lunedì 28 ottobre 2013

La Briciola da Adriana a Grottaferrata

Lunga vita alla signora Adriana, vera colonna portante di questo locale. Lei la regina della cucina, lei l'anima della sala, lei la vera ragione di vita di questo locale di Grottaferrata. Siamo in zona San Nilo, qui intorno i ristoranti non mancano, però questo è sicuramente uno dei capostipiti, con le sue foto vintage alle pareti, con Modugno, Battisti, un Renzo Arbore giovanissimo...
L'atmosfera è altrettanto vintage, da osteria che ne ha vista di acqua sotto i ponti. Ma lo smalto nei piatti, di salda tradizione romana, non sembra essere sbiadito. Il menù è in buona parte legato alle stagioni, poi comunque arriva la signora Adriana a elencare i piatti, senza dimenticare nulla. Qualcosa c'è, qualcosa no, qualcosa è stato sostituito da quello che è arrivato dal mercato. E' tutto un "ho fatto", "ho preparato", "ho cucinato". E lì ti immagini la signora che dalla mattina avvia la cucina, trifola i funghi porcini, tira la pasta a mano, prepara la zuppa e il ragù dalla lunga cottura. Diciamolo, mi ha ricordato molto mia nonna, e per questo le ho voluto bene, con l'unica differenza che mia nonna non avrebbe mai aperto un ristorante!
Seguendo un po' i nostri gusti, un po' i suoi consigli, abbiamo scelto di assaggiare il suo sformatino di zucchine e il cestino di funghi porcini di antipasto. Il primo a dir la verità non ci ha fatto impazzire, mentre il secondo era gradevole, sia nella pasta brisè fatta in casa, sia nella trifola di porcini, adagiata solo all'ultimo momento per non rischiare di bagnare la pasta. L'acme però l'abbiamo raggiunto con i primi piatti, o meglio con le zuppe che abbiamo scelto. Una, molto passata e aromatica, di fagioli e cavolo nero, che Giampiero ha letteralmente divorato. L'altra era la classicissima minestra di broccoli in brodo di arzilla, un piatto romano doc difficile da trovare, per di più con maltagliati fatti in casa.
Quindi di secondo abbiamo assaggiato lo spezzatino con i peperoni, che pare sia uno dei cavalli di battaglia della signora e che era di una delicatezza infinita, visto che era fatto con il filetto di manzo. Infine, per concludere una gradevole crema chantilly con pasta sfoglia sbriciolata sopra: era servita in una cocottina a forma di conchiglia, direttamente dagli anni Ottanta. Divina!
Da segnalare anche gli amari gentilmente offerti, anch'essi home made, fra cui una specie di cherry meravigliosamente dolce e un nocino bello aromatico.
Unica piccola pecca sono i prezzi. Chiariamoci, vista la bontà degli ingredienti siamo anche in linea, ma trattandosi di osteria ci saremmo aspettati qualche euro in meno. In ogni caso, bisogna tornarci al più presto in questo locale...

Ps. sempre da Grottaferrata segnaliamo con dolore la chiusura dell'Hostaria Pistelli. Avevamo notato che non fosse più in guida e ci siamo domandati il motivo, quindi ci siamo passati davanti ed era chiuso, con le vetrine impolverate e dimenticate da tempo. Un vero peccato!

venerdì 25 ottobre 2013

Osteria Numero Uno ad Ariccia: non la prima, ma la seconda...

Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova. E' questo il proverbio che mi è venuto in mente alla fine della cena all'Osteria Numero Uno di Ariccia. La premessa è che per anni siamo andati all'Aricciarola, con poche, piccole divagazioni non degne di citazione. Per una volta, abbiamo scelto di cambiare scientemente, anche perché all'Aricciarola come al solito non c'era posto per prenotare, ma non abbiamo avuto la pazienza di metterci in fila come facciamo normalmente. Quindi eccoci belli che prenotati in questa Osteria, con le migliori intenzioni, visto che peraltro questa è l'unica fraschetta che viene citata dalla guida del Gambero Rosso. Ok, sapete che alle guide mi affido spesso, ma so che vanno prese con le pinze tanto quanto Tripadvisor. E lo dice chi ci lavora!
Detto questo, arriviamo al ristorante e apprezziamo che con enorme pazienza non ci abbiano fatto pesare gli oltre 40 minuti di ritardo che avevamo accumulato.
Quindi ci sediamo, su una tavola molto rustica, apparecchiata con tovaglia rossa e piatti neri di plastica dura. Abbastanza basic come mise en place, ma va bene che si risparmi su questo piuttosto che sul cibo, offerto a prezzi più che contenuti. Il menù è piuttosto ampio, ma alla fine si concretizza nelle tre opzioni di menu fisso, che generalmente i clienti preferiscono all'andare alla carta per ovvi motivi di prezzo. Tanto più che ci siamo accorti del divertente rapporto per cui più mangi meno spendi. Ovvero si parte da 16 euro per un menu solo antipasti, si passa per i 18 aggiungendo la pasta (però rinunciando a qualche antipastino), si arriva al massimo a 20 con il secondo. Naturalmente, noi che non ci spaventiamo del cibo abbiamo scelto la proposta più completa!
In pochi minuti sono arrivati una teoria di antipasti, fra cui salumi abbondanti, buone le ricottine servite col miele e le mozzarelle di bufala, molto scarso il formaggio tipo caciotta, eccellente la porchetta (il minimo, però, ad Ariccia). Particolarmente apprezzato il pane, che era praticamente un quarto di pagnotta di Genzano dop (e noi l'abbiamo chiesto 2 volte, quindi in 6 ci siamo sparati mezza pagnotta!). A parte avevamo ordinato anche la trippa alla romana, ben eseguita. C'era qualche altra cosetta, ma al momento mi sfugge.
Detto questo, sono arrivati i primi. Sul tavolo due opzioni (siamo stati umani a ordinare, sia sui primi che i secondi, ci siamo limitati a due tipi): amatriciana vs rigatoni con il sugo di cinghiale. Opinioni discordanti su entrambi i piatti. Io l'amatriciana l'ho apprezzata molto, cremosa, molto condita, saporita ma non salata né piccante (io odio quando mettono il piccante!) e non troppo oleosa come capita spesso: un piatto da scarpetta a pedali... ecco come ho fatto fuori mezza pagnotta di Genzano! Al contrario non ho amato particolarmente il piatto di cinghiale, che eccedeva in una nota dolciastra, voluta probabilmente per bilanciare il selvatico, ma troppo incombente. 
Una certa delusione poi con i secondi: arrosticini vs salsiccia. La salsiccia non l'ho assaggiata, era un po' rosata, ma questo può banalmente dipendere dalla qualità della carne. Gli arrosticini che sono arrivati a me erano a dir poco carbonizzati e non sono riuscita a finirli.
Già provati dalle precedenti portate abbiamo passato alla proposta del dolce, concludendo solo con qualche amaro per favorire la digestione. Alla fine, compresi gli extra, bevande (nel menù è inclusa una bottiglia di vino ogni 4 persone) ecc. siamo usciti con una 25 euro a persona. 
Bilancio: continuiamo a preferire l'Aricciarola. Una leggera delusione su qualche piatto, specialmente i secondi, anche se confidiamo che se la prossima volta prendiamo solo gli antipasti e semmai qualche assaggio di pasta extra menu la nostra opinione potrebbe variare. 
Dell'Aricciarola, però, continua a piacerci la formula, che consente, sempre a prezzi molto contenuti, di scegliere i vari componenti dell'antipasto. Ci piacciono meno, in questo caso, i primi piatti, ma difficilmente siamo riusciti ad arrivarci!!!