domenica 30 dicembre 2012

Covo dei Saraceni a Polignano a Mare

Gita di Natale fuoriporta in una giornata che sembrava benedetta, per quanto sole c'era e quanto il mare era calmo nonostante fosse inverno pieno. Abbiamo scelto Polignano a Mare, piccola perla arroccata sul mare a pochi chilometri da Bari (dopo Bari, venendo da Foggia). Neanche a dirlo, il posto è spettacolare, anche se, devo dirlo, qualche abusivismo di troppo ne deturpa anche gli angoli più belli. Uno di questi cubi arroccati sulla pietra è l'Hotel il Covo dei Saraceni. Visto dall'altro lato è un po' un pugno di cemento nell'occhio, ma una volta che ci entri dentro e godi della vista dalle sue terrazze... beh, è una posizione incredibile, direttamente sulla falesia.
Così, mentre stormi di gabbiani papariavano tranquilli sul mare, noi ci siamo concessi un pranzetto a base di pesce (of course!) con vista. Vi confesso che avevo le mie remore, pensando che fosse il classico posto raffinato ma poco appetibile. E il menù un po' retrò sembrava confermare questa impressione. Invece è stato un pranzo decisamente piacevole e tutto quello che abbiamo assaggiato rispecchiava il giusto connubio fra prodotti freschi e cucina semplice e tradizionale.
Abbiamo cominciato con un antipasto misto, che comprendeva una carrellata di pesci crudi e cotti (siamo pur sempre nel barese!). Niente conchiglie, cozze e ricci di mare, ma un buon carpaccio di tonno servito con una vinaigrette di olio e arancia e una leggera spolverata di un cacioricotta poco salato. E dei freschissimi gamberi appena sgusciati, ma crudi. Sorpresa delle sorprese, l'arrivo di uno scampo servito in una glacette piena di ghiaccio: era stato bollito e messo al freddo per bloccare la cottura e rendere le carni più compatte. Il buon Modugno, originario di Polignano, avrebbe detto "meraviglioso!". Poi ancora un'insalata di polpo molto morbida, un calamaro bollito non male (anche se l'avrei servito freddo e non caldo) e qualche altra cosa che mi sfugge.
Per primo abbiamo preso il classico dei classici baresi: tiella risopatatecozze. Lo scrivo così, perché come insegnano i baresi non ci può essere spazio nel nome, come non ce n'è nella teglia. Tutto va cotto insieme nel forno. Era davvero buona, specialmente nelle parti che si erano giustamente "incruscate" nella teglia. Poi abbiamo dato una mano a mia madre a finire una piacevolissima calamarata con sugo rosso al pesce spada e olive. Nonché i due tranci di coda di rospo, sempre con olive, ma in bianco, che le sono arrivati successivamente.
Per concludere non abbiamo chiesto altri dolci, perché ci hanno servito spontaneamente dei dolci di Natale. Peccato per quei mostaccioli un po' bruschettati, perché per il resto era tutto buono! Oltretutto da dire che i prezzi erano più che ragionevoli. Neanche una trentina di euro a testa, vino incluso (e abbiamo notato che tutti i vini avevano ricarichi più che onesti), con porzioni abbondantissime e pesce davvero buono. Da ripetere!

sabato 29 dicembre 2012

I piatti più buoni mangiati nel 2012 (pizza inclusa)

Alla fine dell'anno è tempo di bilanci. Diciamo che il 2012 è stato un anno particolare, fra novità, probabilità e imprevisti. Ma soprattutto un anno in cui - lo testimonia la mia raccolta di ricevute fiscali pronte per il commercialista - ho mangiato spesso fuori e assaggiato tanti piatti diversi. Molti sono stati recensiti e raccontati ampiamente su questo blog, ma voglio raccogliere i 10 più buoni, sconvolgenti, ricordevoli e soprattutto che consentirei di assaggiare nel 2013!

Ps. non è una classifica, considerate che sono piatti che metterei sullo stesso piano, come un'ideale, lunga degustazione.

1) Rocher di coda alla vaccinara dello chef Riccardo Di Giacinto (ristorante All'Oro, che però si è appena trasferito al The First Luxury Art Hotel);
2) La cornucopia di amatriciana dell'Oste della Bon'Ora a Grottaferrata (starring il mitico Oste Massimo Pulicati e la moglie Maria Luisa, di cui si ricorda anche la crema pasticcera che porta il suo nome);
3) La cacio e pepe di Pistelli Hostaria, ancora a Grottaferrata (anche se sono gli ex della Scuderia di Genzano), con un pepe del Borneo che dava un sapore incredibile;
4) La pizza di Sforno (qualunque sia) che con il suo impasto "puffoso" è la pizza più buona che conosca;
5) Lo spiedino di carne d'agnello e melanzana alla brace mangiato ad Istanbul nel quartieraccio di Horor Caddesi, nel ristorante Urfali Haci Usta;
6) La focaccia calda con la mortadella portata nientemeno che dalle mani di Pierluigi Roscioli nel suo nuovo quartier generale di Romeo a via Silla (insieme alla meravigliosa Cristina Bowerman, vedi sotto);
7) Il panino con il foie gras di Cristina Bowerman, stesso posto (Romeo) due anime della cucina così vicine e così lontane, accomunate dalla ricerca non del buono, ma del più buono;
8) Il tris di tonno di Leonardo Vescera, bravissimo chef del Capriccio di Vieste, a mio parere l'unico ristorante veramente degno di nota del Gargano marittimo;
9) La torta Peccato di gola di Pietro Moffa, pasticceria di Foggia (meno male che c'è lui!), un'iniezione di burro talmente magnifica che vale la pena di sospendere qualsiasi forma di dieta;
10) Le melanzane ripiene alla viestana, beh, fatte da me... Non è per autoincensarmi, ma semplicemente per dire che per quanto mi piaccia andare al ristorante, certe volte si possono realizzare anche in casa piatti degni di una tavola da re.
Vi copincollo di seguito il link della ricetta, che oltretutto era una ricetta della nonna e come tale va rispettata: CLICCA QUI.