giovedì 24 febbraio 2011

Velavevodetto che da Flavio si mangia bene!


Non è ben chiaro il perché di questo nome, ma "Flavio al Velavevodetto" è davvero diventato un indirizzo sicuro della gastronomia romana. Chi vuol mangiare romano in questo ristorante troverà pane per i suoi denti e un ambiente carino, a due passi da Testaccio.
Per la precisione, "Flavio" si trova al Monte dei cocci, tanto vicino che una delle sue pareti è ricavata proprio su una parete di questo monte "artificiale". Per chi non ne conoscesse la storia, trattasi di un antico esempio di raccolta differenziata, ai tempi dei romani. E' qui, infatti, che venivano stoccati i cocci delle anfore utilizzate per portare le materie prime che approdavano sul vicino porto fluviale sul Tevere.
Intendiamoci, "Flavio" non è una trattoriaccia e non si paga poco. Tuttavia le porzioni sono generose e i piatti hanno tutti una certa dignità. Diciamo che se uno ha degli ospiti "di riguardo" è un posto ottimo per portarli a pranzo/cena.
Detto questo, passiamo al cibo. Nella nostra visita abbiamo saltato a piè pari gli antipasti, arrivando direttamente ai primi, ma siamo subito stati soddisfatti. Qui i classici sono ben eseguiti, ma la particolarità sono i ravioli alla Flavio, ripieni di ricotta e spinaci e conditi con una salsina di pomodoro condita con tante erbette diverse e, al centro, con una spruzzata di ricotta fresca (forse un po' troppo fredda).
Fra i secondi, da sottolineare le polpette di bollito: mai mangiate così buone! Due belle bombe a mano fritte, ripiene di carne e verdure bollite e profumate con la scorza di limone. Buona anche la coda alla vaccinara, anche questa in porzione da combattimento, ben croccante la "fettina panata", anche se la fetta di carne, essendo vicina al mezzo metro quadrato, aveva anche delle zone un po' troppo nervosette.
Infine, un altro classico di Flavio: il tiramisù. Ben lontano dalla concezione classica, è però una degnissima conclusione del pasto. Un bicchierone (di quelli da vino da osteria) ripieno di ogni ben di Dio: crema gialla del tiramisù, pezzi di biscotti, cioccolato sciolto e un fondo di caffè.
Il conto non è altrettanto dolce, ma c'è da dire che se si parte psicologicamente preparati ci si può anche risparmiare qualche portata (per esempio dividere il primo o il secondo) e arrivare sani e salvi al dolce...

ps. da segnalare l'assenza (dovuta all'eccesso di richieste) del carciofo alla giudia e delle patate al forno. Pare che siano più che degni di nota!
Qui è fondamentale prenotare, scoprire come sul sito del ristorante:

giovedì 10 febbraio 2011

Un metro di pizza... Etruschetto a Perugia

Mentre gli uomini guardano la partita, che fanno le donne? Si riuniscono davanti a un metro di pizza per parlare male di loro!!!
Eccoci, in cinque, all'Etruschetto a ripagare le fatiche sulle sudate carte piene di piccoli sgorbi in arabo... Il buon Giulio Sciciola, patron dell'Etruschetto, ci ha dato asilo politico fin dalle 7, anche se poi la pizza non l'abbiamo mangiata con le galline, ma all'ora giusta, dopo le 8 e mezza.
La premessa è che in questo locale ci vengo da più di 10 anni. Durante gli anni dell'università era praticamente un appuntamento settimanale, anche perché la pizza di Giulio era uno dei pochi lussi che ci potevamo permettere. Il locale è piccolo e non certo invitante, non moderno, nè bellissimo, ma tanto friendly (chiedo venia ma non mi viene una parola in italiano per descriverlo).
La mia passione è sempre stata la pizza con le melanzane, ma devo dire che ne ho assaggiate anche altre che meritano una citazione.
Ma parliamo di ieri sera.
Eccoci, quindi, davanti al nostro metro di pizza diviso 4 con 4 gusti: Tartufon (panna, funghi, crema di tartufo e radicchio), Melanzane (fritte fritte fritte), Italia (pomodorini, mozzarella di bufala e basilico) e Tirolese (mascarpone e speck). Per chi avesse tenuto i conti, visto che avevo detto che eravamo in 5, una di noi si è tirata fuori dal metro di pizza per prendere una più classica Margherita.
Detto questo: la pizza qui secondo il mio modesto parere è la più buona di Perugia.
Buoni anche i fritti che campeggiano sul bancone, che sono il prodotto della giornata. Ieri c'erano le crocchette di patate - rigorosamente home made -, ma un'altra volta mi è capitata quella di melanzane o quella con la salsiccia... Buonissimi!!!
Dolci pochi. Vini quasi inesistenti... Meglio una classica birra!

