sabato 20 febbraio 2010

Rivadestra, napoletani a Trastevere


Alla ricerca di nuove esperienze, seguiamo i consigli della Guida del Gambero Rosso Roma e prenotiamo in un locale di Trastevere, dalle parti del Regina Coeli.

Il locale si chiama Rivadestra, proprio perché sta sulla riva destra del Tevere. Si presenta piccolo (avrà una trentina di coperti) e moderno, arredato con gusto e arricchito da esposizioni temporanee di artisti: ieri abbiamo trovato quadri di due pittrici, una dipingeva fiori, l'altra ritratti di aborigeni.

Pensavamo di spendere molto di più, ma poi una sorpresa ci ha colti favorevolmente. I proprietari, che non a caso sono napoletani, si sono inventati una specie di menù low cost dal nome che sa di supermercato: 4x5. Come le tabelline insegnano, fa 20. Euro. E se si guarda il menù "pay", molte delle pietanze corrispondono perfettamente. Fanno eccezione solo qualche primo in più in carta e i secondi.

Insomma, con la gioia di chi ha trovato a terra 20 euro (un menù a la carte sta sui 40), ordiniamo dalla carta low cost.

Gattò di patate: una meraviglia di napoletani sentori, con la patata perfettamente accompagnata dal salame a cubetti e da un cuore filante di provola affumicata.

Parmigiana di orata e melanzane: questo era buono e soprattutto delicato, però ci si poteva aspettare di più, anche perché la povera orata era un po' coperta come sapore.

Spaghetti con le cozze: qui è nata la diatriba fra me che li consideravo troppo al dente e Giampiero che diceva che andassero bene. Comunque erano saporiti, le cozze c'erano davvero e la punta piccantina era tollerabile anche da me che odio il forte.

Crespelle con i funghi champignon: queste superavano ogni aspettativa, con un cuore di ricotta e funghi davvero delicato. Niente besciamella o panna, ma solo un condimento di salsa di pomodoro. Anche qui una punta piccantina, ma non invadente.

Filetto di spigola alla piastra: buono e ben spinato.

Arista di maiale ripiena di ricotta e verdurine: mi sto ancora chiedendo come era fatto. Era davvero buono, con la cremina di ricotta che usciva fuori come quando si addenta una bomba ripiena.

Mollò (tortino per i profani come me) al cioccolato bianco e banana: a me il cioccolato bianco proprio non piace, ma Giampiero che l'apprezza ne sta ancora parlando.

Tortino al cioccolato: mi aspettavo quelli delle buste che servono la metà dei ristoranti di Roma, ma l'impressione che ho avuto era invece di un prodotto artigianale molto buono.


Insomma, un bilancio nettamente positivo, specialmente alla luce di una spesa più che ragionevole (a cui si sono aggiunti 16 euro per un vino - l'Antinoo di Casale del Giglio - 3 per l'acqua e 1 per il pane): totale 60 euro.


Il proprietario ci raccontava che fanno anche serate con spettacoli e che con questo prezzo di menù sono molti che fanno le feste di compleanno. In effetti, non è una cattiva idea...

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