Erano anni che mancavo da questa enoteca/ristorante che sta in corso Cavour, nel cosiddetto Borgo Bello di Perugia. Dove non mancano né i monumenti imperdibili (si vedano le chiese di San Domenico e di San Pietro con l'orto botanico) né vari ristoranti che sono ottimi approdi (Enonè, appunto, ma anche l'Officina, la Locanda do' Pazzi e le pizzerie Mediterranea, Capri e Pompei).
lunedì 30 maggio 2011
Enonè a Perugia, un po' enoteca un po' ristorante
Erano anni che mancavo da questa enoteca/ristorante che sta in corso Cavour, nel cosiddetto Borgo Bello di Perugia. Dove non mancano né i monumenti imperdibili (si vedano le chiese di San Domenico e di San Pietro con l'orto botanico) né vari ristoranti che sono ottimi approdi (Enonè, appunto, ma anche l'Officina, la Locanda do' Pazzi e le pizzerie Mediterranea, Capri e Pompei).
venerdì 27 maggio 2011
Mangiare la pizza a Perugia
giovedì 26 maggio 2011
Agnello e Cardoncelli: ricetta foggiana
Lo so che siamo fuori stagione e che Pasqua è passata. Ma ho scaricato questa fotografia ieri e mi è tornato in mente questo piatto buonissimo della tradizione foggiana. Forse uno dei miei piatti preferiti!
mercoledì 25 maggio 2011
La Stalla di Assisi
Arriva ad Assisi e poi continua a salire, sali, sali (in direzione Eremo delle carceri) e troverai questo locale giusto in mezzo alla campagna. Si chiama la Stalla e questo fa capire subito la sua origine: è ricavato, naturalmente, in una stalla! La sua caratteristica principale, a parte l'ambiente decisamente rustico, è la mega-grigliona che sta quasi all'entrata. E' qui che si svolge l'80% dell'attività di questo locale, dove si griglia qualsiasi cosa!
sabato 21 maggio 2011
Sushi Yoshi a Ostiense
mercoledì 18 maggio 2011
Locanda del Molino a Cortona
Scena: gitarella romantica a Cortona. Dovevamo partire per prendere un caffè nella città di Lorenzo (Jovanotti) Cherubini e invece siamo arrivati praticamente all'ora dell'aperitivo. Abbiamo fatto un giro per i vicoli, visitato la cattedrale e snobbato il Museo Diocesano per il costo (5 euro) e quindi ci siamo accomodati ai tavolini di un bel bar per riposarci e consultare l'I-phone alla ricerca di un ristorante. Opzioni: una specie di wine bar in pieno centro che ci sapeva troppo di turistico, il Falconiere che è un ristorante elegante da oltre 80 euro a cranio e... finalmente troviamo ciò che fa al caso nostro: la Locanda del Molino. Che poi col Falconiere ci è anche parente, dal momento che è non solo una versione low cost (30-40 euro), ma anche una bella "locanda di charme", come essi stessi si definiscono. A dormire nelle camere della locanda ci penseremo un'altra volta, ma per ora siamo rimasti davvero colpiti dalla cucina del ristorante. Già l'ambiente e il servizio parlano molto chiaro: siamo in un posto elegante, ma molto attaccato alla tradizione. Un enorme tavolo centrale ospita i salumi, i cantuccini e le bottiglie di vino (della casa, dal momento che i proprietari di questo locale, i Baracchi, sono anche produttori di olio e vino). Tutto intorno tavoli comodi di legno scuro, con un sapiente gioco di luci che vuole ricordare le taverne di una volta: l'ambiente è complessivamente buio, ma ciascun tavolo è sufficientemente illuminato da un apposito faretto orientato su di esso.
martedì 17 maggio 2011
Gastronomia Andreani ovvero il ristorante della Residenza l’Alberata
Una “raccomandazione” di una vecchia amica cuoca su Facebook ed eccoci a tavola alla Residenza l’Alberata, ristorante aperto da poco da una costola della Gastronomia Andreani di Collepepe. Contestualizzando (per quel che sono riuscita a capire) in questo angolo di Umbria, fra Deruta e Marsciano, c’è una nota Gastronomia, nonché macelleria, che vende prodotti del territorio e non solo. Stesso complesso, qualche piano più su, ci sono anche le stanze del Residence e, da pochi giorni funziona anche come ristorante. Insomma ospitalità e buona cucina umbra tutta concentrata in pochi metri. E a quanto pare la cucina è una vera e propria passione, se si contano i libri di ricette scritti e i corsi che spaziano dai dolci alla panificazione (con lievito madre). Uno degli sfizi più interessanti della proposta gastronomica di questo locale, infatti, sono proprio i panini, conditi con diversi aromi, dai pomodori secchi alla salvia… Seguendo un invito trovato su Facebook, abbiamo deciso di fare un tentativo e assaggiare le specialità proposte nel menù del giorno.
