Affidarsi alle guide ha sempre il suo perché, specialmente se portano in ristoranti nuovi, come il Duemilaotto di Viterbo, che propone una cucina creativa, ma non molto discostata dal territorio.
Qualche giorno dopo, vi racconto il mio pranzo del primo Maggio, che non è stato, come la tradizione propone, un picnic a base di fave e pecorino, ma un raffinato pranzo in un bel ristorante di Viterbo. Arrivarci non è stato affatto facile, fra code sul Gra, incidenti sull'autostrada e sensi unici a Viterbo (col Tom-Tom però è tutto più semplice). Ma la costanza è stata premiata da una bella esperienza per il palato.
Innanzitutto il locale, dagli interni minimal chic, con un abbinamento spinto fra color argento, bordeaux e nero. Ampie finestre con affaccio su un quartiere non proprio bellissimo, ma in compenso la luce, di giorno, esalta bene gli interni.
Il servizio è molto accurato e si è subito fatto apprezzare con un simpatico aperitivo a base di pappa al pomodoro con al centro un gelatino all'aglio. Il menù è raffinato, suddiviso fra creatività e territorio. E se dalla cucina creativa abbiamo preso una terrina di foie gras (in foto), dalla tradizione abbiamo preso un piatto di prosciutto locale accompagnato da una buona brioche fatta in casa. Home made anche il pane e i grissini.
Poi i primi. Tradizione piena e territorio nella carbonara con guanciale della Tolfa, particolare la scelta di utilizzare solo il rosso, servito praticamente crudo su un piatto caldo che pastorizza l'uovo. Poi un piatto di strozzapreti alla vignarola, cioè un ragù in pieno tema primaverile di carciofi, fave e piselli.
Ancora, con i secondi, un'ottima faraona ripiena di cicoria e un abbondante petto d'anatra aromatizzato all'arancia (solo un po' troppo saporita la salsa all'arancia).
Infine, per dolce un buon semifreddo. Qualche dolcetto offerto per concludere e un ricordo positivo per andar via e magari tornare presto a Viterbo.
mercoledì 5 maggio 2010
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