lunedì 31 gennaio 2011

Mazz' e Panella...

"Mazz' e Panella fanno i figli bell', Panella senza mazz' fanno i figli pazz'!"
Questo dice un vecchio adagio che mi viene sempre in mente quando passo davanti a Panella. Diciamo che le mazz' (o meglio le mazzate) in senso economico non mancano quando si entra in questo panificio/pasticceria/tavola calda/bar e qualsiasi altra cosa venga in mente. Qualsiasi sfizio, da un rustico a un dolce potrà esser fugato da Panella, con notevole soddisfazione del palato.
Descritto brevemente il contesto, posso raccontare la mia esperienza di domenica: il brunch! Ebbene sì, chi pensa che la domenica sia chiuso si può ricredere: non solo è aperto, ma si è anche adeguato alla moda capitolina dei brunch. Lo spazio per sedersi è un po' risicato su degli sgabelli (a meno che non si voglia star fuori al "caldo" dei funghi), ma la formula secondo me è sensata: 10 euro per un piatto composto da loro e un calice di vino o un cocktail preparato dal barman. Si mangiano cose buone e non ci si sfonda. Nella nostra visita abbiamo trovato innanzitutto un enorme piatto di salumi di ogni tipo, delle ottime girandoline di sfoglia ripiene (io ne ho beccata una col salame e una con la pancetta), una focaccetta con i fiori di zucca, una spianata di ceci, uno sformato di patate col ragù, delle verdure stufate e un cous cous da condire a piacimento... Poi qualcosa finiva e qualcosa di nuovo arrivava, con un continuo ricambio.
Il difetto è che non si può tornare a servirsi nuovamente al buffet, ma devo dire che dopo un'aggiuntina di un dolcino (le castagnole di Carnevale) la pancia era bella che piena! In alternativa nella bella stagione, con una breve passeggiata, si può abbinare questo buon brunch con un bel gelatone o una caterinetta da Fassi, il Palazzo del freddo, che secondo me a Roma è imbattibile!

P.s. c'era una folla notevole da Panella, soprattutto di persone che compravano al peso. Dalla parmigiana ai carciofi alla giudia, dalla lasagna alle pizze rustiche... ogni ben di Dio! Tuttavia, a parte la fila, credo che questa opzione non sia molto consigliabile per i prezzi: quando si va al peso da Panella i rischi che si corrono sono molto ma molto concreti!

sabato 29 gennaio 2011

(Via del) Pigneto 41


Un amico ospite a Roma e un altro che si presenta troppo tardi per andare a cena... Che fare? Dove andare per non rimanere digiuni con il cameriere che inorridisce e dice "no, a quest'ora la cucina è chiusa!"? Decidiamo di provare ad andare al Pigneto, almeno lì con la storia che sono tutti wine bar forse qualcosa si rimedia... Infatti ci proviamo con Pigneto 41 e ci fanno subito sedere, accogliendoci calorosamente.
L'ambiente è molto giovane e il locale carino, sembra quasi un bistrot parigino. Il menù non è enorme, ma in fondo a me così non dispiace: meglio far bene poche cose e che male troppe cose!
Cominciamo dagli antipasti. Fra i piatti del giorno c'erano delle bruschette con le animelle che sembravano invitanti. Poi fra gli antipasti alla carta delle focaccette con due tipi di condimenti: o taleggio e radicchio o fiori di zucca e alici. Eravamo in tre quindi abbiamo deciso di assaggiare tutti e tre gli antipasti. Non ce l'aspettavamo... ma forse era un po' troppo. Nel senso che le porzioni erano belle grandi. Le bruschette erano 4 belle fette di pane ultracondite (davvero buone) e le focaccette occupavano interamente un piatto piano ed erano belle croccantelle e condite alla perfezione.
Per fortuna non avevamo ordinato i secondi, ma i primi sì ed erano anche quelle delle porzioni di notevole dimensione. Abbiamo assaggiato il classico cacio e pepe che, devo dire, era davvero ben eseguito con una cremina di pecorino ai limiti del salato, ma perfetta; poi una pasta con i broccoli romaneschi e il lardo un po' piccantella e pecorinosa anche questa ma delicata; infine una pasta con il baccalà davvero saporita.
Altro pregio di questo locale è che si beve bene, nascendo come wine bar. Pare che siano molto buoni anche i dolci, ma non ci siamo arrivati... Quindi ci torneremo a provarli, anche perché è a due passi da casa mia...