L’antipasto della casa era formato da crostini (quello con burro, erba cipollina, acciuga e uovo sodo era buonissimo) e una buona torta rustica con qualche pezzetto della saporitissima salsiccia della macelleria. Poi una specie di zuppa di patate e maggiorana davvero saporita: forse è la cosa che mi ha colpita di più per la sua semplicità e bontà. Quindi la pasta: dei rigatoni all’uovo (dalla uniformità non sembravano fatti in casa, ma era una buona pasta fresca e non quella commerciale) conditi con ragù d’anatra. Leggermente sapido, ma ottimo. Quindi la faraona, per restare sul volatile. Alla maniera umbra, era ripiena con un impasto di pane, uovo e aromi che non sono riuscita a riconoscere. Fatto sta che il risultato era ancora leggermente sapido (ma non è un difetto in assoluto, se si pensa che la cucina umbra è normalmente così) ma sicuramente piacevole. Ben contrastava, inoltre, con il tortino di spinaci di contorno con cui era servito e con i panini ai fiori di zucca che ci hanno consigliato di assaggiare in abbinamento. Infine, per dolce la zuppa inglese che a dir la verità è uno dei pochi dolci dignitosi che si fanno in questa zona. Questa versione, poi, rendeva particolare giustizia a questo dolce tipico del centro Italia. Caffè e ammazzacaffè per finire e conto molto poco salato se si pensa che tutto il menù, incluso un buon vino della casa costava 25 euro a testa.
Ah, non ho ancora parlato dell’ambiente, ben arredato e confortevole. Certamente devono esserlo anche le stanze del residence. Quello che colpiva era l’estrema cura nel servizio, quasi in contrasto con la nota rustica e casereccia dei piatti. Per noi una serata molto piacevole, conclusasi con una bella chiacchierata col proprietario. Però la sensazione che ci sia qualcosa che stona, in bilico fra la percezione al palato di trovarsi in una trattoria e la sensazione di essere coccolati come in un ristorante di lusso. Ma forse non è affatto un disvalore.
Ps. All’uscita abbiamo ci siamo avvicinati anche al gazebo in giardino. Vedendola da lontano, pensavamo perfino che fosse una sauna, invece abbiamo scoperto con grande stupore che è una specie di piccola sala da tè per bambini. Panche tutte intorno con cuscini colorati, bambolotti e balocchi vari. Per una riscoperta dei giochi di una volta.
antipasto l'Alberata
minestra di patate e maggiorana
rigatini con ragù di anatra
faraona della Signora Vincenza con intingolo al Marsala
sformatino di verdure
zuppa inglese
Pani: pan giallo
pane mediterraneo
€ 25,00 bevande incluse
Tel 075 8789345
lunedì 9 maggio 2011
Taverna Mari a Marino: non solo un gioco di parole
Altro che gioco di parole, la Taverna Mari a Marino è una solida realtà basata su famiglia e tradizione. Il figlio Fabrizio in sala si alterna con il papà Enzo e la mamma Iole (in cucina e fuori) per accompagnare il visitatore in un viaggio nelle tradizioni dei Castelli. Siamo in pieno centro a Marino (sì, proprio dove ci sono le fontane che danno vino!) e il locale si fa subito apprezzare per il suo ambiente caldo e accogliente, giocato fra il cotto e i toni dell'arancione e ricavato in un'antica cantina del Settecento. Unica nota stonata, un rumorosissimo frigorifero, che a dir la verità non si sentiva più non appena il locale si è riempito. Piccola bomboniera (appena 50 posti), la Taverna Mari accoglie autoctoni e turisti nella stessa maniera: con cortesia e amore per il proprio lavoro. In particolare Fabrizio è un simpatico chiacchierone, che ama parlare della sua attività, dei prodotti della terra che va a scegliere uno a uno. Il risultato lo trovi nel piatto!
