domenica 23 febbraio 2014

Brunch al Porto Fluviale

Eccoci alla fine di un'altra domenica. Questa volta graziata da un sole magnifico, pur a febbraio inoltrato. Proprio questo sole non poteva non spingerci fuori di casa e, tanto per cambiare, la priorità era pranzare, così abbiamo scelto di trascorrere la nostra domenica al Porto Fluviale. Di giorno e con una giornata come quella di oggi, devo dire che l'architettura a vetrate piene di questo locale si fa apprezzare per la luminosità. Peccato solo che non ci sia una gran vista, ma non si può volere tutto dalla vita.
Comunque, arriviamo poco prima delle 2 e chiediamo un tavolo per due. La solerte stangona all'entrata ci dice "c'è da aspettare mezz'ora". Poi in realtà l'attesa è di meno di un quarto d'ora. Non abbiamo capito se è stata pietà verso il mio pancione da settimo mese o se sia policy aziendale di sovrastimare le attese tanto per non fare cattive figure e anzi essere apprezzati per il dimezzamento delle suddette stime. Una buona strategia, salvo che una stima eccessiva potrebbe deviare il cliente verso il nuovo dirimpettaio che si chiama La Dogana (ci avevamo fatto un mezzo pensierino anche noi!).
Certo, il tavolo per molti sarebbe stato un po' sacrificato, in quanto contiguo al tavolino del servizio dove si avvicendavano le cameriere (tutte donne o quasi!) per sparecchiare, segnare i conti sul pc, prendere posate e bicchieri e mescere l'acqua dalle fontane. Tuttavia, noi siamo appassionati di dinamiche risto-aziendali e ci è piaciuto avere una posizione così privilegiata per poter studiare un locale così grande e complesso.
Ci ha accolti una bravissima cameriera, che ci ha spiegato bene come funziona il brunch: 18 euri, con una bevanda a scelta inclusa a cranio (ma in più nel buffet c'erano i succhi) e possibilità illimitata di refill del cibo. Quando ha visto che ci alzavamo a turno ci ha rassicurati "ci siamo noi, al vostro tavolo non si avvicina nessuno: potete andare insieme".
Quindi ci siamo approcciati al buffet, piuttosto ricco, considerando anche il prezzo. Un tavolo con insalate e condimenti vari a parte, un altro con i succhi (arancia o Ace) e un altro ancora con i dolci. Al centro un'isola in cui si avvicendavano caldi e freddi. Fra i caldi, un paio di zuppe (cipolla o fagioli nel nostro caso), una gustosa lasagna di zucca e provola affumicata, meno piaciuti i tortellini al pomodoro. Poi una discreta scelta di latticini, i cui piatti venivano rimpiazzati con solerzia: abbiamo assaggiato burrata, provola affumicata fresca, ricotta, feta greca. Quindi una bella teoria di verdure, con prevalenza di zucchine, melanzane e patate. Deliziosa la spadellata di cavolo nero: da provare a rifare a casa! Quindi i vari secondi, fra cui un paio di carpacci, un'insalata di totani, dell'ottimo salmone, semplicemente cotto e da abbinare alle salse presenti, alici marinate (peccato non poterle neanche guardare!). Qualche etnicità con un cous cous molto curry-oso e degli spaghetti di soia con verdure e così via. Fra i dolci cannoncini ripieni vari (chantilly o crema al cioccolato), muffin, cannolini alla ricotta, babà molto bagnato e pannoso, tiramisù, barchette con nutella, ciambellone con gocce di cioccolato.
Ho sicuramente dimenticato qualcosa, ma comunque credo che la buona varietà sia ben chiara. Come dicevo, si apprezza la quantità di cibo a fronte di un prezzo contenuto. E quando dico quantità non mi riferisco solo a un furbo riempimento di carboidrati dei tavoli come fanno molti, che se la cavano con pizze e insalate di pasta. Qui c'è davvero tutto, dall'antipasto al dolce, passando soprattutto per i secondi di carne e di pesce, che fanno capire che un minimo di investimento da parte di chi propone il brunch c'è. Certo, non parliamo di ostriche e champagne, né di piatti super-gourmet, eppure la nostra esperienza è stata complessivamente molto positiva e questo brunch scala la nostra classifica di gradimento, specialmente in una giornata di sole come quella di oggi!

