Lunga vita alla signora Adriana, vera colonna portante di questo locale. Lei la regina della cucina, lei l'anima della sala, lei la vera ragione di vita di questo locale di Grottaferrata. Siamo in zona San Nilo, qui intorno i ristoranti non mancano, però questo è sicuramente uno dei capostipiti, con le sue foto vintage alle pareti, con Modugno, Battisti, un Renzo Arbore giovanissimo...
L'atmosfera è altrettanto vintage, da osteria che ne ha vista di acqua sotto i ponti. Ma lo smalto nei piatti, di salda tradizione romana, non sembra essere sbiadito. Il menù è in buona parte legato alle stagioni, poi comunque arriva la signora Adriana a elencare i piatti, senza dimenticare nulla. Qualcosa c'è, qualcosa no, qualcosa è stato sostituito da quello che è arrivato dal mercato. E' tutto un "ho fatto", "ho preparato", "ho cucinato". E lì ti immagini la signora che dalla mattina avvia la cucina, trifola i funghi porcini, tira la pasta a mano, prepara la zuppa e il ragù dalla lunga cottura. Diciamolo, mi ha ricordato molto mia nonna, e per questo le ho voluto bene, con l'unica differenza che mia nonna non avrebbe mai aperto un ristorante!
Seguendo un po' i nostri gusti, un po' i suoi consigli, abbiamo scelto di assaggiare il suo sformatino di zucchine e il cestino di funghi porcini di antipasto. Il primo a dir la verità non ci ha fatto impazzire, mentre il secondo era gradevole, sia nella pasta brisè fatta in casa, sia nella trifola di porcini, adagiata solo all'ultimo momento per non rischiare di bagnare la pasta. L'acme però l'abbiamo raggiunto con i primi piatti, o meglio con le zuppe che abbiamo scelto. Una, molto passata e aromatica, di fagioli e cavolo nero, che Giampiero ha letteralmente divorato. L'altra era la classicissima minestra di broccoli in brodo di arzilla, un piatto romano doc difficile da trovare, per di più con maltagliati fatti in casa.
Quindi di secondo abbiamo assaggiato lo spezzatino con i peperoni, che pare sia uno dei cavalli di battaglia della signora e che era di una delicatezza infinita, visto che era fatto con il filetto di manzo. Infine, per concludere una gradevole crema chantilly con pasta sfoglia sbriciolata sopra: era servita in una cocottina a forma di conchiglia, direttamente dagli anni Ottanta. Divina!
Da segnalare anche gli amari gentilmente offerti, anch'essi home made, fra cui una specie di cherry meravigliosamente dolce e un nocino bello aromatico.
Unica piccola pecca sono i prezzi. Chiariamoci, vista la bontà degli ingredienti siamo anche in linea, ma trattandosi di osteria ci saremmo aspettati qualche euro in meno. In ogni caso, bisogna tornarci al più presto in questo locale...
Ps. sempre da Grottaferrata segnaliamo con dolore la chiusura dell'Hostaria Pistelli. Avevamo notato che non fosse più in guida e ci siamo domandati il motivo, quindi ci siamo passati davanti ed era chiuso, con le vetrine impolverate e dimenticate da tempo. Un vero peccato!
L'atmosfera è altrettanto vintage, da osteria che ne ha vista di acqua sotto i ponti. Ma lo smalto nei piatti, di salda tradizione romana, non sembra essere sbiadito. Il menù è in buona parte legato alle stagioni, poi comunque arriva la signora Adriana a elencare i piatti, senza dimenticare nulla. Qualcosa c'è, qualcosa no, qualcosa è stato sostituito da quello che è arrivato dal mercato. E' tutto un "ho fatto", "ho preparato", "ho cucinato". E lì ti immagini la signora che dalla mattina avvia la cucina, trifola i funghi porcini, tira la pasta a mano, prepara la zuppa e il ragù dalla lunga cottura. Diciamolo, mi ha ricordato molto mia nonna, e per questo le ho voluto bene, con l'unica differenza che mia nonna non avrebbe mai aperto un ristorante!
Seguendo un po' i nostri gusti, un po' i suoi consigli, abbiamo scelto di assaggiare il suo sformatino di zucchine e il cestino di funghi porcini di antipasto. Il primo a dir la verità non ci ha fatto impazzire, mentre il secondo era gradevole, sia nella pasta brisè fatta in casa, sia nella trifola di porcini, adagiata solo all'ultimo momento per non rischiare di bagnare la pasta. L'acme però l'abbiamo raggiunto con i primi piatti, o meglio con le zuppe che abbiamo scelto. Una, molto passata e aromatica, di fagioli e cavolo nero, che Giampiero ha letteralmente divorato. L'altra era la classicissima minestra di broccoli in brodo di arzilla, un piatto romano doc difficile da trovare, per di più con maltagliati fatti in casa.
Quindi di secondo abbiamo assaggiato lo spezzatino con i peperoni, che pare sia uno dei cavalli di battaglia della signora e che era di una delicatezza infinita, visto che era fatto con il filetto di manzo. Infine, per concludere una gradevole crema chantilly con pasta sfoglia sbriciolata sopra: era servita in una cocottina a forma di conchiglia, direttamente dagli anni Ottanta. Divina!
Da segnalare anche gli amari gentilmente offerti, anch'essi home made, fra cui una specie di cherry meravigliosamente dolce e un nocino bello aromatico.
Unica piccola pecca sono i prezzi. Chiariamoci, vista la bontà degli ingredienti siamo anche in linea, ma trattandosi di osteria ci saremmo aspettati qualche euro in meno. In ogni caso, bisogna tornarci al più presto in questo locale...
Ps. sempre da Grottaferrata segnaliamo con dolore la chiusura dell'Hostaria Pistelli. Avevamo notato che non fosse più in guida e ci siamo domandati il motivo, quindi ci siamo passati davanti ed era chiuso, con le vetrine impolverate e dimenticate da tempo. Un vero peccato!
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