Non è ben chiaro il perché di questo nome, ma "Flavio al Velavevodetto" è davvero diventato un indirizzo sicuro della gastronomia romana. Chi vuol mangiare romano in questo ristorante troverà pane per i suoi denti e un ambiente carino, a due passi da Testaccio.
Per la precisione, "Flavio" si trova al Monte dei cocci, tanto vicino che una delle sue pareti è ricavata proprio su una parete di questo monte "artificiale". Per chi non ne conoscesse la storia, trattasi di un antico esempio di raccolta differenziata, ai tempi dei romani. E' qui, infatti, che venivano stoccati i cocci delle anfore utilizzate per portare le materie prime che approdavano sul vicino porto fluviale sul Tevere.
Intendiamoci, "Flavio" non è una trattoriaccia e non si paga poco. Tuttavia le porzioni sono generose e i piatti hanno tutti una certa dignità. Diciamo che se uno ha degli ospiti "di riguardo" è un posto ottimo per portarli a pranzo/cena.
Detto questo, passiamo al cibo. Nella nostra visita abbiamo saltato a piè pari gli antipasti, arrivando direttamente ai primi, ma siamo subito stati soddisfatti. Qui i classici sono ben eseguiti, ma la particolarità sono i ravioli alla Flavio, ripieni di ricotta e spinaci e conditi con una salsina di pomodoro condita con tante erbette diverse e, al centro, con una spruzzata di ricotta fresca (forse un po' troppo fredda).
Fra i secondi, da sottolineare le polpette di bollito: mai mangiate così buone! Due belle bombe a mano fritte, ripiene di carne e verdure bollite e profumate con la scorza di limone. Buona anche la coda alla vaccinara, anche questa in porzione da combattimento, ben croccante la "fettina panata", anche se la fetta di carne, essendo vicina al mezzo metro quadrato, aveva anche delle zone un po' troppo nervosette.
Infine, un altro classico di Flavio: il tiramisù. Ben lontano dalla concezione classica, è però una degnissima conclusione del pasto. Un bicchierone (di quelli da vino da osteria) ripieno di ogni ben di Dio: crema gialla del tiramisù, pezzi di biscotti, cioccolato sciolto e un fondo di caffè.
Il conto non è altrettanto dolce, ma c'è da dire che se si parte psicologicamente preparati ci si può anche risparmiare qualche portata (per esempio dividere il primo o il secondo) e arrivare sani e salvi al dolce...
ps. da segnalare l'assenza (dovuta all'eccesso di richieste) del carciofo alla giudia e delle patate al forno. Pare che siano più che degni di nota!
Qui è fondamentale prenotare, scoprire come sul sito del ristorante:
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