindi hanno fatto proprio questo dolce.
Al tavolo è arrivato un mezzo babà che era una delizia. Sofficissimo e bagnato ma non affogato.
E non è finita qui. Sul menù erano annunciati dei Petit fours, ma è arrivato un piatto bello abbondante (roba da farsi la mappatella, cioè la sportina) pieno di meraviglie della pasticceria napoletana e non.

Tanti tipi diversi di delicatessen, e ovviamente le sfogliatelle, che mi hanno ricordato il meraviglioso weekend che l'anno scorso ho trascorso a Napoli. Una Napoli appena uscita dalla bufera della monnezza, tirata a lucido e splendente in un ottobre soleggiato. Grazie (purtroppo per loro, ma noi ne abbiamo approfittato) alla cattiva pubblicità, i prezzi degli alberghi erano al minimo storico e ne approfittammo per concederci un weekend a 5 stelle al Parkers. Ebbene, quelle sfogliatelle mi hanno ricordato le gioie di quelle colazioni sulla terrazza del Parkers con una vista incredibile di Napoli ai miei piedi.

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