sabato 31 dicembre 2011

Antica Masseria dell'Alta Murgia ad Altamura


"L'attesa del piacere è essa stessa piacere, diceva Lessing in un noto aforisma". Se poi ci aggiungi la sorpresa di mangiar bene a poco prezzo, superando ogni più rosea aspettativa, beh vien da dire che vale la pena di fare 150 km per un'emozione di questo genere. Dopo questo lungo preambolo è bene spiegare meglio e aggiungere le famigerate 5 w:
- dove: a pochi chilometri da Altamura (che partendo da Foggia sono appunto 150 km) all'Antica Masseria dell'Alta Murgia di cui finora avevamo solo letto, ma non avevamo ancora riscontri diretti;
- quando: pochissimi giorni fa (l'emozione è ancora fresca), per la precisione il 29 dicembre. Da specificare che la suddetta attesa non è stata causata dal ristorante, ma solo dalla difficile combinazione della mia presenza in Puglia e degli impegni familiar-natalizi;
- come: ovviamente partendo in macchina da Foggia, con i miei genitori, fidati scudieri in molte esperienze gastronomiche;
- chi: qui c'è un grande protagonista - a parte io e la mia famiglia, un mister X, che a dir la verità si vede solo in foto, ma di cui si sente la presenza nei piatti e negli accostamenti, ma ve lo dico sul perché di chi si tratta;
- perché: eccovi spiegato il mistero del mister X (scusate il gioco di parole) che mistero non è: l'Antica Masseria dell'Alta Murgia è una sala tolta dalle mani della mafia e diventata in poco tempo un vero punto di riferimento enogastronomico della Puglia, perché la sua gestione è stata affidata nientepopodimenoche a Gianfranco Vissani, che ha riportato la masseria ad antico splendore, l'ha resa un resort elegante dove si fanno anche i matrimoni (prenotazioni fino al 2015) e ha creato un ristorante a prezzi davvero concorrenziali, con una carta intelligentemente studiata fra innovazione e cucina e prodotti locali. Ovviamente in cucina non c'è mica Vissani, ma sicuramente c'è qualcuno che da lui ha capito come si fa.
Qualcuno dirà che allora se c'è lo zampino di Vissani c'è poco da sorprendersi se si mangia bene. E sicuramente non si può negare questo, ma la sorpresa è nel menù prima e di conseguenza nel conto: prezzi bassissimi. Si può mangiare un menù degustazione di carne a 30 euro, uno di pesce a 35 (o 45 aggiungendo i crudi), oppure anche alla carta prendendo tutte le portate dall'antipasto al dolce non si superano le 35 euro. Anche i vini hanno prezzi onestissimi, con una buona cantina e ricarichi più che equilibrati, specialmente sui vini locali, ben scelti e ben rappresentati. E non finisce qui: incluso in questi prezzi bisogna aggiungere un servizio ineccepibile, con tovagliato di stoffa, posate d'argento, bicchiere del vino che viene colmato dal cameriere e piattino del pane che viene riempito con solerzia ogni qualvolta la fettina di pane (rigorosamente di Altamura) viene spazzolata.
Ma andiamo alla nostra diretta esperienza gastronomica. E qui viene il bello. I miei hanno deciso di assaggiare il menù di carne, mentre io ho scelto di pescare qua e là dalla carta, non senza assaggiare quello che arrivava ai miei. Tre gli antipasti che si sono avvicendati sul tavolo: dal menù degustazione un rotolino di coniglio con cicoriella selvatica molto simpatico, quindi un tris di fungo cardoncello da applausi, nelle tre versioni il fungo era gratinato, al forno in quenelle e sformato su specchio di crema di parmigiano (premio della critica a questo piatto). Fungo cardoncello anche per me, che ho scelto una zuppetta con il suddetto fungo, i porri e il tonno: la particolarità era che venisse servita una zuppa liquida come antipasto, ma la cosa è stata molto gradita.
Passiamo ai primi, anche questi in tre varianti. Per i miei una zuppa di cicerchie e fagioli molto aromatica, quindi un risotto molto semplice ma saporito con dadini di zucca e salsiccia (salame) tagliata al coltello in piccoli cubetti secondo noi aggiunti a crudo alla fine. Infine il mio primo, anche questo da bis: ravioli di gamberi e astice su crema di broccolo.
Quindi i secondi, uno di carne e uno di pesce. Quello di carne era una meravigliosa costoletta di agnello panata e "formaggiata" servita con broccoli al vapore e una salsina di fungo cardoncello (che non manca mai!); interessantissimo anche quello di pesce che era un filetto di cernia su letto di cicerchie: una specie di zuppa di legumi con sopra il pesce, anche in questo caso particolarmente aromatica e ben equilibrata.
Infine i dolci, in cui si sono avvicendati dei calzoncelli alle castagne molto locali, con degli esempi di piccola pasticceria di cui una tartelletta alla crema, un quadratino di torta di ricotta e uno strepitoso bignè alla nocciola. Entrambi erano serviti con una piccola macedonia di frutta fresca che rinfrescava garbatamente la bocca. Infine il caffè, servito con fave di cacao e un pezzettino di panettone, perché a Natale non può mica mancare.
Vino bianco (cui si aggiunge un bicchiere di spumante rosè a cranio servito con l'appetizer) e tutti gli ammennicoli di cui sopra: 104 euro in 3 persone!!! 

Ps. per dare un'occhiata al menù basta collegarsi al sito dell'Antica Masseria dell'Alta Murgia al seguente link:

mercoledì 28 dicembre 2011

Il Capriccio di Vieste non fa capricci...

Mangiare nei ristoranti di mare d'inverno dà sempre più soddisfazione che d'estate, almeno nei posti di mare. E' vero che un buon cuoco lo è sempre, ma le materie prime e la mancanza di affanni dell'inverno sono sempre forieri di grandi esperienze. Ho sempre detto che Leonardo Vescera è un gran professionista e si conferma ancora con un piacevolissimo pranzo di Santo Stefano che si è integrato in maniera meravigliosa con una progressione mangiatoria 24-25-26 che non vi sto a raccontare...
Torniamo al Capriccio. Innanzitutto la location: il locale non mi ha mai fatto impazzire, a parte il fantastico dehor estivo sul molo, in mezzo alle barche, che però non è certo proponibile a dicembre. Sicuramente la killer application sono però le ampie vetrate e con una giornata di sole e di cielo tersissimo era un piacere mangiare quasi in mezzo al mare.
Quindi il mangiare. Abbiamo lasciato carta bianca a Leonardo e lui ci ha preparato una serie di assaggi di antipasto che ci hanno preparato ben bene al resto del pranzo. Prima uno strepitoso gambero spadellato freschissimo, quindi una tartare di dentice che a prima vista poteva sembrare un omogeneizzato ma all'assaggio risultava delicatissima, infine i gamberi in tempure con le verdurine croccanti che sono un vero cavallo di battaglia.
I primi erano invece due: delle orecchiette con cavolfiore, cozze, gamberi e colatura d'alici (geniali); poi delle tagliatelle fatte dalle sue manine dorate con un ragù di cernia con qualche pomodorino (meno innovativo, ma molto ben riuscito).
Infine come secondo è arrivato un dentice freschissimo (Leonardo ci ha detto chi l'aveva pescato e mancava solo che ci mostrasse la carta d'identità) accompagnato da purea di fave con un ciuffetto di cicoria ripassata.
Ovviamente potevamo farci mancare i dolci? No, e anzi qui abbiamo avuto ampia scelta. Io ho preso un savarin bagnato con abbondante rum invecchiato (Leonardo li colleziona); poi sulla tavola c'era anche il tiramisù rivisitato; un fagottino di pasta fillo con uvetta, pinoli e crema al calvados; un tortino caldo di cioccolato fondente; una strepitosa mousse di cioccolato bianco servita con crema ai fichi d'india. Spettacolo!
Per concludere un passitino di Pantelleria non si nega a nessuno... un caffè e via!

Ps. per trovare informazioni e farvi un'idea, vi consiglio di visitare il sito del Capriccio al link di seguito:
http://www.ilcapricciodivieste.it/

domenica 18 dicembre 2011

Al Convento di Cetara


Tre gamberi sono tre gamberi. È quello che abbiamo pensato a fine pasto al Convento di Cetara. Un posto davvero interessante sia dal punto di vista estetico – siamo davvero in un convento – che da quello gastronomico. Un percorso attraverso i sapori della tradizione, pur con qualche innovazione e idea intelligente, che non delude. Per avere una panoramica completa abbiamo scelto di assaggiare il menù degustazione e farci prendere per mano e portare lungo questa strada alla scoperta dei sapori di Costiera. E per non farci mancare nulla, abbiamo chiesto di assaggiare entrambe le varianti (ci sono un paio di opzioni sia per i primi che per i secondi), in modo da poter fare il nostro tradizionale “sharing” delle portate e assaggiare davvero tutto.
Eccoci quindi ai piatti: si comincia con un antipasto misto che altro non è che un elogio dell’alice di Cetara (con qualche piccola deviazione sempre marinara). Marinata, of course, ma anche sott’olio con il pomodoro secco dolcissimo, panata e fritta con una fettina di provola affumicata al centro (l’abbiamo ribattezzato “sofficino di alici” e l’abbiamo trovato geniale!), in polpetta con uvetta e pinoli sempre fritta (la mia preferita), in scapece (già fritta, ma poi ripassata in aceto e conservata). Già qui eravamo in solluchero!
L’apoteosi è arrivata però con i primi, che per quanto erano semplici e buoni ci hanno decisamente conquistati. Sembrerà banale, ma si poteva non assaggiare lo spaghetto con la colatura di alici a Cetara? La tragedia è che, pur avendo acquistato la colatura, dubitiamo che ci possa venire altrettanto buono se ce lo cuciniamo da soli! Molto meno scontata l’altra proposta di primo: ziti spezzati con genovese di tonno. A quanto pare questo è un vero cavallo di battaglia del Convento e devo dire che il perché ci è sembrato più che comprensibile. Avete presente quelle genovesi della nonna dolcissime (mia nonna, napoletana di origine, ne era un’artista), con la cipolla pressoché spappolata che è diventata quasi una crema? Ecco, era una cosa del genere, ma con questo “quid” in più che era l’aggiunta di tocchetti di tonno.
Quindi i secondi. Da qui una lieve discesa, non perché non ci siano piaciuti (anzi), ma perché ci è sembrato che la genialità si fosse esaurita nei piatti precedenti. Fra i secondi, infatti, abbiamo assaggiato una buona frittura di paranza, molto ben rappresentata, e una “bistecchina” di tonno al sangue ma non troppo. Entrambi piatti senza difetti, a parte il fatto che fossero già molto visti e ci sembrassero meno caratteristici dei precedenti.
I dolci non sono della casa, ma sono scelti con cura dal patron. Un tempo se ne occupava Sal De Riso, ma poiché è diventata una mezza industria, oramai i locali diffidano di lui. Per questo adesso il posto è stato lasciato a “Umberto Dessert”, che ci ha proposto un babà bagnato come piace a me (molto umido, ma con una bagna dolce e poco alcolica) e una fettina di una torta che sembrava un tiramisù rielaborato. Questo secondo dolce era un po’ Derisiano, a metà fra semifreddo e torta tradizionale, eppure mi è sembrato più “puro” di quelli che attualmente propone De Riso. Quindi complimenti al Convento anche per l’ottima scelta del fornitore.
Ps. Notizia in anteprima: sembra che la Cuopperia del Convento aprirà il prossimo anno a Roma. Ci hanno detto che mancano solo le firme… E sarà presente – da aprile – nella sede romana di Eataly!!!

Pps. se volete visitare il sito di questo locale cliccate sul seguente link:

venerdì 16 dicembre 2011

Sal De Riso a Minori


Benvenuti a Lakawanna, alla fabbrica dei dolci di Buddy, il boss delle torte… Ah, no, siamo a Tramonti e quella è la fabbrica di Sal De Riso! Eccoci nel nostro weekend in Costiera Amalfita a passare, per caso, anche davanti alla sede principale da cui partono tutte le Delizie al Limone di De Riso. Per qualcuno potrebbe essere una specie di paradiso. Noi non ci siamo entrati, ma dall’esterno le dimensioni da fabbrica e i mega-camion (che probabilmente caricavano i panettoni da 26 euri l’uno da mandare in tutta Italia) non promettevano nulla di buono.
Ovviamente non ci siamo limitati all’occhiata esterna, ma abbiamo anche dato un assaggio ai dolci nella sua sede storica di Minori, giusto di fronte alla spiaggetta.
Devo dire che le impressioni sono alterne: da un lato i dolci della tradizione, che non sono affatto da disdegnare; dall’altro le innovazioni, che secondo me sanno tutte un po’ uguali… Il motivo è presto detto: sono dolci pre-preparati. Per far fronte agli attuali volumi, De Riso si è inventato una serie di preparazioni a metà fra torte e semifreddi. Anche le stesse delizie al limone tanto rinomate sono un po’ così.
È questo che ci lascia un po’ perplessi di De Riso. È un grande pasticcere, quando lo vedi amalgamare creme in tv ti accorgi di come abbia quel tocco particolare. Ma ha probabilmente perso il suo smalto a vantaggio del business.
E a proposito di business, nel negozio di Minori c’è l’intero catalogo dei panettoni “artigianali” da 26 euro cad., le confetture, marmellate, cioccolate, limoncelli, creme e cremine… E poi la novità sul salato. Io ero andata lì tutta speranzosa con l’intenzione di assaggiare un fetta di focaccia o una sfoglia fresca. Macché: i salati sono solo surgelati e all’occorrenza ne viene passata in forno una fetta. Oppure la comprate da internet, dove si trovano focacce, torte di patate, quiche e chi più ne ha più ne metta!

Ps. per visitare il suddetto sito e vedere con i vostri occhi il suddetto catalogo cliccate sul link di seguito:

domenica 11 dicembre 2011

Osteria Reale a Tramonti

Fidandoci di una guida siamo arrivati sul cucuzzolo della montagna a Tramonti. Venivamo dalla Costiera, dove tutto è difficile e costoso: mangiare, parcheggiare, respirare... Ed eccoci all'Osteria Reale, dove abbiamo trovato pane per i nostri denti e un'occasione di relax e buon mangiare a prezzi concorrenziali! Una cucina prevalentemente di "montagna", che rispetta bene le tradizioni della sua terra, molto lontana da astici e champagne da Costiera.
Si comincia con l'antipasto della casa, con qualche frittatina, il fagottino di pasta sfoglia e naturalmente salumi e formaggi della zona. In accompagnamento, abbiamo preso anche la parmigiana di melanzane e alici: una cosa davvero fenomenale!
Spettacolo anche nel primo piatto, che ci ha colpito per la sua delicatezza, nonostante gli ingredienti affatto leggeri. Si trattava di gnocchetti (più simili ai maccheroncini al ferretto) con guanciale e castagne. Il tutto creava una cremina saporitissima davvero da bis!
E ancora un secondo: filetto maiale con pomodori secchi e contorno di patatine a sfoglia al forno. Anche questo meritava davvero, sia per la consistenza del maiale morbidissimo, che per i pomodori secchi ma dolcissimi e per niente salati.
Per concludere, un assaggio di crostata con le castagne, ma in questo caso non si può dire che fosse delicata, quanto piuttosto un po' pesantuccia...

Ps. se volete dare un'occhiata al posticino, questo è il loro sito:
http://www.osteriareale.it/

domenica 4 dicembre 2011

Brunch al CO2: american style

Davvero molto americana la formula di questo brunch a due passi da piazza Navona. Molte uova, patate e soprattutto l'arrosto! Insomma un sunday roast in piena regola... Complessivamente è buono: ci sono piaciuti soprattutto l'arrostone di cui sopra, le crocchette di pollo, il gateau di patate. Senza contare i dolci, che qui sono a regola d'arte: pancakes in quantità, french toast, una torta di cioccolato, una di mandorle, la red velvet e, dulcis in fundo, una cheesecake da paura! Ah, e c'è anche l'omino che confeziona le omelette espresse con i condimenti che si preferiscono (formula molto da resort di lusso), peccato per la fila lunga chilometri che fa rinunciare i meno motivati.
Insomma, questo brunch ci è sembrato simpatico nella formula, meno nel trattamento generale. Avevamo prenotato, specificando di volere un tavolo e invece, nonostante varie insistenze, non siamo state accontentate e ci hanno dato 3 posti uno in fila all'altro sul tavolone centrale (alle 2 passate mica a mezzogiorno!).
Quindi la questione "succo d'arancia", che ha fatto dispiacere la mia amica che ne ha ordinati due. Dany, non ce l'ho con te, ma per 5 euro a bicchiere almeno ti avrebbero dovuto portare un bicchiere di spremuta d'arancia espressa!
Il costo complessivo è di 25 euro, che ci sembrano adeguati al fatto che non vengono offerti solo farinacei, ma anche carne e per di più ci sono due buffet con servizio (l'arrosto e le omelette), insomma quantomeno devono pagare l'omino che affetta e quello che gira la frittata! Meno adeguati, come già accennavo, i prezzi delle bevande che, a parte il caffè americano, non sono inclusi.

Ps. se volete sapere qual è il mio brunch preferito a Roma cliccate sul link di seguito:

giovedì 1 dicembre 2011

Orecchiette con le cime di rape e sardine Angelo Parodi

Partecipo nuovamente a un concorso di ricette. Questa volta i protagonisti sono due: uno è il blog, cioè Il Polipo Affamato; l'altro sono i prodotti Angelo Parodi, il marchio che ha bandito il concorso. Si tratta di prodotti quali tonno, sgombro, sardine ecc. Insomma, pesci in scatola, ma di buona qualità. Mica pizza e fichi, come dicono a Roma...

La ricetta del giorno è un classico pugliese, con una piccola rivisitazione per abbinare nel modo giusto un prodotto Angelo Parodi. Ma non in modo pretestuoso, ma semplicemente nel modo migliore per esaltare sia il prodotto in questione che la ricetta stessa.

Parliamo di "ricchitelle alle cime di rape", con un'aggiunta di sardine che ha dato un pizzico di sapore di mare in più.

Ingredienti (per 4 persone):

- mezzo chilo di orecchiette (pasta fresca, anche meno se si usa la pasta secca). Io avevo in dispensa una buona versione artigianale di orecchiette e cicatelli fatti con farina di grano arso, non proprio pasta fresca, ma quasi.
- mezzo chilo di cime di rape pulite (mi raccomando le cimette ci devono essere in abbondanza).
- 4-5 alici sott'olio.
- 1 confezione di sardine Angelo Parodi.
- abbondante olio extravergine d'oliva.
- 2 spicchi d'aglio.
- peperoncino a piacere.
- sale grosso.

Procedimento:

Per prima cosa bisogna mettere l'acqua a bollire in una pentola capiente. Nel frattempo sciacquate le cime di rape già pulite. Appena l'acqua bolle, calate le cime di rape nella pentola e lasciatele cuocere per 5-10 minuti (devono ammorbidirsi, ma non proprio spappolarsi), insieme a una presa di sale grosso. L'acqua diventerà verde, perché le cime di rape cederanno inevitabilmente un po' di clorofilla. Non è un male, anzi. Così l'acqua rimane saporita e pronta per accogliere le orecchiette.

Attenzione: non si deve assolutamente scolare la pentola con le cime di rape. Anzi. Con tanta cura e una schiumarola, bisogna raccogliere tutte le cime di rape e appoggiarle nel colapasta affinché scolino bene l'acqua di cottura. A questo punto, nell'acqua ancora bollente e già salata, vanno calate le orecchiette (nel mio caso, come spiegavo, era un misto di orecchiette e cicatelli di grano arso, ovviamente tutto made in Puglia).

Nel frattempo che le cime di rapa scolano e le orecchiette cuociono, si prepara il soffritto che darà sapore e ricchezza al piatto. In una saltapasta va messo abbondante olio evo, un paio di teste d'aglio pulite (a seconda di quanto si ama, si può indifferentemente sminuzzare o lasciare intero in modo da poterlo togliere prima di impiattare), il peperoncino fresco (anche questo in quantità pari alla tolleranza) e le acciughine che nell'olio bollente si disferanno completamente.

Solo quando l'olio è bollente vanno calate le cime di rape, ma attenzione a non fare troppo presto questa operazione. Non devono cuocere, ma solo insaporire con l'olio: regolatevi con la cottura della pasta. Quando mancano circa 5 minuti dal momento in cui scolerete le orecchiette gettate le cime di rapa nell'olio.

Nel frattempo aprite la scatola di sardine, scolatele un po' e togliete le lische. Vanno messe a crudo sui piatti alla fine, ma è necessario che siano già pronte in modo che l'operazione sia il più veloce possibile.

Eccoci all'ultimo step. Scolate bene le orecchiette (adesso l'acqua può andare nel lavandino) e unitele alle rape nella saltapasta. Appunto, saltate la pasta per bene, amalgamando tutto il composto e aggiungendo ancora un filo d'olio a crudo.

E' il momento quindi di impiattare. Consiglio, se li avete, dei "cocci" come quello della fotografia: mantengono il calore meravigliosamente e la pasta rimane calda fino all'ultima forchettata. Quindi dosate bene orecchiette e cime di rape (fifty-fifty) per tutti i commensali e cospargete con generosità le sardine.

Il piatto è pronto e, garantisco, è da leccarsi i baffi!!!

Ps. per visitare il sito del concorso basta collegarsi al seguente link:
http://blog.angeloparodi.it