Decidiamo che è giunta l'ora di cambiare, di dare una svolta al panorama dei ristoranti che frequentiamo. Pur senza dimenticare l'occhio al portafogli, perché soprattutto quando si va in giro con gli amici non è che si possa proporre di andare ai ristoranti stellati!
Una piccola ricerca e mi sono fatta intrigare dalle buone recensioni sul piccolo ristorante Mazzo trovate su Via dei Gourmet e su Puntarella Rossa. I piatti raccontati e la formula ci intrigavano parecchio. Un posto abbastanza radical, in fondo, però in un quartiere tutt'altro che radical, quanto piuttosto popolare.
I posti, va detto, sono poco più di 10, quasi tutti sul tavolo sociale, tranne un paio su un bancone con la faccia al muro. Qualcuno in più d'estate quando riescono a mettere un paio di tavolini fuori.
Ma oramai l'inverno è arrivato e quindi la prenotazione è d'obbligo, anche se devo dire che in un giorno infrasettimanale non ho avuto problemi a trovare posto il giorno stesso. Salvo poi notare che non è che chi sta seduto va via prima o poi... Tutti lì a chiedere l'ennesimo cartoccio di patate fritte, così da arrivare a fine serata nella stessa formazione.
Il menù cambia praticamente tutti i giorni, anche se pare di capire che ci sono dei cavalli di battaglia ricorrenti e qualcuno irrinunciabile come le patatine. Fra gli antipasti, la nota carina è la possibilità di pescare fra le tapas, che nascono più che altro per un aperitivo, ma che in tris diventano la base per un antipasto ad assaggi. Convinta dalle recensioni che avevo letto, io ho scelto di assaggiare il rosti di patate, in questo caso servito con una spadellata di friggitelli. Quindi le tapas, che in questo caso erano il simpatico e gradevolissimo Pork Belly, cioè delle fettine di maiale marinate dal sapore molto orientale, marinate probabilmente nella salsa dell'anatra alla pechinese; la cremosissima zuppetta di zucca al forno, dal giusto equilibrio di dolcezza e sapidità data dal formaggio croccante; poi l'arrabbiata, che era in pratica il sughetto con cui si condisce la pasta, servito nella coppetta con dei crostini tostati. Sul tavolo anche il misto di formaggi, salumi e olive, molto ricco e ben assortito.
Quindi siamo passati alla pasta, scegliendo di assaggiare i bombolotti con la gricia. Qui l'unico appunto della serata: la scelta di un pecorino più nobile, il cenerino, non è stata premiata dalla riuscita della mantecatura, dal momento che questo tipo di formaggio tende a raggrumarsi piuttosto che fare la cremina, lasciando la pasta un po' secca. Al contrario il guanciale bello croccantino era perfetto.
Come secondo prima un assaggio di trippa alla romana, che sorprendentemente era di solo esfolio, il cosiddetto centopelle, che a me piace decisamente di più. La romanissima nota di menta era ben presente ed equilibrata con il sughetto fresco.
Quindi le regine della serata: le patatine! Il nostro entusiasmo ha contagiato l'intero tavolo, ma noi abbiamo sicuramente vinto la gara della fame ordinandone 4 porzioni in 3! Contrariamente alle ormai onnipresenti chips, qui siamo di fronte a patate belle ciccione, con tanto di buccia: di solito non il mio formato preferito, perché sono amante della croccantezza, ma una sapiente doppia frittura - con abbattitura nel mezzo - le rende morbide dentro e croccantissime fuori.
Infine un assaggio di torta di carote, giusta conclusione in creatività di una cena un po' tradizionale, un po' appunto creativa!
Ultima nota: simpatici e giovanissimi i ragazzi, sia in sala che in cucina, che a fine turno escono a salutare e sentire i commenti del pubblico. Proporzionati alla mini-sala, qui siamo di fronte a una mini-brigata, con uno in sala e tre in cucina. Su richiesta, anche la possibilità di portare a casa la cena con una pre-ordinazione.
Una piccola ricerca e mi sono fatta intrigare dalle buone recensioni sul piccolo ristorante Mazzo trovate su Via dei Gourmet e su Puntarella Rossa. I piatti raccontati e la formula ci intrigavano parecchio. Un posto abbastanza radical, in fondo, però in un quartiere tutt'altro che radical, quanto piuttosto popolare.
I posti, va detto, sono poco più di 10, quasi tutti sul tavolo sociale, tranne un paio su un bancone con la faccia al muro. Qualcuno in più d'estate quando riescono a mettere un paio di tavolini fuori.
Ma oramai l'inverno è arrivato e quindi la prenotazione è d'obbligo, anche se devo dire che in un giorno infrasettimanale non ho avuto problemi a trovare posto il giorno stesso. Salvo poi notare che non è che chi sta seduto va via prima o poi... Tutti lì a chiedere l'ennesimo cartoccio di patate fritte, così da arrivare a fine serata nella stessa formazione.
Il menù cambia praticamente tutti i giorni, anche se pare di capire che ci sono dei cavalli di battaglia ricorrenti e qualcuno irrinunciabile come le patatine. Fra gli antipasti, la nota carina è la possibilità di pescare fra le tapas, che nascono più che altro per un aperitivo, ma che in tris diventano la base per un antipasto ad assaggi. Convinta dalle recensioni che avevo letto, io ho scelto di assaggiare il rosti di patate, in questo caso servito con una spadellata di friggitelli. Quindi le tapas, che in questo caso erano il simpatico e gradevolissimo Pork Belly, cioè delle fettine di maiale marinate dal sapore molto orientale, marinate probabilmente nella salsa dell'anatra alla pechinese; la cremosissima zuppetta di zucca al forno, dal giusto equilibrio di dolcezza e sapidità data dal formaggio croccante; poi l'arrabbiata, che era in pratica il sughetto con cui si condisce la pasta, servito nella coppetta con dei crostini tostati. Sul tavolo anche il misto di formaggi, salumi e olive, molto ricco e ben assortito.
Quindi siamo passati alla pasta, scegliendo di assaggiare i bombolotti con la gricia. Qui l'unico appunto della serata: la scelta di un pecorino più nobile, il cenerino, non è stata premiata dalla riuscita della mantecatura, dal momento che questo tipo di formaggio tende a raggrumarsi piuttosto che fare la cremina, lasciando la pasta un po' secca. Al contrario il guanciale bello croccantino era perfetto.
Come secondo prima un assaggio di trippa alla romana, che sorprendentemente era di solo esfolio, il cosiddetto centopelle, che a me piace decisamente di più. La romanissima nota di menta era ben presente ed equilibrata con il sughetto fresco.
Quindi le regine della serata: le patatine! Il nostro entusiasmo ha contagiato l'intero tavolo, ma noi abbiamo sicuramente vinto la gara della fame ordinandone 4 porzioni in 3! Contrariamente alle ormai onnipresenti chips, qui siamo di fronte a patate belle ciccione, con tanto di buccia: di solito non il mio formato preferito, perché sono amante della croccantezza, ma una sapiente doppia frittura - con abbattitura nel mezzo - le rende morbide dentro e croccantissime fuori.
Infine un assaggio di torta di carote, giusta conclusione in creatività di una cena un po' tradizionale, un po' appunto creativa!
Ultima nota: simpatici e giovanissimi i ragazzi, sia in sala che in cucina, che a fine turno escono a salutare e sentire i commenti del pubblico. Proporzionati alla mini-sala, qui siamo di fronte a una mini-brigata, con uno in sala e tre in cucina. Su richiesta, anche la possibilità di portare a casa la cena con una pre-ordinazione.
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