domenica 8 maggio 2011
La Rosetta dei Riccioli al Pantheon
Premessa: stiamo parlando di un locale, la Rosetta, nel quale probabilmente se non fossi stata obbligata da un impegno lavorativo non sarei mai entrata.
giovedì 5 maggio 2011
L'Asino d'oro a Roma ha traslocato
mercoledì 4 maggio 2011
L'Officina di Perugia
“È stata dura, ma ce l’avevamo fatta”. A conclusione della mia prima cena all’Officina, mi viene in mente il vecchio claim dell’Amaro Montenegro (“Sapore vero”). Sono un po’ di giorni che ci gira in testa questa vecchia pubblicità, anche perché qualche giorno fa ci è capitato di analizzarla. A parte le mie vicende da “masterina”, come ci chiamano le tutor, io proseguo con il mio girovagare gastronomico perugino. Ecco che, finalmente, complice la pioggia, sono riuscita a prenotare per mangiare all’Officina, dopo vari tentativi andati a vuoto nel recente passato. E già dal primo assaggio ho capito il perché.
Questo ristorante non solo è buonissimo e innovativo, ma anche economico. Ecco l’ho detto, ho sparato subito il finale. Allora andiamo a ritroso, come in un film che ti fa vedere prima l’assassino e poi torna indietro a ricostruire tutta l’indagine. Per prima cosa: il locale. Minimal chic, si direbbe. Un po’ osteria, un po’ ristorante elegantino ma non troppo. L’elemento più bello è la cucina a vista, che non è solo una finestrella da cui si intuisce un cuoco al lavoro, ma è una specie di acquario in cui vedi l’intera brigata che sforna piatti di ogni tipo. Naturalmente ho voluto il tavolo con vista sulla cucina, tanto per non perdermi nulla.
Piccolo neo, i tavoli piccoli. Che non sarebbero tanto piccoli se non venissero utilizzati i megapiatti moderni che a stento ci entrano, fra bicchieri, posate e cestino del pane. A proposito di quest’ultimo, non so se sia fatto in casa, ma almeno è diverso dallo standard perugino, che normalmente presenta un pane sciapo bruttino e basta (fatta eccezione per l’Osteria del Gambero). Comunque, anche i megapiatti hanno un perché: lo spazio serve alla creatività degli chef, che preparano portate non solo buone, ma anche ben presentate. I megapiatti sono una specie di tavolozza su cui si scatena la fantasia e si alternano colori e sapori. Tutto nasce da materie prime, spesso già preparate in precedenza, che vengono assemblate alla fine in un unicum costituito da tanti diversi elementi.
Ecco che l’agnello (foto) si sposa con il carciofo, col sedano rapa, ma anche con la composta di mirtilli. Questo era un secondo, ma anche gli antipasti presentano divertissement allo stesso livello, come la caponatina che unisce melanzane e astice, oppure le eccezionali polpettine fritte di fave, che sembravano una rielaborazione indovinatissima dei falafel. I primi vantano una pasta rigorosamente fatta in casa, anche se sono forse la cosa che ci ha convinti di meno (le tagliatelle in foto con il ragù bianco erano leggermente scollegate). E, come difficilmente capita, l’acme si raggiunge proprio con i dolci. E se il tortino con cuore di cioccolato appare scontato (era la cosa più semplice, servita non a caso con il menù degustazione), è eccezionale la piramide di semifreddo al caffè, con il sigaro al sapore, appunto, di sigaro. Per non parlare del dolce a base di mele che mescola caldo e freddo e si abbina superbamente al gelato all’ananas. E i prezzi? Tanta scienza a poco prezzo! Consigliatissimo il menù degustazione: a 28 euro, include 2 antipasti, due assaggi di primo, un secondo e un dolce, nonché due bicchieri di vino. Noi l’abbiamo diviso in due, aggiungendoci solo un altro secondo per riempire. Devo dire che anche se porzioni ridotte, tipo assaggi, il menù degustazione risultava comunque più che sufficiente per riempirsi. Prezzi medi anche alla carta (antipasti sui 10 euro, primi sugli 8 e secondi sui 15, con dolci sui 6-7 euro) e buon rapporto qualità prezzo per i vini. Nella carta anche qualche proposta greca, come i souvlaki, questo perché il proprietario è per l'appunto greco! A proposito, mi riservo di provare la mitica cena greca del giovedì…
Per dare un'occhiata a quello che sanno fare qui ci sono i menù: