venerdì 4 giugno 2010

Betto e Mary, senza figli


Di solito andiamo dal Meglio di Betto e Mary, ma questa volta abbiamo scelto di andare dai capostipiti, cioè i genitori, a via di Savorgnan. Per chi non c'è mai stato, sembra di non stare a Roma, con palazzotti bassi antichi: sembra più che altro un paesino dell'entroterra.

Il locale tradisce un po' gli anni, rispetto al Meglio, che invece, nel suo arredamento da baita burina dà un'impressione di nuovo. Ci sono anche diversi tavoli fuori, per chi proprio non può rinunciare a fumare.

Quanto alla cucina, mi aspettavo qualche differenza in più, ma in verità la formula e i piatti sono mediamente gli stessi.

Si comincia rigorosamente dagli antipasti assortiti: coppiette e sfilacci di cavallo, cavolfiori fritti, peperoni con i pinoli, melanzane, verdurine in pastella...

Poi si passa ai primi, confezionati per lo più con pasta fatta in casa, come la mitica gramiccia, che è una versione più sottile degli spaghetti alla chitarra. La più saporita, alla fine, risultava l'amatriciana, ma per noi la tradizione vuole che prendiamo un piatto di gramiccia condito con le due specialità della casa: sugo di coda alla vaccinara e sugo bianco di animelle, carciofi e noci. L'ultima volta, dai figli, questo primo romano ci era parso un po' sciapito, qui invece era davvero saporito. Da segnalare solo che le porzioni sono leggermente più piccole: noi avevamo preso questo primo in due, pensando di rinunciare ai secondi, ma ci rimaneva un po' di fame...

Occasione per assaggiare anche un po' di "misto romano": coda alla vaccinara in bianco e in rosso, pajata (buonissima), animelle. I più schifiltosi potrebbero reagire male alla vista di questo tripudio di interiora, ma chi assaggia senza preconcetti non rimarrà deluso.

Vino della casa, dalla qualità discutibile e romanella con i biscottini per finire. Complessivamente preferisco il meglio, ma per quanto mi riguarda questo locale è meno lontano.

Per di più, il conto è ancor più leggero dei figli: 11 euro a testa.

1 commento:

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