Stessa famiglia dei Fratelli La Bufala, che oramai hanno conquistato tutta Italia con le loro pizzerie, ma impostazione completamente diversa. Splendor Parthenopes ha lasciato carta bianca (anzi bianco/nera, visto che il contrasto fra i due non colori è sempre un must!) all'architetto Roberto Liorni che ha creato un nuovo spazio polifunzionale a due passi dal Palazzaccio.
Era ora che anche Prati diventasse una meta di culto gastronomico, perché se si eccettua Arcangelo da quelle parti c'è poco. Salvo poi la recente inaugurazione di Romeo e appunto di Splendor Parthenopes.
Come la seconda parte del nome lascia intendere, Napoli c'entra. E non poco. L'intenzione è quella di modernizzare i capisaldi della cucina napoletana, pizza inclusa, of course. Fra i nomi noti presenti sul menù, la minestra maritata, il sartù di riso, parmigiana, casatiello e frittatina napoletana. E i fritti, ovviamente!
Proprio da questi abbiamo cominciato. Li vedete in foto. Questo è il misto da 9 euro. Non potevamo non pensare che a Napoli con altrettanti euro ti mangi una bacinella di fritti... ma siamo a Roma e il locale è molto glam. Quindi assaggi di fritti, per appesantirsi ma non troppo!
Per proseguire abbiamo provato la zuppa del giorno di ceci e baccalà, che era molto equilibrata sia in sapidità (e si sa che non è facile con il baccalà) che in cremosità. E ancora un assaggio di patate arrosto davvero ben cotte e giustamente bruscate, oltre che, dagli antipasti, un'altra leggerezza: assaggio di parmigiana, casatiello e frittatina napoletana. Non si capisce per quale motivo, il casatiello sia stato cassato dal piatto. Così ci è stata servita una porzione di parmigiana piuttosto abbondante e un po' troppo sapida, con due cubetti di frittata di pasta che sembrano più che altro dei supplì di bucatini.
Casatiello missing. Noi non ce ne siamo lamentati, ma abbiamo assistito alla querelle dei nostri vicini di tavolo. Lui voleva assolutamente assaggiare il casatiello, tanto che l'ha chiesto insieme al pane. Gli è stato risposto che c'era, ma dovevano prenderlo dal bistrot e scaldarlo. E così hanno fatto. Poi ancora lui ricordava che ci fosse il casatiello nel piatto con la parmigiana, ha chiesto lumi e gli hanno risposto che era quello che aveva mangiato prima, ma che non veniva più servito con quel piatto e si erano dimenticati di dirlo. Comunque il casatiello mangiato in precedenza sarebbe stato offerto.
Ok, il cameriere se l'è saputa cavare egregiamente con le lamentele del mio vicino, ma non ha previsto che a me, che avevo preso lo stesso piatto "monco" del casatiello, mi sarebbero un po' girate le scatole. Se non altro perché il casatiello in cucina c'era, anche se in verità non era propriamente un casatiello, ma un normale panino napoletano, di quelli leggerissimi impastati con formaggi e salumi.
Vabbè, posso sopravvivere senza una fetta di non-casatiello, però questa storiella è la sintesi del contrasto fra l'offerta del bistrot e quella del ristorante, avvertibile soprattutto a pranzo, quando il bancone è a pieno regime.
Si cerca accuratamente di non replicare gli elementi presenti da una parte e dall'altra ma inevitabilmente i clienti che conoscono la cucina napoletana chiedono assaggi di piatti non presenti in carta, ma sul bancone del bistrot. Ma nel primo caso parliamo di piatti sui 10 euro l'uno, nel secondo anche di pochi euro. Altro esempio è il babà: non presente in carta, viene però servito in mignon monoporzione da 70 cent l'uno. Diciamo che vien voglia di togliersi lo sfizio dell'assaggio... Oppure di pensarci bene la prossima volta, prima di sedersi al ristorante, prediligendo piuttosto la formula più easy, ugualmente sfiziosa e decisamente meno costosa del bistrot.
