Neanche a farlo apposta, sono a Battipaglia e in tv danno la versione cinematografica del libro di Carlo Levi "Cristo si è fermato a Eboli". Il libro è una palla, non oso pensare il film. Fatto sta, che io come la maggior parte degli italiani non campani, questa città l'avevo sentita solo per via di quel titolo. Fin quando non ho conosciuto un certo battipagliese, che a Eboli ci ha fatto la scuola e che ha cominciato a portarmi in lungo e in largo per l'hinterland salernitano. Ovviamente, le soste gastronomiche non mancano mai. E questa volta è appunto a Eboli che ci siamo recati per una piacevole cena al Vico Rua, un delizioso ristorantino con giardino in mezzo al centro storico.
Una pizzeria con cucina, che ogni giorno prepara un "antipasto completo" secondo la fantasia dello chef. Oltre a questo ci sono una serie di piatti tipici, come il ciauliello, che meritano da soli il viaggio. E anche la pizza non è male. Ma andiamo con ordine. Come dicevo abbiamo ordinato l'antipasto completo e ci sono arrivati in ordine:
- un piatto di affettati e formaggi, buoni, anche se potevamo anche risparmiarceli;
- un soufflè tutto bello formaggioso che è arrivato a temperatura di fusione, ma una volta freddato era davvero gradevole;
- un misto di carne e verdure in cui campeggiavano delle polpettine al centro, seguite da un magnifico gateau di patate e delle piacevolissime verdure a "ciambotta", come si usa da queste parti.
Oltre all'antipasto, per non farci mancare nulla, come dicevo avevamo ordinato il ciauliello: una specie di sugo da mangiare con il pane, fatto con i pomodori secchi ammollati e il concentrato di pomodoro, un po' di peperoncino, cipolla... insomma tutto ciò che può contribuire alla nuance poco lontana dal fucsia. Inoltre, abbiamo chiesto i tipicissimi gnummarielli, una versione locale dei torcinelli, stufati con tanta cipolla, ma devo ammettere che non mi hanno fatto impazzire. Se non altro perché non riesco a mangiare il torcinello cotto diversamente dall'arrosto, in forno o sulla brace.
Quindi la pizza, anch'essa particolare. "Peculiar", direbbero gli inglesi. Tanto più che i nomi non sono quelli soliti: niente margherite e 4 stagioni, ma i veri soprannomi dei personaggi del borgo antico. Cornicione molto alto e condimenti ben racchiusi al centro. La nostra era particolarmente simpatica, benché un po' salata: abbondantissimo pomodoro, mozzarella di bufala, melanzane a funghetti, cipolla stufata e formaggio grattugiato a chiudere (quest'ultimo potevamo risparmiarcelo).
Per chiudere in bellezza, non potevamo farci mancare il dolce e devo dire che, piacevolmente, abbiamo trovato degli ottimi cannoli, farciti giusto un attimo prima di andare in tavole. Crema molto solida (sospetto fosse ricotta di bufala) e cialda gradevolemente speziata con tanta cannella. Io ho solo assaggiato, comunque ho apprezzato la scelta fra vari liquori home made, fra cui quello profumatissimo alla mela annurca e quello alla liquirizia. Ah, dimenticavo: la cena è stata innaffiata con quello che sarebbe il vino della casa, ma non era niente male, perché era un frizzantino e dolce Gragnano, imbottigliato e con etichetta del locale. Si apprezza anche questo.
Una pizzeria con cucina, che ogni giorno prepara un "antipasto completo" secondo la fantasia dello chef. Oltre a questo ci sono una serie di piatti tipici, come il ciauliello, che meritano da soli il viaggio. E anche la pizza non è male. Ma andiamo con ordine. Come dicevo abbiamo ordinato l'antipasto completo e ci sono arrivati in ordine:
- un piatto di affettati e formaggi, buoni, anche se potevamo anche risparmiarceli;
- un soufflè tutto bello formaggioso che è arrivato a temperatura di fusione, ma una volta freddato era davvero gradevole;
- un misto di carne e verdure in cui campeggiavano delle polpettine al centro, seguite da un magnifico gateau di patate e delle piacevolissime verdure a "ciambotta", come si usa da queste parti.
Oltre all'antipasto, per non farci mancare nulla, come dicevo avevamo ordinato il ciauliello: una specie di sugo da mangiare con il pane, fatto con i pomodori secchi ammollati e il concentrato di pomodoro, un po' di peperoncino, cipolla... insomma tutto ciò che può contribuire alla nuance poco lontana dal fucsia. Inoltre, abbiamo chiesto i tipicissimi gnummarielli, una versione locale dei torcinelli, stufati con tanta cipolla, ma devo ammettere che non mi hanno fatto impazzire. Se non altro perché non riesco a mangiare il torcinello cotto diversamente dall'arrosto, in forno o sulla brace.
Quindi la pizza, anch'essa particolare. "Peculiar", direbbero gli inglesi. Tanto più che i nomi non sono quelli soliti: niente margherite e 4 stagioni, ma i veri soprannomi dei personaggi del borgo antico. Cornicione molto alto e condimenti ben racchiusi al centro. La nostra era particolarmente simpatica, benché un po' salata: abbondantissimo pomodoro, mozzarella di bufala, melanzane a funghetti, cipolla stufata e formaggio grattugiato a chiudere (quest'ultimo potevamo risparmiarcelo).
Per chiudere in bellezza, non potevamo farci mancare il dolce e devo dire che, piacevolmente, abbiamo trovato degli ottimi cannoli, farciti giusto un attimo prima di andare in tavole. Crema molto solida (sospetto fosse ricotta di bufala) e cialda gradevolemente speziata con tanta cannella. Io ho solo assaggiato, comunque ho apprezzato la scelta fra vari liquori home made, fra cui quello profumatissimo alla mela annurca e quello alla liquirizia. Ah, dimenticavo: la cena è stata innaffiata con quello che sarebbe il vino della casa, ma non era niente male, perché era un frizzantino e dolce Gragnano, imbottigliato e con etichetta del locale. Si apprezza anche questo.
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