venerdì 14 gennaio 2011

Un greco a Perugia

Avevamo voglia di cambiare e discostarci dalla classica cucina umbra, così abbiamo deciso di provare il ristorante greco che ha recentemente aperto in una traversa di via dei Priori. a Perugia (via Boncambi, per la precisione).
Il locale si presenta un po' alla moda, un po' arredato con elementi ordinari, come le tende arancioni da mercato. Tuttavia l'insieme non è male anche perché si tratta di un ristorante recentemente ristrutturato in centro storico (che non è così scontato)...
Il menù si presenta con tutti i cavalli di battaglia della tradizione greca: souvlaki, torte rustiche fatte con la pasta phillo, polpettine fritte e salsine di melanzane e peperoni. Decidiamo di prendere l'antipasto misto da dividere, così da assaggiare un po' tutto. Devo dire che la torta agli spinaci era molto buona, mentre quella solo col formaggio non troppo saporita. Le polpettine buone, così come la salsa di melanzane. Quella di peperoni, invece, pur non essendo cattiva era troppo piccante (e non mi pare che lo sia quella originale).
Poi abbiamo preso l'immancabile moussaka e la pita giros (ovvero il kebab alla greca, servito al piatto). La premessa è che erano entrambi piatti molto buoni, ma soprattutto la moussaka ci ha un po' delusi: un troppo invadente strato di patate lesse sovrastava il più classico strato di melanzane e di carne tritata, che oltretutto non era di agnello (o ancor meglio montone), bensì di vitello. Il risultato era un po' troppo anonimo, almeno rispetto alla prorompente personalità di un piatto come la moussaka.
La pita giros invece era molto gradevole, anche se un po' pesante, tanto che l'ho digerito solo il giorno dopo!
Abbiamo assaggiato anche un dolce tipico di miele e noci. Esternamente si presentava come un rotolino di capelli di pasta phillo. In teoria credo che fosse fritto o cotto al forno e quindi si supponeva dovesse essere molto croccante. Ma purtroppo non lo era più, probabilmente perché era stato riscaldato prima di arrivare in tavola e quindi l'umidità l'aveva ammorbidito. In ogni caso, a parte un eccesso di dolcezza tipico dei dolci del basso Mediterraneo a base di miele, c'è da dire che il ripieno era davvero buono.
Costo della cena: 20 euro a testa (comprensivi di vino greco gradevole che abbiamo diviso in 4).

http://www.il-greco.com/

Qui sopra ho copincollato il link. Il mio giudizio complessivo è che in questo locale in assoluto non si mangi male, ma che ci sia qualche caduta di stile e qualche eccessiva semplificazione della cucina greca. C'è da dire che, però, le scusanti possono essere almeno due: la difficoltà di reperire alcune materie prime e l'adattamento necessario ai gusti più comuni e ai palati meno fini.

Il mistero dell'anatra fuiuta...


Se fossero un film con Christian De Sica, le mie vacanze di fine anno si potrebbero ribattezzare "Natale in Oriente". Breve excursus fra Pechino (toccata solo in volo), Hong Kong, Bangkok e Siem Reap: insomma 3 paesi in 10 giorni!!!Tralascio i particolari sul viaggio, riassumendo con un inno alla cucina orientale: leggera (a parte i frittoni), esotica e piacevolmente speziata. Peccato solo per l'eccessivo uso delle spezie piccanti che io purtroppo tollero molto male.

La regina del mio amore per la cucina orientale è lei: l'anatra alla Pechinese. Quale posto migliore per assaggiarne un'ottima versione se non Hong Kong? Dai miei studi pre-partenza è emerso che Hong Kong ha una quantità enorme di ristoranti stellati dalla Michelin, che edita annualmente una guida dedicata proprio alla ex colonia (e alla vicina Macao).
Affidandoci ad internet e ai commenti positivi dei clienti, abbiamo deciso di provare il T'ang Court, raffinato due stelle Michelin che fa parte dell'old fashionate Langham Hotel.
Eravamo partiti dal falso presupposto di un ambiente raffinatissimo a fronte di un costo irrisorio. Questo a causa di una recensione su Tripadvisor in cui era erroneamente dichiarato un prezzo fra i 5 e gli 8 euro... diciamo che mancava uno zero!
Comunque complessivamente per i nostri standard i prezzi erano ancora abbordabili. Ovviamente ordiniamo lei: l'anatra alla pechinese, che arriva dopo poco tempo bella rossa e laccata, completa di testa e becco.
Una scena vagamente lugubre (si veda nella fotografia) ma che non ha mancato di farci venire l'acquolina in bocca mentre il sapiente cameriere affettava la sua fragrante pelle esterna. Un'operazione di rara perizia, che prevede lo "scuoiamento" postumo dell'animale mediante un coltello affilato.
Guanti da chirurgo e gesti lenti e sicuri: il cameriere sembrava stesse facendo un innesto di pelle più che affettare un'anatra! Ogni lembo di pelle dell'anatra veniva tagliato e poi controllato scrupolosamente, per togliere ogni residuo di carne: la pelle deve essere servita rigorosamente da sola!
Dopo questa operazione, durata diversi minuti, ci sono stati serviti i pezzi di pelle di anatra, i morbidissimi pancake caldi e la mia amatissima salsa di non so cosa che viene sempre abbinata all'anatra. Una rollata e via... Uno dei miei piatti preferiti al mondo è servito. Ma non è tutto. Dopo esser stata scuoiata, l'anatra è tornata in cucina per essere affettata.
Date le dimensioni della bestia, noi pensavamo che stesse per tornare un piattone di anatra... però quello che è tornato indietro sono stati sei foglie di insalata con altrettanti mucchietti di anatra tritata a mano. Sapore ottimo, niente da dire...
Ma dove era il resto dell'anatra?
Questo interrogativo ci ha attanagliati per tutto il viaggio e anche dopo: diciamo che stiamo ancora aspettando che ci portino il resto a tavola!!!

A parte questo, abbiamo mangiato anche delle frittelle di pesce con gamberi, capesante e granchio e un maiale con il prosciutto cinese che devo dire non era niente di che.

Insomma, la nostra esperienza con il due stelle Michelin è stata sì soddisfacente, perché i sapori erano buoni, ma ci ha lasciato con l'amaro in bocca da anatra fuiuta...