domenica 9 febbraio 2014

La Zanzara a Prati: apertura il 12 febbraio


Neanche è aperto (12 febbraio il D-Day), ma La Zanzara fa già parlare di sé. In realtà il primo motivo di cotanto interesse, almeno a livello locale, è stata la protesta dei vicini residenti, che lamentano un ingresso interdetto. Non sappiamo come si concluderà il contenzioso fra vicini (speriamo non come a Erba), ma siamo sicuri che anche questa, in fondo, sia pubblicità. Come diceva Oscar Wilde, "l'importante non è come se ne parli, l'importante è che se ne parli".
Detto questo, ne parliamo anche noi, dall'alto dell'assaggio avuto all'inaugurazione-stampa dello scorso giovedì. Per prima cosa contestualizziamo: siamo "in Prati", precisamente a via Crescenzio. Zona turistica, a due passi da papa Francesco, ma anche molto romana. Diciamo una via di mezzo, dove peraltro si sta formando una discreta pattuglia di locali da frequentare. A due passi, a parte Romeo che resta il nostro preferito, ci sono Splendor Parthenopes, Frizzo (proprietà Gusto), il Sorpasso di cui ci hanno parlato bene.
La Zanzara, la cui proprietà è la stessa di Baccano, il ristorante davanti al Quirino, è però un vero e proprio gigante in mezzo a tutti questi altri. Oltre 100 coperti, con estensione all'esterno prevista per le giornate di sole. L'arredamento è vintage, stile bistrot anni '30-'40: una tendenza che si è diffusa a Roma (a nostro parere un po' troppo) ormai da una decina d'anni, con l'apertura di Gusto, che per primo ha recuperato le vecchie mattonelle a scacchi della nonna e le piastrelline rettangolari bianche lucide. Qui le mattonelle sono esagonali e formano decori geometrico-floreali, intervallando i colori, mentre alle pareti c'è la suddetta piastrella. Il risultato complessivo è carino e pulito, oltre che funzionale, con tavoli sufficientemente distanziati nonostante il numero. Unico grosso difetto, riscontrato a maggior ragione visto che la sala era a pieno carico, è il rumore: bisognerà intervenire con pannelli fonoassorbenti, perché sullo stesso tavolo non ci si sente, nonostante non ci sia musica di sottofondo.
Per quanto riguarda il mangiare, facciamo riferimento solo alla cena dell'inaugurazione, con i pregi e i difetti che una situazione del genere può avere. C'è da dire che, nonostante i numeri, lo chef Alessandro Cecere e la sua brigata se la sono cavata piuttosto bene. Solo un leggero rallentamento, fisiologico, fra gli antipasti e il primo piatto.
Abbiamo assaggiato dei crostini con burrata e cicoria, conditi con colatura di alici: molto saporiti, forse troppo. Non nel senso che fosse salato, ma che per un'amante della burrata quale io sono (tanto più che era fresca) il resto del condimento copriva un po' troppo il sapore del latticino. Nello gnocchetto di ricotta affumicata al contrario era molto presente il sentore di affumicato e questo piaceva. Gradito che lo gnocchetto fosse visibilmente home made, anche se la scelta di questo tipo di pasta è stata decisamente un azzardo, viste le difficoltà di cottura su larghi numeri. Leggermente morbidi, ma assolutamente non spappolati e per questo ci sentiamo di premiarli. L'unico dettaglio che non abbiamo capito era una quenelle di ricotta che più che altro ci sembrava avesse funzione decorativa perché non era affumicata.
Ancora una buona prova anche per il secondo piatto: una costoletta di agnello panata con i cereali e fritta. Leggermente rosa, il che a noi andava bene, ma qualcuno ha storto il naso. Croccante la doratura, molto morbida la carne. Saporita anche la scarola in abbinamento.
Per concludere una "doppietta" di tiramisù. Due bicchierini, di cui uno classico e l'altro con una variazione alla sambuca (in carta parla di tripletta, ci chiediamo come sia il terzo). L'abbinamento ci sembrava più che logico, ma il classico ci ha colpiti decisamente di più. Comunque conosco qualcuno che si è sparato ben 5 bicchierini!
Ultima nota sul menù, che ci è stato consegnato all'uscita, tanto per riflettere a casa. Un po' lunghino, ma un buon numero di piatti non prevedono grande processo, quindi è uno sforzo affrontabile per la cucina e speriamo anche per il servizio. Economicamente siamo su prezzi medi, anche se chi è particolarmente affamato potrebbe uscire con un conto un po' impegnativo... ma parliamo di antipasto-primo-secondo-contorno-dolce!
Per quanto ci sia una discreta ricerca fra i prodotti italiani e stranieri d'eccellenza, si nota una forte strizzatina d'occhio ai tanti turisti, specie americani e anglosassoni, che girano dalle parti del Vaticano e che sicuramente non disdegneranno un posto dove mangiare una bella grigliatona o una Caesar Salad. Ma è soprattutto la colazione ad essere intesa in questo senso: uova e bacon o eggs benedict solo gli anglofoni le possono buttare giù al mattino!
Una curiosità particolare mi rimane per il brunch - da non chiamare così, perché viene esplicitamente presentato come pranzo della domenica - a 25 euri. Appena troverò l'occasione di andarci ve lo farò sapere!