Partiti per mangiare un hamburger all'Hamburgeseria, ci siamo fatti dissuadere dalla sala piena con fila all'ingresso e abbiamo deciso di dare una chance a questo nuovo locale di San Lorenzo. Costola dell'attigua Mucca Bischera, Ferrovecchio è il nuovo fast food, con una strizzata d'occhio agli americani (nel menù) e una ai bistrot (nell'arredamento). Come la maggior parte dei locali aperti recentemente anche qui siamo di fronte a un arredamento di recupero vintage anni '40. Io promuoverei la fine di questa moda, iniziata dieci anni fa da Gusto.
Detto questo, siamo convinti che anche se l'occhio vuole la sua parte, non si mangia il design, quindi passiamo al cibo, che ci interessa di più. Tre sostanzialmente i capitoli del menù: i fritti, le pizze e gli hamburger. Noi abbiamo volontariamente saltato il capitolo pizza, anche perché, abbiamo notato dopo vedendolo dalla finestrona affacciata sulla cucina, non è cotta a legna: sinceramente con il forno elettrico la posso fare anche a casa mia!
Il nostro vero obiettivo era l'hamburger, quindi a quello abbiamo puntato, declinato in 12 varianti, anche se alla fine ci siamo mantenuti sul classico con bacon e cheddar. In più qualche sfizio fritto, nonostante il solerte cameriere abbia obiettato che l'hamburger fosse pesante... In pratica, ci ha dato dei mangioni! Comunque, non ci siamo fatti dissuadere e abbiamo ordinato come antipasto delle frittelline con gli asparagi e un supplì. In entrambi i casi un leggero eccesso d'olio, però soprattutto del supplì devo ammettere che la panatura era molto ben croccante, il riso bello al dente e la mozzarella giustamente filante. Insomma, nonostante l'olio mi è piaciuto molto.
Passiamo quindi all'atteso hamburger, servito con delle patatine a sfoglia ottimamente fritte, croccanti e asciutte in questo caso, peccato che fossero inondate di sale e non fosse sufficiente neanche "scotolarle" prima di metterle in bocca. Altra netiquette rilevata è relativa alle salse: sì e no saranno 30 tavoli, e i 4 tipi di salse disponibili (maionese, ketchup, bbq e senape) devono essere in quantità sufficiente per essere servite a tutti indistintamente. Il povero cameriere non deve fare la caccia al tesoro fra i tavoli che hanno finito di mangiare, con il risultato che a noi per esempio ha portato solo maionese e ketchup.
Passiamo finalmente però all'assaggio dell'hamburger: una bestiola alta tipo 10 cm di cui almeno 3 di carne, visti i 200g di Chianina promessi. Ora, non è che ci siamo messi lì con il bilancino, però a giudicare dall'affanno con cui siamo arrivati alla fine si può dire che la "ciccia" non mancasse. Ottimo il rispetto delle cotture richieste per la carne, ben morbido il panino di copertura (anch'esso pare fatto in casa) anche se leggermente strabordante rispetto alla carne. La logica americana pretenderebbe il contrario, cioè un panino di circonferenza pari o più stretta di quella della carne. Però in realtà, data l'altezza dell'hamburger, si spiega bene questo leggero squilibrio. Buone le cipolle caramellate del panino Ferrovecchio, la pancetta pure saporita, lasciata un po' morbida per meglio incontrare il gusto italiano (in America invece si serve croccantissima). L'uso del cheddar è invece filologicamente corretto. Insomma, fra ammiccamenti al gusto italiano e a quello americano, il panino non ci è affatto dispiaciuto. Effettivamente non aveva poi tutti i torti il cameriere a dirci che fosse impegnativo, tuttavia il suo commento ci è sembrato anti-commerciale e leggermente offensivo.
Tanto che non ci siamo fatti mancare un dolce. Per concludere, abbiamo preso un tiramisù alla Nutella, che però non abbiamo capito perché sapesse più che altro di arancia.
Detto questo, siamo convinti che anche se l'occhio vuole la sua parte, non si mangia il design, quindi passiamo al cibo, che ci interessa di più. Tre sostanzialmente i capitoli del menù: i fritti, le pizze e gli hamburger. Noi abbiamo volontariamente saltato il capitolo pizza, anche perché, abbiamo notato dopo vedendolo dalla finestrona affacciata sulla cucina, non è cotta a legna: sinceramente con il forno elettrico la posso fare anche a casa mia!
Il nostro vero obiettivo era l'hamburger, quindi a quello abbiamo puntato, declinato in 12 varianti, anche se alla fine ci siamo mantenuti sul classico con bacon e cheddar. In più qualche sfizio fritto, nonostante il solerte cameriere abbia obiettato che l'hamburger fosse pesante... In pratica, ci ha dato dei mangioni! Comunque, non ci siamo fatti dissuadere e abbiamo ordinato come antipasto delle frittelline con gli asparagi e un supplì. In entrambi i casi un leggero eccesso d'olio, però soprattutto del supplì devo ammettere che la panatura era molto ben croccante, il riso bello al dente e la mozzarella giustamente filante. Insomma, nonostante l'olio mi è piaciuto molto.
Passiamo quindi all'atteso hamburger, servito con delle patatine a sfoglia ottimamente fritte, croccanti e asciutte in questo caso, peccato che fossero inondate di sale e non fosse sufficiente neanche "scotolarle" prima di metterle in bocca. Altra netiquette rilevata è relativa alle salse: sì e no saranno 30 tavoli, e i 4 tipi di salse disponibili (maionese, ketchup, bbq e senape) devono essere in quantità sufficiente per essere servite a tutti indistintamente. Il povero cameriere non deve fare la caccia al tesoro fra i tavoli che hanno finito di mangiare, con il risultato che a noi per esempio ha portato solo maionese e ketchup.
Passiamo finalmente però all'assaggio dell'hamburger: una bestiola alta tipo 10 cm di cui almeno 3 di carne, visti i 200g di Chianina promessi. Ora, non è che ci siamo messi lì con il bilancino, però a giudicare dall'affanno con cui siamo arrivati alla fine si può dire che la "ciccia" non mancasse. Ottimo il rispetto delle cotture richieste per la carne, ben morbido il panino di copertura (anch'esso pare fatto in casa) anche se leggermente strabordante rispetto alla carne. La logica americana pretenderebbe il contrario, cioè un panino di circonferenza pari o più stretta di quella della carne. Però in realtà, data l'altezza dell'hamburger, si spiega bene questo leggero squilibrio. Buone le cipolle caramellate del panino Ferrovecchio, la pancetta pure saporita, lasciata un po' morbida per meglio incontrare il gusto italiano (in America invece si serve croccantissima). L'uso del cheddar è invece filologicamente corretto. Insomma, fra ammiccamenti al gusto italiano e a quello americano, il panino non ci è affatto dispiaciuto. Effettivamente non aveva poi tutti i torti il cameriere a dirci che fosse impegnativo, tuttavia il suo commento ci è sembrato anti-commerciale e leggermente offensivo.
Tanto che non ci siamo fatti mancare un dolce. Per concludere, abbiamo preso un tiramisù alla Nutella, che però non abbiamo capito perché sapesse più che altro di arancia.
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