Però in conclusione il locale è bello, il servizio molto attento, qualche pecca in cucina (come la parmigiana salata), ma nel complesso ottime premesse (come il fritto davvero asciutto) e voglia di tornarci e assaggiare qualche altra cosa.
Era ora che anche Prati diventasse una meta di culto gastronomico, perché se si eccettua Arcangelo da quelle parti c'è poco. Salvo poi la recente inaugurazione di Romeo e appunto di Splendor Parthenopes.
Come la seconda parte del nome lascia intendere, Napoli c'entra. E non poco. L'intenzione è quella di modernizzare i capisaldi della cucina napoletana, pizza inclusa, of course. Fra i nomi noti presenti sul menù, la minestra maritata, il sartù di riso, parmigiana, casatiello e frittatina napoletana. E i fritti, ovviamente!
Proprio da questi abbiamo cominciato. Li vedete in foto. Questo è il misto da 9 euro. Non potevamo non pensare che a Napoli con altrettanti euro ti mangi una bacinella di fritti... ma siamo a Roma e il locale è molto glam. Quindi assaggi di fritti, per appesantirsi ma non troppo!
Per proseguire abbiamo provato la zuppa del giorno di ceci e baccalà, che era molto equilibrata sia in sapidità (e si sa che non è facile con il baccalà) che in cremosità. E ancora un assaggio di patate arrosto davvero ben cotte e giustamente bruscate, oltre che, dagli antipasti, un'altra leggerezza: assaggio di parmigiana, casatiello e frittatina napoletana. Non si capisce per quale motivo, il casatiello sia stato cassato dal piatto. Così ci è stata servita una porzione di parmigiana piuttosto abbondante e un po' troppo sapida, con due cubetti di frittata di pasta che sembrano più che altro dei supplì di bucatini.
Casatiello missing. Noi non ce ne siamo lamentati, ma abbiamo assistito alla querelle dei nostri vicini di tavolo. Lui voleva assolutamente assaggiare il casatiello, tanto che l'ha chiesto insieme al pane. Gli è stato risposto che c'era, ma dovevano prenderlo dal bistrot e scaldarlo. E così hanno fatto. Poi ancora lui ricordava che ci fosse il casatiello nel piatto con la parmigiana, ha chiesto lumi e gli hanno risposto che era quello che aveva mangiato prima, ma che non veniva più servito con quel piatto e si erano dimenticati di dirlo. Comunque il casatiello mangiato in precedenza sarebbe stato offerto.
Ok, il cameriere se l'è saputa cavare egregiamente con le lamentele del mio vicino, ma non ha previsto che a me, che avevo preso lo stesso piatto "monco" del casatiello, mi sarebbero un po' girate le scatole. Se non altro perché il casatiello in cucina c'era, anche se in verità non era propriamente un casatiello, ma un normale panino napoletano, di quelli leggerissimi impastati con formaggi e salumi.
Vabbè, posso sopravvivere senza una fetta di non-casatiello, però questa storiella è la sintesi del contrasto fra l'offerta del bistrot e quella del ristorante, avvertibile soprattutto a pranzo, quando il bancone è a pieno regime.
Si cerca accuratamente di non replicare gli elementi presenti da una parte e dall'altra ma inevitabilmente i clienti che conoscono la cucina napoletana chiedono assaggi di piatti non presenti in carta, ma sul bancone del bistrot. Ma nel primo caso parliamo di piatti sui 10 euro l'uno, nel secondo anche di pochi euro. Altro esempio è il babà: non presente in carta, viene però servito in mignon monoporzione da 70 cent l'uno. Diciamo che vien voglia di togliersi lo sfizio dell'assaggio... Oppure di pensarci bene la prossima volta, prima di sedersi al ristorante, prediligendo piuttosto la formula più easy, ugualmente sfiziosa e decisamente meno costosa del bistrot.
Però in conclusione il locale è bello, il servizio molto attento, qualche pecca in cucina (come la parmigiana salata), ma nel complesso ottime premesse (come il fritto davvero asciutto) e voglia di tornarci e assaggiare qualche altra cosa.
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