domenica 6 febbraio 2011

Ci vediamo al Civico 25


Non solo un appuntamento ma un indirizzo classico della movida perugina, specialmente quella over 30. Si chiama "Civico 25" ed è un localino carino piccolo e intimo che sta in via della Viola. Si può dire che l'abbiamo visto nascere e crescere, dal momento che Giampiero aveva una finestra che affacciava proprio davanti al Civico 25.
In origine era una simpatica coppietta. Lui in cucina e lei in sala. Adesso lui è sempre in cucina, lei ieri non l'ho vista ma in compenso c'era uno squadrone di camerieri, barman e brigata di cucina di tutto rispetto. Inimmaginabile quando hanno aperto, con tante ambizioni e poche pretese.
Al contrario, questa esperienza da due cuori e una capanna (con ristorante annesso) ha avuto il buon esito di far entrare questo locale in tutte le principali guide ai ristoranti. Onore al merito.
Parliamo però della mia visita di ieri. Devo dire che è stata leggermente deludente. Beninteso: non si mangia male, ma ho provato un paio di portate non proprio da "wow" e, lamentela comune, le porzioni sono piuttosto piccolette.
Punti a favore: una carta dei vini notevole per un locale così giovane e piccolo. Poi piccole grandi attenzioni che fanno piacere. Per prima cosa una focaccetta con fettine sottilissime di coppa di testa (molto buona), poi su ogni tavolo dei bicchierini pieni di pastelli di cera per scrivere sulle tovagliette di carta e passare il tempo. (Ieri abbiamo fatto un saggio di arabo!!!)
Quindi gli antipasti: i miei amici hanno preso un bel tagliare di salumi umbri che devo dire era molto invitante. Ho assaggiato qualche pezzettino e non era male. Noi abbiamo preso la strapazzata di uovo e tartufo. Buonina, ma devo dire che ne ho mangiate di meglio.
Poi sul tavolo sono passati degli strangozzi con il radicchio piuttosto buoni, una lasagnetta e delle costolette di agnello che non ho assaggiato (ma che sono spariti in pochi secondi!), poi una buonissima e ben presentata crema di cipolle in crosta, infine il mio piatto: il più sfigato di tutti. Era un filetto di maiale (3 pezzettini) affogato in una salsa pannosa. Doveva esserci il tartufo, ma la sua presenza si riduceva a qualche micron di una salsa al tartufo che fungeva più che altro da decorazione. A questo si accompagnava un buon purè, che però non aiutava a dar sapore e identità al piatto. Da assaggiare, invece, le patate al forno, che sono uno dei cavalli di battaglia del Civico!
Quindi i dolci. Tozzetti col vin santo per i miei amici. Una millantata "millefoglie" con crema di ricotta e marron glacè: le foglie saranno state sì e no 3 (si trattava di pasta phillo credo) ma la crema era davvero buona. Infine il mio semifreddo al rum: il liquore era un po' invadente ma a me è piaciuto molto.
Insomma: al Civico 25 si mangia sempre bene, ma a me è capitato almeno un piatto sbagliato. Ciò non vuol dire che non ci tornerò... E niente filetto di maiale!

sabato 5 febbraio 2011

Berebene: Frittole

Un locale piccolo e carino che ha aperto diversi anni fa. Pochi piatti in carta, ma soprattutto una selezione di specialità prese in giro per l'Italia con passione e sapienza. Tutto questo è Frittole, un'enoteca del centro di Perugia a conduzione familiare dove non si va tanto per mangiare, quanto piuttosto per concedersi uno sfizio goloso.
Nella carta una serie discreta di vini, scelti con criterio e fantasia, senza limitarsi agli schemi correnti. Quanto al mangiare, poco di cucinato, molto di "selezionato". Il vero cavallo di battaglia sono infatti le selezioni di formaggi e di salumi. Si può scegliere di prendere una singola specialità oppure un misto (il mio consiglio). Stesso discorso anche per bruschette e crostini. Si può prendere o un singolo abbinamento o un misto composto da loro.
Nella nostra visita di ieri abbiamo preso un ottimo Aglianico fuori carta, dai sentori di frutta molto spiccati. Poi un misto di crostoni: pomodoro e ricotta dura grattugiata, patate con il rosmarino, formaggio al tartufo, provola affumicata e pepe, crema di melanzane. Quindi i formaggi (per i salumi si rimanda alla prossima visita), messi rigorosamente in ordine di stagionatura. Si comincia con una specie di formaggio molle, pecorino ma non fortissimo, perché - ci ha spiegato il proprietario - addizionato con stracchino. Era davvero buono e nuovo di sapore: assaggiandolo col vino, poi, si aveva la dimostrazione certa di quel che vuol dire un giusto abbinamento! Poi una caciotta con il tartufo, questa un po' più scontata, ma comunque molto buona. Ancora, un parmigiano stagionato 24 mesi dal sapore nettissimo. Quindi due formaggi di Fossa, se il primo era fortissimo, stagionato per due anni se non ricordo male, il secondo, già dal colore giallo ambrato si capiva che era una botta nei sensi. Sentori di erba, rosmarino, terra... Insomma: sapeva proprio di stalla!!! Ma questo non vuol significare che era brutto, al contrario! Tuttalpiù era un formaggio difficile, per palati raffinati...
Abbiamo preso anche i dolci. Non li fanno loro, ma li scelgono dai forni locali. Io ho assaggiato una buona crostata di ricotta. Delicati anche i dolcetti secchi. Buono anche il vino dolce che il proprietario ha scelto per noi in accompagnamento.
Una nota su di lui, il proprietario: un tantino sopra le righe, tanto che potrebbe sembrare ingombrante. Tuttavia gli si perdona questa leggera invadenza per la buona capacità di spiegare i piatti e soprattutto vini e formaggi che sceglie con cura (e suppongo anche i salumi).